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Sommario
Mappa Concettuale
Storia dell’arte: Edward Munch – L’Urlo
Filosofia: Soren Kierkegaard – “Il concetto di angoscia”
Storia: La Prima guerra Mondiale
Italiano: Giuseppe Ungaretti
Latino: Seneca precursore dell’esistenzialismo moderno
Greco: Le filosofie ellenistiche
Inglese: The Poetry in the Modern Age
Astronomia: La struttura interna e le caratteristiche fisiche della terra
Fisica: Il campo magnetico
Indice
Mappa
Concettuale…………………………………………………………………………………………
…………………… Pag 2
Storia dell’arte: Edward Munch –
L’Urlo………………………………………………………………………… Pag 3
Filosofia: Soren Kierkegaard – “Il concetto di
angoscia”…………………………………………… Pag 4
Storia: La Prima guerra
Mondiale…………………………………………………………………………………… Pag 6
Italiano: Giuseppe
Ungaretti……………………………………………………………………………………………
Pag 11
Latino: Seneca precursore dell’esistenzialismo
moderno……………………………………………Pag 15
Greco: Le filosofie
ellenistiche………………………………………………………………………………………
Pag 17
Inglese: The Poetry in the Modern
Age……………………………………………………………………… Pag 21
Astronomia: La struttura interna e le caratteristiche fisiche della terra……………
Pag 23
Fisica: Il campo
magnetico…………………………………………………………………………………………
…… Pag 26 1
L’ANGOSCIA
ESISTENZIALE Geografia:
La struttura interna e le
Storia: caratteristiche fisiche
La prima Guerra della terra
Mondiale Fisica:
Il campo magnetico
Inglese:
Italiano: The poetry in the
Giuseppe Modern Age:
Ungaretti T.S: Eliot Latino:
Seneca,
Storia dell’arte: Filosofia: precursore
Edward Soren Kierkegaard: dell’esistenzialismo
Munch: “Il concetto moderno
“l’Urlo” dell’angoscia
Storia dell'Arte
La filosofia in età
ellenistica;
Stoicismo, Epicureismo;
Edward Munch - L'urlo
Scetticismo.
2
“Camminavo lungo la strada con due amici- quando il sole tramontò- il cielo
si tinse all’improvviso di un rosso sangue- mi fermai, mi appoggiai stanco
morto ad un recinto- sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e
lingue di fuoco- i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora
di paura- sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.
Con queste parole Edward Munch descrive la sua opera più
famosa “IL GRIDO” del 1895 caratterizzato dall’utilizzo di una
Art Nouveau,
linea morbida, fluida, simile a quella dell’ ma che
non ha più niente a che fare con il piacere o la decorazione.
Anche se Munch viene considerato un individualista, è posto
comunque alle radici dell’espressionismo; questo movimento
riflette la situazione sociale nel periodo della prima Guerra
Mondiale e gli artisti usano colori e forme per esprimere paure,
angoscia, sensazioni dolorose che l’uomo prova durante la sua
vita.
Munch dipinge utilizzando il linguaggio espressionista: i colori
hanno un significato simbolico, sono usati puri, contrapposti tra
di loro, hanno tonalità accese anche quando la presenza della morte è incombente; in
termini stilistici, l’artista norvegese introduce sorprendenti novità: da una parte un
colore acido e violento, dall’altra una sinuosità lineare che conferisce al segno una
valenza allucinata, infatti l’artista dipinge non quello che vede ma quello che sente
dentro.
In primo piano vi è una figura dal viso senza forma simile ad una larva, con gli occhi
spalancati e gialli, che si porta le mani alle orecchie quasi come volesse non udire il
grido disperato che sale dall’interiorità ancora più disperato di un urlo che proviene
dall’esterno: è il grido della nascita, dell’essere gettati nel mondo e pure già
GRIDO DELLA MORTE.
condannati, il L’uomo avverte l’angoscia, il disagio verso il
mondo e urla non tanto per risolvere il problema,
quanto per comunicare il suo stato d’animo; alle
spalle della figura vi è un ponte il cui andamento
obliquo attira il fruitore nel quadro.
Lo stesso tema del “Grido” viene affrontato in
altre due opere: in “ANGOSCIA” e
“DISPERAZIONE” la situazione è identica ma
l’uomo pur rimanendo isolato, chiuso in se stesso,
è circondato da altre persone con le quali però
non ha alcun tipo di comunicazione e l’impatto
duro della linea retta insieme al timbro allucinato,
raccontano in modo pittoricamente efficace l’urto
improvviso dell’angoscia che può trasformare un
bel tramonto in un incubo insostenibile.
“una paura che è presagio
E’ la stessa angoscia,
di un terremoto” di cui aveva parlato Kierkegaard.
Filosofia
Soren Kierkegaard
3
Una prima caratteristica dell’opera e della personalità
di Kierkegaard è l’aver cercato di ricondurre l’intera
esistenza umana alla categoria della possibilità, e di
aver messo in luce l’aspetto paralizzante e negativo
della possibilità in quanto tale. Kierkegaard scopre e
mette in luce l’aspetto negativo della possibilità che
entri a costituire l’esistenza umana. Infatti, ogni
possibilità oltre ad essere “possibilità che-si” e sempre
e anche “possibilità che-no”; implica la nullità possibile
di ciò che è possibile e quindi la minaccia del nulla.
Kierkegaard vive e scrive sotto il segno di questa
minaccia, tanto che i rapporti con la famiglia,
l’impegno di fidanzamento e la sua stessa attività di
scrittore, gli appaiono carichi di alternative terribili che
finiscono per paralizzarlo. Egli stesso dichiara di
sentirsi “discepolo dell’angoscia” ovvero di chi sente in
sé le possibilità terribili ed annientatrici che ogni
alternativa dell’esistenza prospetta. Egli afferma:
- <<ciò che io sono è il nulla: questo procura a
me e al mio genio la soddisfazione di conservare la mia esistenza al punto
zero.>>
Ed il punto zero è l’indecisione permanente, l’equilibrio instabile tra le alternative
opposte che si aprono di fronte a qualsiasi possibilità.
Nelle sue due opere fondamentali “IL CONCETTO DELL’ANGOSCIA” e “LA
MALATTIA MORTALE”, affronta la situazione di radicale incertezza, instabilità e
dubbio in cui l’uomo si trova costituzionalmente per la natura problematica del proprio
modo d’essere.
Nell’opera “IL CONCETTO DELL’ANGOSCIA” del 1844, esamina l’uomo non solo in
quanto sia dotato di ragione, ma anche nella totalità della sua esistenza di essere
finito ed irripetibile; esistere vuol dire emergere dal nulla ma non si può esistere se
non come peccatori: infatti esistere è peccato, è la perdita dell’originaria innocenza.
Il peccato si presenta come scelta e a volte come assurdo: è il caso di Adamo che,
spinto da Dio a sacrificare Isacco, peccherebbe sia se lo uccidesse (contro le leggi
morali del suo popolo) sia se non lo facesse (contro un ordine di Dio) e questa
situazione genera angoscia; il peccato è quindi una rottura da una situazione di
innocenza, e l’innocenza è ignoranza perché nell’innocenza l’uomo non è consapevole
né del bene né del male.
Nell’ignoranza di ciò che può, Adamo possiede il suo potere nella forma della pura
possibilità; e l’esperienza vissuta di questa possibilità è l’angoscia. L’angoscia non è
né necessità né libertà astratta, cioè libero arbitrio; è libertà finita, cioè limitata e
impastoiata, e cosi si identifica con il sentimento della possibilità.
La connessione dell’angoscia con il possibile si rivela nella connessione del possibile
con l’avvenire. Il possibile corrisponde completamente all’avvenire.
Il passato può angosciare solo in quanto si ripresenta come futuro, cioè come
possibilità di ripetizione. Cosi una colpa passata genera angoscia, solo se è veramente
passata, giacché se fosse tale potrebbe generare pentimento, non angoscia. Essa è
legata strettamente alla condizione umana.
“Concetto dell’angoscia”
Le pagine conclusive del esprimono in modo
potentemente autobiografico la natura dell’angoscia come strumento del
possibile. La parola più terribile pronunciata da Cristo non è quella che impressionava
Lutero: <<mio Dio, perché mi hai abbandonato?>>, ma l’altra che egli rivolse a
Giuda: <<Ciò che tu fai, affrettalo!>>. La prima parola esprime la sofferenza per ciò
che accadeva, la seconda l’angoscia per ciò che poteva accadere; e solo in questa si
4
rileva veramente l’umanità del Cristo; perché l’umanità significa angoscia. La povertà
spirituale sottrae l’uomo all’angoscia; ma l’uomo sottratto all’angoscia è lo schiavo di
tutte le circostanze che lo sballottano di qua e di la senza meta. L’angoscia è la più
gravosa di tutte le categorie.
Kierkegaard collega l’angoscia strettamente con il principio dell’infinità o l’onnipotenza
del possibile; principio che egli esprime più volte dicendo: “Nel possibile, tutto è
possibile”. Per questo principio, ogni possibilità favorevole all’uomo è
annientata dall’infinito numero delle possibilità sfavorevoli. È l’infinità o
indeterminatezza delle possibilità che rende insuperabile l’angoscia e ne fa
la situazione fondamentale dell’uomo nel mondo.
Storia
La prima guerra mondiale
Le cause remote
Le case remote del conflitto sono state:
-Il contrasto Franco-Tedesco, per la sconfitta francese di Sedan e la cessione
dell’Alsazia e della Lorena alla Germania.
-Il contrasto anglo-tedesco, perché la corsa agli armamenti da parte della Germania
con la seguente costituzione di una potente flotta, mise in serio pericolo la supremazia
inglese sui mari.
-I fermenti nazionalistici nell’impero austro-ungarico, fomentati da popolazioni italiane,
ceche, slave, ecc……, che cercavano l’indipendenza o il distacco dall’Impero austriaco.
-L’aggressiva politica della Russia nei Balcani, che si opponeva al desiderio da parte
dell’Austria di rinforzare il suo dominio proprio in quella zona.
-La corsa agli armamenti effettuata da tutti gli Stati su pressione dei grandi industriali,
che si arricchivano proprio con la vendita delle armi.
5
La grande guerra fu dunque un conflitto per l’egemonia in Europa tradotto quindi in
nazionalismo e imperialismo.
La causa prossima
La causa scatenante della guerra fu l’assassinio del futuro erede al trono austriaco,
l’arciduca Francesco Ferdinando, ad opera di uno studente bosniaco, Gravilo Princip, a
Sarajevo, mentre attraversava la città in auto scoperta. L’attentatore era militante di
un’organizzazione irredentista che risiedeva in Serbia e veniva tollerata da parte del
governo serbo.
L’Austria inviò alla Serbia un ultimatum, lesivo della sua sovranità, con il quale
imponeva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini dell’attentato. La
Serbia non accettò e l’Austria, il 28 luglio 1914, dichiarò guerra a essa.
Dichiarazioni di guerra e schieramenti:
Il conflitto in poco più di un mese, grazie alle alleanze, assunse vaste proporzioni.
Infatti, dopo continue dichiarazioni di guerra, si formarono due schieramenti:
- da una parte Austria e Germania (Imperi Centrali), poi Bulgaria e Impero turco;
- dall’altra prima Francia Inghilterra e Russia (Triplice Intesa) al fianco della Serbia, poi
il Giappone e Stati Uniti, che trascinarono in guerra altri Paesi, con i quali formarono gli
“Alleati”.
L’Italia si dichiarò neutrale fino al 24 maggio 1915 e dopo, con il Patto di Londra (26
aprile 1915) chiuse i rapporti con la Triplice Alleanza passò dalla parte dell’Intesa.
Le operazioni militari:
Le operazioni militari della Grande Guerra, possono essere divise in tre fasi:
- la prima, che va dal 1914 alla metà del 1915;
- la seconda, che va dalla metà del 1915 al 1917;
- la terza, che va dal 1917 al 1918;
Prima fase
Sul fronte occidentale, la Germania attaccò con una manovra lampo la Francia,
attraverso il territorio neutrale del Belgio, ma fu fermata sul Marna, a 40 km da Parigi.
La guerra si trasformò da una guerra-lampo ad una guerra di trincea, o di posizione.
Tutti (governi, stati maggiori, opinione pubblica) pensavano a una guerra di breve
durata ma la previsione si rivelò drammaticamente errata: non prevedevano che i
nuovi armamenti, via via perfezionati e impiegati durante il conflitto, lo avrebbero reso
non solo più distruttivo ma anche più equilibrato.