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Storia: La globalizzazione
Inglese: English as the universal language
Latino: Il calligramma
Arte: La pittura totale di Carlo Carrà
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TEORIA DEL
TUTTO
PITTURA TOTALE GLOBALIZZA-
ZIONE
TENDENZA
DELL’UOMO
ALL’UNIFICAZIONE ENGLISH
CALLIGRAM-MA 2
Indice
Introduzione ………………………………………………..………………………………...………4
FISICA: La teoria del tutto …………………………………………..………………………………6
STORIA: La globalizzazione …………………………………………….....……………………...10
INGLESE: English as the universal language ………………………………………..…………….13
LATINO: Il calligramma ………………………………………………………….………………..16
ARTE: La pittura totale di Carlo Carrà ………………………………………….…………………21
Bibliografia ……………………………………………………………………..…………………..24
Introduzione 3
La tendenza dell’uomo all’unificazione è la propensione specifica dell’essere umano, che si è manifestata
molteplici volte nella storia, a condurre a unità ciò che dapprima era separato. La forma più intuitiva di
unificazione è sicuramente quella politica, attraverso la quale vengono abbattuti i precedenti confini per
formare uno stato unitario; tuttavia questa non è la sola esistente, bensì ce ne sono diverse, ciascuna con le
proprie caratteristiche a seconda dell’ambito della conoscenza che si prende in considerazione. Ad esempio
come gli antichi filosofi greci indagavano sull’arché, inteso come elemento fondamentale e come legge
cosmica che regola la nascita e la morte di tutte le cose , in modo simile i fisici teorici dei nostri giorni stanno
cercando una forza che spieghi tutti i fenomeni del reale, sia quelli su scala macroscopica che quelli su scala
microscopica. Secondo le ipotesi in via di sviluppo le quattro forze fondamentali non sono altro che
manifestazioni particolari di un’unica forza, dalla quale le stesse derivano: questo modello teorico implica,
però, l’esistenza di una nuova unità in cui è suddivisa la materia, incommensurabilmente più piccola delle
particelle subatomiche: la stringa. L’elaborazione di tali teorie è a sua volta il risultato di un altro processo di
unificazione: la globalizzazione, che attraverso reti sempre più fitte di connessioni tra i vari Paesi ha
permesso una più rapida diffusione delle conoscenze. Tra gli agenti responsabili di questo processo vi è
Internet, il quale ha ridotto al minimo i tempi e i costi della comunicazione, dando luogo a quell’espansione
del mercato che oggi è arrivato ad assumere dimensioni globali; e proprio del mercato, in particolare quello
finanziario, oggi non si fa altro che parlare. La mondializzazione delle tecnologie, della cultura e del mercato
sono infatti fenomeni complementari e interdipendenti: il mercato finanziario a livello mondiale non
potrebbe esistere senza un collegamento in tempo reale fra le Borse e dunque senza satelliti, né tantomeno
una rete planetaria di trasporti senza un sistema di controlli computerizzati. Questa crescente interdipendenza
tra i Paesi di tutto il mondo ha inoltre evidenziato la necessità di adottare una lingua franca universalmente
riconosciuta, ovvero una lingua usata come strumento di comunicazione diretta tra persone di diversa
provenienza: attualmente l’inglese è di fatto la lingua prevalente nella maggior parte del mondo, sia per i
commerci e sia per le scienze, ma nell’antichità erano il greco e il latino le lingue franche per eccellenza,
perlomeno nell’area dell’Europa Occidentale. Tra le testimonianze scritte di queste antiche civiltà vi sono
delle poesie che mostrano ancora una tendenza dell’uomo all’unificazione: i calligrammi, che nascono
proprio dall’unione di due forme d’arte fino ad allora separate, la poesia e il disegno. Attraverso la
disposizione delle parole e delle lettere secondo determinati schemi vengono così riprodotte delle immagini
che evocano l’oggetto decantato dallo stesso componimento. Nel campo artistico questa fu una grande
innovazione, ma decisamente non fu la sola: infatti anche nella pittura sono state realizzate delle opere nate
dalla fusione dei diversi modi di percepire la realtà. Se i calligrammi furono concepiti per essere letti e al
contempo guardati, allo stesso modo i quadri della pittura totale di Carlo Carrà furono realizzati con l’intento
di poterli non solo vedere, ma anche sentire, ascoltare e odorare. Questi sono solo alcuni esempi di come
tutte le cose nel nostro mondo siano intrinsecamente collegate le une alle altre, ma è affascinante accorgersi
dei progressi compiuti dall’uomo sia nel campo della scienza che dell’arte, nonché della sua infinita capacità
di adattarsi a nuove realtà. L’unificazione non può comunque essere totalmente concepita come un processo
positivo, dato che alcune delle sue conseguenze sono negative, soprattutto quelle riguardanti l’odierno
sistema capitalistico che si trova in crisi. Proprio da questa crisi di cui si discute ogni giorno in televisione,
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nei quotidiani, in famiglia, sul lavoro ed anche all’interno delle mura scolastiche ho tratto “ispirazione” per
scrivere questa tesina: incuriosita dagli avvenimenti economici in atto, sono voluta andare a fondo per
comprendere le origini di questo sistema globale. Per di più il mio interesse per quelle teorie della fisica che
travalicano i limiti dell’immaginabile ha avuto un peso determinante nella scelta di questo argomento.
In conclusione la tendenza dell’uomo all’unificazione è un fatto reale, di cui vi è un vasto numero di prove a
dimostrazione, sia nel presente che nel passato: non possiamo sapere con certezza quale saranno gli esiti
futuri, ma potendo fare delle previsioni è probabile che questa tendenza sia volta a continuare, superando
qualsiasi barriera e raggiungendo risultati sorprendenti.
La teoria del tutto 5
Albert Einstein dedicò gli ultimi trent’anni della sua vita alla ricerca della cosiddetta “teoria unificata del
campo” ossia di quella teoria che avrebbe dovuto unificare le leggi della gravità e dell’elettromagnetismo in
modo da consentire una descrizione unitaria dei fenomeni naturali. Il suo progetto fallì, ma in nessun caso
avrebbe potuto andare a buon fine perché a quel tempo molte erano le lacune relative alla conoscenza del
mondo fisico. Quando Einstein intraprese il suo tentativo di unificazione si conoscevano ad esempio solo tre
particelle elementari, l’elettrone, il protone e il fotone, ed erano note due sole interazioni fondamentali,
l’elettromagnetismo e la gravitazione. Attualmente le particelle elementari sono oltre cento: un numero
perfino eccessivo rispetto a quello necessario a spiegare l’ordine cosmico. Le forze fondamentali frattanto
sono diventate quattro e la loro unificazione è divenuto l’obiettivo centrale della ricerca di fine secolo. I
metodi di indagine che si adottano attualmente sono originali e sembra esserci un netto progresso in questo
campo della ricerca anche se in realtà l’unificazione della gravitazione con le altre tre forze non è stata
ancora realizzata. I fisici ritengono tuttavia di avere imboccato la strada giusta che porta alla formulazione di
quell’unica teoria in grado di spiegare tutto quanto esiste nell’Universo: la TOE, dall’inglese “Theory Of
Everything”, appunto la “teoria del tutto”.
La teoria delle superstringhe
Due sono i pilastri su cui si fonda la fisica moderna: la relatività generale fondata da Albert Einstein e la
meccanica quantistica fondata da Max Planck. La prima svolge a meraviglia il compito di spiegare il
comportamento degli oggetti di grandi dimensioni presenti nell’Universo; la seconda ci permette di
comprendere il mondo atomico e subatomico. Queste due teorie, che hanno consentito un progresso
straordinario della fisica dell’ultimo secolo, presentano tuttavia un difetto insuperabile: non sono fra loro
compatibili. Di questa incompatibilità i fisici non hanno mai tenuto conto perché il campo di indagine delle
due teorie è molto diverso e quando vi era la necessità di studiare gli oggetti piccoli e leggeri si faceva
ricorso alla meccanica quantistica senza preoccuparsi di quello che afferma la relatività mentre, quando vi
era la necessità di studiare oggetti grandi e pesanti, si utilizzavano le leggi della relatività generale senza
interessarsi degli enunciati dell’altra teoria: non succedeva mai in passato che fosse indispensabile far ricorso
ad entrambe le teorie simultaneamente. Ultimamente però le cose sono cambiate: i buchi neri ad esempio
sono oggetti pesanti ma contemporaneamente molto piccoli e lo stesso universo sarebbe emerso da una
particella infinitamente piccola e insieme estremamente pesante e calda. Su questi oggetti servirebbe quindi
l’applicazione contemporanea delle due teorie. Oggi esiste una teoria detta delle superstringhe in grado di
mettere d’accordo la meccanica quantistica e la relatività generale. Essa spiegherebbe il comportamento della
materia, delle forze che tengono insieme gli oggetti materiali, e forse anche dello spazio e del tempo.
Secondo questa teoria tutto ciò che esiste nell’universo non sarebbe altro che la manifestazione di “energia
vibratoria”. La nuova teoria prese l’avvio nel 1968 da un’osservazione del fisico italiano Gabriele Veneziano,
a quel tempo ricercatore presso il Cern di Ginevra. Egli stava analizzando una serie di dati sperimentali
riguardanti la forza nucleare forte quando notò che una formula utilizzata per descrivere una classe di curve
geometriche, la cosiddetta “funzione beta”, inventata 200 anni prima dal matematico svizzero Leonhard
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Euler, meglio noto con il nome latinizzato di Eulero, forniva un’utile sistemazione matematica
dell’argomento che stava studiando. L’intuizione di Veneziano venne in seguito ampliata e si scoprì che se le
particelle elementari venivano assimilate a fili vibranti detti stringhe o corde, dall’inglese string, invece che
ad enti puntiformi privi di struttura interna come suggeriva il cosiddetto Modello Standard, lo strumento
concettuale che è stato utilizzato, nel corso del Novecento, per spiegare il comportamento delle particelle
elementari, la funzione beta avrebbe descritto con altrettanta coerenza le interazioni fra particelle.
Le stringhe sono fili infinitamente corti e sottili tanto che risulterebbero invisibili anche se venissero
esaminati da strumenti miliardi di volte più potenti di quelli attualmente disponibili: sono lunghi un
milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro e di spessore nullo. Si tratta di
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strutture le cui dimensioni sono vicine alla cosiddetta lunghezza di Planck (10 cm) la più piccola
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concepibile in fisica, ma che vengono tese con una forza incredibilmente grande: fino a 10 tonnellate.
Sarebbe proprio questa enorme tensione a determinare la frequenza di vibrazione: maggiore è la frequenza, e
quindi minore la lunghezza d’onda, e maggiore sarà l’energia della stringa. Dalla relatività ristretta sappiamo
che energia e massa sono equivalenti (E=mc2) quindi maggiore è l’energia, maggiore sarà la massa della
stringa in vibrazione e di conseguenza anche la forza gravitazionale esercitata da questa. Questo sarebbe
l’indizio per il quale la teoria delle superstringhe collegherebbe la gravità descritta dalla relatività generale
con la struttura delle particelle elementari descritta dalla meccanica quantistica. La teoria delle superstringhe
prevede l’esistenza della gravità perché da essa emergono spontaneamente tutte e quattro le particelle
mediatrici delle interazioni fondamentali e la loro unificazione avviene in modo naturale. I modi di
vibrazione di questi fili sottilissimi e cortissimi spesso chiusi ad anello generano tutte le particelle elementari
che costituiscono il nostro Universo un po’ come una corda di violino più o meno tesa genera un numero
praticamente infinito di toni musicali.