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“Il corpo è bello, armonico, una macchina perfetta, ma per conoscerlo completamente bisogna avere il coraggio di guardarlo dentro.”
Ho svolto la mia tesina di maturità sul corpo. “The human body exhibition” è stata la mostra di Anatomia umana che ha reso il Palaolimpico di Torino un polo di attrazione per migliaia di persone per circa sei mesi. Io compresa sono rimasta affascinata, e posso affermare che l’intento degli organizzatori di suscitare la curiosità di fronte alla bellezza e alla perfezione del nostro corpo e renderci più attenti e rispettosi su ciò che abbiamo di più prezioso, è pienamente riuscito.
È stato emozionante osservare l’anatomia e la fisiologia del nostro corpo mediante la particolare tecnica della plastinazione: corpi veri sezionati, immersi nell’acetone (per estrarre i liquidi contenuti), posti in un bagno di polimeri di silicone e sigillati all’interno di una camera a vuoto (così che il polimero penetri sino al livello cellulare più profondo), poi pronti per essere esaminati e studiati una volta che il polimero è indurito.
In questo modo si potevano vedere da vicino i vari apparati e sistemi che formano il nostro organismo, le fasi fetali, e persino alcuni organi malati e con tumori, il tutto accompagnato da una precisa descrizione e qualche curiosità.
È sorta spontanea dunque una riflessione su questa meravigliosa opera che è il nostro corpo: come è stato oggetto di studio da parte dell’uomo stesso da sempre, come è stato il suo ruolo nei vari ambiti culturali, come la scienza è stata in grado di trovare delle soluzioni a dei problemi sorti al suo interno.
Da questa riflessione è nato il desiderio di approfondire nella mia tesina come si è arrivati alle conoscenze anatomiche di oggi, con l’ausilio dello sviluppo scientifico, in particolare della fisica, e come è stato considerato il corpo dalla filosofia e dall’arte: questo per cercare di coinvolgere in una riflessione che raramente si ha il tempo o la volontà di fare, ma che è estremamente interessante e, a mio parere, importante per comprendere la propria natura di uomo.
Fisica: Le applicazioni alla medicina.
Filosofia: Schopenhauer, Cartesio.
Storia dell'arte: The body art.
“Il corpo è bello, armonico, una macchina perfetta, ma per conoscerlo completamente bisogna
avere il coraggio di guardarlo dentro.”
“The human body exhibition” è stata la mostra di anatomia umana che ha reso il Palaolimpico
di Torino un polo di attrazione per migliaia di persone per circa 6 mesi. Io compresa sono
rimasta affascinata, e posso affermare che l’intento degli organizzatori di suscitare la curiosità
di fronte alla bellezza e alla perfezione del nostro corpo e renderci più attenti e rispettosi su ciò
che abbiamo di più prezioso, è pienamente riuscito.
È stato emozionante osservare l’anatomia e la
fisiologia del nostro corpo mediante la particolare
tecnica della plastinazione: corpi veri sezionati,
immersi nell’acetone (per estrarre i liquidi contenuti),
posti in un bagno di polimeri di silicone e sigillati
all’interno di una camera a vuoto (così che il polimero
penetri sino al livello cellulare più profondo), poi
pronti per essere esaminati e studiati una volta che il
polimero è indurito.
In questo modo si potevano vedere da vicino i vari
apparati e sistemi che formano il nostro organismo, le
fasi fetali, e persino alcuni organi malati e con tumori,
il tutto accompagnato da una precisa descrizione e
qualche curiosità.
È sorta spontanea dunque una riflessione su questa meravigliosa opera che è il nostro corpo:
come è stato oggetto di studio da parte dell’uomo stesso da sempre, come è stato il suo ruolo
nei vari ambiti culturali, come la scienza è stata in grado di trovare delle soluzioni a dei
problemi sorti al suo interno.
Da questa riflessione è nato il desiderio di approfondire come si è arrivati alle conoscenze
anatomiche di oggi, con l’ausilio dello sviluppo scientifico, in particolare della fisica, e come è
stato considerato il corpo dalla filosofia e dall’arte: questo per cercare di coinvolgere in una
riflessione che raramente si ha il tempo o la volontà di fare, ma che è estremamente
interessante e, a mio parere, importante per comprendere la propria natura di uomo. 3
BREVE STORIA DELL’ANATOMIA
Oggi l’anatomia del nostro corpo costituisce come una
conoscenza ben consolidata e approfondita, indispensabile
per gli studi medici; ma non è sempre stato così.
Nelle civiltà arcaiche il principale metodo d’indagine di
questa disciplina era il dissezionare i cadaveri, pratica da
cui deriva il termine stesso “anatomia”(che significa
appunto “tagliare, sezionare”), ma era affiancata dalle
pratiche culinarie e dai riti sacrificali. Infatti sacerdoti e
cuochi usavano vivisezionare animali pensando che la
struttura interna dell’uomo fosse simile, senza però avere
un particolare fine medico. Altre tecniche alternative erano
la palpatio, cioè la deduzione dell’interno del corpo tramite
esame esterno, e la spectatio vulnearia, ossia l’osservazione
delle parti interne attraverso le ferite. Tuttavia la dissezione
e vivisezione di animali rimasero le tecniche fondamentali.
Le prime dissezioni documentate però risalgono al III secolo a.C., quando nella scuola medica
fondata da Erofilo ad Alessandria d’Egitto erano praticate non solo sui cadaveri ma anche sui
condannati a morte. Queste pratiche rimangono eventi isolati, tanto che fino al XIV secolo non
si avranno altre documentazioni.
Infatti la dissezione si affermò lentamente, benché fondamentale alla conoscenza
dell’anatomia, dovuta principalmente a motivi di carattere religioso, antropologico (anche per il
disagio di aprire corpi di cadaveri) e epistemologico. Fino al XVIII secolo i medici non sapevano
spiegare chiaramente l’utilità effettiva delle conoscenze anatomiche nella pratica clinica, e ciò
non permise lo sviluppo di un preciso metodo d’indagine.
Tuttavia il fondamento di un’epistemologia basata sull’autopsia e di una generale metodologia
di studio si devono ad Aristotele, che dedicò alcuni scritti zoologici alla descrizione degli animali
e delle funzioni dei loro organi, facendo un’analogia tra anatomia umana e animale.
Gli animali, in particolare maiali, capre, cani e scimmie, furono fonte di conoscenze anche per
Galeno (ca. 130-200 d.C.), il medico di Pergamo che con il “De anatomicis administrationibus” e
il “De usu partium corporis humani” fornì la più completa e dettagliata descrizione
dell’anatomofisiologia umana fino al Rinascimento. Oltre a conoscenze prettamente necessarie
alla medicina, inserì anche delle curiosità, in una prospettiva fortemente teleologica. Sebbene
pensasse che nel corpo si manifestino le funzioni e le finalità della natura, la sua opera
costituisce il fondamento della medicina razionale, che si distingue da quella empirica, basata
sull’osservazione del decorso delle malattie e degli effetti delle esperienze terapeutiche, a
prescindere dalla conoscenza delle parti del corpo.
L’opera galenica costituì una sorta di paradigma, che rimase immutato a lungo; ne furono fatte
ristampe e commenti; divenne il testo base delle università, in particolare usato come supporto
teorico durante le “anatomie pubbliche”, cioè la dissezione di un cadavere da parte di un
professore davanti a studenti e altri insegnanti, che costituiva una sorta di rituale accademico.
Nel XVI secolo il medico Andrea Vesalio, insegnante a Padova, per la prima volta dall’antichità
mise in discussione il paradigma anatomico di Galeno. Innanzitutto affermò che Galeno non
aveva mai dissezionato un corpo umano e perciò tutte le descrizioni anatomiche potevano
essere tutte potenzialmente sbagliate. Inoltre riscrisse l’anatomia, con l’opera “De humanis
corporis fabrica”, facendo ricorso alla pratica della dissezione, non più utilizzata come sussidio
per verificare quanto scritto nei testi, ma come unico strumento d’indagine indispensabile per
la conoscenza dell’anatomia. In questo stesso periodo assistiamo a un crescente
interesse in questo campo anche fuori dal circuito
universitario, in particolare da parte di artisti, come
Leonardo, Michelangelo, Tiziano, che oltre a studiare
l’anatomia, talvolta operavano l’apertura dei corpi, in
collaborazione con dei medici.
Questo è un esempio che spiega come gli studi anatomici
non fossero di interesse prettamente medico, ma facevano
parte della filosofia naturale. Perché si svincolasse da essa
e diventasse un sapere utile al progresso della medicina, si
4
doveva abbandonare la ricerca teleologica della finalità (la
causa finale aristotelica) delle parti del corpo, e questo
avvenne con l’affermazione del metodo sperimentale e gli
sviluppi delle scienze fisico-naturali.
Si cominciò a guardare al corpo sempre più come a una macchina, e l’analisi attraverso
strumenti come il microscopio diedero un forte contributo allo scardinamento dell’antica
teleologia anatomica.
Con gli ingrandimenti del microscopio A.van Leewenhoek mostrò che le macrostrutture non
erano omogenee, come si pensava dai tempi di Aristotele, ma costituite da una moltitudine di
parti, con funzioni ancora da scoprire. Nel corso del XVII secolo avvennero importanti scoperte,
come la circolazione del sangue, ma è a partire dalla seconda metà del XVIII secolo che si
realizzò in modo definitivo la saldatura tra anatomia e pratica medica, diventando strumento
indispensabile alla diagnosi, prognosi e terapia delle malattie. Fu il medico G.B. Morgagni che
applicò alla medicina in modo sistematico il metodo morfologico o anatomo-clinico, che mirava
a localizzare le malattie e di determinarne la fisionomia attraverso le lesioni specifiche subite
dagli organi. In quegli anni Bichat dimostrò che gli organi sono composti da tessuti elementari e
che le malattie potevano essere localizzate in singoli tessuti, e ciò diede inizio all’istologia, che
si sviluppò velocemente dal XIX secolo.
Nel XX secolo ci furono molti progressi, soprattutto a livello microscopico e istologico, mentre il
metodo rimase quello istituito da Morgagni. Tuttavia il problema che ci si era posti fin
dall’antichità non era ancora stato risolto: l’osservazione dei corpi di cadaveri non permetteva
di vedere gli organi interni di un uomo vivente, inevitabilmente diversi fisiologicamente e
morfologicamente. L’istologia aveva dato una prima soluzione parziale. Ma il recente sviluppo
di tecniche e tecnologie che sfruttano principi radiologici hanno permesso un enorme passo
avanti nella conoscenza dettagliata dell’interno del corpo in vita, e si pongono come
coronamento dei sogni degli antichi anatomisti e filosofi che dissezionavano uomini e
vivisezionavano animali per cogliere la vita in azione. 5
LA FISICA APPLICATA ALLO STUDIO DEL CORPO
Come si è detto prima, lo sviluppo delle tecnologie del XX
secolo basate sull’utilizzo delle onde elettromagnetiche e
delle radiazioni corpuscolari originate da decadimenti
radioattivi, hanno permesso un grande sviluppo delle
conoscenze biologiche e fisiologiche, tanto da determinare
la nascita di veri e propri rami della medicina, come la
radiologia e la medicina nucleare. Oggi questi settori si
sono sviluppati in maniera esponenziale, costruendo
strumenti adatti alla diagnosi e terapia di patologie
specifiche dei vari sistemi e apparati. Essendo un campo
molto vasto, benché estremamente interessante, mi
soffermerò sulle tecnologie più innovative e curiose,
legate in particolare all’utilizzo di particelle.
Personalmente, penso che sia affascinante poter osservare e curare il nostro corpo dall’interno
attraverso l’interazione di particelle e fasci energetici, e credo che sia anche utile a
comprendere meglio certi fenomeni che si studiano sui libri di scuola e renderli più accattivanti
dal punto di vista dello studente.
Gli studi sulle applicazioni al corpo umano iniziano dal 1895, quando W.C.
Röentgen scopre i raggi X e dimostra le loro principali proprietà utili per
visualizzare lo scheletro. Il perfezionamento delle apparecchiature atte alla
produzione e all’utilizzazione di queste radiazioni e l’adozione di sostanze, i
mezzi di contrasto, che una volta introdotti nel corpo umano, permettono di
differenziare ai raggi röentgen i vari organi, hanno permesso di studiare nel
vivente tutti i sistemi anatomici in condizioni normali e patologiche.
La prima indagine strumentale è stata dunque la radiografia, ancora oggi
fondamentale soprattutto per la diagnostica di patologie di ossa, cuore,
apparato respiratorio.
I raggi X prodotti da un tubo catodico vengono riflessi e indirizzati verso il
bersaglio desiderato,
interagiscono con esso e, oltrepassandolo, colpiscono uno schermo a fluorescenza e
impressionano una pellicola fotografica (o il segnale è trasmesso a un computer) con maggiore
o minore intensità in base alla densità dell’organo in esame. I raggi X però sono radiazioni
ionizzanti, cioè a energia elevata, che influenzano la riproduzione cellulare modificando o
inibendo certi processi. Il perfezionamento degli strumenti, l’utilizzo di mezzi di contrasto (in
genere bario o iodio) e l’ausilio degli intensificatori d’immagine e del computer hanno
permesso una riduzione dei rischi connessi a questo esame. 6
Un esame diagnostico basato sempre sui raggi X ma che
permette di fornire immagini più dettagliate e trasversali
è la tomografia computerizzata (TC). Elaborata dagli
anni ’30, come conseguenza di un’altra tecnica chiamata
stratigrafia, è stata applicata per la prima volta nel 1971
a Londra per indagini su patologie cerebrali.
L’apparecchiatura tradizionale è costituita dal tubo
radiogeno, detto gantry, che emette le radiazioni e si
sposta attorno al paziente al termine di ogni scansione, i
detettori, i sensori che ricevono la radiazione dopo che
questa ha attraversato il corpo, e un sistema di controllo
delle emissioni delle radiazioni ionizzanti. I segnali
vengono poi trasmessi a un computer che attraverso
complicati algoritmi matematici ricostruisce l’immagine.
Questa ha subito degli sviluppi, assumendo il nome di TC
a spirale: la rotazione del tubo radiogeno, l’emissione dei
raggi e gli spostamenti del lettino su cui è sdraiato il