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Sintesi
Introduzione Terremoto e maremoto Thoku 2011, tesina


La seguente tesina tratta del del terremoto e dello tsunami cha hanno investito la regione del thoku in gisppone

Collegamenti


Architetti - Frank Lloid Wright
Estratto del documento

L

detta magnitudo ovvero una stima dell'energia sprigionata da un terremoto nel punto della

frattura della crosta terrestre cioè all'ipocentro secondo i criteri indicati dal geofisico

statunitense Charles Richter. La scala Mercalli è una scala che misura l'intensità di

un terremoto e la causa degli effetti che esso produce su persone, cose e manufatti. Essa

prende il nome da Giuseppe Mercalli, sismologo e vulcanologo famoso in tutto il mondo

ideatore della scala.

Che cos’è un maremoto:

Il maremoto è un anomalo moto ondoso del mare, originato da un terremoto sottomarino o

da altri eventi che comportino uno spostamento improvviso di una grande massa d'acqua.

Di solito un maremoto si genera in mare aperto dove l'onda rimane poco intensa e poco

visibile e concentra la sua forza in prossimità della costa quando l'onda si solleva e si

riversa più o meno dentro l'entroterra (una barca in mare aperto può anche non accorgersi

del passaggio di un'onda di maremoto) dopo il maremoto del Tōhoku è invalso nel mondo

l'uso del termine giapponese tsunami (津波 lett. "onda del porto")

L'intensità di un maremoto dipende dalla quantità di acqua spostata al momento della

formazione del maremoto stesso, intensità valutabile quando l'onda raggiunge le coste: in

generale un'onda di maremoto che lungo il litorale non supera 2,5 m in altezza non

provocherà grandi danni e i suoi effetti non saranno pericolosi, mentre un'onda di oltre

4–5 m in altezza sarà distruttiva per il litorale investito, in Giappone le onde superarono

picchi di 10 metri. 3 – Il terremoto:

Il terremoto si è generato nella prefettura di Miyagi. La zona presso l'epicentro ha tremato

per circa 6 minuti, raggiungendo una magnitudo momento di 8.9. Sulla terraferma, circa

100 km dall'epicentro, si è rilevato un valore di scuotimento sismico massimo

corrispondente al nono grado. Ulteriori scosse si sono succedute dopo quella iniziale delle

14:46: una di magnitudo 7,0 alle 15:06, una di magnitudo 7,4 alle 15:15 ed una di

magnitudo 7,2 alle 15:26, e sono state oltre quaranta le scosse di magnitudo superiore a

5,0 che hanno avuto luogo nelle ore seguenti la scossa iniziale. Molte parti della città di

Tokyo sono rimaste temporaneamente senza fornitura di energia elettrica. All'alba del 13

marzo (ore 5:00 locali) si sono verificate altre scosse di 6,8 e 6,0 nel nord est del Paese. Il

14 marzo si verifica un'altra grande scossa di magnitudo 6,2 avvertita anche a Tokyo. Il 15

marzo un'altra della stessa magnitudo si è riscontrata a 120 chilometri a sud-ovest

di Tokyo, nei pressi del monte Fuji con epicentro a Shizuoka Il 16 marzo una scossa di 6,0

scuote la prefettura di Chiba, alla periferia est di Tokyo. Il 17 marzo la tv Nhk annuncia che

una nuova scossa di magnitudo 5,8 si è registrata poco fuori da Tokyo, con epicentro al

largo delle coste della prefettura di Ibaraki, a nord della capitale.

4 – II maremoto:

In seguito alla scossa si è generato uno tsunami con onde alte oltre 10 metri che hanno

raggiunto una velocità di circa 750 km/h. Molti paesi, tra cui la Nuova Zelanda, l'Australia,

la Russia, Guam, le Filippine, l'Indonesia, la Papua Nuova Guinea, Nauru, le Hawaii, le

Marianne Settentrionali e Taiwan hanno, di conseguenza, dichiarato l'allerta tsunami. In

Giappone l'allerta è stata subito portata al livello massimo. Le coste giapponesi più colpite

dalle onde anomale sono state quella della prefettura di Iwate, dove si è registrata l'onda

più alta, abbattutasi nelle vicinanze della città di Miyako, che ha raggiunto la straordinaria

altezza di 40,5 metri, e quella della prefettura di Miyagi, che ha subito i maggiori danni,

con automobili, edifici, navi e treni travolti dalle onde.

Lo tsunami ha anche raggiunto il mare Mediterraneo, passando attraverso lo Stretto di

Gibilterra. Le immagini da satellite hanno mostrato che la fatica, indotta da queste

oscillazioni, sulla massa di ghiaccio della piattaforma di ghiaccio Sulzberger che si riversa

nell'oceano, ha provocato la rottura ed il distacco dalla stessa di due grossi iceberg , per

2

una perdita complessiva di 125 km di ghiaccio; si tratta del primo distacco rilevato di

iceberg da quell'area da 46 anni.

A distanza di tre anni dall'evento, modelli elaborati al computer suggeriscono che alla

formazione dell'onda di tsunami di tale altezza abbia contribuito l'effetto congiunto di una

grande frana sottomarina innescata dal terremoto

5 – Conseguenze del sisma:

Vittime:

A un mese dall'evento, il numero delle vittime da parte della National Police Agency

giapponese fu di 13.228 morti e 14.529 dispersi, con stime dei dispersi effettivi vicine ai

17.000 per un totale di oltre 30.000 vittime. Ad oggi, il numero ufficiale è di 15.703 morti

accertati, 5.314 feriti e 4.647 dispersi. Due treni passeggeri sono stati travolti dalle

onde, uno dei quali è stato ritrovato solo il 13 marzo tra Iwate e Miyagi assieme ai 70

passeggeri, tutti salvi, che si erano rifugiati in una scuola sfuggendo alle onde. Altri

superstiti trascinati in mare dal riflusso dello tsunami sono stati recuperati fino a 15 km

dalla costa di Fukushima. Dalle 9:30 dell'11 marzo è stato attivato il sistema Google

Person Finder, già utilizzato per i terremoti di Haiti, del Cile e di Christchurch. Il 14 marzo i

soccorritori hanno ritrovato 2.000 cadaveri nella sola prefettura di Miyagi.

Danni alle infrastrutture:

Nei primi momenti dopo il sisma si sono sviluppati incendi e smottamenti. Una colonna di

fumo si è innalzata dalla zona del porto di Tokyo, con danni registrati anche a Tokyo

Disneyland. L'antenna in cima alla Tokyo Towerha subito un collasso strutturale risultando,

sin dalle prime ore, vistosamente pendente.

Una diga di un bacino di irrigazione nella prefettura di Fukushima è crollata. L'acqua che

ne è fuoriuscita ha investito alcuni edifici e causato danni alla viabilità della città

di Sukagawa.

La rete ferroviaria giapponese Shinkansen ha bloccato tutti i treni ad alta velocità, mentre

altri servizi ferroviari in varie parti del paese sono stati sospesi. Il 12 marzo la rete dei

trasporti dell'area metropolitana di Tokyo, la rete ferroviaria Shinkansen sul tratto Tokaido e

i servizi autobus hanno incominciato a riprendere normalità.

A Sendai lo tsunami ha allagato l'aeroporto. Negli aeroporti

di Tokyo Haneda e Narita il traffico è stato subito sospeso

per una verifica precauzionale delle piste ed è ripreso il

giorno successivo al sisma.

Nella città di Ichihara, nella prefettura di Chiba, una

raffineria della Cosmo Oil Company è esplosa, generando

un vasto incendio.

Un cargo della società italiana Romeo Group è stato

completamente distrutto a Ishinomaki, un secondo cargo è

stato scaraventato sulla terraferma con l’intero equipaggio

a bordo sano e salvo.

La fornitura d'acqua si è interrotta in almeno 1,4 milioni di

case e circa 3 milioni di persone sarebbero rimaste senza

]

elettricità. A ciò si è aggiunta la penuria di beni di prima

necessità come cibo, acqua e carburante a Sendai.

Le centrali nucleari:

Il sisma ha provocato lo spegnimento automatico di undici centrali nucleari da parte dei

sistemi di emergenza.

Le centrali che hanno subito i maggiori danni sono state quelle di Fukushima Dai-ni

(Fukushima II) e, in particolare, Fukushima Dai-ichi (Fukushima I), situate nella prefettura

di Fukushima. I reattori attivi a Fukushima I erano i n. 1, 2 e 3, mentre altri tre erano stati

spenti per manutenzione. Questi si sono disattivati automaticamente dopo la scossa, ma i

sistemi di raffreddamento sono comunque risultati danneggiati, causando un

surriscaldamento incontrollato. Il livello dell’acqua negli impianti è sceso sotto i livelli

minimi di guardia in tutti e due i siti, e pertanto è stata dichiarata l’emergenza nucleare (la

prima nella storia del Giappone). Alle 15:40 dell’11 marzo il reattore n. 1 di Fukushima I ha

subito la fusione delle barre di combustibile e un’esplosione visibile anche dall’esterno,

che ha provocato il crollo di parte delle strutture esterne della centrale. In un’ora sarebbero

state rilasciate più radiazioni che nell’arco di un anno. Il 12 marzo si è verificato lo stesso

problema al reattore n. 3 della stessa centrale. Per contenere il surriscaldamento è stato

autorizzato il rilascio controllato di vapore e si è proceduto all’irrorazione dei reattori con

acqua di mare e acido borico (capace di assorbire neutroni e rallentare la reazione del

combustibile). Il 14 marzo si è interrotto l’impianto di raffreddamento del reattore n. 2,

subito irrorato con acqua marina e un prodotto a base di boro realizzato da un’ azienda

chimica italiana per rallentare la reazione all’interno della centrale nucleare. Nella notte del

15 marzo è avvenuta un’esplosione, con successivo incendio, al reattore n. 4: anche se

spento, il guasto all’impianto di raffreddamento ha impedito di contenere il

surriscaldamento dovuto al decadimento naturale del combustibile nucleare, e questo ha

portato alla vaporizzazione dell’acqua della piscina di soppressione in cui è immerso il

reattore e alla successiva reazione tra vapore bollente e lo zirconio che riveste le barre di

combustibile; l’acqua attorno al reattore si è prosciugata portando il surriscaldamento fuori

controllo. Gli incendi e la radioattività hanno reso problematico l’accesso negli impianti dei

tecnici che cercavano di riprendere il controllo dei reattori. Tuttavia, i contenitori primari

dei reattori interessati dagli incidenti (n. 1, 2, 3 e 4) hanno resistito alle esplosioni e al

surriscaldamento. Gli avvenimenti sono stati classificati dall’Agenzia per la sicurezza

nucleare a pari livello con il Disastro di Černobyl’.

Nella centrale di Onagawa è scoppiato un incedio lontano dal reattore subito estinto

mentre nella Centrale di Tokai i sistemi di autospegnimento si sono attiva corettamente.

6 – Risposte del governo nipponico e dal mondo:

Dopo la prima scossa e il successivo tsunami, il primo ministro del Giappone Naoto

Kan ha annunciato che il governo ha mobilitato le forze di autodifesa in varie zone colpite

dal terremoto. Ha chiesto poi pubblicamente al popolo giapponese di restare calmo

promettendo di aggiornare sulla situazione attraverso vari media. Ha spiegato, infine, che

le centrali nucleari si sono spente in seguito alla scossa, ma nonostante ciò il pericolo di

fuoriuscita di materiale radioattivo non è stato scongiurato. In un discorso alla nazione il 13

marzo dichiara: «È il mo

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