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Il potere della donna: tra sopportazione e successo 5
Si potrebbe dire, piuttosto, che il termine femminismo indichi insiemi di teorie e di pratiche
storicamente variabili, incentrate sulla costituzione e sull’ampliamento della sfera di poteri in
capo soggetti femminili.
Ma dove si parla seriamente della dignità della donna?
Innanzi tutto nella Rivelazione.
Dobbiamo collocarci nel contesto di quel « principio » biblico, in cui la verità rivelata sull’uomo
come « immagine e somiglianza di Dio » costituisce l’immutabile base di tutta l’antropologia
cristiana. « Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li
creò » (Genesi 1, 27). Questo passo coinciso contiene le verità antropologiche fondamentali:
l’uomo è l’apice di tutto l’ordine del creato nel mondo visibile – il genere umano, che prende
inizio dalla chiamata all’esistenza dell’uomo e della donna, corona tutta l’opera della creazione –;
ambedue sono esseri umani, in egual grado l’uomo e la donna, ambedue creati a immagine di
Dio. Questa immagine e somiglianza con Dio, essenziale per l’uomo, dall’uomo e dalla donna,
come sposi e genitori, viene trasmessa ai loro discendenti: « Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra; soggiogatela »( Genesi 1, 28). Il creatore affida il « dominio » della terra al
genere umano, a tutte le persone, a tutti gli uomini e a tutte le donne, che attingono la loro dignità
e vocazione dal comune principio.
La donna è un altro « io » nella comune umanità. Certamente si tratta della campagna della vita,
con la quale, come con una moglie, l’uomo può unirsi divenendo con lei « una sola carne » e
abbandonando per questo « suo padre e sua madre » ( cf. Genesi 2, 24). La descrizione biblica,
dunque, parla dell’istituzione, da parte di Dio, del matrimonio contestualmente con la creazione
dell’uomo e della donna, come condizione indispensabile della trasmissione della vita alle nuove
generazioni degli uomini, alla quale il matrimonio e l’amore coniugale per la loro natura sono
ordinati: « Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela » ( Genesi 1, 28).
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Secondo capitolo: Nella storia…
Alla luce della Rivelazione creazione significa nello stesso tempo inizio della storia della
salvezza.
Luogo abituale della riproduzione biologica delle popolazioni umane, luogo privilegiato della loro
riproduzione sociale, la famiglia è anche il luogo in cui si intersecano i rapporti sociali fondati
sulla differenza dei sessi e sulle relazioni di filiazione, di affinità e di co-residenza.
La struttura della famiglia degli ultimi anni è molto diversa dal modello tradizionale della
famiglia italiana.
Fin dall’epoca degli antichi romani, la famiglia è stata sempre il fulcro della vita dell’intera
società.
I ruoli all’interno della famiglia sono stati sempre ben definiti e differenziati, di conseguenza, la
moglie era quella che si occupava della cura della casa e dell’educazione dei figli; il marito era il
capo indiscusso, colui che provvedeva ai bisogni economici e che dominava su tutti gli altri
membri; i figli maschi, una volta raggiunta una certa età, imparavano dal padre tutte quelle
“tecniche” e atteggiamenti necessari per diventare, anche loro, un capo famiglia; mentre le figlie
femmine aiutavano la madre nei lavori domestici, preparandosi a diventare anch’esse casalinghe.
Inoltre, soprattutto nel periodo che precede la rivoluzione industriale, il modello di famiglia era
quello esteso ( patriarcale), vale a dire che si viveva assieme con i parenti più stretti, i quali
occupavano dei ruoli più marginali ma in ogni caso ben definiti.
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In quest’ambiente, però, le possibilità di crescita personale, e le esperienze erano assai limitate;
lasciando non solo il bambino, ma anche l’uomo e la donna, intrappolati nell’ambiente familiare
per tutta la vita.
Con l’avvento della rivoluzione industriale e la necessità di disporre di mano d’opera anche
femminile, la famiglia subì alcuni mutamenti: la donna ebbe sempre meno tempo da dedicare ai
propri figli e ai lavori domestici, i bambini cominciarono ad essere educati a scuola e, di
conseguenza, la madre perse in parte il ruolo d’educatrice.
Tuttavia, bisogna aspettare fino agli anni Sessanta del Novecento per vedere i cambiamenti
davvero importanti. In questo periodo, la donna acquisì la consapevolezza del suo ruolo nella
società, è proiettò sé stessa al di fuori delle mura domestiche, lottando per far valere i propri
diritti, il che la portò ad un ulteriore distacco dalla propria famiglia. Man mano che i bisogni della
società, ormai diventata capitalista, crescevano, anche le donne più restie dovettero cedere ad
abbandonare il ruolo di casalinghe per allinearsi alle nuove esigenze.
Nella società moderna, con il miglioramento della vita, uomini e donne sono divenuti più
individualisti, per cui l’unico modo per garantire una vita senza mancanze d’ alcun genere, è
avere il minor numero possibile di figli.
È necessario, però, rendersi conto che nella realtà di oggi non esiste “una famiglia”, ma una
varietà di “ tipi di famiglia ” con caratteristiche peculiari.
La stessa “ famiglia tipo ” costituita da due coniugi e da uno o più figli si presenta con diverse
tipologie di organizzazione e di problemi, per cui è necessario un sostegno differenziato.
La casa dovrebbe rappresentare il luogo della sicurezza per chi la abita, il nido, la tana dove ci
si può rifugiare, le pareti domestiche invece sono un “ gran ring ”, dove ci si scontra fino al K.O.
In Italia, un problema rilevante è quello dei delitti commessi in famiglia: 230-250 all’anno
Le frustrazioni si accumulano: avere successo, avere un ruolo adeguato ed essere accettati è
difficile.
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A tutto ciò si aggiunge l’automobile in panne, la coda alla cassa del supermercato, la gestione
difficile di una relazione extraconiugale. Uomini e donne tornano a casa con un pesante fardello di
frustrazioni e, quindi, mal disposti, si tolgono l’abito formale e indossano un abbigliamento
sciatto, e perdono il controllo della propria immagine e dei propri sentimenti.
La casa e la famiglia, dunque, diventano il cassonetto in cui svuotare il sacco delle immondizie.
Infatti, alla più banale delle contrarietà si reagisce in maniera spropositata.
A peggiorare la situazione ci si mette anche la TV: case, uomini e donne sempre più belli e più
bravi. La realtà è sicuramente più sgradevole e la coppia vorrebbe essere “ sempre da un’altra
parte ”.
La violenza domestica verso le donne è una conseguenza diretta di questa situazione; gli omicidi
sono l’esito estremo, ma ci sono anche le botte e gli abusi psicologici molto diffusi.
La famiglia diventa in questi casi un campo di battaglia, per evitare tutto questo occorre cambiare,
trovare un nuovo punto di equilibrio se quello tradizionale non funziona più. Una formula dove
l’altro sia considerato una ricchezza non una “ rottura di scatole ” su cui sfogare gli istinti
peggiori.
La famiglia in difficoltà è sempre a rischio di diventare una famiglia multiproblematica, perché
anche una minima difficoltà relazionale può tramutarsi in problemi che possono divenire
patologici quindi difficilmente risolvibili.
Pertanto, l’operatore sociale in campo sociale deve essere in grado di riconoscere le
potenzialità della famiglia.
Il tecnico dei servizi sociali deve individuare, in tempi brevi, la famiglia multiproblematica al fine
di attivare un progetto di aiuto che rientri in un progetto globale che non si limiti alla risposta del
bisogno emergente. Il progetto d’intervento definisce obiettivi, metodi, tempi, momenti di verifica
e valutazione e ha come tappa centrale la definizione del contratto con la famiglia.
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Il contratto può diventare uno strumento di grand’utilità nella misura in cui richiama la famiglia
al piano di realtà, la sollecita a partecipare al progetto d’aiuto, pone in risalto, attraverso una
verifica costante, i risultati raggiunti, ma anche i problemi irrisolti, in modo che la famiglia possa
maturare, per quanto possibile, una presa di coscienza rispetto ai propri limiti e difficoltà.
Le donne oltre ad essere amareggiate dai problemi, che possono emergere, in famiglia, a volte
sono afflitte anche da una malattia denominata “ CARCINOMA DELLA MAMMELLA” molta
diffusa nel mondo occidentale.
Si tratta di un tumore, che difficilmente colpisce le donne prima dei trent’anni e la sua incidenza
cresce con l’aumentare dell’età, raggiungendo un picco intorno al cinquantesimo anno d’età. La
fascia di età più colpita nel 2000 è stata quella delle donne con più di sessant’anni.
I fattori di rischio riconosciuti sono: l’età: è il più importante fattore di rischio e cresce con
l’aumentare dell’età; la familiarità: infatti, hanno una maggiore probabilità di ammalarsi le donne
che hanno parenti ( mamme o sorelle ) con lo stesso problema; i fattori ormonali: l’importanza di
questi fattori è stata identificata partendo dall’osservazione statistica: più alto il rischio per le
donne che non hanno avuto figli, che non hanno allattato, che hanno avuto un menarca precoce e
una menopausa tardiva; e ancora fattori nutrizionali: deve essere inteso come fattore negativo
l’eccesso alimentare in quanto il soprappeso e soprattutto l’obesità sono statisticamente fattori di
rischio; ed infine l’allattamento: è dimostrato statisticamente che il carcinoma mammario colpisce
poco le donne che hanno allattato a lungo.
Una risposta alla prevenzione primaria è sicuramente: l’autoesame del seno.
Quest’ultima è una pratica di facile attuazione che tutte le donne dovrebbero imparare a fare con
correttezza. Va eseguita ogni mese nei giorni successivi al ciclo mestruale a partire dai
trentacinque anni.
Si compone dalle seguenti fasi: autosservazione: facendo attenzione ai cambiamenti di forma del
seno; l’operazione va condotta davanti allo specchio, senza indossare indumenti, prima con le
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braccia lungo i fianchi e poi con le braccia in alto; spremitura dei capezzoli per verificare che non
vi siano emissioni di secrezione; autopalpazione: prima di un seno e poi dell’altro, portando una
mano dietro la testa, con l’altra si comprimono alternativamente i seni contro il torace, poi ci si
sdraia e con le punte delle dita si esercita un massaggio delicato circolare su tutto il seno fino alle
ascelle;
accertamento clinico: palpazione del seno da parte del medico di base in seguito alla segnalazione
della donna, ed infine l’ accertamento diagnostico mediante mammografia ( radiografia del seno )
è un esame radiologico che, sfruttando i raggi X, fornisce immagini precise della ghiandola
mammaria contenuta nel seno femminile. La mammografia è un test fondamentale perché
consente: di rilevare precocemente eventuali lesioni della mammella, di attribuire con certezza
un’origine tumorale ad una massa nodulare individuata attraverso la palpazione. Il mammografo,
l’apparecchio utilizzato per eseguire l’indagine mammografica, emette una dose di raggi X bassa
per cui è possibile eseguire più mammografie nel corso della vita, senza incorrere in rischi per la
salute.
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Per quanto riguarda la terapia, quasi tutte le donne con tumore al seno, indipendentemente
dallo stadio, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i tessuti colpiti. Nei casi in cui ciò
è possibile, si ricorre alla chirurgia conservativa, che mira a salvare la maggior parte del seno
asportando soltanto la parte in cui si trova la lesione tumorale. Tale tipo di intervento, è detto
quadrantectomia, perché si limita a rimuovere solo uno dei cinque quadranti in cui si suddivide la