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Sintesi
Introduzione Superuomo tesina


Questa tesina è un percorso multidisciplinare incentrato sulla figura del “Superuomo” che ha caratterizzato parte della filosofia e della letteratura della prima metà del 1900. Invocata dal filosofo tedesco Nietzsche, questa figura fu poi reinventa nel suo significato, dal “Vate”, ossia Gabriele D’Annunzio di cui, proprio quest’anno, ricorre il 150° anniversario dalla sua nascita.
Il “Superuomo” nacque come reazione alla “morte di Dio”, alla scomparsa di tutte le certezze dell’uomo date anche, dalla religione stessa che spesso, veniva utilizzata come una sorta di scudo alle difficoltà che la vita proponeva. L’uomo doveva, quindi, abbandonare definitivamente questi valori e diventare il protagonista indiscusso della storia porgendosi al di sopra di ogni cosa.
Il XX secolo, in particolar modo nella prima metà, vide lo sviluppo dei regimi totalitari i cui capi incarnavano di solito volontariamente, l’ideale del “Superuomo”.
Al giorno d’oggi, invece, la società impone a tutti noi, di diventare “super” soprattutto nell’aspetto fisico più che in quello intellettivo e caratteriale per essere accettati e valere qualcosa agli occhi del mondo quando in realtà, basterebbe che ci impegnassimo in quello che facciamo ogni giorno come ad esempio, nel lavoro, per raggiungere un certo livello se non il più alto. In fondo, per D’Annunzio, il “Superuomo” non era forse colui che doveva sopraelevarsi rispetto agli altri? Cosa c’è di meglio di gestire un’attività e guidare un gruppo di persone affinché esse raggiungano determinati obiettivi?

Collegamenti

Superuomo tesina


Italiano: Decadentismo - Gabriele D'Annunzio - "Superuomo" - "Il Fuoco".
Storia: Totalitarismi e fascismo.
Alimentazione: Diete.
Inglese: Eating Disorders.
Francese: Anorexia et Bulimia.
Ristorazione: Food & Beverage Manger;
Matematica: Retta.
Estratto del documento

2

1. Decadentismo

Il “Decadentismo” in Europa

Il periodo di passaggio tra ‘800 e ‘900 non è facilmente definibile poiché vi

furono numerose correnti letterarie.

Alla fine dell’800, furono scoperti il calcolo della probabilità,

l’imprevedibilità e la relatività dei fenomeni e fu formulata la

teoria della relatività di Einstein.

Tutto questo, unito alla nascita della psicoanalisi di Sigmund

Freud portò alla crisi della scienza e del “Positivismo” cioè il

movimento dedito al progresso e alla ricerca scientifica

quindi, comportò, il sorgere di un nuovo movimento

culturale, artistico e soprattutto letterario: il

“Decadentismo”. Nato in Francia, nella seconda metà dell’800, si diffuse poi in

Inghilterra e Germania mentre in Italia, solo nel ‘900.

“Decadentismo” “décadent”.

Il termine deriva dalla parola francese Ebbe

inizialmente, un’accezione negativa poiché indicava i poeti definiti, dalla gente

comune “maledetti” come: Baudelaire, Verlaine, Mallarmé e Rimbaud, che

vivevano la loro vita in modo irregolare e disordinato ed erano considerati,

corrotti e senza morale quindi, decadenti. Essi però ne ribaltarono il significato

e ne fecero una sorta di bandiera da esibire con orgoglio e dedizione infatti, nel

“Le Décadent”.

1886, chiamarono una rivista I decadenti, accusavano la

società, la odiavano e la maledicevano perché pensavano che i poeti dovessero

far progredire lo spirito umano attraverso la creatività.

Benedetto Croce apostrofò come “decadenti”, tutte le manifestazioni letterarie

e artistiche della prima metà del XX secolo che si allontanavano dal concetto di

poesia cosmica che fu di Leopardi.

Oggi “Decadentismo” non ha alcun significato dispregiativo ma, anzi, indica la

cultura e la civiltà sorta dalla crisi, appunto, del “Positivismo”.

I temi di fondo di tutto il movimento, sono lo stato d’animo d’angoscia

esistenziale, l’insicurezza e lo scetticismo che caratterizzarono tutta la

letteratura di fine ‘800 inizio ‘900, andandosi progressivamente,

approfondendo nella prima metà del XX secolo attraversato, da tragiche

esperienze di guerra, dittature, rivoluzioni e per l'appunto da sconvolgenti

scoperte scientifiche. La fede religiosa era stata perduta per effetto delle

negazioni positivistiche per cui non vi era alcun sollievo.

Vi fu un sentimento di sfiducia verso la ragione e la nascita di nuove correnti

spiritualistiche, irrazionalistiche e esistenzialistiche perché il “Decadentismo”

concepì la vita come mistero, abbandono agli impulsi interiori e alle più acute e

raffinate sensazioni. Favorì il culto della personalità e diede così origine a

numerose poetiche particolari tra cui “Simbolismo”, “Impressionismo”,

“Estetismo”, “Surrealismo”, “Dadaismo”, “Crepuscolarismo” ed “Ermetismo”. 3

Altri temi di questa corrente letteraria sono: la malattia, la morte, il “Vitalismo”,

il “Superomismo” e il rifiuto aristocratico della normalità, cioè un’estenuante

ricerca del diverso, dell’abnorme e il disprezzo verso la morale benpensante e

borghese.

A prima vista può sembrare che il “Decadentismo”, sia simile al

“Romanticismo” anche se tra queste due correnti è passata l’esperienza del

“Positivismo”. Due sono i temi essenziali in comune: il sentimento ossessivo del

mistero e l’irrazionalismo. Entrambi i movimenti letterari rifiutano la ragione

ma, l’uomo romantico le contrappone i sentimenti, mentre l’uomo decadente,

l’inconscio e il subconscio cioè la zona più oscura, profonda e inesplorata

dell’essere. Inoltre, il decadente non parla di sentimenti che considera qualcosa

di comune, banale e mediocre ma, di sensazioni esaltanti, rare e raffinate.

Gli eroi nella letteratura decadente, le figure che ricorrono spesso nei racconti e

nella poesia sono:

L’artista maledetto che profana tutti i valori e le convenzioni sociali,

 sceglie il male, ha una vita sregolata;

L’esteta che sostituisce le leggi morali con le leggi del bello ed è alla

 ricerca di piaceri raffinati. Ha orrore della vita comune e si isola

circondato solo dalla bellezza e dall’arte;

L’inetto a vivere (Emilio Brentani , Mattia Pascal, Zeno) è escluso dalla

1 2

 vita perché non ha energia e si rifugia nelle sue fantasie. Più che vivere si

lascia vivere. E’ un uomo debole, malato che vorrebbe vivere forte

emozioni, ma è come paralizzato dalla sua volontà pressoché assente;

La donna fatale lussuriosa, perversa, crudele torturatrice. Succhia le

 energie vitali dell’uomo e lo porta alla follia;

Il fanciullino pascoliano, rifiuta la condizione adulta e la visione matura

 della vita. E’ portatore di una visione fresca e ingenua del mondo ed

esprime l’esigenza dell’irrazionale;

Il “Superuomo” dannunziano, vorrebbe essere l’antitesi dell’inetto,

 esalta la forza e la violenza. Il concetto del “Superuomo” ha anche

significati politici: deve rigenerare l’Italia riportandola alla sua grandezza

passata, deve sconfiggere le forza negative del liberalismo, della

democrazia e del egualitarismo e instaurare una dittatura di eletti, di

forti, di aristocratici, che sottomettano il popolo.

La poetica del “Decadentismo” è connessa con la visione della vita, intesa

come mistero: la poesia è concepita come strumento di conoscenza del mistero

che ci avvolge. Il poeta non è più il maestro di umanità, equilibrio e di

moderazione come nella poetica medioevale; non è più il celebratore della

bellezza e dell’armonia come nel “Rinascimento”, il divulgatore della scienza

come nell’ “Illuminismo” o il “vate” come nel “Romanticismo”. E’ il veggente,

cioè l’esploratore del mistero, dell’inconscio e dell’assoluto poiché la sua

funzione è illuminare e svelare l’ignoto.

1 Inetto : colui che non riesce a svolgere i suoi compiti, non prende decisioni, non fa né bene né male.

2 Emilio Brentani “Senilità” Svevo.

: protagonista del romanzo di Italo 4

La poesia dei decadenti, spesso sfugge alla comprensione del lettore comune,

anche perché rifiuta le forme metriche chiuse, i versi e le strofe tradizionali e

preferisce le strofe e i versi liberi.

Il “Decadentismo” in Italia

Il “Decadentismo” in Italia, si diffuse più lentamente soprattutto grazie alla

“La Voce”

rivista fiorentina dei primi anni del ‘900. Qui, assunse diversi aspetti

in rapporto alla personalità di ogni singolo autore: in Pascoli ha un aspetto

simbolistico e vittimistico, in D’Annunzio l’aspetto estetizzante e sensualistico

del “Superuomo”, in Pirandello un aspetto polemico contro le ipocrisie e i luoghi

comuni e in Svevo, l’aspetto apatico. Tutto ciò è comunque, “contaminato” con

elementi realistici.

Sul piano artistico gli aspetti positivi del movimento sono due:

1. Il concetto della poesia come creatività assoluta ed espressione

del mondo interiore;

2. Il concetto dell’autonomia dell’arte, libera da ogni principio

didascalico.

Sul piano sociale e morale, il “Decadentismo” consiste nell’aspirazione ad una

nuova umanità libera, da ipocrisie e convinzioni quindi, un nuovo assetto civile

e sociale più giusto. 5

2. Gabriele D’Annunzio

La vita

Gabriele D’Annunzio, a volte scritto d’Annunzio, come amava firmarsi, nacque

a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese benestante.

Terzo di cinque figli, visse un’infanzia felice distinguendosi

per intelligenza e vivacità. Dalla madre, Luisa De Benedictis,

ereditò la sua fine sensibilità mentre dal padre, Francesco

Paolo Rapagnetta, divenuto poi D’Annunzio perché fu

adottato dallo zio ricco Antonio D’Annunzio, il

temperamento sanguigno, la passione per le donne e la

facilità nel contrarre debiti che, porteranno la famiglia in

una difficile situazione economica. Ricordi della condotta

“Trionfo Della

paterna si trovano ad esempio, nell’opera

Morte”.

Il giovane D’Annunzio mostrò da subito, un carattere ambizioso, privo di

complessi e inibizioni portato, anche alla competizione. A soli 16 anni, mentre

frequentava il liceo Cicognini a Prato, scrisse una lettera al poeta più stimato

del tempo: Giosuè Carducci. Sempre a 16 anni, pubblicò i suoi primi versi nella

“Primo Vere”

raccolta che ebbe molto successo.

Nel 1881 si trasferì a Roma dove s’iscrisse alla Facoltà di Lettere e qui, entrò in

contatto con l’ambiente culturale e mondano che gli permisero di iniziare a

forgiare il suo stile raffinato e comunicativo, la sua visione del mondo e il

nucleo centrale della sua poetica. Per esigenze economiche in questo periodo,

fece numerose collaborazioni giornalistiche e scrisse brillanti cronache della

vita mondana della capitale.

Il grande successo letterario arrivò con la pubblicazione, nel 1889, del suo

“Il Piacere”

primo romanzo che, inaugurò il “Decadentismo” in Italia e

introdusse proprio la figura dell’esteta.

Tra il 1891 e il 1894, D’Annunzio visse a Napoli dove scrisse tra le altre cose, il

“L’Innocente”

romanzo nel 1892. In questo periodo, iniziò ad approcciarsi con

gli scritti di Nietzsche e la figura del “Superuomo”.

D’Annunzio ebbe molte donne e altrettanti figli ma probabilmente la storia che

fece più scalpore fu quella con l’attrice Eleonora Duse che incontrò nel 1894.

Per starle accanto, si trasferì a Firenze dove vi rimase fino al 1904. Durante il

soggiorno fiorentino scrisse, ispirato dalla Duse, le sue migliori opere poetiche

“Le Laudi” “Alcyone”.

come gran parte de tra cui, soprattutto,

Nel 1897 volle provare l’esperienza politica vivendo anch’essa in modo bizzarro

e clamoroso: fu eletto deputato della destra ma quasi subito passò a sinistra,

“vado verso la vita”.

giustificandosi con la celebre affermazione

Quando s’incrinò il rapporto con la famose attrice e dopo la pubblicazione del

“Il Fuoco”,

romanzo il “Vate” nel 1910, si trasferì in Francia anche in seguito 6

all’accumularsi dei debiti contratti per aver sperperato ciò che aveva

guadagnato con le pubblicazioni delle sue opere. Qui vi restò fino al 1915 anno

in cui ritornò in Italia e rifiutò la cattedra di Lettere che era appartenuta a

Pascoli. Inoltre, nello scontro tra neutralisti e interventisti, egli si schierò dalla

parte degli interventisti, fu quindi favorevole all’entrata dell’Italia nella Grande

Guerra.

Addirittura, ad ormai 52 anni, si arruolò volontario nei lancieri di Novara e nel

settembre del 1915, partecipando ad una delle battaglie di Isonzo, venne ferito

ad un occhio che poi perse. Nei

“Notturno”

mesi di convalescenza, scrisse che fu pubblicato nel 1921.

Egli, tornò a combattere e nel 1919 guidò un gruppo di “legionari”

nell’occupazione di Fiume, che dopo la fine della Prima guerra mondiale, non

venne assegnata all’Italia dagli alleati, vincitori del conflitto. D’Annunzio quindi,

“Quarnaro Liberato”

instaurò il comando del e nel 1920 aderì al fascio di

combattimento di Fiume.

A questo paese fu data una costituzione provvisoria che prevedeva: il suffragio

universale maschile e femminile, pensioni d’invalidità, libertà d’opinione,

religione e orientamento sessuale.

In seguito al trattato di Rapallo però, Fiume fu dichiarata città libera e i

“legionari” di D’Annunzio furono costretti con la forza a sgombrare nonostante

lo stesso “Vate”, non avesse accettato l’accordo. Grazie a quest’impresa, la

popolarità di D’Annunzio crebbe di molto ma deluso dall’epilogo della vicenda,

nel febbraio del 1921, si ritirò a vita privata nella villa di Cargnacco a Gardone

“Vittoriale Degli Italiani”.

di Riviera che poi acquistò e ribattezzò Qui vi lavorò e

visse fino alla sua morte, avvenuta per emorragia celebrale, nel 1938.

Il “Vate” e il fascismo

Il rapporto tra il “Vate” e il fascismo fu complesso e articolato. Dopo l’impresa

di Fiume, i fascisti celebrarono D’Annunzio come uno dei massimi e più fecondi

letterati italiani e ne acquisirono molti motti e simboli ma lo scrittore, a parte

l’adesione iniziale ai fasci di combattimento, non prese mai la tessera del

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