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Quando mi è stato detto di realizzare la tesina di maturità, ero molto confusa, perché molti erano gli argomenti e le tematiche che desideravo trattare.
Ma alla fine ho deciso di fare l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena,
perché è uno degli ingredienti più diffusi con un sapore unico ed inimitabile e di ottima qualità che molte aziende cercano di imitare.
L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è un alimento capace di esaltare i sapori delle pietanze sia crude che cotte, dalle più elaborate a quelle più povere e semplici, utilizzato sia nella cucina raffinata che in quella quotidiana per insaporire.
E' particolarmente indicato in insalate, verdure cotte, paste fresche ripiene, pesce, carni rosse e bianche e sui dolci. Sui cibi cucinati, va aggiunto solo a fine cottura, per conservare inalterato il suo inconfondibile aroma. In sintesi, ho voluto fare una tesina originale, diversa dalle altre.
Sommario
Premessa 4
Introduzione 5
Storia Dell’Aceto Balsamico 7
Consorzio Dell’Aceto Balsamico 9
Produzione Dell’Aceto 12
18
Esame Organolettico
Come Usare L’Aceto Balsamico 20
Alcune Ricette… 21
24
Altri Tipi Di Aceto
Bibliografia 26
27
Ringraziamenti 3
Premessa
Quando mi è stato detto di realizzare la tesina scolastica, ero molto
confusa, perché molti erano gli argomenti e le tematiche che
desideravo trattare.
Ma alla fine ho deciso di fare l’Aceto Balsamico Tradizionale di
Modena,
perché è uno degli ingredienti più diffusi con un sapore unico ed
inimitabile e di ottima qualità,che molte aziende cercano di imitare.
L’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è un alimento capace di
esaltare i sapori delle pietanze sia crude che cotte, dalle più
elaborate a quelle più povere e semplici, utilizzato sia nella cucina
raffinata che in quella quotidiana per insaporire.
E' particolarmente indicato in insalate, verdure cotte, paste fresche
ripiene, pesce, carni rosse e bianche e sui dolci.
Sui cibi cucinati, va aggiunto solo a fine cottura, per conservare
inalterato il suo inconfondibile aroma. 4
Introduzione
L'aceto Balsamico Tradizionale di Modena e' un condimento
aromatico prodotto mediante la fermentazione acetica del vino,
provocata da microrganismi detti Microderma aceti (la madre
dell'aceto); il sapore aspro di questo alimento e' dovuto alla presenza
di acido acetico, mentre il suo aroma dipende dal vino utilizzato,
dalla fermentazione e da eventuali altre lavorazioni;
Il vero Aceto Balsamico Tradizionale è prodotto nella provincia di
Modena e Reggio
Emilia: nella zona
compresa tra la
valle del fiume
Secchia fino alla
sinistra del fiume
Reno.
È ottenuto dal
mosto d’uva
cotto, maturato
per lenta
acetificazione.
L’aceto balsamico
si presenta come
un liquido
sciropposo,
denso, saporoso e
profumato, di
colore scurissimo.
Acido e dolce
insieme, di
deliziosa
fragranza, specie quando comincia ad essere vecchio di alcuni anni,
può essere perfino usato come un liquore.
La materia prima per ottenere l'Aceto Balsamico Tradizionale di
Modena è ottenuta dalle "uve prodotte dai vitigni tradizionalmente
coltivati nella provincia di Modena" (Lambrusco, Ancellotta,
Trebbiano, Sauvignon e Sgavetta). 5
L’Aceto Balsamico di Modena è infatti il risultato di una lunga e
naturale trasformazione di ingredienti nel tempo, dove l’aria,
l’umidità, la posizione delle botticelle, le essenze legnose (rovere,
ciliegio, castagno, gelso, frassino, robinia e il ginepro) che le
compongono sono determinati per creare un aceto unico con
caratteristiche organolettiche speciali.
Durante l’invecchiamento il prodotto è contenuto nelle piccole
botticelle di legno, costruite con legni pregiati diversi, in modo che
ogni botte contribuisca con un sapore ed un profumo particolare alla
maturazione del prodotto. 6
Storia Dell’Aceto
Quando si parla di Aceto Balsamico di Modena inevitabilmente si fa
riferimento alla città di Modena, perché la cultura e la storia di
questa città sono legate alla produzione di questo particolare tipo di
aceto.
L’Aceto Balsamico di Modena deve la sua esistenza alle particolari
caratteristiche pedoclimatiche del territorio dell’antico Ducato
Estense che comprendeva le attuali province di Modena e Reggio
Emilia, a queste caratteristiche si sono successivamente aggiunti i
saperi, le conoscenze e le competenze dell’uomo.
A Modena sono sempre esistiti diversi tipi di aceto ottenuti con il
mosto d’uva, l’origine di questi prodotti risale alla tradizione degli
antichi Romani; il termine balsamico però è relativamente giovane
in quanto fu usato per la prima volta nei registri degli inventari
ducali della Reggia Estense di Modena nel 1740 e probabilmente il
nome stesso nasceva dall’uso terapeutico che allora si faceva di
quest’aceto.
Con la nascita dello Stato Italiano (1860), lo sviluppo di nuovi
mercati e del commercio, ha attirato un sempre maggiore interesse
sul Balsamico e ha sviluppato anche ricerche storiche.
Nel 1839 il conte Giorgio Gallesio, dopo essersi fermato in visita
dall’amico conte Salimbeni di Nonantola, per studiare le varietà
delle uve e dei vini modenesi, rimase molto colpito e incuriosito
dall’Acetaia dell’amico e si dedicò per giorni allo studio delle
tecniche di produzione.
Nei suoi appunti manoscritti, ritrovati a Washington negli Stati
Uniti, egli descrive la tecnica di produzione e classifica gli aceti in
due categorie: quelli ottenuti dal solo mosto cotto e quelli da “mosto
fermentato e vin fatto”.
Alla fine dell’800 l’Aceto Balsamico di Modena comincia a
comparire nelle più importanti manifestazioni espositive, creando
grande interesse non solo sul territorio ma anche a livello nazionale.
Diversi documenti testimoniano di aceto fatto col mosto e aceto di
vino utilizzato a volte metodi più rapidi che prevedevano l’uso di
spezie. 7
Dal punto di vista delle leggi, è del 1933 la prima autorizzazione
ministeriale che permetta di produrre “l’Aceto Balsamico
Modenese”, nel 1965 il D.P.R. n 162 del 12/02/65 stabilisce precise
regole per evitare le frodi nella preparazione e commercializzazione
di vini, mosti e aceti; sempre nel 1965, in un disciplinare, si parla
delle “caratteristiche di composizione e modalità di preparazione
dell’Aceto Balsamico di Modena”.
Nel 1994 i produttori si sono attivati per proteggere e migliorare la
produzione e per tutelare il corretto uso della denominazione. 8
Il Consorzio Dell’Aceto
Balsamico Tradizionale
Di Modena
Il Consorzio Aceto Balsamico di Modena nasce nel 1993 su
iniziativa dei produttori più antichi, con il nome di “Consorzio
Tutela Aceto Balsamico di Modena” per la valorizzare il prodotto, la
sua difesa e la diffusione della
conoscenza a livello mondiale. Consorzio
Aceto Balsamico di Modena, in quanto
Consorzio volontario tra i produttori, ha
da sempre, per sua stessa natura, avuto a
cuore la tutela del prodotto.
Il 21 gennaio 1994 presenta la domanda
per l'ottenimento dell’Indicazione
Geografica Protetta (IGP). Nel 1998 il
Consorzio cambia il nome in “Consorzio Aceto Balsamico di
Modena”, mantenendo però gli stessi regolamenti, e quindi
l’impegno a promuovere il prodotto
ed a tutelarne la qualità e il mercato.
In questo ambito ha adottato tra
l'altro, un Regolamento che obbliga
tutti i produttori a rispettare
procedure e metodi di produzione che
tendono a garantire una maggiore
qualità al prodotto: il consumatore,
attraverso il contrassegno consortile,
utilizzato dal gennaio 1999, ha oggi
la certezza di acquistare un Aceto
Balsamico di Modena che è stato
prodotto e confezionato nella zona di
origine nel rispetto di questo rigoroso
Regolamento. 9
Fin dalla sua creazione, si sono organizzate diverse iniziative al
riguardo, fino alla stesura di importanti punti a garanzia della serietà
dei produttori e del forte legame con il territorio modenese.
Tali punti, a cui tutti i produttori devono obbligatoriamente
sottostare, possono essere riassunti come segue:
- mosti utilizzati per la produzione provengono esclusivamente
da uve coltivate in Emilia Romagna;
- tutti i lotti di mosto usati
sono analizzati ed approvati
dal Servizio Repressione
Frodi del Ministero delle
Politiche Agricole e
Forestali;
- il produttore ha una capacità
in tini o botti di legno tale da
garantire il periodo di affinamento o invecchiamento del
prodotto;
- il prodotto è stato affinato per un periodo fino a 3 anni in
legno (contrassegno color Bordeaux) oppure è stato
invecchiato per oltre 3 anni (contrassegno Bianco) in botti o
tini di legno;
- ogni movimentazione delle materie prime è iscritta in un
registro firmato;
- dopo la fase di affinamento ed invecchiamento il prodotto,
prima di essere imbottigliato, è analizzato da un laboratorio
accreditato dal Consorzio Aceto Balsamico di Modena,
affinché ne accerti la conformità ai limiti chimici ed
organolettici imposti dal disciplinare, comunque più restrittivi
di quelli di legge;
- l’Aceto Balsamico di
Modena che reca il
contrassegno è stato
prodotto ed imbottigliato
nella zona di origine;
- i testi e gli ingredienti
indicati sulle etichette
degli associati sono consoni alle regole imposte dal
disciplinare sulla trasparenza e il rispetto della concorrenza. 10
I contrassegni consortili, sono numerati progressivamente e
registrati in un apposito libro obbligatorio per ogni consorziato,
rappresentano quindi un importante strumento che aiuta a fare
chiarezza ai consumatori alle prese talvolta con prodotti non
garantiti.
L'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena è un prodotto
tradizionale della cucina di Modena, la cui produzione è
documentata già in un documento del 1046, apprezzato nel
rinascimento dagli estensi. È prodotto con mosti provenienti
esclusivamente dalla provincia di Modena.
Attualmente questo prodotto è
tutelato dal marchio di
Denominazione d'Origine
Protetta.
Il Consorzio Aceto Balsamico
di Modena raggruppa oggi 17
produttori. 11
Produzione
dell’aceto
L’Aceto Balsamico di Modena è ottenuto dal mosto d’uva cotto,
maturato per lenta acetificazione, derivato da naturale
fermentazione e progressiva concentrazione, mediante lunghissimo
invecchiamento in serie di vaselli (botticelle) di legni diversi, senza
alcuna aggiunta di sostanze aromatiche.
Nelle botti inizia il processo chimico di “maturazione” del prodotto,
grazie agli acetobatteri.
Riferiti al balsamico sono gli agenti della biossidazione dell’alcol
etlico in acido acetico.
C H OH + O --> CH COOH + H O
2 5 2 3 2
ovvero: alcol etilico + ossigeno --> acido acetico + acqua
La produzione, secondo il disciplinare dell’Aceto Balsamico
Tradizionale di Modena , segue delle procedure semplici e ben
precise che devono essere eseguite con esattezza, nella dovuta
sequenza, scegliendo i tempi e i luoghi che siano i più adatti.
Esistono però dei piccoli segreti dovuti all’abilità dell’uomo e
tramandati, il più delle volte oralmente, di generazione in
generazione.
La procedura necessaria per ottenere l’Aceto Balsamico
Tradizionale di Modena, passa attraverso quattro fasi fondamentali:
- raccolta dell’uva
- pigiatura
- cottura del mosto
- invecchiamento 12
Raccolta dell’uva
La raccolta dell’uva rimane senz’altro uno dei momenti più
importanti nella produzione di l’Aceto Balsamico Tradizionale di
Modena, in quanto il modo di eseguirla influisce in maniera
determinante sui requisiti del prodotto finale.
La raccolta dell'uva è effettuata in autunno quando il rapporto fra
zucchero ed acidità totale è più elevato.
La raccolta viene effettuata quasi sempre a
mano, con ceste di vimini o cassette di legno,
per garantire la perfetta integrità del grappolo
prima della pigiatura.
Uva adatta è anche il risultato di una
adeguata potatura del vitigno nell'inverno
precedente la raccolta.
La materia prima per ottenere l’Aceto
Balsamico Tradizionale di Modena è ottenuto
dalle uve prodotte da vitigni tradizionalmente coltivati nella
provincia di Modena e in particolare da Lambrusco, Ancellotta,
Trebbiano, Sauvignon e Sgavetta, in genere uve molto zuccherine.
Il Trebbiano, che è l’uva di maggiore utilizzo, deve avere le seguenti
caratteristiche:
Grappolo: voluminoso a sufficienza, tra il conico e il
cilindrico, picciuolo ben robusto;
Acino: sferico, medio, piuttosto piccolo;
Buccia: in collina deve essere di un bel giallo d’oro, in pianura
di un giallo annuvolato e non traslucida,
Sugo: consistente, dolce, quasi in aromatico, abbondanti di
principi albuminoidi; 13
Pigiatura
La pigiatura dell'uva, meccanica o manuale, deve comunque essere
soffice.
Questo per ottenere un basso tenore di polifenoli che rallentano il
processo di acetificazione.
Il mosto deve poi essere filtrato e decantato, viene separato da
sostanze solide e da
impurità, poi si deve
procedere ad una
defecazione con
chiarificazioni e
schiumature.
Un buon mosto si
ottiene dall'uso di uva
ben matura, con un
giusto rapporto fra
valore zuccherino e
acidità.
Normalmente gli
zuccheri sono controllati tramite il mostimetro di Babo, un
densimetro graduato che permette di leggere direttamente la
quantità di zuccheri nel mosto.