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Sommario
Italiano
•La donna secondo Platone
•Sibilla Aleramo
Italiano
•La donna secondo Platone
•Sibilla Aleramo
-Una donna
-Riassunto
-Luoghi e tempi
Storia
•Il ruolo della donna
-Nella Prima Guerra Mondiale
-Nel fascismo
-La politica del lavoro
-Nella Seconda Guerra Mondiale
-La resistenza delle donne
•Il diritto al voto
•La donna nella società moderna
Diritto
•La donna nelle istituzioni
•Il lavoro femminile
-Legge n. 653/1934
-Tutela della lavoratrice madre
-Legge n. 53/2000
•Parità uomo-donna
-Legge n. 903/1977
-Legge n. 25/1991
Inglese
•Virginia Woolf
-A Room Of One's Own
Una donna
-Riassunto
-Luoghi e tempi
Storia
•Il ruolo della donna
-Nella Prima Guerra Mondiale
-Nel fascismo
-La politica del lavoro
-Nella Seconda Guerra Mondiale
-La resistenza delle donne
•Il diritto al voto
•La donna nella società moderna
Diritto
•La donna nelle istituzioni
•Il lavoro femminile
-Legge n. 653/1934
-Tutela della lavoratrice madre
-Legge n. 53/2000
•Parità uomo-donna
-Legge n. 903/1977
-Legge n. 25/1991
Inglese
•Virginia Woolf
-A Room Of One's Own
funzioni sociali: la differenza è solo di tipo quantitativo (perché hanno minor forza) e
non qualitativo. Egli nella sua città ideale considera di far accedere la donna ai due
campi che sono da sempre praticati dagli uomini: la guerra e la politica. Socrate
afferma che l’uomo risulta superiore alle donne in tutti i campi anche nel caso in cui
un uomo e una donna siano portati entrambi per la difesa dello Stato. I Pitagorici ed
Epicuro dimostrarono grande apertura mentale verso le donne, mentre Aristotele
aveva una concezione diversa delle donne: egli era convinto della naturale
disuguaglianza dei sessi e della superiorità maschile sulle donne, anche nella
riproduzione.
Dal secolo di Platone iniziarono ben presto le discriminazioni verso le donne.
SIBILLA ALERAMO Una donna
Il libro di Sibilla Aleramo è uno dei primi
libri femministi usciti nel nostro paese ed è una
testimonianza della condizione femminile nella prima
metà del XX secolo nell’Italia del Sud. Attraverso la
narrazione, l’autrice esprime dei concetti molto forti
sul ruolo della donna nella società, ma molto più
nella famiglia e nella vita privata. Non diario, non
“Una donna”
romanzo, né autobiografia, potrebbe
forse definirsi “esercizio d’autoanalisi” in forma
letteraria: probabilmente una severa riflessione sul
proprio vissuto e su come avrebbe potuto o dovuto
essere. La protagonista, privilegiata per nascita, più
colta e più ricca delle sue coetanee, dopo un’infanzia
serena e un’adolescenza vivace, trasferitasi con la
famiglia in un paesino del meridione si trova, suo
malgrado, invischiata nella logica del matrimonio
“obbligato” con un ottuso “ragazzetto” del luogo che
l’aveva insidiata e di cui lei stessa, per un tempo
brevissimo, s’era ritenuta innamorata. Da questo
matrimonio subito rivelatosi tragicamente sbagliato, nasce il figlio che per dieci anni
sarà, a suo dire, l’unico vincolo che la tiene legata alla vita. La solitudine, la
repulsione per la cruda e animalesca sessualità del marito, la soffocante atmosfera
del paese, la spingeranno a ritenere se stessa già quasi morta e, infine, dopo il
tentato suicidio, a trovare conforto nella scrittura. I destini familiari la condurranno a
Roma dove, giovane redattrice di una rivista velleitariamente femminista, inizierà il
suo doloroso percorso d’autocoscienza. Quando si trasferisce a Roma, scopre la
lettura, la pratica della scrittura, i conflitti sociali, ma anche il mondo politico e
culturale delle donne. Infine, ritornata al paese con il marito colpito da una malattia
“infamante”, ma pur sempre deciso a soggiogarla e a reprimerne le richieste di
separazione, prenderà la decisione della fuga verso il nord, sola, senza il figlio amato.
In questa storia, si innestano le figure di un padre apparentemente illuminato, libero
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pensatore, dai caratteri fascinosi e moderni, che delega alla figlia appena adolescente
una parte non marginale della direzione della fabbrica e di un marito che si comporta
con la moglie, né più né meno di qualsiasi uomo della sua epoca: egoista e cieco di
fronte alla sua disperazione e al destino oscuro che l’attende dopo il volontario esilio
nella follia. Vi é poi la figura della madre, paradigma femminile in disfacimento, senza
ombra di riscatto dalla propria debolezza. La madre rappresenta infatti ciò che lei non
vuole essere, ma che purtroppo è destinata a diventare se non interrompe la strada
che tutte le donne sono destinate a seguire. Infine, il marito: ottuso, incolto, legato
indissolubilmente ai rituali della violenza e del possesso, incapace, per carattere e
tradizione, di superarli se non per qualche sporadico e confuso momento. E la
protagonista, sempre più consapevole della propria alterità, assiste attonita e
impotente alla repressione d’ogni suo impulso vitale, quindi, attraverso
l’osservazione, pur confusa e superficiale, delle vite diverse degli operai della fabbrica
paterna, della miserabile esistenza delle popolane romane e dei movimenti delle
classi lavoratrici, rialza il capo e trova il coraggio di fuggire per ritrovare se stessa e
dare corpo ai propri ideali. Dalla narrazione, traspare il vero motore della scelta finale
d’affrancamento: il bisogno di quell’autodeterminazione che in ogni creatura,
maschile o femminile, consente l’espressione di un’esistenza appagante che nulla
deve spartire con il senso di semplice, doverosa sopravvivenza.
RIASSUNTO "Una
Il romanzo di Sibilla Aleramo
donna" inizia col ricordo della
fanciullezza della protagonista, che fu
libera e spensierata, infatti ella rivede la
bambina che era, e le sembra quasi un
sogno tanto era bello quel periodo. Per
parecchio tempo, nell’epoca buia della
sua vita, rivivendo quei momenti le viene
da pensare alla vera felicità.
Era la maggiore di quattro fratelli, la
preferita dai genitori. All’età di dodici
anni si trasferì con la famiglia da Milano
in una cittadina del Mezzogiorno perché
il padre aveva ottenuto la direzione di
un’industria chimica. Dopo pochi anni
che si trovava nel nuovo paese, la
protagonista interruppe gli studi e venne
impiegata regolarmente nella fabbrica
diretta dal padre e da qui inizia il suo periodo di solitudine; non aveva amiche perché
restava tutto il giorno a lavorare, le donne del paese
riferivano cose orrende sul suo conto perché non
badava alle faccende di casa e occupava un ruolo che
al tempo era riservato ad un uomo. Inoltre, non aveva
più accanto a sé la mamma, che la trascurava
parecchio perché non condivideva le scelte della figlia.
Il paese dove viveva la famiglia non offriva svaghi, la
madre della protagonista si era piano piano chiusa in
se stessa, dato che non aveva amiche e stava tutto il
giorno in casa a leggere; un giorno però
presa dalla depressione, si gettò dal
balcone e miracolosamente si salvò.
Quando le cose sembravano essersi
sistemate nella famiglia della protagonista, 6
proprio quest’ultima venne a sapere che il suo adorato padre tradiva sua madre con
una ragazza poco più grande di sua figlia. Il mondo improvvisamente le cadde
addosso ed ella perse la fiducia che aveva nell’uomo e mai più riuscì a riacquistarla. A
risistemare un po’ le cose per la giovane arrivò l’amore, un ragazzo di venticinque
anni, suo collega d’ufficio. Le chiacchiere in paese si diffusero subito, in quanto lei
aveva solo sedici anni, lui invece venticinque, ma col passare del tempo si placarono.
Il tempo passava e la protagonista trovò nel fidanzato un uomo geloso e incolto che
lei però voleva amare ugualmente. Arrivò così il matrimonio che fu infelice da subito;
la ragazza rimase incinta, ma perse subito il bambino e pensava che se aveva perso il
bambino era perché Dio capì che il bimbo non avrebbe vissuto in una famiglia felice
come invece era stata la sua. Gli anni passano e la protagonista riuscì di nuovo ad
avere un figlio, era felicissima, ma dopo poco tempo dovette darlo nelle mani di una
nutrice perché non aveva più latte per nutrirlo. Per il malinteso, la protagonista fu
giudicata male da tutto il paese e per la vergogna, anche se non aveva commesso
niente, decise di togliersi la vita bevendo del veleno, ma per fortuna il suo gesto fu
interrotto dall’arrivo del marito, giunto appena in tempo per salvarla. Da quel giorno
la giovane donna decise di cambiare completamente vita, iniziando a migliorare il
rapporto col marito. Seguì poi un periodo intenso nel quale ella visse solo di letture,
meditazioni e dell’amore del figlio.
In seguito partecipò ad un movimento femminista che si
sviluppò nel capoluogo della sua provincia che
sosteneva era stata, fino a quel momento, trattata come
una schiava ed ignorata. Iniziò un nuovo lavoro in una
casa editrice di Roma, la città in cui si era trasferita da
poco con la famiglia. Era entusiasta di questa nuova
vita, aveva perfino iniziato a frequentare i teatri, i musei
ed aveva un gruppo di amiche. Sembrava veramente
rinata. Divenne ben presto amica e consigliera del suo
principale, una donna che all’apparenza sembrava avere
tutto: soldi, carriera, famiglia, ma che in realtà soffriva
tremendamente, e alla protagonista sembrava di
rivedere se stessa qualche anno prima.
Alla fine dell’inverno il figlioletto di appena cinque anni
si ammalò gravemente. La malattia del bimbo durò alcuni mesi, alla fine dei quali la
famiglia si concesse una vacanza in montagna per permettere al piccolo di ristabilirsi.
Quando tornarono il marito si trasferì nuovamente nel paese d’origine, nella casa che
in precedenza era stata del suocero, a dirigere la fabbrica di quest’ultimo; lei restò a
Roma col figlio e una domestica. In quei giorni di assenza del marito, la protagonista
capì di non averlo mai amato, e di averlo sposato perché ormai le chiacchiere in paese
erano troppe e se lei non avesse compiuto quel passo, sarebbe stata definita una
ragazza facile e una poco di buono.
Dopo pochi giorni il marito tornò e la donna le propose una separazione amichevole,
pensando che lui accettasse. La sua reazione invece fu tremenda, la gettò per terra
ed iniziò a percuoterla mentre ella si dibatteva, allora lei si rassegnò e chiese perdono
dicendogli che aveva pensato alla separazione in un momento di depressione, ma che
era stata una pessima idea. Chiarite le cose il marito ritornò al paese e la protagonista
continuò a soffrire in silenzio e a piangere per non essere riuscita a mettere fine alla
storia una volta per tutte. Dopo poco tempo raggiunse il marito, trovò l’uomo
cambiato, affettuoso, non più rude come era stato per anni.
Nel paese non c’era più nessuno della sua famiglia, i genitori e due fratelli erano
tornati a Milano e la sorella si era sposata ed era andata a vivere nel Veneto. Era sola,
suo figlio era l’unico compagno. In quei giorni le passò davanti tutta la sua gioventù:
le corse in giardino, alla fabbrica, le ore passate con la mamma e sempre in quei
giorni trovò nella soffitta delle vecchie lettere che la madre scrisse al proprio padre
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dicendogli che soffriva a causa del marito, ma che non l’avrebbe lasciato per amore
dei figli; la protagonista capì allora che doveva continuare a stare col marito, anche
soffrendo, per amore del piccolo. Le liti col marito intanto continuavano, ma la
giovane teneva duro per cercare di far
crescere il figlio in una famiglia unita.
Dalle liti però si passò alle botte e la ragazza
stremata decise di partire, ma quando lo
comunicò al marito, lui disse che avrebbe
acconsentito purché il piccolo fosse rimasto
con lui. La donna partì e tornò a Milano con la
speranza che nel giro di pochi giorni avrebbe
fatto in modo che suo figlio la raggiungesse.
Passarono giorni, mesi e anni, ma non vide arrivare a Milano il suo piccolo.
Le lettere che la madre gli scriveva non ebbero mai una risposta, la protagonista
allora, soffrendo in silenzio, scrisse un libro di modo che le parole contenute in esso lo
raggiungessero.
Luoghi e Tempi
Il racconto si svolge principalmente in tre città: Milano, un paesino del Mezzogiorno e
Roma.
Milano è il simbolo della libertà e dell’ingenuità delle bambine che ancora non
comprendono la complessità dell’universo femminile e l’ingrato futuro cui sono
destinate. La protagonista qui passa la sua fanciullezza spensierata, libera e nello
stesso tempo felice per questa sensazione.
Il paesino del Mezzogiorno è simbolo della consapevolezza delle donne del loro ruolo
nella società che considerano “un carcere strano” e quello che rimane da fare è
rassegnarsi. Infatti la protagonista viene rinchiusa dentro casa dal marito per gelosia
e non le concede neanche un minimo di considerazione e di rispetto.
Si trasferisce nella capitale: Roma. La città eterna rispecchia la solitudine delle donne
e la loro frustrazione nei confronti di una vita ingiusta: come conseguenza di tutto ciò
si afferma il femminismo, movimento sorto per rivendicare la parità giuridica, politica
e sociale delle donne rispetto agli uomini.
La città è dunque il simbolo di libertà ed emancipazione, e ha perciò caratteristiche