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Marinetti non ostante le sue contraddizioni, fu comunque un intellettuale di respiro
internazionale agli inizi del secolo, non a casa il Manifesto del movimento futurista venne
pubblicato a Parigi, cuore della cultura europea.
Nel 1929 venne onorato dal governo fascista del titolo di Accademico d’Italia. Fedele al
fascismo fino in fondo, dopo l’armistizio del 1943 aderì e sostenne la Repubblica di Salò.
Morì a Bellagio, nei pressi di Como, nel 1944.
Massimo esponente futurista, Marinetti, fu un grandissimo sostenitore di Benito Mussolini e
del movimento fascista.
Il fascismo fu un movimento politico italiano costituitosi a Milano il 23 marzo del 1919 per
iniziativa di Benito Mussolini. Benito Amilcare Andrea Mussolini nasce il 29 luglio 1883
a Dovia di Predappio, nel Forlivese, da Alessandro, fabbro ferraio, e Rosa Maltoni, maestra
elementare. Dapprima studia nel collegio salesiano di Faenza (1892-1893), poi presso il
collegio Carducci di Forlimpopoli, conseguendo anch'egli il diploma di maestro elementare.
Seguendo le orme e l’ideologie del padre Mussolini all’età di appena 17 anni si iscrive al
Partito Socialista Italiano (PSI).
Le origini storiche del fascismo risalgono alla profonda crisi provocata in tutta l’Europa
dalla 1° Guerra mondiale (1915-1918) e che portò a radicali mutamenti nelle strutture
politiche e sociali dei singoli paesi. In Italia la crisi assunse proporzioni assai gravi:
insoddisfazione per i risultati della conferenza di pace che deludevano le speranze di
ingrandimenti territoriali e coloniali, il peggioramento delle condizioni economiche, il
carovita e la disoccupazione, che pesavano soprattutto sulle classi popolari e l’inquietudine
della grande borghesia industriale e agraria di fronte alle agitazioni sociali, agli scioperi,
all’occupazione delle fabbriche e delle terre.
Nel momento in cui a Milano nascevano i “fasci italiani di combattimento” il loro fondatore
non si proponeva di creare un partito ma di creare un semplice movimento. Esso si inserì
agevolmente nella mutevole e difficile situazione dell’Italia del dopoguerra, avvalendosi di
tutti i motivi di malcontento e disorientamento vivi nel paese. Quindi il movimento fascista
entra a far parte della politica italiana. Inizialmente il peso del nuovo movimento fu scarso,
infatti nelle elezioni politiche del novembre 1919 i fascisti riportarono solo 4500 voti,
contro 170000 dei socialisti e i 74000 voti popolari. Tuttavia il movimento si andò
rafforzando dopo la marcia su Fiume voluta da D’Annunzio aiutato da una cerchie di
legionari; in segno di protesta contro la firma del trattato di pace di Rapallo che vedeva
annesse all’Italia le città di Istria e Zara, mentre la città di Fiume veniva ancora una volta
riconfermata città libera.
Il movimento prese un impulso ulteriormente decisivo dopo il fallimento dell’occupazione
delle fabbriche (settembre 1920), che segnò l’inizio della parabola discendente del
socialismo. Così a partire dalla fine del 1920 il fascismo andò sviluppandosi
impetuosamente anche nelle campagne.
Già all’inizio del XX secolo c’era un problema che affliggeva il regime liberale.
Infatti le classi popolari si erano organizzate e chiedevano una politica a loro favore,
ponendo la loro candidatura alla direzione dello Stato perché si voleva compiere un passo
decisivo, cioè passare da uno Stato oligarchico ad uno democratico. In Italia il regime
liberale oligarchico andava sfaldandosi e le elezioni politiche ormai a suffragio universale
maschile, avevano introdotto i partiti popolari in Parlamento. Ma dopo le elezioni del 1921
dove per la prima volta i fascisti riuscirono a portare alla Camera 35 deputati, tra cui
vediamo il nome di Mussolini, la borghesia, che non si era rassegnata alla riduzione del suo
potere accettò il fascismo, che si presentava come restauratore dell’ordine e dello Stato.
In fine la borghesia che inizialmente aveva pensato di poter usare il fascismo solo per
sconfiggere il socialismo, fu costretta ad abdicare in favore della forza che essa stessa aveva
alimentato.
Nel congresso di Roma il movimento, che contava ormai più trecentomila iscritti, operò la
sua trasformazione in partito, caratterizzandosi come difensore dell’ordine e dandosi una più
precisa fisionomia ideologica.
Il nuovo partito si pose l’obiettivo della conquista dello Stato, favorito dalla crisi sempre più
profonda delle istituzioni liberali, dal succedersi di governi deboli e impotenti e dalla
divisione delle sinistre.
I fascisti accentuarono le azioni di rappresaglia e il 29 settembre del 1922, presero la
decisione di marciare sulla capitale. La “marcia su Roma” ebbe luogo il 28 Ottobre 1922
quando colonne di camicie nere affluirono a Roma da tutta Italia.
Vittorio Emanuele III rifiutò di firmare il decreto di stato d’assedio presentatogli da Facta e
decise di affidare a Mussolini il compito di formare un nuovo governo. La marcia su Roma
si era quindi rivelata un successo.
Dal punto di vista delle forme giuridiche entro le quali si organizzò il regime fascista sono
da distinguere due periodi. Nella prima fase non ci fu un’aperta rottura rivoluzionaria con il
passato, il primo ministero Mussolini fu infatti un ministero di coalizione, in cui accanto ai
ministri fascisti ci furono i ministri liberali e popolari. Già dal novembre 1922 il fascismo
prese ad agire avendo di mira l’instaurazione di un regime totalitario.
Nel paese furono attivate una serie di violenze contro gli oppositori, nel gennaio del 1923 le
camice nere furono trasformate in Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN), e
il parlamento concesse pieni poteri a Mussolini che se ne servì per preparare la legge
elettorale maggioritaria del 1923. l’elezioni del 6 aprile del 1924, svoltesi in un clima di
pressione e di aperta violenza, diedero alla lista fascista il 64% dei voti, concentrati
prevalentemente nel Centro-Sud. L’organizzazione dello Stato fascista avvenne nel 1925-26
e fu completata nei due anni seguenti. Pertanto furono sciolti tutti i partiti e le
organizzazioni sindacali, furono soppresse la libertà di stampa e di riunione, fu creato un
tribunale speciale per la difesa dello Stato. Con la legge del 24 dicembre del 1925, fu
introdotta la figura del capo del governo distinta dal ministero.
I poteri legislativi ed esecutivi passarono di fatto a Mussolini, che esautorò
progressivamente il parlamento di tutti i suoi poteri divenendo capo del governo e capo del
fascismo. Nel 1939 fu abolito il sistema plebiscitario, in virtù della creazione della camera
dei fasci e delle corporazioni. Il fascismo si identifica ormai a questo punto con lo Stato.
Nel campo della politica economica il fascismo attuò dapprima, a partire dal 1926, una
politica deflazionistica, e quindi favorì l’acceleramento dell’industrializzazione del Paese.
Gli interventi dello Stato nella vita economica si fecero poi più accentuati dopo la grande
crisi mondiale del 1929 con il crollo della borsa di Wall street, che arrivò in Italia nel 1930;
questo interventismo economico si estrinsecò soprattutto nella creazione dell’IRI (Istituto
ricostruzione industriale), creato nel 1933 per il salvataggio di alcune banche che si
trovavano nell’impossibilità di restituire il denaro richiesto dai depositanti, e dell’IMI
(Istituto mobiliare italiano).
In Italia, allo scopo di coordinare ed unificare l’azione statale nell’ambito dell’economia è
stato creato un apposito ministero delle partecipazioni statali, che ha il compito di dirigere e
sorvegliare le attività degli enti pubblici che gestiscono l’economia pubblica. Nel nostro
Paese infatti i diversi rami dell’economia in cui si svolge l’azione statale non sono gestiti
direttamente, ma da enti creati dallo stato in particolari circostanze storiche: si è cercato con
questa formula di conciliare il necessario controllo pubblico sulle varie industrie
consentendo loro di agire sui mercati nazionali e internazionali con la stessa duttilità e
rapidità di decisioni di una industria privata, evitando i farraginosi procedimenti e controlli
di tipo burocratico che inevitabilmente avevano ostacolato la loro azione. Sostanzialmente
la struttura di questi enti e quella di una società per azioni (S.p.A).
COSTITUZIONE
La società per azioni, è una società di capitali, nella quale per le obbligazioni sociali
risponde soltanto la società con il suo patrimonio.
Gli aspetti che principalmente caratterizzano questo tipo societario sono due:
La responsabilità limitata del socio per le obbligazioni sociali. Nei confronti dei
creditori della società risponde soltanto la società con il proprio ed autonomo
patrimonio.
L’azione. Si tratta di un titolo di credito che attribuisce al suo titolare i diritti e gli
obblighi relativi alla qualità di socio.
Per far nascere una spa non è sufficiente stipulare il contratto sociale, come per le società di
persone. La costituzione di una spa prevede lo svolgimento di uno specifico procedimento.
Possiamo distinguere due momenti centrali in questo procedimento:
La stipulazione dell’atto costitutivo, in cui si manifesta la volontà negoziale dei soci
o del socio nel caso si trattasse di società con un unico socio;
L’iscrizione nel registro delle imprese, che rappresenta una forma di pubblicità
costitutiva con la quale la società viene giuridicamente ad esistenza, acquistando la
personalità giuridica.
Per la costituzione della società l’ordinamento prevede, a tutela dei terzi, alcune specifiche
condizioni.
La costituzione non può avvenire se non risulta:
che il capitale sociale sia interamente sottoscritto;
che siano rispettate le prescrizioni della legge sui conferimenti: in particolare va
ricordato l’obbligo di versare almeno il 25% dei conferimenti in denaro e di
presentare una relazione giurata di stima per i conferimenti in natura o di crediti;
che sussistano la autorizzazioni e le altre condizioni richieste dalle leggi speciali per
la costituzione della società il relazione al suo oggetto.
LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA DELLA spa
Prima della riforma per le spa la struttura organizzativa di questo modello societario si
basava e si ancorava su tre organi:
ASSEMBLEA DEI SOCI, con funzioni deliberative;
Gli AMMINISTRATORI; con funzioni direttivi, esecutive e di gestione;
Il COLLEGIO SINDACALE, con funzioni di controllo.
Dopo la riforma risultano essere disponibili tre diversi modelli organizzativi di
GOVERNACE (insieme degli organi di controllo e di gestione), della spa tra i quali
troviamo:
a. modello tradizionale;
b. modello dualistico;
c. modello monistico.
Nel modello tradizionale troviamo l’ASSEMBLEA DEI SOCI che nomina
contemporaneamente un consiglio di amministrazione (gestione) e un collegio sindacale
(controllo).
Nel modello dualistico vediamo che l’ASSEMBLEA DEI SOCI nomina un consiglio di
sorveglianza (controllo) il quale a sua volta nomina un consiglio di gestione (gestione).
Nel modello monistico l’ASSEMBLEA DEI SOCI che nomina un consiglio di
amministrazione (gestione), il quale al suo interno nomina il Comitato di controllo.
LE MODIFICAZIONI DELL’ATTO COSTITUTIVO
(art. 2436)
La modificazione dell’atto costitutivo è un’attività che richiede la massima attenzione e ciò
per tutelare sia i soci, che vedono modificato quanto originariamente pattuito, sia i terzi, per
i quali la modifica della struttura societaria può rappresentare un rafforzamento o un
indebolimento della propria garanzia.
La modificazione dell’atto costitutivo viene deliberata dall’assemblea straordinaria con
maggioranze particolarmente rigorose. Le deliberazioni vengono quindi depositate preso
l’ufficio del registro delle imprese per l’iscrizione a cura del notaio che ha redatto il verbale.
La pubblicità in questo caso mira a far conoscere ai terzi l’esistenza dei cambiamenti, quindi
si ha una efficacia dichiarativa e non costitutiva.
LO SCIOGLIMENTO E LA LIQUIDAZIONE DELLA SOCIETÀ
(art. 2448)