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Stefano Ruffato Classe V AL A.S. 2008-09
Cinema, forma d’arte del 20° secolo
Kubrick,il RE-gista tra i registi
Ho deciso di parlare del “Cinema” nella mia tesina principalmente per due motivi.
Innanzitutto perché sono un grande amante di questo mondo. La mia passione è nata negli ultimi
anni, da quando mio fratello maggiore ha iniziato a informarsi e avvicinarsi a questa dimensione e
ha inevitabilmente contagiato anche me.
Da quel momento ho scoperto che oltre alle dozzinali produzioni, per lo più di origine americana,
esiste anche un cinema come vera e propria forma d’arte. Con il suo aiuto sto iniziando ad
apprezzare e a conoscerne le diverse sfaccettature. Sempre grazie a lui ho iniziato a guardare i
film in inglese, quando possibile, principalmente per migliorare le mie competenze linguistiche ma
anche per poter apprezzare meglio l’interpretazione e le diverse sfumature del recitato
(inevitabilmente nella fase di doppiaggio parte del “patos” della scena viene falsato).
In secondo luogo, credo che ormai il cinema sia parte integrante della nostra quotidianità e della
vita di tutti i giorni. Considerato a pieno titolo un’arte, il cinema ha mille facce e mille aspetti
mentre spesso lo si considera solamente una forma di intrattenimento. Non solo esistono generi
molto diversi di film ma esistono vere e proprie scuole di pensiero e con il tempo sto imparando a
cogliere e apprezzare le piccole e grandi differenze che rendono un film diverso da un altro, ad
esempio la sceneggiatura, la colonna sonora, la fotografia, gli effetti speciali...
Perché una forma d’arte
L’istinto di creare è intrinseco nella natura dell’uomo e questa naturale propensione è
testimoniata già dalle pitture rupestri fatte dai nostri primi antenati .
L’arte ha avuto una propria evoluzione e una propria storia legata a convinzioni filosofiche ed
estetiche di un determinato periodo e si è differenziata da regione a regione.
Possiamo dividere le diverse forme d’arte in sette categorie che rispecchiano anche
cronologicamente il loro svilupparsi:
1. Architettura – l’arte primitiva per antonomasia ossia l’arte dell’uomo di costruirsi un riparo
2. Musica – arte primigenia inizialmente composta solo di voce e percussioni
3. Pittura – inclinazione dell’architettura
4. Scultura – inclinazione dell’architettura
5. Poesia – inclinazione della musica
6. Danza – inclinazione della musica
7. Cinema – conciliazione di tutte le altre forme d’arte 1
Stefano Ruffato
Infatti come dice Akira Kurosawa, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico
giapponese, “Il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della
letteratura ugualmente ha connotati propri del teatro, ha un aspetto filosofico e attributi
importanti alla pittura, alla scultura, alla musica”.
Possiamo così considerare il cinema come un surrogato delle altre arti; di ognuna di esse infatti
troviamo un aspetto e solo questa perfetta ed equilibrata unione hanno dato vita a quella che
alcuni considerano la miglior invenzione dopo la stampa.
Anche il cinema ha una propria storia, ha attraversato diverse fasi e periodi, che l'hanno portato
dai primi rudimentali "esperimenti" dei fratelli Lumière ai moderni film digitali, ricchi di effetti
speciali realizzati con la computer grafica. Considerata la prima proiezione dei fratelli Lumière il 28
Dicembre 1885 come data di nascita del cinema moderno possiamo anche individuare una fase
antecedente denominata “pre-cinema” .
Col termine pre-cinema si intendono tutti quegli esperimenti e intrattenimenti legati alla
proiezione di immagini ed al movimento illusorio databili dall'antichità fino alla prima proiezione
pubblica di cinematografo. Gli espedienti più significativi di questa fase sono:
La lanterna magica – erede delle antiche proiezioni cinesi e precorritrice dei proiettori di
diapositive, questo marchingegno consisteva nel proiettare immagini dipinte (di solito su vetro) su
una parete (o uno schermo appositamente predisposto) in una stanza buia, tramite una scatola
chiusa contenente una candela, la cui luce è filtrata da un foro sul quale è applicata una lente
Il mondo nuovo – funziona analogamente alla lanterna magica se non che le immagini non sono
proiettate verso l’esterno ma all’interno di una scatola; l’immagine, grazie alla luce di una candela,
sembrava così realmente illuminata a giorno
Il traumatropio – è dischetto di cartoncino, fissato a due fili e disegnato da entrambe le parti con
soggetti destinati a integrarsi a vicenda; nel momento in cui si fa roteare velocemente il
cartoncino, le immagini tendono a sovrapporsi creando così l’illusione del movimento
Il cineografo - libro tascabile i cui fogli si facevano scorrere velocemente tra le dita: la
sovrapposizione delle immagini dava l'illusione del movimento. Questo segna una prima svolta in
quanto una storia veniva pensata appositamente per essere raccontata attraverso immagini in
movimento: è il predecessore della sceneggiatura.
Per quanto originali e ingegnose tutte queste tecniche
implicavano il disegno e non la riproduzione del reale.
Possiamo dunque considerare queste prime
sperimentazioni come antenati dei cartoni animati più
che vere proiezioni cinematografiche.
Un punto di svolta è segnato dall’invenzione della
fotografia.
Grazie alla fotografia si poté “intrappolare” immagini
reali su di un supporto sensibile alla luce; inizialmente
erano processi molto lunghi e complicati ma la
tecnologia permise di riuscire a produrre fotografie
più velocemente e con una qualità sempre migliore.
Sorse così immediata l’idea di poter fare una serie di
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Stefano Ruffato
scatti così vicini nel tempo da poter registrare il momento, l’azione. Si poteva utilizzare poi la
pellicola così ottenuta al posto delle strisce di carta per proiettare quanto ripreso in precedenza.
Quest'idea ispirò Étienne-Jules Marey che sfruttando il meccanismo utilizzato a quel tempo dalle
macchine più moderne riusciva a scattare 12 foto al secondo. Il problema divenne dunque riuscire
a proiettare il movimento (Κίνημα, kìnema in greco, significa infatti movimento).
Nel 1891 Thomas Alva Edison brevettò il Kinetoscopio, una sorta di grande cassa sulla cui sommità
si trovava un oculare; lo spettatore poggiava l'occhio su di esso, girava la manovella e poteva
guardare il film montato nella macchina su rocchetti. Si aveva quindi una visione monoculare,
come il Mondo nuovo. L'invenzione di Edison veniva portata nelle fiere o in stanzoni appositi e la si
poteva utilizzare dietro pagamento di un biglietto. Per attirare nuovi curiosi Edison non
riproponeva le stesse pellicole ma ne girava di nuove.
Ancora oggi qualcuno discute su chi sia stato veramente l'inventore del cinema e se per la maggior
parte degli storici è indiscutibile la paternità dei fratelli Lumière c'è chi, invece, ne ascrive
l'invenzione a Thomas Alva Edison.
Sembrerebbe che ci siano tutti gli elementi del cinema come si svilupperà fino ai nostri giorni: c'è il
pubblico, c'è il pagamento di un biglietto e ci sono le immagini in movimento. Mancava a questo
punto solo un elemento che facesse diventare la semplice proiezione cinematografica cinema: la
collettività.
Il cinema (come era accaduto per millenni con il teatro) è un fenomeno essenzialmente
comunitario. La grande svolta dei fratelli Lumière e di quella prima sera al Cafè de Paris risiede
ancora oggi in questo.
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumière proiettarono al Grand Café des Capucines di Parigi dieci film
di circa un minuto l'uno.
L'intento dei fratelli Lumière era quello di dare allo spettatore la sensazione del “vero”, e ci
riuscirono pienamente. Infatti in uno dei loro primi corti ripresero un treno che rientrava in
stazione e chiunque lo vedeva aveva paura che il treno lo travolgesse.
Fino a questo momento le proiezioni venivano fatte in piccoli teatri ma qualunque luogo in cui si
aveva la possibilità di proiettare queste brevi pellicole era adatto a raccogliere un piccolo gruppo
di spettatori. Inizialmente infatti il cinema fu pura arte visiva. Talvolta i proprietari dei locali
ingaggiavano dei musicisti per accompagnare le proiezioni.
La sala cinematografica divenne invece fondamentale quando, con il progredire della tecnologia,
s’inserì anche una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo.
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del
colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò,
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Stefano Ruffato
sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla
fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto ed è tuttora utilizzato.
L’industria cinematografica ha trovato una grande diffusione e un veloce sviluppo negli ultimi
decenni tanto che escono annualmente centinaia di nuovi film.
Il cinema è entrato a far parte della nostra quotidianità anche grazie alla televisione ed è per
questo diventato un veloce ed efficace strumento di diffusione di idee e principi.
Come per la letteratura, il cinema ha la possibilità di spaziare in campi diversi e trattare argomenti
di qualsiasi genere, dalla storia alla fantascienza.
Tra produzione letteraria e cinema infatti c’è uno stretto legame.
Non necessariamente i film sono la messa in scena di eventi storici, di storie vere o situazioni
inventate da zero. Spesso accade che si prenda spunto o si riproduca integralmente la trama di un
libro; alcuni dei primi film infatti sono stati la riproduzione su pellicola di grandi classici della
letteratura come “Frankenstein”, film muto del 1910, o “Dr Jekyll and Mr. Hyde” , film muto del
1908.
Ritengo dunque il cinema una realtà affascinante.
Come quando leggendo un libro ci estraniamo e ci immedesimiamo nei personaggi e nella storia
che stiamo leggendo, così vedendo un film abbiamo la possibilità di allontanarci
momentaneamente dalla realtà e vivere le avventure-disavventure dei nostri alter-ego su pellicola.
Per questo motivo ho deciso di concentrarmi sulla figura di uno dei miei artisti (in quanto un
regista dal mio punto di vista è un artista a pieno titolo) preferiti, Stanley Kubrick, soffermandomi
ad analizzare gli aspetti che mi hanno più colpito e i film che mi hanno portato ad apprezzare lui e
il suo lavoro. 4
Stefano Ruffato
Una vita significativa
Stanley Kubrick nasce il 26 luglio 1928 nel quartiere newyorkese del Bronx da genitori ebrei
emigrati durante il primo conflitto mondiale. E’ un bambino molto sveglio e anche se con risultati
scolastici scarsi in quanto gli insegnanti oltremodo conformisti e bigotti favorivano chiaramente gli
alunni proveniente da origini alto borghesi. Il padre cercò di instillargli la passione per la
letteratura mettendogli a disposizione la sua ricca biblioteca e gli insegna a giocare a scacchi: tutti
hobby solitari che si adattavano alla personalità di Kubrick. Sin da ragazzino dimostrava, infatti,
serie difficoltà a relazionarsi con le altre persone. L’unica attività sociale era suonare la batteria
nell’orchestra della scuola. All’età di tredici anni riceve in regalo dal padre una macchina
fotografica da professionista.
L’interesse sempre crescente per la fotografia lo porta a iscriversi al club di fotografia della scuola
scattando molte foto per le pubblicazioni scolastiche. A soli diciannove anni passava cinque sere a
settimana nella sala di proiezione del “Museum od modern art” di New York a guardare vecchi
film. Nel tempo libero andava spesso a caccia di scatti per le strade.
La sua carriera di fotografo inizia proprio
quando il giorno della morte del
presidente americano Franklin Delano
Roosevelt, il 12 aprile del 1945, ritrae un
edicolante afflitto circondato dai titoli dei
giornali che annunciavano la notizia.
Kubrick cerca subito un acquirente e la
rivista “Look” non si rivela interessata
solo alla foto ma lo assume a tempo
pieno come fotografo. I professionisti