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Sintesi
Introduzione Tesina sulla Concezione del Tempo


La tesina verte sul tempo e sulle sue varie concezioni. Il tempo scorre davvero? La domanda sembra paradossale. Il problema di cosa sia il fluire del tempo nasce nella fisica classica ed è stato posto in evidenza dai filosofi fra il XIX e il XX secolo. “La Fisica descrive il mondo per mezzo di formule che dicono come variano le cose in funzione della "variabile tempo". Ora la posizione nello spazio non "scorre",mentre il tempo sembra "scorrere".
Da dove viene la differenza? Un altro modo di porre il problema è chiedersi cosa sia il "presente". Diciamo che le cose che esistono sono quelle nel presente: il passato non esiste (più) e il futuro non esiste (ancora). Ma nella fisica non c'è niente che corrisponde alla nozione di "adesso". Ma è davvero così? Non manca qualcosa che spieghi il fatto che il tempo "scorre", "passa", "fluisce"? Lo scorrere del tempo è palese per ciascuno di noi: i nostri pensieri e il nostro parlare esistono nel tempo, la struttura stessa del nostro linguaggio richiede il tempo (una cosa "è", oppure "era", oppure "sarà"). Possiamo immaginare un mondo senza colori, senza materia, anche senza spazio, ma non senza tempo.
Ma allora da dove viene la vivida esperienza dello scorrere del tempo? Gli psicologi hanno puntato il dito sulla percezione diretta del fluire, per esempio quando vediamo il movimento. Le lancette di un orologio che segnano ore, minuti e secondi si muovono tutte, ma la lancetta dei secondi, in più, la vediamo muovere. Ma la percezione, insegnano gli studi sui neuroni, è il risultato di una ricostruzione complessa all'interno del nostro cervello, non un'esperienza un'esperienza diretta. Chris Sinha, dell'Università di Lund in Svezia, ha scoperto che la popolazione degli Amondawa, in Amazonia, parla una lingua in cui non esiste una parola che traduce "tempo", e in cui l'idea di un "tempo" in sé, distinto dagli avvenimenti, non esiste.
Queste ricerche convergono nell'indicare che la percezione del tempo, lungi dall'essere esperienza primaria e universale, sia piuttosto una ricca costruzione sociale, cresciuta lentamente nella storia, influenzata per esempio dall'introduzione di calendari e orologi. La nostra nozione di tempo è un potente «strumento cognitivo culturale», per mezzo del quale strutturiamo il nostro vivere comune, prima di essere esperienza diretta.
Al termine di questa breve introduzione, possiamo affermare che il “Tempo” identifica un concetto diversamente declinato e definito all’interno delle diverse discipline (scientifiche, storiche, filosofiche); di conseguenza questa tesina sarà organizzata distinguendo quattro concettualizzazioni del fenomeno nei diversi ambiti conosciuti dall’uomo:
• Tempo Storico-Sociale;
• Tempo delle Scienze Esatte;
• Tempo Soggettivo;
• Tempo della Vita.
La tesina di maturità, in sintesi, vuole descrivere il tempo secondo varie accezioni e percezioni.


Collegamenti

Tesina sulla Concezione del Tempo


Italiano- La Coscienza di Zeno (Svevo) e Alla Ricerca del Tempo perduto (Proust).
Filosofia- Bergson, Heidegger, Nietzsche e Sant'Agostino.
Matematica- Il Paradosso di Zenone e lo sbaglio nel credere che la somma di numeri infiniti non dia un numero finito.
Scienze-Tempo anomalo, l'influenza della gravità sul tempo in relazione a buchi neri e stelle di neutroni.
Biologia- Il tempo in relazione con la vita e il DNA.
Inglese- Waiting for Godot.
Estratto del documento

"Tu precedi tutto il passato dalle vette dell’eterno presente e

sovrasti tutto il futuro, perché verrà nel futuro, e quando

verrà, passerà; tu invece sei sempre lo stesso, e I tuoi anni non

finiranno. I tuoi anni non vanno né vengono, son questi nostri

che vanno e vengono, finché tutti non son venuti". [13]

Della visione ansiosa ed angosciata del tempo, del disperato bisogno

di controllarlo che trovavamo in Seneca, qui non v’è traccia alcuna.

Agostino non può, in sostanza, concepire il tempo come slegato da Dio:

solo in funzione di Dio il tempo può assumere un significato. Ma

quando poi si trova davanti alla domanda diretta che si autopone:

"Cos’è dunque il tempo?" [13]

Agostino deve ammettere che

"Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo

chiede, non lo so". [13]

Tuttavia, poche righe dopo nel capitolo arriva uno dei passi più

affascinanti della sua opera e forse di tutta la letteratura latina.

Agostino arriva a porre uno degli interrogativi più suggestivi mai posti,

riflettendo sul tempo presente:

"se dunque il presente, per essere tempo, deve diventare

passato, come possiamo dire di lui che esiste, se l’unica

ragione del suo esistere è che non esisterà, non potendo cioè

realmente dire che il tempo esiste se non in quanto tende a

non esistere?". [13]

Alla teorizzazione di una figura umana superiore il "saggio stoico",

capace di farsi da dominato a dominatore del tempo, che avevamo in

Seneca, si sostituisce qui invece il completo affidamento a Dio,

8

sostenuto dalla fede cristiana che traspare in controluce in tutte le

pagine delle Confessioni. Ancora, in Seneca, torna la concezione del

"carpe diem" oraziano.

Tempo in relazione al Nazismo:

Molto interessante per quanto riguarda la concezione del tempo nella

storia nazista è il libro “Uno psicologo nei lager” (prima edizione 1946)

di Viktor Frankl (1905-1997), neurologo e psichiatra austriaco di origini

ebraiche. Egli sopravvisse alla prigionia nei campi di concentramento di

Theresienstadt, Auschwitz, Kaufering III e Turckheim. Una volta liberato

scrisse “Uno psicologo nei lager”, ossia un libro da cui trapela il

dramma di un ebreo che è anche austriaco, che ha fatto propria quella

cultura di lingua tedesca che lo sostiene, mentre i tedeschi si

accaniscono contro di lui, attraverso la riflessione sulla sofferenza, la

morte e la temporalità di Rilke, Nietzsche e Scheler.

Citando l'aforisma di Nietzsche: «Chi ha un perché per vivere, sopporta

quasi ogni come», Frankl nota che ciò che induce l'internato a scegliere

di lasciarsi morire o a decidere di non darsi per vinto è la sua capacità

di scorgere ancora uno scopo che dia valore alla sua esistenza. Egli

trae spunto dalla considerazione che la parola latina “scopo”, “finis”,

ha anche il significato di “fine”, per chiarire i due modi opposti di

reagire alla prigionia in base alla struttura temporale dell'essere

umano. “Se la peculiarità dell'uomo risiede nel fatto che egli «può

esistere solo nella visuale del futuro», il modo più efficace per troncare

l'esistenza umana è privarla di una dimensione temporale successiva al

presente, ovvero lasciare indefinita la "fine" del presente, che dovrebbe

[12]

rappresentare lo scopo della vita attuale.”

Ciò accade nel campo di concentramento, in cui il prigioniero è tenuto

all'oscuro riguardo alla data del proprio rilascio. Giorno dopo giorno egli

si convince così che non sopravviverà tanto a lungo da tornare libero.

L'internato cerca di non soccombere rifugiandosi nel passato e

pensando il

meno

possibile

9

alla propria condizione attuale, in modo da evitare il paragone con il

ruolo rivestito nella vita precedente e la lacerazione provocata

dall’insorgere di complessi d'inferiorità e depressione. Allo stesso scopo

egli cerca di occultare la dimensione esperienziale del tempo presente

a esclusivo vantaggio di quella quantitativa, legata ai bisogni fisici più

elementari. Misurando le ore in base ai momenti di pausa e di

distribuzione delle misere razioni di cibo, il prigioniero vive però ogni

breve periodo – per esempio il giorno – come un arco di tempo quasi

infinito; ogni lungo periodo, formato dalla somma di tanti brevi

intervalli temporali uguali e omogenei tra loro, come un tempo

rapidissimo, che lo risucchia progressivamente nel vuoto della

mancanza di senso. In più i nazisti utilizzavano la monotonia della

musica, non per allietare i giorni dei prigionieri, ma al contrario per

scandire maggiormente il tempo e dare quindi la sensazione che

questo non finisse mai se ci si poneva ad ascoltare la stessa melodia

per l’intera giornata.

Ben diversa rispetto alla prospettiva del tempo di S.Agostino o a quella

all’interno dei lager è quella offerta dalla Fisica, nel cui ambito, però,

sono ritrovabili diverse accezioni di tempo. Basti pensare al

rivoluzionamento della fisica classica operato da Albert Einstein, il più

insigne e celebre fisico del Novecento.

Tempo delle Scienze Esatte

Alcune teorie scientifiche consentono, ad oggi, il viaggio nel tempo, ma

solamente attraverso condizioni estreme impossibili da realizzare con

le tecnologie attuali.

La teoria della relatività prende in esame il fenomeno della dilatazione

del tempo, registrabile soprattutto da osservatori che si spostino a

velocità prossime a quella della luce (299.792.458 m/s), fenomeno

verificato da numerosi esperimenti e che sembrerebbe lasciare la porta

aperta all'ipotesi dello spostamento nel futuro. Ma bisogna notare

come tale viaggio nel futuro non ha probabilmente nulla in comune con

l'idea dei viaggi nel tempo usata nella fantascienza.

10

La macchina del tempo

La macchina del tempo "classica", a cui il cinema e le storie di

fantascienza ci hanno abituato, è solitamente rappresentata come un

qualche veicolo o apparecchio dalle dimensioni di una piccola stanza: si

entra, si configurano i parametri di viaggio e si aziona il dispositivo;

dopo pochi secondi si può uscire e ci si ritrova nell'epoca voluta.

Qualora ciò fosse possibile, non sarebbe tuttavia sufficiente. Il pianeta

Terra, infatti, occupa, secondo per secondo, una posizione diversa

lungo l'orbita intorno al sole: a sua volta, il sole orbita intorno al centro

galattico e così via. In conclusione, un viaggio nel tempo così concepito

dovrà necessariamente essere anche un viaggio nello spazio, altrimenti

il crononauta si ritroverebbe sperduto nel vuoto spaziale al momento

dell'arrivo. Tuttavia, nonostante questa deduzione logica, la teoria della

relatività contrasta con tale ipotesi, poiché lo spazio, come il tempo,

2

non ha un valore assoluto. Una stella la cui massa è superiore al limite

¿

di non può trasformarsi in una nana bianca stabile;

Chandrasekhar

al suo interno gli elettroni sono ridotti a densità così elevate che

cominciano a combinarsi con i protoni per effetto di una forza a corto

raggio, l’ interazione debole”, e a formare neutroni. Si forma quindi

all’interno del residuo stellare dell’esplosione della Supernova, un gas

di neutroni liberi: il loro comportamento statistico a densità prossime al

miliardo di tonnellate per centimetro cubo è del tutto simile a quello

degli elettroni nelle nane bianche, e produce una pressione

2* Il limite di Chandrasekhar, o massa di Chandrasekhar, è il limite superiore che può

raggiungere la massa di corpo costituito da materia degenere, un denso stato della materia

che consiste di nuclei atomici immersi in un gas di elettroni e rappresenta la massa non rotante

limite che può opporsi al collasso gravitazionale, sostenuta dalla pressione di

30

degenerazione degli elettroni; il suo valore corrisponde a 3·10 kg, circa 1,44 volte la massa

del Sole; viene solitamente indicato con il simbolo e rappresentata schematicamente

nella forma: dove è la massa solare

. 11

complessiva elevatissima che blocca la contrazione gravitazionale del

frammento restante di nucleo stellare; quest’ultimo diviene dunque

[3]

una “stella a neutroni”.

Di questo mondo fisico quello che noi percepiamo ad ogni istante è

soltanto una proiezione tridimensionale; nonostante ciò anche nel

nostro mondo sensibile si sono potute individuare prove osservative

della sua validità, come lo scorrere anomalo del tempo, più lentamente

dove il campo gravitazionale è più forte, o la deviazione della luce in

prossimità di un forte campo gravitazionale (la gravità devia la luce allo

stesso modo della materia), o quelle anomalie dell'orbita di Mercurio

intorno al Sole che la meccanica celeste non era mai riuscita a

spiegare.

In base a questa visione del mondo un osservatore che sulla superficie

della stella di neutroni (prima di essere schiacciato dalla terribile

gravità del pianeta) si osservasse le scarpe le vedrebbe di un colore

diverso da quello osservato sulla Terra, a causa della perdita di energia,

quindi del conseguente arrossamento, della luce in uscita da un punto

più vicino al centro di gravità ad un punto più esterno nel quale la

gravità è più debole. Inoltre se, per assurdo, vi riuscisse a

sopravvivere, le sue gambe invecchierebbero molto più lentamente

delle parti superiori del suo corpo.

Questi due effetti sono entrambi connessi all’influenza della gravità sul

tempo; tale influenza è tanto più marcata quanto più il raggio di un

oggetto celeste contratto si avvicina a quello al quale la gravità

superficiale è talmente forte da impedire alla luce di uscire dal campo

gravitazionale dell’oggetto stesso, che per un corpo a simmetria sferica

[15]

è uguale al cosiddetto raggio di Schwartzschild:

2 GM

=

R s C 2 I buchi neri come macchina del tempo

12

La teoria della relatività generale, e in particolare lo studio della

stabilità di una struttura stellare in presenza di un forte campo

gravitazionale, pone dei limiti abbastanza stretti alla stabilità di una

stella a neutroni. Accade

infatti che, se il

frammento stellare

superstite dell’esplosione

di una Supernova supera

la massa di 0,7 masse

solari, la pressione dei

neutroni compressi

all’interno della stella

(neutroni “degeneri”) non sia sufficiente a bilanciare il peso

complessivo dell’oggetto all’elevata densità tipica di “mostri” di questo

tipo. Dunque

la contrazione prosegue finché la superficie della stella raggiunge il

limite minimo al quale la gravità superficiale è così forte che nessun

segnale elettromagnetico può più essere emesso dalla superficie della

stella che diviene quindi un corpo completamente oscuro: un “buco

nero”. Essa allora scompare al di là di una sorta di orizzonte oltre il

quale nessun fenomeno diviene più osservabile in alcun modo, e che

viene dunque definito “orizzonte degli eventi”

I buchi neri in veste di "macchine del tempo" naturali non sono

facilmente sfruttabili per vari motivi. Vediamo i più immediati:

Di buchi neri ne esistono tanti, di dimensioni estremamente variabili. Il

problema principale è quello di andarsi a collocare presso l'orizzonte

degli eventi senza esserne inghiottiti. Ma gli effetti gravitazionali del

buco nero si fanno sentire anche prima di giungere all'orizzonte stesso,

e non è facile quantificare la massa della singolarità centrale da cui

dipende l'area coperta dall'orizzonte ed il volume del buco nero

medesimo. Basta un'inezia nel calcolo e l'effetto sarebbe davvero poco

piacevole per gli sperimentatori. 13

Come macchina del tempo un buco nero sarebbe limitato, nel senso

che potrebbe portare indietro nel tempo uno sperimentatore non oltre il

momento della sua formazione.

Se il buco nero fosse di tipo "non rotante" - e nessuno lo può sapere a

priori - non ci sarebbe verso di attraversare indenni l'orizzonte degli

eventi: il verso preso sarebbe inevitabilmente diretto sulla singolarità

centrale, dopo esser stati ridotti a una stringa monodimensionale per

ipercompressione a densità infinita. Questo discorso vale solo in parte

nel caso di un buco nero rotante. Durante gli anni sessanta il

matematico neozelandese Roy Kerr scoprì che lo schianto sulla

singolarità può anche non avvenire se il buco nero è rotante. In questo

caso, si forma pur sempre una singolarità, ma sotto forma di anello

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