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1. PREMESSA
Ho scelto di affrontare e ampliare il mondo della musica per film perché
rappresenta l'unione di due mondi che amo: il cinema e la musica.
La musica, per me, è ragione di vita. Sin da bambina ho imparato ad amare
quest'arte. La mia formazione musicale è in buona parte merito di mio
padre. Lui non è un'artista, non sa niente di musica, della teoria,
dell'armonia, della composizione, ma è un amante della buona musica.
Sono cresciuta con le canzoni di Branduardi, Bennato, Finardi e soprattutto
con il ritmo del boss, Bruce Spreengsteen. Cosa che stupisce molto
oggigiorno.. perché quando mi chiedono chi ci sia tra i miei artisti preferiti
io metto sempre lui..che non è esattamente della nostra generazione! Ad
ogni modo la musica, a mio parere, “l’essenziale dell’uomo, il suo sguardo sul mondo”
(Schopenhauer). Molto spesso sa raggiungere luoghi che le parole non riescono ad avvicinare. La
musica è vita, sono attimi di vita. Ci accompagna nei momenti belli, ma ci sostiene anche nei
momenti brutti. Ci sono periodi della mia vita che associo a una certa canzone. Se era un buon
istante allora il sentimento che ne traspare è la gioia, se non lo era quando riascolto quel brano
riaffiora la tristezza, la malinconia. Non basterebbe un libro intero per esprimere le mie
considerazioni sulla musica. Amo quest'arte, specialmente il canto e non riesco ad immaginare un
mondo dove la melodia non esiste. Quindi posso fermarmi qui perché con una frase ho già detto
molto.
Veniamo al secondo mondo che affianco alla musica, il cinema. Anche questa passione è ereditaria.
Ricordo che da bambina le serate in cui guardavamo un film alla tv erano le mie preferite. Ci
mettevamo tutti sul divano e ci immergevamo nella vita di qualcun altro. Ecco, il cinema per me, è
staccarsi per due orette dalla propria vita e immedesimarsi in quella di un'altra persona. Mio padre
ha sempre ammirato Harrison Ford quindi, naturalmente, uno dei primi film che ho visto è stato “Il
fuggitivo”. Ora non saprei fare una lista di miei film preferiti, ma in generale mi piacciono quelli
impegnati. Odio i cinepanettoni, li considero spazzatura. Il cinema è un'arte e film come quelli che
hanno successo ultimamente lo dissacrano. Per scegliere un film molto spesso mi affido a chi lo
interpreta. Ci sono attori, come Julia Roberts o Denzel Washington, o ancora Johnny Depp, Brad
Pitt, Leonardo Di Caprio e Kate Winslet che mi hanno delusa ben poche volte. Forse uno tra i miei
film preferiti è “Erin Brockhovich” interpretato da Julia Roberts e tratto da una storia vera.. o anche
“Philadelphia” con Tom Hanks e Denzel Washington. Comunque ora non sto a fare la lista delle
mie preferenze. Il punto al quale voglio arrivare è quello di far capire quanto la musica sia
importante in un film. Essa, insieme alle scene, è l'elemento portante di una pellicola perché, se
azzeccata, sa creare la giusta atmosfera e donare emozioni e sensazioni uniche allo
spettatore/uditore.
Dalla passione per la musica e per i film nasce quindi la curiosità e l'amore per la musica da film o
più semplicemente per le colonne sonore. Ora come ora le colleziono. Molto spesso guardo un film
e il giorno dopo la soundtrack è già nella mia playlist e mi accompagna per molti mesi. Il connubio
tra cinema e musica è importantissimo. Oltre alle emozioni che ne scaturiscono permette agli artisti,
ai cantanti, ai compositori e alle band di far conoscere la propria musica.
Un'altra cosa in cui credo è che esista, per ogni persona, la colonna
sonora della propria vita. Ogni persona può riflettere e inserirci brani
che hanno segnato momenti importanti, gioie, dolori o semplicemente
attimi della propria esistenza. Io ho provato a creare la mia, ma è
composta di 100 brani..quindi suppongo necessiti di un
ridimensionamento!
In questa tesina parlerò anche del musical, genere che amo perché
fonda appunto musica e recita.
Spero che il viaggio tra queste pagine sia piacevole! 4
2. LA MUSICA NEL FILM
Il film è un opera d’arte nella quale confluiscono tutti i
fondamentali linguaggi: l’immagine in movimento, la
parola, la musica.
Agli inizi però il cinema era muto.
Gli spettatori leggevano le parole dei dialoghi scritte sullo
schermo, tra un’inquadratura e l’altra, ma nella sala non
regnava il silenzio: prima di tutto erano gli spettatori stessi a
commentare a voce alta quello che compariva sullo
schermo, pronunciando le battute degli attori, aggiungendo
grida e risate. Il successo di un film si misurava proprio da
questa partecipazione popolare.
Poi c’era la musica.
Le sale cinematografiche erano attrezzate con un pianoforte;
le più ricche si permettevano addirittura un’orchestrina. La
musica commentava attentamente la scena; c’era tutto un
repertorio di musiche per ciascuna situazione: le musiche per la paura, per le scene d’amore, per gli
inseguimenti, per le comiche, e così via.
Con l’avvento del disco, anche il pianista e l’orchestrina a poco a poco sparirono in quanto il disco
costava molto meno.
Ai grandi registi come René Clair, King Vidor, Muranau, Ejzenstejn che si erano opposti al sonoro,
spetta il merito di averlo adottato con notevoli risultati narrativi. Pudovkin scriveva: “...sono
persuaso che il fim sonoro è, in potenza, l’arte dell’avvenire. Non è una creazione orchestrale o
teatrale dominata dall’attore, simile all’opera lirica, ma è una sintesi di elementi vocali, visivi,
filosofici che ci danno la possibilità di trasfigurare il mondo in una nuova arte che è succeduta e che
sopravviverà a tutte le altre, poiché costituisce il mezzo più importante col quale potremo
esprimerci oggi e domani”.
Attualmente il problema è superato. Visivo e sonoro sono elementi di pari dignità,
indissolubilmente legati nell’opera filmica contemporanea. Si tratta di due elementi autosufficienti
che si sovrappongono. Il parlato ha contribuito a rendere le immagini filmiche più vicine alla realtà,
che è formata da suoni. Lo spettatore ha, in questo modo, la sensazione di assistere a un frammento
di realtà.
Il silenzio è una conquista del cinema sonoro.
Proprio il contrasto, in seguito all’interruzione
dei suoni, suscita estrema tensione. Crea un
momento d’attesa.
In una accezione di massima, i dialoghi hanno
funzione narrativa, la musica, invece, ha una
funzione suggestiva in quanto evoca
sentimenti, passioni. I rumori hanno una
funzione essenzialmente realistica, o di effetto
straniante. 5
3. NASCE LA COLONNA SONORA
Alla fine degli anni Venti del Novecento fu messa a punto una tecnica di registrazione del suono,
sincronizzata con l’immagine.
Il 6 ottobre 1927 venne presentato negli Stati Uniti il primo film sonoro, “ Il cantante di jazz” di
Alan Crosland, interpretato da Al Jolson. Si trattava di un sistema ancora primitivo (Vitaphone), che
utilizzava la registrazione su dischi collegati meccanicamente al proiettore delle immagini. Già
l’anno successivo il vitaphone venne sostituito con il sistema a colonna sonora impressa
fotograficamente sulla pellicola e nel 1928 uscì il primo film con colonna ottica, “In the old
Arizona”.
Ora si poteva sentire dagli altoparlanti la viva voce dei personaggi, si potevano sentire i rumori
dell’ambiente, e naturalmente continuava a sentirsi la musica.
Parlato, effetti sonori, musica: sono i tre ingredienti sonori che da allora accompagnano lo snodarsi
delle scene. Tutti insieme formano la cosiddetta colonna sonora del film.
I dialoghi traducono i pensieri dei personaggi, gli effetti sonori sottolineano la sensazione di realtà.
La musica ha la funzione di contorno, di decorazione, se ben usata rivela la possibilità di dare un
senso a quello che compare sullo schermo.
Per colonna sonora si intende anche la parte della pellicola cinematografica sulla quale vengono
incisi i dialoghi e ogni altro tipo di evento sonoro. Più comunemente, l'espressione indica la musica
composta o arrangiata espressamente come commento alle immagini del film. Nella grande
maggioranza dei casi, la musica per film accompagna i titoli di testa e di coda e sottolinea specifici
momenti della narrazione. In altri casi, ad esempio nel musical, svolge una propria e fondamentale
funzione narrativa.
Le colonne sonore possono anche contenere "musica interna", proveniente cioè da una sorgente
sonora visibile sullo schermo, come una radio, un jukebox o uno strumento musicale; uno degli
esempi più celebri di musica interna è il brano “As time goes by” suonato in Casablanca (1942) di
Michael Curtiz.
*Flauto
Carter Burwell ha composto la track scores di Twilight, ma durante la pellicola è
presente anche “Clair de lune” di Debussy usata proprio come “musica interna” in
quanto è un lettore CD che riproduce la melodia.
Esecuzione della trasposizione per flauto della suite per pianoforte “Clair de
lune”.
*Francese DEBUSSY
Claude Debussy est un compositeur français né le 22 août 1862 à Saint-
Germain-en-Laye et mort le 25 mars 1918 à Paris.
Au Conservatoire de Paris, où il entre à l’âge de dix ans, Debussy suit les cours
de Marmontel (piano), Lavignac (solfège), Durand (harmonie), puis Guiraud
(composition) et obtient le Grand Prix de Rome en 1884 avec la cantate L’Enfant
prodigue. Entretemps, il avait été engagé comme pianiste par la baronne Von
Meck, la protectrice de Tchaikovski, avant de rencontrer Madame Vanier et d’en devenir 6
l’accompagnateur. De retour à Paris, il compose La Damoiselle élue, se lie avec les poètes
symbolistes, découvre les Impressionnistes et les musiques d’Extrême-Orient. Atmosphère et
couleur prennent dans ses œuvres le pas sur les structures formelles. C’est l’époque des Ariettes
oubliées, de Fêtes galantes et de la Suite bergamasque. En 1894 est créé à Paris le Prélude à l’après-
midi d’un faune, partition novatrice qui connaît un grand succès. Tout en travaillant à Pelléas,
Debussy crée ensuite Les Chansons de Bilitis, les Trois Nocturnes, et, pour le piano, les Estampes.
Cette «première période», que l’on peut qualifier d’impressionniste dans la mesure où les contours
mélodiques semblent s’y estomper dans une mosaïque de sensations, se clôt avec le scandale de la
création de Pelléas et Mélisande (30 avril 1902). Si elle divise profondément la critique, l’œuvre
place Debussy au premier rang des compositeurs français.
Achevée et créée en 1905, La Mer, «la» symphonie de Debussy est attaquée avec plus de violence
encore par le milieu musical officiel. Mais la profonde originalité de l’œuvre aura une grande
influence sur la génération suivante. Suivent Images, autre tryptique symphonique dans lequel
chatoient les rutilantes couleurs d’Iberia, les deux livres des Préludes et les douze Études pour le
piano, le ballet Jeux, En blanc et noir, ou le Martyre de saint Sébastien, «mystère» d’après
D’Annunzio, trop méconnu. Dans cette deuxième période éclate la modernité d’un style qui semble
s’être affranchi de toutes les conventions formelles antérieures et Debussy fait de plus en plus figure
de chef d’école. Mais dès 1910, sa santé se détériore. Il doit renoncer à de nombreux projets. Ses
dernières Œuvres, en particulier les sonates, sont créées pendant la guerre, dans un climat de
réaction nationaliste auquel lui-même ne reste pas étranger. Terrassé par le cancer, Debussy meurt à
Paris le 25 mars 1918, dans l’indifférence générale d’une ville bombardée par la «Grosse Bertha».
De son second mariage, Debussy (qui eut une vie sentimentale tumultueuse) avait eu une fille,
Claude-Emma dite «Chouchou», dédicataire de Children’s Corner.
La musique de Debussy est aux antipodes du post-romantisme et du wagnérisme alors en vogue en
Europe. Le développement traditionnel est abandonné, les thèmes fragmentés. La couleur et la
sensation prédominent (souvent violentes: rien de plus faux que l’idée d’un Debussy flou ou vague;
son dessin est toujours net et sa musique puissamment sensuelle), la dissonance s’émancipe.