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Sintesi
Sintesi Tesina Dark Side of the Moon


La seguente tesina di maturità indaga in uno dei lati più particolari dell'uomo, ovvero la sua inquietudine interiore. Partendo da un brano molto celebre dei Pink Floid come The Dark Side of the Moon, vengono analizzati vari argomenti, come la poetica leopardiana attraverso il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia"; in Storia viene esposto l'argomento relativo all'esplorazione della faccia nascosta della Luna.
Tra gli argomenti che la tesina analizza ricordiamo l'opera "La persistenza della memoria" di Salvadòr Dalì, in Latino l'opera di Seneca, "E' davvero breve il tempo della vita?". in Filosofia viene analizzato il tema dell'alienazione economica sviluppato da Karl Marx; in Storia viene analizzata la società di massa e le sue ombre tra nazionalismo e razzismo.
Infine questa tesina di maturità affronta le seguenti tematiche: la rifrazione e la dispersione della luce in Fisica, "The picture of Dorian Gray" di Oscar Wilde in Inglese e in conclusione le fasi lunari e le eclissi in Scienze.



Collegamenti

Tesina Dark Side of the Moon


Italiano - "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" di Leopardi.
Storia - L'esplorazione della faccia nascosta della Luna.
Storia dell'Arte - "La persistenza della memoria" di Dalì.
Latino - "E' davvero breve il tempo della vita?" di Seneca.
Filosofia - Marx e l'alienazione economica.
Storia - La società di massa e le sue ombre: nazionalismo e razzismo.
Fisica - La rifrazione e la dispersione della luce.
Inglese - "The Picture of Dorian Gray" di Oscar Wilde.
Scienze - Le fasi lunari e le eclissi.
Estratto del documento

SOMMARIO:

Un capolavoro intitolato “The Dark Side of the Moon”……………………………pag.

3

ITALIANO. “Cantico notturno di un pastore errante

dell’Asia”…………………...pag. 5

STORIA. L’esplorazione della faccia nascosta della luna………………………....pag.

8

STORIA DELL’ARTE. “La persistenza della

memoria”……………………………….pag. 10

LATINO. “È davvero breve il tempo della vita?”………………………...…………pag.

13

FILOSOFIA. Marx e l’alienazione

economica………………………………………..pag.15

STORIA. La società di massa e le sue ombre: nazionalismo e

razzismo…….....pag. 17

FISICA. La rifrazione e la dispersione della luce……………….……………………pag.

20

INGLESE. “The Picture of Dorian Gray”……………………………………………….pag.

23

SCIENZE. Le fasi lunari e le

eclissi……………………………………………………....pag. 25

THE DARK SIDE OF THE MOON. Testi e

traduzioni…………………………………....pag.29

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che Sorgi la sera, e vai,

fai,

Silenziosa luna? 2

Un capolavoro intitolato “The Dark Side of the Moon”

Verso la fine del 1971 i Pink

Floyd si diedero appuntamento

come al solito nella cucina del

batterista Nick Mason e misero

a fuoco le idee per un nuovo

album. Roger Waters aveva

pensato di dare al lavoro un filo

conduttore: la strada che porta

all’alienazione mentale. Dopo i

seri problemi mentali della forza

trainante del gruppo, Syd

Barrett, e il suo allontanamento

nel 1968, i Pink Floyd erano alla

ricerca di nuove strade da

percorrere verso il successo.

Quello che scaturì in poco più di The Dark

La formazione dei Pink Floyd che nel 1973 creò

un mese ha dell’incredibile: Side of the Moon. Da sinistra: Richard Wright, Nick Mason,

erano tempi felici dal punto di Roger Waters e David Gilmour.

vista creativo per la band e Wa-

ters era in preda a un autentico fervore lirico. Per la prima volta l’input creativo

fu quasi esclusivamente suo, sua la visione contenuta nel messaggio

“Dark Side of the Moon

trasmesso: era un’espressione di carattere politico,

filosofico e umanitario che doveva essere comunicata”, affermò quello che da

allora diventò “di diritto” il paroliere dei Pink Floyd. Ciò che Waters sentiva

come individuo rispecchiava quasi esattamente i pensieri di molti in quel

The

periodo: era l’epoca del glam rock di David Bowie e nel marzo del 1973

Dark Side of the Moon s’impose con i suoi temi impegnati. Il capolavoro ha

raggiunto un record imbattibile: è rimasto per quasi 750 settimane nelle hit

parade, vale a dire circa quattordici anni, dimostrando di essere una delle più

importanti opere d’arte degli ultimi cinquant’anni. 3

Si tratta di una vera e propria

storia sulla vita nel mondo

moderno, con tutte quelle forze

che colorano l’esistenza di un

individuo e lo spingono alla

morte, alla pazzia,

all’immedesimazione, all’avidità

o chissà dove. Il filo conduttore,

l’essenza di tutto quanto il

lavoro è un semplice battito di

cuore, che introduce e chiude

l’album. Gilmour: “È

un’allusione alla condizione

umana e prepara il terreno alla

musica che descrive le emozioni

sperimentate nel corso di

un’esistenza. In mezzo a tanta confusione ci sono bellezza e speranza per

l’umanità”.

Tutto l’album è arricchito dalle registrazioni vocali fatte da Waters alle persone

che lavoravano negli studi di Abbey Road: queste voci rappresentano il lato

oscuro del disco con i loro pensieri sulla violenza, sulla follia, sul tempo e la

paura della morte. Anche la confezione rimanda ai contenuti dell’album: la

busta pieghevole all’interno è illustrata con la simulazione di un tracciato

elettrocardiografico, mentre la splendida copertina di Storm Thorgerson

riproduce un prisma che, colpito da un raggio di luce bianca, riflette i colori

dello spettro. La figura tanto semplice quanto affascinante del prisma era un

simbolo mistico che assieme alle Grandi Piramidi di Giza è diventata un

The Dark Side of the Moon,

emblema di la cui copertina è probabilmente la più

bella e riconoscibile di tutti i tempi. Le idee racchiuse in quest’album

interessano ogni nuova generazione

e a distanza di quarant’anni esatti

non hanno perso alcuna rilevanza:

senza dubbio uno dei motivi del suo

straordinario successo è la ricchezza

di contenuti, unita al trionfare delle

The Dark Side of the

emozioni.

Moon ha dato voce alla sfioritura

giovanile in un modo che è senza

tempo, commovendo milioni di

persone in tutto il mondo: era un

disco di desolazione composto in

tempi di depressione, ma con

musiche incantevoli, fatte di

speranza. 4

Sono i primissimi battiti di un nuovo cuore a introdurre l’album. L’atmosfera della vita pre-

natale si fa poi sempre più frenetica fino al fatidico momento della nascita, al primo respiro: è

iniziata una nuova esistenza, ma a che cosa è destinata? Certamente a sorrisi e lacrime, ma

forse anche a tante preoccupazioni e a una “tomba precoce”.

Cantico notturno di un pastore errante dell’Asia

(1830)

Giacomo Leopardi

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che

fai, Vecchierel bianco, infermo,

Silenziosa luna? Mezzo vestito e scalzo,

Sorgi la sera, e vai, Con gravissimo fascio in su le spalle,

Contemplando i deserti; indi ti posi. Per montagna e per valle,

Ancor non sei tu paga Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,

Di riandare i sempiterni calli? Al vento, alla tempesta, e quando

Ancor non prendi a schivo, ancor sei avvampa

vaga L'ora, e quando poi gela,

Di mirar queste valli? Corre via, corre, anela,

Somiglia alla tua vita Varca torrenti e stagni,

La vita del pastore. Cade, risorge, e più e più s'affretta,

Sorge in sul primo albore; Senza posa o ristoro,

Move la greggia oltre pel campo, e Lacero, sanguinoso; infin ch'arriva

vede Colà dove la via

Greggi, fontane ed erbe; E dove il tanto affaticar fu volto:

Poi stanco si riposa in su la sera: Abisso orrido, immenso,

Altro mai non ispera. Ov'ei precipitando, il tutto obblia.

Dimmi, o luna: a che vale Vergine luna, tale

Al pastor la sua vita, E' la vita mortale.

La vostra vita a voi? dimmi: ove tende Nasce l'uomo a fatica,

Questo vagar mio breve, Ed è rischio di morte il nascimento.

Il tuo corso immortale? 5

Prova pena e tormento Così meco ragiono: e della stanza

Per prima cosa; e in sul principio Smisurata e superba,

stesso E dell'innumerabile famiglia;

La madre e il genitore Poi di tanto adoprar, di tanti moti

Il prende a consolar dell'esser nato. D'ogni celeste, ogni terrena cosa,

Poi che crescendo viene, Girando senza posa,

L'uno e l'altro il sostiene, e via pur Per tornar sempre là donde son

sempre mosse;

Con atti e con parole Uso alcuno, alcun frutto

Studiasi fargli core, Indovinar non so. Ma tu per certo,

E consolarlo dell'umano stato: Giovinetta immortal, conosci il tutto.

Altro ufficio più grato Questo io conosco e sento,

Non si fa da parenti alla lor prole. Che degli eterni giri,

Ma perché dare al sole, Che dell'esser mio frale,

Perché reggere in vita Qualche bene o contento

Chi poi di quella consolar convenga? Avrà fors'altri; a me la vita è male .

Se la vita è sventura, O greggia mia che posi, oh te beata,

Perché da noi si dura? Che la miseria tua, credo, non sai!

Intatta luna, tale Quanta invidia ti porto!

E' lo stato mortale. Non sol perchè d'affanno

Ma tu mortal non sei, Quasi libera vai;

E forse del mio dir poco ti cale. Ch'ogni stento, ogni danno,

Pur tu, solinga, eterna peregrina, Ogni estremo timor subito scordi;

Che sì pensosa sei, tu forse intendi, Ma più perché giammai tedio non

Questo viver terreno, provi.

Il patir nostro, il sospirar, che sia; Quando tu siedi all'ombra, sovra

Che sia questo morir, questo supremo l'erbe,

Scolorar del sembiante, Tu se' queta e contenta;

E perir dalla terra, e venir meno E gran parte dell'anno

Ad ogni usata, amante compagnia. Senza noia consumi in quello stato.

E tu certo comprendi Ed io pur seggo sovra l'erbe,

Il perché delle cose, e vedi il frutto all'ombra,

Del mattin, della sera, E un fastidio m'ingombra

Del tacito, infinito andar del tempo. La mente, ed uno spron quasi mi

Tu sai, tu certo, a qual suo dolce punge

amore Sì che, sedendo, più che mai son

Rida la primavera, lunge

A chi giovi l'ardore, e che procacci Da trovar pace o loco.

Il verno co' suoi ghiacci. E pur nulla non bramo,

Mille cose sai tu, mille discopri, E non ho fino a qui cagion di pianto.

Che son celate al semplice pastore. Quel che tu goda o quanto,

Spesso quand'io ti miro Non so già dir; ma fortunata sei.

Star così muta in sul deserto piano, Ed io godo ancor poco,

Che, in suo giro lontano, al ciel O greggia mia, né di ciò sol mi lagno.

confina; Se tu parlar sapessi, io chiederei:

Ovver con la mia greggia Dimmi: perché giacendo

Seguirmi viaggiando a mano a mano; A bell'agio, ozioso,

E quando miro in cielo arder le stelle; S'appaga ogni animale;

Dico fra me pensando: Me, s'io giaccio in riposo, il tedio

A che tante facelle? assale?

Che fa l'aria infinita, e quel profondo Forse s'avess'io l'ale

Infinito seren? che vuol dir questa Da volar su le nubi,

Solitudine immensa? ed io che sono? 6

E noverar le stelle ad una ad una,

O come il tuono errar di giogo in

giogo,

Più felice sarei, dolce mia greggia,

Più felice sarei, candida luna.

O forse erra dal vero,

Mirando all'altrui sorte, il mio

pensiero:

Forse in qual forma, in quale

Stato che sia, dentro covile o cuna,

È funesto a chi nasce il dì natale. 7

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Il è stato composto da Leopardi

nell’inverno fra il 1829 e il 1830 e pubblicato per la prima volta nel 1831.

L’opera risale al periodo in cui il poeta è costretto a ritirarsi nella casa paterna

di Recanati per motivi economici e di salute, dopo il felice soggiorno a Pisa

durante il quale aveva superato quell’aridità interiore che gli impediva di

scrivere come una volta.

Canto notturno

L’ispirazione per il venne all’autore con la lettura di un articolo

Journal des savants

sul del 1826, che descriveva l’uso dei pastori nomadi

dell’Asia centrale di trascorrere le notti seduti a guardare la luna e a

improvvisare parole malinconiche su tristi melodie: ed è proprio un pastore

nomade, un uomo semplice e ingenuo, il portavoce di quelle inquietudini e

quegli interrogativi comuni a tutta l’umanità. Superato il “pessimismo storico” e

la visione dei primitivi e degli antichi come di uomini felici grazie ad una natura

benevola che li nutriva d’illusioni ormai distrutte dalla civilizzazione, con questo

componimento culmina la fase del “pessimismo cosmico” di Leopardi: esistono

mali che affliggono gli esseri viventi da sempre, come la vecchiaia, la malattia

e la morte. La natura diventa matrigna crudele e insensibile alle sorti della sua

innumerabile famiglia silenziosa luna

così come la non risponde agli

interrogativi che di strofa in strofa il pastore le rivolge sul senso della vita e

dell’infinito andar del tempo, sul dolore che accompagna l’esistenza fin dai

solitudine immensa vecchierel bianco

primi attimi di vita, sulla dell’uomo, che

deserto piano l’aria infinita l’abisso orrido

corre fra il e verso della morte.

dentro covile o cuna,

L’inevitabile conclusione del filosofare del nomade è che

è funesto a chi nasce il dì natale e non esistono alternative a questa

condizione: tuttavia l’atteggiamento di Leopardi non è l’impeto di disperazione

proprio dei primi idilli ma la contemplazione ferma e il lucido dominio sulla

verità.

Nella cultura occidentale la Luna è da sempre stata Le riflessioni di Leopardi sulla

dipinta con un velo di malinconia e mistero. sofferenza e sull’infanzia sono

state ampiamente riprese dal suo

contemporaneo Schopenhauer: con il suo pessimismo irrazionalistico il filosofo

pone l’accento sul carattere universale e noumenico del dolore e sull’illusorietà

dell’amore, il cui unico vero fine è la conservazione della specie con la

procreazione di altre creature destinate a soffrire.

Costretti a continui spostamenti per i loro concerti, i Pink Floyd sentivano il bisogno di

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