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Introduzione The Human Side of the System - Tesina
Tesina di maturità basata sullo spazio pubblico nelle costruzioni umane come luogo d’identificazione e definizione della comunità.
Ogni uomo va alla ricerca della propria felicità: c'è chi la cerca nella stabilità di una casa, chi nelle soddisfazioni di un lavoro, chi nella fede; c'è chi cerca la felicità dentro se stesso e chi vive per gli altri. E c'è chi viaggia.
Quando si tratta di viaggiare ci consigliano sempre sul dove, ma mai ci chiedono il come e il perché di questa scelta
Ma il viaggio può trasmettere felicità?
L'impulso a viaggiare è irrefrenabile, fa parte della natura umana, è una passione che divora e arricchisce allo stesso tempo, come il desiderio della felicità. Gli innumerevoli scopi del viaggiare si intrecciano e non sempre sono chiari per chi resta, ma spesso neppure per chi parte.
C’è il bisogno di conoscere ogni volta cose nuove, far spaziare lo sguardo, perdersi nell’immensità del mondo.
C’è il coraggio di lasciare le proprie sicurezze, che poi può essere anche la necessità di lasciare una quotidianità che soffoca.
C’è la voglia di conoscere, di scoprire ed imparare.
Ma perché è più interessante ciò che è lontano? Perché non basta conoscere il proprio
mondo?
Forse viaggiando si possono conoscere gli altri, ed attraverso gli altri, se stessi. Viaggiare permette di scoprire alternative inimmaginate, di svincolarsi dai lacci dei sistemi sociali, basati sulla fissità della persona, sulla sua continuità ed immutabilità, considerate come garanzia di onestà e di carattere: le società fanno pressione sugli individui ad essere “una cosa sola”. Ma l’identità umana è mutevole e molteplice.
La differenza tra l’immagine che gli altri hanno di una persona e quella che lei ha di se stessa, tra quello che è nella realtà e quello che vorrebbe essere, è lo spazio in cui prende vita il desiderio del viaggio.
Per trovare la libertà, bisogna uscire dalla struttura di un unico sistema e comprendere altre culture: è la possibilità di scegliere i modi in cui dare senso alla propria vita che permette di essere liberi. E’ la libertà di credere in se stessi, nei propri sogni.
Quando si inizia un viaggio spesso si sogna qualcosa, come un nome che stimola la fantasia, un richiamo della strada, delle montagne, del mare, del deserto.
Solo facendo quel viaggio, si capirà perché lo si doveva fare, e si darà voce ad una parte di sé che chiede di venir fuori. E se qualche volta è difficile partire, le abitudini, il dovere, gli impegni, la mancanza di tempo, il dubbio, le aspettative della altre persone impediscono la libertà.
Collegamenti
The Human Side of the System - Tesina
Sociologia:
La scuola di Chicago: struttura delle città elaborata da Park e Burgess sulla base dei “giochi sociali”
Inglese:
Building a Nation – Lewis Hine; La fotografia come strumento di denuncia e svolta sociale
Filosofia:
I “passages” come luogo di vita: quando la città diviene casa- Walter Benjamin
Italiano:
“Le città invisibili” di Italo Calvino, la città come schema e rappresentazione, il valore dello spazio.
NOTES:
Lewis W. Hine was born in1874 in Oshkosh, Wisconsin. As a teenagers he worked in a factory e then he attended the
Chicago University and the New York university, where he graduated in Sociology. He is remembered as the great
social-photographer who pointed out with his photos workers’ conditions in the first decades of xx siècle, and in
particular during “the second industrial revolution” when he analyzed the problem of child work and the immigration
to the USA. He obtained a job at the Ethical Culture Association Office of New York City, and then he worked for a long
time as a teacher, but afterwards he understood that his destiny was in research. He died in 1940. 16
I “passages” come luogo di vita: quando la città diviene casa
Se fosse stato portato a compimento, il saggio Passagenwerk, del filosofo Walter
1
Benjamin , avrebbe rappresentato niente meno che una filosofia materiale della storia del
XIX secolo, infatti la sua intenzione era combinare materiale e teoria ricollegandosi alla
corrente del materialismo storico. La prima tappa di questo cammino consistette per
"nell’adottare nella storia il principio del montaggio, nell’erigere insomma, le
Benjamin
grandi costruzioni sulla base di minuscoli elementi costitutivi, ritagliati con nettezza e
precisione. Nello scoprire, anzi, nell’analisi del piccolo momento singolo il cristallo
14
dell’accadere totale "
Egli riteneva infatti che la storia non andasse studiata tramite una costruzione astratta, ma
come commento alla realtà, una realtà delle piccole e semplici cose ed è questo il motivo
“flâneur”,
per cui egli tratta di elementi fisici, strade, grandi magazzini, panorami e del dei
rebus di sogno, della noia. Egli riteneva che "la massima concretezza di ciò che qua e là si
mostrava di quando in quando per giochi di fanciulli, per un edificio, per una situazione di
15 essere raggiunta nell’analisi di un’epoca intera.
vita " dovesse
I “passages” per Benjamin fanno parte di quei "fenomeni urbanistici" comparsi all’inizio del
XIX secolo con lo scopo di rappresentare la modernità, il nuovo, ma ormai già privi di
funzione, superati costantemente; in questo rapidissimo invecchiamento delle invenzioni
capitaliste, Benjamin vedeva il segno della prima modernità. Essa infatti si manifestava
nelle "cose invecchiate", le prime costruzioni in acciaio, le fotografie, le fabbriche, gli
oggetti in via di estinzione, i salotti mondani quando cominciavano a passare di moda. A
tutti questi elementi materiali era dedicato il Passagenwerk: a tutti quegli ambiti della storia
fino ad allora trascurati e dimenticati.
Per la maggior parte i “passages” nella capitale francese sorsero tra il 1822 e il 1835. Tra
i fatti economici che più concorsero alla loro nascita, il ruolo di maggior importanza è stato
sicuramente rivestito dallo sviluppo dell'industria tessile e dell'oggettistica di lusso, che
divengono le merci vendute in tali negozi e che danno ai “passages” connotazione di
“ètablissements”, ovvero luoghi emblematici di esposizione della merce, i quali
costituiranno la base per la formazione dei futuri grandi magazzini e che diverranno ben
presto simbolo del lusso e dell'eleganza parigina.
14,15 Tratto da Walter Benjamin, “Passagenwerk”- a cura di Rolf Tiedemann 17
I “passages” si configuravano come grandi corridoi che attraversavano la città, ricoperti in
marmo in stile classico, vetro e ferro, magnificamente illuminati dalle nuove lampade a
gas, un vero e proprio simbolo dello sfarzo e dell'innovazione della Ville Lumière. Con i
“passages” si attesta la vittoria dell'ornamento e dell'art nouveau: l'ultimo tentativo dell'arte
di difendersi nei confronti della tecnica e della scialba produzione industriale.
dei “passages” si allinea alle esposizioni universali nell'intento di "divertire la
La nascita
classe operaia" la quale si colloca al primo posto come cliente, trasformando tali luoghi
“nella patria del feticcio merce", cioè in un mondo in miniatura, un’immagine ideale in cui la
massa riversa nella grandiosità della merce i rapporti economici del sistema capitalistico.
Nelle esposizioni infatti, le merci perdono il loro valore d'uso a vantaggio della loro
capacità di distrarre/attrarre i compratori, che si abbandonano alle loro manipolazioni e
godono della propria e altrui estraniazione.
L’interesse per la concreta strutturazione di questi luoghi è senza dubbio alla base delle
teorie di Benjamin, tuttavia non bisogna dimenticare l’influenza esercitata sul filosofo dalla
teoria surrealista del sogno; Benjamin si pose infatti l’obiettivo di trattare la storia del XIX
secolo come un “mondo di cose sognate”, una dimensione in cui la storia potesse essere
comparata all’individuo che sogna poiché fatta dagli uomini senza coscienza, progetto o
scopi definiti, così come accade in un sogno. Si tratta di una sorta di sogno collettivo che
dà forma alla storia.
Nel passaggio dall’individuo alla collettività, in “quello stato fluttuante di una coscienza
sonno e veglia”, Benjamin voleva mostrare come le strutture
molteplicemente suddivisa tra
architettoniche, quali i “passages”, benché originate dall’ordinamento produttivo industriale
e al suo servizio, avessero una funzione simbolica all’interno della società capitalistica, in
quanto esempio di una nuova epoca moderna.
"Ogni epoca possiede questo lato incline ai sogni, il lato infantile. […] In quanto simboli del
desiderio, i “passages” e gli “intérieurs”, i padiglioni espositivi e i panorami sono residui di
un mondo onirico, un sognare come anticipazione del futuro: ogni epoca sogna la
16
”.
successiva e sognando urge al risveglio. Ed essa porta in sé la sua fine Poiché il
pensiero dialettico favorisce la fine della cultura borghese in decadimento esso diventa per
Benjamin “l’organo del risveglio storico”; egli ritiene infatti che la storia passata sia formata
da elementi oscuri e incomprensibili per la collettività che sogna e che dunque la
16 Tratto da Walter Benjamin, “Passagenwerk”- a cura di Rolf Tiedemann 18
interpretazione del passato rappresenti il risveglio dal sogno della storia, il risveglio di un
sapere non ancora cosciente applicato alla collettività e alle varie epoche, un percorso che
lo storico definiva come “salvazione dal passato”.
Le opere architettoniche, le mode e il tempo sono per la collettività elementi interni, che
come sogni si posano sui processi e sui mutamenti fisiologici che vi avvengono. La
collettività esprime nel sogno, dunque nelle opere, le proprie condizioni di vita, e nel
risveglio dell’epoca successiva trova la loro interpretazione: per questo motivo “passages”,
musei, casinò, stazioni, possono essere definiti “le case da sogno
panorami, fabbriche,
della collettività”. Tra queste sono da segnalare in particolar modo i musei, culla dell’arte e
del sapere, paragonati da Benjamin ai grandi magazzini, poiché così come le opere d’arte
sono collocate diffusamente nel museo, così le merci “ammassano” le vetrine dei
“passages”, ed entrambi questi luoghi divengono in tal modo tanto attraenti che colui che li
osserva è naturalmente portato a domandarsi se una parte non dovrebbe toccarne anche
a lui.
Molti spunti e suggestioni in questa analisi di Parigi provengono dagli scritti di Baudelaire,
che rende la città per la prima volta oggetto di poesia lirica . Nelle poesie baudelairiane il
moderno viene percepito come un trauma, come la caduta dei grandi valori, morte,
sofferenza, noia. Simbolo di ciò sono i “passages”, "che sono casa come sono strade, così
17
come la puttana è insieme venditrice e merce ". La novità è percepita come la
quintessenza della falsa coscienza, l'origine dell'apparenza e il segno della vittoria
dell'estetica sul mondo.
Gli anni dei "passages" sono anche gli anni della trasformazione di Parigi in una metropoli,
e dunque anche della trasformazione topografica della città: si viene a formare infatti la
“ceinture rouge”, ovvero la cintura rossa, la zona dei sobborghi, nella quale i parigini sono
sospinti dall’aumento dei fitti e dal senso di estraniazione che fa loro sentire nemica la
propria città e accresce il senso di vuoto e il sentimento dello “spleen” per riprendere
Baudelaire. “flâneur”. Egli rappresenta “un tipo
In conseguenza di tale migrazione Parigi ha creato il
umano”, il borghese ozioso, assorto in una sorta di vagabondaggio cieco e privo di scopo
per le vie della città, che si nutre delle sensazioni che da questa gli provengono,
assaporando ogni angolo,strada o piazza che lo riempie di vita. Benjamin è convinto che a
“flâneur”
lungo andare questo comportamento provochi nel un perenne senso di ebbrezza,
17 Tratto da Walter Benjamin, “Passagenwerk”- a cura di Rolf Tiedemann 19
di estasi, che confonde le visioni e diminuisce la forza di opporsi alla seduzione dei negozi,
delle donne e della strada e che inevitabilmente a questi elementi lo lega sempre più.
Benjamin raccoglie molte di queste osservazioni dalle percezioni sociali ed estetiche che
di Parigi, divenendo così l’oggetto dei propri
ricavava da lunghe passeggiate per le vie
studi. Egli ritiene che la città sia la realizzazione dell’antico sogno umano del labirinto: a
“flâneur”, diretto alla ricerca dell’ultimo e più profondo labirinto,
questa scoperta è dedito il
cosa un’immagine finora sconosciuta. Il “flâneur”
che dona ad ogni è un prodotto della vita
moderna e della rivoluzione industriale, senza precedenti nella storia e appartenente ad un
certo tipo di classe sociale ben preciso, la borghesia, la cui mentalità traspare nel suo
bisogno impellente di acquistare, consumare e godere degli stimoli cittadini; egli è
l’osservatore del mercato inserito nel mondo dei consumi: il grande magazzino è destinato
ad essere il suo ultimo marciapiede.
I due principali luoghi in cui egli si inserisce sono: l'"intérieur", che si configura come il suo
spazio vitale, luogo della protezione e delle illusioni, e il "comptoir", il luogo di lavoro,
“flâneur”
ovvero la sede degli obblighi sociali. Per il però, per il quale l'"int&ea