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INTRODUZIONE 5

La Colombia è un paese potenzialmente tra i più ricchi al mondo; con un

po' più di 1.140.000 chilometri quadrati e circa 40 milioni di abitanti la

Colombia possiede 3800

chilometri di coste meravigliose

su due oceani, 7800 chilometri

di confini di terra con

Venezuela, Brasile, Perù,

Ecuador e Panama. Un paradiso

terrestre, con la più ricca fauna

del mondo, e una natura

fantasticamente varia: foreste,

pianure, savane, vulcani,

montagne di oltre 5000 metri,

fiumi, lagune, paludi e persino un deserto. È ricca di risorse, come

petrolio, gas, carbone, oro e smeraldi, caffè, fiori.

Paese di antica cultura ma anche di contrasti terribili, ben evidenti nella

capitale Bogotà, il centro

geografico del paese: una città

sviluppata e poi le periferie

invivibili, le baraccopoli, i

bambini di strada, le enormi

discariche a cielo aperto.

I problemi sono immensi: la

Colombia è un paese con

scandalose disuguaglianze.

La disoccupazione ha superato il

20% e aumenta ogni giorno la povertà e l’indigenza. Più di due

colombiani su dieci hanno ingressi inferiori alla linea d’indigenza, per

cui non sono in grado di ottenere l’ingresso economico necessario a

coprire il costo degli alimenti base. Per coloro che accedono ad un

lavoro, il reddito non garantisce i livelli minimi di sopravvivenza, la

precarietà, l’informalità e flessibilità occupazionale continuano ad

espandersi.

La qualità dell’offerta educativa è bassa e scarsamente attrattiva, uno dei

maggiori ostacoli per conseguire un miglioramento nell’offerta

educativa è derivato dall’impulso alla privatizzazione del sistema

educativo. Inoltre a questo si aggiunge il problema della salute e

dell’alimentazione. 6

Uno dei problemi più gravi che impedisce alla Colombia di raggiungere

uno sviluppo umano è la violenza e la conseguente violazione dei diritti

umani.

Un paese dove il controllo del governo è irrilevante, nella maggior parte

gestito dai movimenti guerriglieri, dai narcotrafficanti o dai gruppi

paramilitari.

Bogotà: da un lato un’evidente situazione di degrado e povertà dall’altro ricchezza e maestosità

PARTE PRIMA – Il Narcotraffico

1. Come si diffuse in Colombia? 7

La Colombia era un tempo produttrice

essenzialmente di caffè e

banane. Il boom della

cocaina negli Stati Uniti,

iniziato a fine anni ’70, la

trasformò a causa della sua

posizione strategica e ai

suoi legami internazionali,

in un paese esportatore e

raffinatore di cocaina. Negli anni d’oro dei cartelli

della coca, infatti, solo una piccola quantità di coca

era coltivata in Colombia; i grandi cartelli compravano le foglie

prevalentemente in Perù e Bolivia raffinandole in Colombia, che era

diventata così il centro mondiale di lavorazione e smistamento della

cocaina.

Nei primi anni ’90 avvennero alcune circostanze internazionali che

trasformarono la Colombia in un paese produttore di foglie di coca.

Innanzitutto le piccole mafie della

droga, che assunsero il controllo del

traffico di stupefacenti dopo lo

smantellamento dei grandi cartelli di

Medellin e Cali, mancavano delle

capacità e dei contatti internazionali

per comprare altrove le foglie.

Poi in Perù e Bolivia furono

sviluppati una serie di programmi,

finanziati dagli organismi internazionali, per sostituire le coltivazioni di

coca e dare ai contadini andini possibilità economiche alternative e

legali. Inoltre il presidente peruviano adottò una serie di misure

repressive nei confronti del narcotraffico. Con il sostegno degli USA fu

applicata la politica del cosiddetto “ You fly, you die” (se voli muori):

tutti i velivoli sospetti venivano abbattuti.

La combinazione di questi fattori rendeva troppo costoso il trasporto in

Colombia della coca.

Infine furono create le condizioni perché potessero nascere coltivazioni

di coca in Colombia. Infatti, nel 1989, su pressione degli USA, venne

improvvisamente sospeso l’accordo internazionale sul caffè, la più

8

importante voce di esportazione colombiana. In due mesi il prezzo del

caffè crollò di oltre il 40%, provocando una gravissima crisi nel settore

agricolo. Si creò così un substrato fertile per la nascita di coltivazioni

illecite ma molto remunerative per i contadini. Il risultato di questo

intreccio di condizioni è rappresentato nella figura sotto riportata (fig.

4) : durante la seconda metà degli anni ’90, la coltivazione di coca si

trasferì direttamente e massicciamente in Colombia, che oggi ne produce

più degli altri paesi messi insieme.

Fig, 4: Coltivazione di coca nell’area andina

2. I cartelli della coca

Oggi la Colombia è il più grande produttore mondiale di cocaina, della

quale controlla circo l’80% del mercato

internazionale. L’ attività delle mafie locali, i

cosiddetti cartelli, cominciò agli inizi degli anni

’70, ma è nei primi anni ’80 che si verifica un vero

e proprio “boom”: in questo periodo prende il

sopravvento il cartello di Medellin, capeggiato da

Pablo Escobar. I cartelli riescono a penetrare

profondamente nei centri di potere economici,

militari e politici, tanto che nel 1982, dopo aver

fondato un partito e due quotidiani, Escobar viene

eletto al Congresso.

Nel 1983 il governo scatenò una dura campagna contro il traffico di

droga; i capi dei cartelli, ritirandosi dalla vita pubblica, proposero un

insolito trattato di pace al presidente dell’epoca Belisario Betancur:

offrirono di investire i loro capitali per pagare il debito estero della

9

Colombia, che all’epoca ammontava a 13 miliardi di dollari. In cambio

richiedevano l’immunità e l’opposizione del governo alle ripetute

richieste di estradizione poste dall’amministrazione USA. Dopo una

lunga fase di trattative e ripensamenti, il

governo respinse la proposta e i cartelli

reagirono scatenando un’ondata di violenza in

tutto il Paese volta prevalentemente

all’eliminazione di oppositori ed avversari.

L’apice fu toccato nel 1989, quando i cartelli

commissionarono l’omicidio del candidato

liberale alle elezioni presidenziali; come

risposta il governo confiscò i beni dei mafiosi,

ma soprattutto promulgò nuove leggi in materia

di estradizione. Era una dichiarazione di guerra

totale: i mafiosi reagirono facendo esplodere

decine di bombe in banche, redazioni di giornali, sedi di partito e nelle

strade delle principali città; nel 1989 un missile terra-aria colpì un volo

di linea tra Bogotà e Cali uccidendo tutte le 107 persone presenti a

bordo.

A questo punto era chiaro che bisognava giungere a un compromesso:

l’elezione, nel 1990, del liberale Cesar Gaviria alla presidenza della

repubblica segnò la nascita di un periodo di calma

apparente. Il governo si impegnava ad opporsi

all’estradizione dei narcotrafficanti e questi si

consegnarono alla giustizia mettendo fine al

narcoterrorismo. In realtà la pace era solo fittizia:

in poco tempo Escobar riuscì ad evadere dal

carcere dove era recluso. Un corpo speciale della

polizia colombiana, composto da 1500 uomini,

cercò il fuggiasco per 499 giorni senza mai

riuscire a prenderlo; nel dicembre del 1993 il capo

del cartello di Medellin fu trovato morto nella sua

città.

Nonostante la scomparsa del mafioso più ricercato e potente, il

narcotraffico non segnò una battuta di arresto. Infatti, mentre lo Stato

concentrava la sua attenzione su un solo uomo, altri cartelli occuparono

gli spazi lasciati liberi da quello di Medellin. In particolare il cartello di

Cali, guidato dai fratelli Orejuela, divenne il maggiore trafficante di

10

droga della Colombia fino al 1995 quando fu in buona parte smantellato

con l’arresto e l’uccisione di molti suoi capi.

Anche questa volta il commercio di stupefacenti non subisce una battuta

di arresto. Nuovi cartelli locali sono sorti, ma soprattutto il narcotraffico

si intreccia con le attività delle AUC, legati direttamente alle coltivazioni

ed al commercio della droga quando non vengono finanziati dai

narcotrafficanti, e dalle FARC, che invece tassano, al pari di qualunque

attività economica presente nei territori sa loro controllati, i proventi

delle raffinerie.

Finché la politica dei paesi ricchi sul consumo di droga non cambierà, e

non verranno attuate misure più restrittive ed efficaci sul riciclaggio dei

proventi che ne derivano, il narcotraffico rimarrà un commercio fiorente

capace di creare ogni anno in Colombia un giro di affari di sei miliardi

di dollari.

3. Il Plan Colombia

Nell’autunno del 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha stanziato 1.374

milioni di dollari a favore del Plan Colombia, un articolato programma

di lotta alle coltivazioni di coca e di riforme economiche e strutturali. In

realtà il Plan Colombia rivisto da Washington aveva un respiro

geografico più ampio ed era finalizzato all’intervento degli Stati Uniti in

tutta l’area andina.Oltre a 55 milioni di

dollari sono stati destinati ad attività e

programmi sottoposti al segreto militare

da realizzare in Colombia e nei paesi

andini, più di 277 milioni sono stati

stanziati a favore delle “agenzie

statunitensi impegnate nella lotta al

narcotraffico”e 118 milioni per il

miglioramento dei velivoli radar, in

forza al Dipartimento della difesa, che operano nell’area. I rimanenti

862 milioni di dollari sono stati assegnati specificamente alla Colombia,

che ha potuto quindi beneficiare del 65% dei fondi stanziati, tre quarti

dei quali in elicotteri e sofisticati sistemi d’arma. Con l’approvazione del

Plan Colombia, la Colombia è divenuta il maggior destinatario

dell’assistenza militare degli Stati Uniti. Si calcola che solo nel 2003 gli

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USA abbiano destinato alla Colombia 605 milioni di dollari per

assistenza militare e di polizia con finalità di anti-terrorismo. La quota

maggiore degli aiuti militare è stata fornita dall’ International Narcotics

Control, l’agenzia antidroga del Dipartimento di stato, indirizzata in

buona parte all’ammodernamento della componente aerea ed

elicotteristica delle forse armate di sicurezza.

In realtà la Colomobia si è trasformata in un immenso business per le

aziende private statunitensi che operano nel settore militare. Nel

contesto del rafforzamento militare dello stato si sono infatti inserite,

con l’agevolazione del Pentagono, diverse società di addestramento di

personale di polizia. Questo inserimento elude le limitazioni del

Congresso che fissano a 250 addetti militari e 100 impiegati civili il

personale statunitense in Colombia.

Per fornire un’immagine più umanitaria e sociale del Plan Colombia, gli

Stati Uniti hanno previsto l’istituzione di un fondo destinato alla difesa

dei diritti umani. Fig 8: ripartizione dei fondi stanziati all’inteno del Plan Colombia

(cifre in milioni di dollari)

Esistono almeno quattro versioni del Plan Colombia che sono state

utilizzate secondo l’interlocutore ed il momento. L’unico obiettivo

comune alle quattro versioni è promuovere una strategia fiscale e

finanziaria che, tramite severi aggiustamenti strutturali, attragga gli

investimenti stranieri e promuova l’espansine del commercio.

4. Aiuti in cambio di privatizzazioni 12

I miliardi di dollari stanziati per gli aiuti erano condizionati al

completamento di riforme strutturali e di mercato.

La lista di queste riforme consiste in modifiche sostanziali allo stato

sociale, razionalizzazione delle finanze statali con tagli al settore

pubblico e congelamento dei salari, privatizzazione del sistema bancario

e delle maggiori imprese statali, imposizione dell’IVA a numerosi beni e

servizi di prima necessità.

L’elenco dei beni pubblici da svendere al capitale finanziario nazionale

ed internazionale era pronto.

L’impresa statale del carbone è stata venduta ad un consorzio di aziende

di Gran Bretagna, Sudafrica e Svizzera.

La compagnia petrolifera statale Ecopetrol ha firmato contratti con le

società estere.

La privatizzazione nel settore delle telecomunicazioni ha visto le

imprese statunitensi in corsa per accaparrarsi le imprese del settore.

Nel settore bancario e finanziario importanti sportelli pubblici sono stati

acquisiti da istituti di credito spagnoli.

L’ex governo Pastrana aveva puntato

ad un’ulteriore flessibilità del mercato

del lavoro riducendo i salari,

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