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Nel mondo dell’arte il colore ha da sempre avuto un’importanza fondamentale, poiché è proprio
grazie ad esso che gli artisti hanno potuto esternare in forme, in sfumature, in passaggi cromatici, le
loro emozioni e ciò che sentivano nell’animo.
Latino
Sin dall’antichità, il colore ha imposto la sua presenza. Un mondo non privo di colori, quello latino,
è stato invaso e pervaso da un forte cromatismo e da svariate sfumature di colore che hanno
permesso di mettere a fuoco le caratteristiche di celebri autori latini. A partire da Orazio che nelle
sue Odi esprime la necessità per l’uomo di vivere serenamente la quotidianità accettando le leggi
della natura mediante un evidente contrasto tra il bianco abbagliante del Soratte innevato,
all’esterno, e il rosso del fuoco (e del vino) all’interno della casa; o il poeta della seconda
generazione augustea, Ovidio, che nel descrivere le quattro età del mondo utilizza largamente, nel I
libro delle Metamorfosi, gli elementi coloristici rispondendo al gusto prebarocco dei poeti di questa
generazione; o ancora Petronio che nel famoso episodio della cena di trimalchione pone insistenza
sul colore degli abiti indossati dalla moglie, dalla servitù e da lui stesso proprio per marcare il gusto
da “parvenu” del padrone di casa. Tuttavia elemento di stupore e meraviglia è la tragedia senecana
che spicca per la sua crudeltà ed inquietudine. Le tragedie furono scritte non per il teatro, dunque
non per essere rappresentate, ma per le recitationes ovvero per la lettura in ambienti ristretti e
davanti ad un pubblico selezionato. Questo perché non era credibile che gli imperatori consentissero
la rappresentazione, dinanzi ad un pubblico vasto, di drammi come questi, in cui i sovrani erano
raffigurati come biechi, scellerati e odiosi tiranni; ma soprattutto per il fatto che orribili delitti si
fingessero compiuti direttamente sulle scena. Il sangue e quindi il colore acceso del rosso è una
costante in queste tragedie in cui si prevedeva l’esecuzione sulla scena di uccisioni e di atti
sanguinari ma tutto ciò era inammissibile.
Storia dell’arte
Ciò che invece è rimasto nella storia, è stato il ruolo del colore nella rivoluzione impressionista del
secondo ‘800. Qui non solo un artista ma una vera e propria generazione artistica composta da
pittori, scultori ed incisori dimostrava attraverso l’uso del pennello e della tavolozza un grande
cambiamento nella storia dell’arte. Il fulcro centrale di tale rivoluzione fu proprio il colore e la luce,
il cui modo d’intenderli, dopo l’impressionismo, non è stato più lo stesso.
Prima che questa nuova corrente si sviluppasse, gli artisti singolarmente covavano, nel loro modo di
pensare ed agire, insofferenze e cambiamenti. Infatti gli impressionisti, analogamente ad altre
correnti artistiche, non nascono con un programma o come un movimento ben organizzato.
Semplicemente erano accomunati dal rifiuto delle convenzioni dell’arte accademica e ufficiale e
necessitavano di nuovi linguaggi artistici per poter
esprimere se stessi.
Luogo d’incontro degli impressionisti era il caffè Guerbois a Parigi, dove, dapprima casualmente,
poi in modo sempre più organizzato, ci si incontrava nel tardo pomeriggio, quando ormai la luce era
insufficiente per dipingere, e si discutevano idee e si confrontavano progetti. Non solo i pittori
impressionisti ma anche celebri scrittori quali Emile Zola cominciarono a frequentare il cafè
Guerbois.
Francese
Zola a marqué son époque car il est à la fois une figure littéraire de talent et un homme qui s’engage
dans les conflit du temps. C’est le maître du Naturalisme c’est-à-dire la réprésentation de la vie
quotidienne mais avec une con science positiviste au contraire du réalisme. Non seulement le roman
est le lieu où l’on donne à voir la société telle qu’elle est, mais il est aussi un champ d’investigation
où tous les mécanismes de cette société sont analysés, disséqués “scientifiquement”. C’est un
ecrivant engagé qui se situe dans la lignée des hommes de lettres qui luttent pour changer le monde,
se mettant au service d'une cause sociale. Il s'engage ainsi à prendre position en faveur des classes
prolétaires, à écrire pour "montrer la dégradation et la misère qui détraquent le corps social".
A partir de 1870 Zola entreprend l'élaboration d'un cycle romanesque de vingt romans, " Les
Rougon - Maquart. L'histoire naturelle et sociale d' une famille sous le Second Empire (1871-
1893 ) " ( naturelle parce que à cette epoque il y avait des hommes qui avaient déjà parlé de
l'eredité naturelle -Darwin et Spencer- ; sociale parce qu’il decrit une societé determiné) mais
seulement le treizième volume du cycle est chaleureusement accueilli par les lecteurs bourgeois qui
ont immédiatement souligné la puissance, la signification mythique de Germinal.
Dans ce roman il y a deux couleurs dominantes c’est-à-dire le rouge et le noir. Ces deux couleurs
ont déjà fondé un système romanesque mais Zola va les réutiliser dans Germinal en leur donnant
des valeurs nouvelles.
Le noir peut d'abord être celui de la nuit, "la nuit sans étoiles, d'une obscurité et d'une épaisseur
d'encre." dans laquelle le héros Lantier marche au début du roman. Le noir représente alors
l'errance, et se trouve associé aux thèmes de la faim, du froid et de la souffrance. Le noir, c'est
l'absence d'espoir, l'absence de toute clarté, c'est la nuit de l'exploitation des travailleurs. La nuit
peut aussi favoriser les accouplements clandestins des mineurs, signe évident pour Zola d'un retour
à l'animalité. Le noir, c'est évidemment le couleur du charbon, l'élément qui envahit le paysage qui
se trouve sali par le charbon qui s'infiltre partout donc qui tend à tout recouvrir mais Le charbon est
aussi ce qui attaque les corps des mineurs : il les enveloppe, il marque leur peau d'une marque
indélébile, il contribue à transformer les corps des mineurs en les déshumanisent.
La couleur noire supporte tout un réseau de connotations, de valeurs symboliques: la tristesse, la
misère, la peur et le cauchemar, l’échec et la mort.
La couleur rouge est souvent liée au thème de la violence issue de la souffrance. Le rouge apparaît
donc comme une couleur rouge de menaces.
Ce rouge menaçant peut-être celui des feux des fours à coke, signe du malheur des hommes, du
travail interrompu et de l'exploitation, visibles dans la nuit. La révolte des mineurs va se traduire par
le sang de Maigrat comme un signe de malédiction. Le rouge est ainsi associé aux thèmes de la
colère, du ressentiment. Ainsi les colères des femmes enflamment les visages. Lantier est aussi
parfois la proie d'une colère inhumaine, ainsi lorsqu'il songe que Chaval a couché avec Catherine.
Pour ce qui concerne le paysage, Zola va harmoniser sa couleur avec les différentes étapes
révolutionnaires du roman : partie IV : le jour de la fusillade ; partie V : la grande marche des
grévistes ; partie VII : le départ de Lantier vers des horizons nouveaux . C'est la première fois que le
paysage devient rouge, dans le roman.
Donc en portant un renard global sur Germinal, il apparaît que chaque couleur a été traitée
spécifiquement par Zola .
- le noir semble chargé de toutes les connotations négatives.
- le rouge apparaît spécialisé dans l'évocation de la violence individuelle et collective.
Dans la dernière page du roman apparaît une couleur nouvelle, le vert, avec le thème de la
germination présent dans le titre . Seul ce thème permet de réconcilier les trois couleurs, le noir
devenant le sol où germe le grain, le rouge représentant la chaleur et le soleil, conditions
indispensables pour que surgissent l'espoir et la vie (le vert) .
Italiano
Richiamandosi al naturalismo francese delle opere di Emile Zola, si diffonde in Italia in un’epoca di
grandi cambiamenti (in particolare quelli legati all'industrializzazione, nel XIX secolo) una corrente
letteraria denominata “verismo” che si impegnava a descrivere la società italiana con uno spirito
realista. Il principale rappresentante del verismo fu Giovanni Verga, un siciliano, la cui opera verte
sulle passioni e le miserie delle classi svantaggiate della popolazione siciliana. Il nucleo della sua
produzione si compone di due romanzi, I Malavoglia e Mastro don Gesualdo che nelle intenzioni
dell’autore dovevano far parte di un ciclo più ampio (intitolato I Vinti) poi rimasto incompiuto, e
delle raccolte di novelle Vita dei campi e Novelle rusticane. Nelle sue opere l’autore esprime una
visione profondamente pessimistica sul presente della sua terra e sottolinea i limiti dell’azione
politica, le speranze tradite e i problemi secolari lasciati irrisolti in quanto le recenti vicende
storiche dell’unificazione d’Italia non sono riuscite ad infrangere le tradizionali gerarchie vigenti
nell’isola e anzi, in alcuni casi hanno aggravato le condizioni di una plebe ormai rassegnata. Su
questo sfondo lontano dalla modernità i racconti verghiani disegnano anche potenti ritratti, come
quelli di Rosso Malpelo, protagonista della novella che da lui prende il titolo, nel quale Verga trova
un personaggio addirittura emblematico della diversità: non solo egli è un orfano, dunque più
debole ed indifeso dei suoi coetanei, ma ha anche i capelli rossi, che simboleggiano la sua estraneità
e sembrano legittimare la persecuzione sociale di cui è vittima. È un ragazzo che, a causa del colore
dei suoi capelli, rossi appunto, è ritenuto malizioso e cattivo e per questo è tiranneggiato da tutti:
“Era davvero un brutto ceffo, torvo ringhioso, e selvatico”. Assieme al grigio (il colore dell’asino e
degli occhiacci di Malpelo), il rosso è il colore dominante nel testo e produce un complesso sistema
di relazioni simboliche: la rena è rossa, come i suoi capelli e come il pilastro rosso che ucciderà il
padre e, implicitamente, come lo sbocco di sangue che preannuncerà la morte di Ranocchio, un
ragazzetto molto gracile che, a causa della caduta da un ponte, si è lussato il femore ed è diventato
zoppo. Come si vede, la voce narrante è quella malevole della comunità di contadini e minatori,
carica di preconcetti, pregiudizi, malignità, che si accanisce contro il protagonista, interpretando
sempre maliziosamente e negativamente qualunque gesto egli faccia. Emerge quindi il profilo ed il
ritratto di un ragazzo il cui handicap fisico, per così dire, è rappresentato paradossalmente dal fatto
di avere delle connotazioni tali che lo rendono comunque un “diverso”, motivo per cui, anziché
essere integrato, viene emarginato dal contesto sociale.
Storia
Anche nella storia, a volte, i colori possono assumere dei risvolti: quando si pensa al fascismo, da
sempre viene in mente il colore nero, sicuramente per il ricordo delle “Camicie nere”, (divisa degli
Arditi, i reparti d’assalto dell’esercito italiano che nel dopoguerra fu adottata dagli aderenti ai Fasci
di combattimento) le divise indossate dai suoi militanti, ma forse anche perché è stato uno dei
periodi più travagliati e dolorosi della recente storia italiana (periodo conslusosi tragicamente con la
guerra civile che ha visto contrapposti partigiani e “repubblichini”, con l’epilogo di Piazzale Loreto
a Milano) e notoriamente si sa che il nero, almeno nella cultura occidentale, evoca lutto, dolore e
assenza di gioia.
Il comunismo è, invece, associato al colore rosso, che ricorda la bandiera del partito ai tempi della
sua formazione in Russia. Non è altro che un’ideologia di sinistra che auspica la nascita di una
società nella quale sia abolita la proprietà privata e la distribuzione dei beni sia attuata in funzione
dei bisogni di ciascun membro della società. Il comunismo prende le mosse dalle teorie di Marx ed
Engels, che, insieme, stilarono il Manifesto del Partito Comunista nel 1848. Per Marx il tratto
fondamentale della società che sarebbe succeduta al capitalismo, quando questo avesse esaurito la