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La “funzione comunitaria” :
Secondo un’ipotesi fatta dalla psicologa Donata Francescato , esisterebbero tre tipi
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differenti di risata:
1. risata – stimolo
2. risata – cultura
3. risata – inclusione
Nel primo caso la risata è legata a uno stimolo sensoriale, che ci fa mettere in
gioco reazioni istintive, legate al gioco, al divertimento e alla necessità di contatto
corporeo; è quindi la risata tipica dell’infante.
Questa, però, non è da confondere con il sorriso e il riso nel bimbo che possono
anche essere meccanismi di autogratificazione: sorrido, gli altri sorridono e mi
coccolano; ho combinato qualcosa, sorrido alla mamma e magari per questa volta
non mi da punizioni.
La risata - cultura invece include tutte quelle risate scatenate da un evento comico
che fa cambiare il nostro modo di vedere qualcosa o qualcuno e nel quale troviamo
soddisfazione perché “probabilmente riecheggia il sollievo che da bambini
impotenti e deboli proviamo nel vedere cadere qualcuno e da grandi il piacere di
vedere le gerarchie ribaltate, i potenti umiliati e derisi.” 1
Possiamo quindi dire che questa risata nasce solamente nel momento in cui il
nostro pensiero incontra una discordanza rispetto all’idea del mondo reale che si è
fatto.
Questo tipo di umorismo è stato chiamato per secoli satira e per molti secoli è
stato criticato dai potenti, poiché si basa sul riportare chi sta in alto alla sua realtà
di uomo come gli altri, per vincerne la superiorità, almeno moralmente. Ridiamo di
loro per sfogare le nostre ansie, i nostri rancori.
Il terzo tipo di risata è quella che ha un significato nella vita sociale dell’individuo:
tutti prima o poi ridiamo perché siamo parte di un gruppo. Ridiamo perché la
compagnia in cui ci troviamo è buona, ci piace, ci diverte e attraverso questa
risata rafforziamo i rapporti, leghiamo e creiamo un senso di appartenenza.
L’essere parte di un gruppo che ci fa stare bene aiuta anche a superare momenti
difficili: una compagnia che ride mi coinvolge inevitabilmente nella sua allegria, a
meno che io non lo rifiuti coscientemente.
Da questo ultimo punto è evidente come la risata è più che altro un segnale sociale,
quello che crea rapporti tra le persone nel modo più semplice.
Il dottore Provine, professore di psicologia e di neurologia all'Università di Maryland,
Baltimore County, ha condotto un studio per dimostrare la “socialità” della risata : ha
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chiesto ai suoi studenti universitari di annotare in un diario i loro momenti di ilarità:
come, dove e quando accadevano.
Da questo esperimento è emerso che risate e sorrisi sono molto scarsi al mattino poco
dopo la sveglia e la sera prima di dormire, momenti in cui si è quasi sempre da soli o
in compagnia di pochi e la nostra voglia di comunicare generalmente non è
assolutamente ad alti livelli.
Le risate sono invece più frequenti (ben trenta volte di più) quando gli studenti si
trovano in mezzo ad altre persone, mentre quando sono da soli non ridono quasi mai
se non grazie alla stimolazione dei mass media. Il sorriso, dal canto suo, emerge circa
sei volte di più in compagnia rispetto a quando si è soli.
Da questi risultati si può definire la risata (e il sorriso) come un elemento con un
altissimo livello di socialità. È più facile relazionarsi con una persona che ride o che
sorride perché ci dimostra la sua predisposizione all’apertura, al rapporto
interpersonale, alla condivisione. 4
La risata è quindi in un certo senso dipendente da quello che è il contesto sociale, più
che dal nostro umore.
La “contagiosità”:
Le carrozze della linea 12 della metropolitana di Berlino in direzione Warschauer
Straße sono piene di pendolari che fanno ritorno a casa. Sui volti dei passeggeri si
leggono gli sguardi persi della routine quotidiana. Gesti stanchi, indifferenza,
insofferenza. Insomma, una qualunque scena di vita sotterranea. Improvvisamente
però una donna inizia a ridere, a crepapelle. Pochi secondi e ride tutta la carrozza.
Senza apparente motivo.
Questo esperimento, fatto una serata novembrina a Berlino, è una prova della
contagiosità della risata.
Questa è stata anche dimostrata da uno studio scientifico che spiega i meccanismi con
cui il cervello risponde agli stimoli emotivi provocati da sorrisi e risate. La ricerca è
stata pubblicata da un gruppo di scienziati della University College e dell’Imperial
College di Londra su “The Journal of Neuroscience” e dimostra che quando qualcuno
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ride o scoppia in un sussulto di gioia, nel cervello di chi ascolta si attivano le stesse
aree che si “accendono” quando siamo noi stessi a ridere.
In pratica, quando vediamo qualcuno che ride, il nostro cervello istintivamente lo
imita, mettendo in moto i muscoli facciali che permettono il sorriso: è un meccanismo
di “specchio”.
Biologicamente, quelli che si attivano sono i centri neurali formati dai neuroni specchio
(una specifica classe di neuroni scoperti nelle scimmie e presenti anche nell’uomo,
oltre a essere localizzati in aree motorie e premotorie, si trovano anche nell'area
corticale anteriore della parte sinistra del cervello, detta area di Broca, una delle sedi
del linguaggio), quelli che ci permettono di osservare le azioni degli altri e di imitarle,
che svolgono un ruolo chiave nella socializzazione.
La contagiosità rende la risata un potente meccanismo sociale, come già accennato
riferendosi alle ricerche di Provine: si ride trenta volte di più quando si è in compagnia.
È possibile che questa risposta automatica si sia creata per favorire l’interazione
sociale, permettendoci di capire empaticamente la felicità altrui quando questa si
esprime con una risata. RIDI CHE TI PASSA:
Breve excursus storico:
Fu a partire dal 1500-1600, che furono fatti i primi studi scientifici sull’importanza
salutare del riso. 5
Molti sono gli esempi, ci fu John Maulcaster, che raccomandava ai suoi pazienti di
ridere così da tenere il corpo sempre in esercizio e così da migliorare la propria salute;
Joubert scrisse un trattato sul riso nel 1579, in cui elencava i benefici che il riso
apporterebbe al nostro corpo. “il riso fa buon sangue”: questa
Ma basti pensare al famoso proverbio espressione è
figlia dell'antico pensiero di studiosi come Ippocrate, i quali attribuivano a certi umori
la potenzialità di migliorare o peggiorare la salute. Pensavano che l'umore
malinconico, per esempio andasse a impregnare il sangue di sostanze velenose,
mentre si attribuiva al ridere, già allora, la funzione liberatoria di sostanze benefiche.
Attualmente gli studi sulla risata si sono moltiplicati e diffusi in tutto il mondo, di
questi non si occupano solo filosofi e sociologi, come in passato, ma ci sono anche
numerosi scienziati, sia di discipline mediche che psicologiche.
È così che a partire dagli anni ’80, varie università, soprattutto americane, hanno
iniziato ad indagare la natura della risata.
Rodo Martine ed Harbert Lefcourt hanno dimostrato che le persone con maggior
senso dell’umorismo si ammalano meno frequentemente di depressione.
Il dottor J. Richman di New York studiò su degli anziani depressi l'incidenza che
la risata aveva sulla loro guarigione ed dimostrò che quelli più inclini a ridere
guarivano prima degli altri.
Alcuni ricercatori della Indiana State University School of Nursing
somministrarono degli stimoli umoristici a circa una trentina di donne e
riscontrarono una notevole diminuzione dello stress ed un aumento della
funzionalità del sistema immunitario.
Negli ultimi anni, quindi, la risata sta diventando uno strumento terapeutico.
Psicologia della risata:
Attraverso la risata ci liberiamo dalle ansie e dall’aggressività che teniamo dentro a
causa di situazioni, quotidiane e non, che ci creano un senso di oppressione e di
rabbia: ridere è liberatorio, sfoga il nostro inconscio, tanto è vero che secondo la
filosofia del Buddismo Zen ridere per quindici minuti equivale a sei ore di meditazione.
Non ridendo è possibile che le pulsioni negative, come stress e nervosismo si
accumulino sempre di più senza trovare uno sfogo e, a mano a mano che crescono,
iniziano a manifestare la loro sovrabbondanza con dei segnali che inviano attraverso il
corpo o la mente (fastidi, momenti di poca lucidità).
Se proseguiamo per questa strada senza dar retta ai piccoli campanelli d’allarme, i
livelli di cortisone (insieme all’adrenalina è il principali ormone rilasciati in un corpo
come reazione allo stress; alza la pressione sanguigna ma sopprime il sistema
immunitario) che vengono prodotti continuano ad aumentare, facendo diminuire le
nostre difese immunitarie e portandoci sempre più vicini a una possibile, se non certa,
malattia.
Già con Freud, che sosteneva che ridere fa bene perché “comprende un elemento
liberatorio e denota il trionfo non solo dell’Io, ma anche del ‘principio di piacere’ che è
abbastanza forte da imporsi, nonostante le sue sventure nella realtà”, si erano rilevati
i benefici psicologici della risata; per quanto riguarda però i benefici fisiologici e
biologici, dobbiamo aspettare il 1988, quando uno psicologo canadese, Rod A. Martin,
riuscì a dimostrare che ridere fa “buon sangue”, attraverso un esperimento condotto
per dimostrare che il senso dell’umorismo modera il calo delle difese immunitarie in
periodi di grande stress. 6
Anatomia della risata:
Ridere : emettere dalla gola un suono caratteristico, e atteggiare il viso per esprimere
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gioia, allegria, stupore.
Riso : espressione mimica di divertimento e gioia. Può essere evocato anche dal
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solletico e pure manifestarsi in situazioni psicopatologiche prive di riscontri umoristici:
il riso spastico, per esempio, si scatena improvvisamente in modo esplosivo, in
assenza di uno stimolo emozionale adeguato.
Appena entriamo in contatto, attraverso i nostri sensi (specialmente vista e udito), con
qualcosa che ci fa ridere, si avvia un processo che coinvolge tutto l’organismo e che
parte dal cervello.
Questo invia messaggi al resto del corpo, compresa l’autorizzazione a ridere, per cui,
anche se il più delle volte dal nostro punto di vista sembra un’azione incontrollata, alla
base del suo essere c’è uno stimolo involontario che parte dal cervello.
Lo stimolo risorio arriva all’encefalo, responsabile delle attività riflesse e del
comportamento emotivo, e inizia a inviare impulsi.
Per prima cosa il talamo e l’ipotalamo comandano a ben quindici muscoli facciali di
assumere la tipica
posizione della risata, in primis al risorio (situato tra la mandibola e le labbra) e allo
zigomatico (situato a livello degli zigomi).
E più forte è l’impulso alla risata, più ridiamo di gusto e più questo stimolo raggiunge
altri muscoli: si tratta soprattutto del diaframma e dei muscoli dell’addome, ma anche
della schiena, del collo, della gola, fino a coinvolgere addirittura quelli delle braccia e
delle gambe.
Da qui iniziano tutti una serie di benefici che sconvolgono la fisiologia corporea:
RESPIRAZIONE: diventa più profonda. L’aria dei polmoni viene rinnovata
attraverso fasi di respirazione e inspirazione tre volte più efficaci che in stato di
riposo.
Questo favorisce l’eliminazione dell’acido lattico, una sostanza tossica per il
nostro organismo, con una sensazione di minor stanchezza.
La respirazione, inoltre, esercita e rilassa la muscolatura toracica e innesca una
ginnastica addominale che migliora le funzioni del fegato e dell’intestino.
ORMONI: aumenta la produzione di quegli ormoni, quali l’adrenalina e la
dopamina, che hanno il compito di liberare le nostre morfine naturali: endorfine,
encefaline e simili.
Le endorfine provocano una diminuzione del dolore e della tensione,
permettendo il raggiungimento di uno stato di relax e tranquillità.
Le encefaline sembrano esaltare il sistema immunitario, aiutandolo a meglio
combattere le malattie.
MUSCOLATURA: soprattutto a livello del torace e degli arti superiori, la
muscolatura alternativamente si contrae e si rilassa e innesca una ginnastica
addominale che migliora le funzioni del fegato e dell’intestino.