Indice 2
Percorso: Il Sogno 3
Introduzione 4
Economia aziendale: Il sogno imprenditoriale 5
Il Business plan 5
Che cos’è il Sogno imprenditoriale? 5
Diritto: L’Unione europea: un sogno comune 7
Relazioni Internazionali: Politica economica: lo strumento per raggiungere il sogno comune 9
Politica economica 9
I principali obiettivi 9
Aumento del Prodotto Interno Lordo (P.I.L.) 9
Crescita dell’occupazione 9
Controllo della pressione inflazionistica 9
Risanamento del bilancio dello Stato 9
Controllo del tasso di cambio 9
Progresso tecnologico 10
Politica monetaria 10
Storia: Gli anni ’50 e ’60 negli stati uniti: un sogno contro il razzismo 11
Contesto storico 11
Lo status degli afro-americani nel profondo sud 11
Brown vs. Board of Education e la "resistenza massiccia” 11
Organizzazioni per i diritti civili 12
Inglese: Martin Luther King vs. Malcolm X 13
Martin Luther King Jr. 13
Malcom X 14
Two leaders at comparison 15
Italiano: Luigi Pirandello e il suo sogno 16
Luigi Pirandello 16
“Sogno (ma forse no)” 17
Trama 17
Francese: Les saisonniers et leur rêve 19
INTRODUZIONE
Ho deciso di scrivere la mia tesina prendendo come filo conduttore il concetto di “sogno”. La frase di Amedeo Modigliani nell’immagine in copertina che dice “Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni“ è il mio principio ispiratore.
Cosa saremmo noi senza i nostri sogni? Senza quegli attimi fuggenti fatti di una materia a metà tra il sonno e la veglia, tra la realtà e il desiderio, tra la razionalità e l'inconscio... Cosa sarebbe la nostra vita?
Da studi fatti, i sogni ci servono a mantenere il nostro equilibrio mentale, la nostra salute sia fisica che mentale dando sfogo alla nostra fantasia inconscia e ci rendono animali unici nel nostro genere.
In questo piccola dissertazione cercherò di esplorare il concetto di Sogno secondo vari punti di vista.
In economia, ad esempio, il sogno viene inteso come sogno imprenditoriale, ovvero l'idea (in maniera molto astratta) che l'imprenditore vorrebbe concretizzare. In altre parole, l'obiettivo che l'imprenditore vuole raggiungere, tramite la filosofia secondo la quale ha deciso di condurre l'azienda… il sogno!
Nel 1951, dopo la fine della seconda guerra mondiale, 6 stati (tra cui l'Italia) avevano un obbiettivo comune (ancora una volta... un sogno!): quello di mantenere la pace e sviluppare i rapporti economici attraverso un'organizzazione internazionale che chiamarono CECA. Questo sogno venne realizzato tramite delle politiche economiche che avevano lo scopo di sviluppare il commercio tra questi stati.
Circa un decennio più tardi, in un altro continente, il 28 agosto 1963, Martin Luther King tenne un discorso. Un discorso che parlava di sogni e di speranze per un futuro migliore, di uguaglianza, di pace e di amore. Durante gli anni '50-'60 infatti negli Stati Uniti, vigeva un clima di discriminazione razziale che, specialmente negli stati del Sud, spesso andava ben oltre il concetto di discriminazione e si spingeva fino a crimini efferati a sfondo razziale che, con la compiacenza delle autorità, rimanevano impuniti o addirittura mai denunciati. Espressione principe di questa filosofia distorta fu (e purtroppo è ancora) il Ku Klux Klan. Nei meravigliosi anni 60, la gente di colore degli Stati Uniti seguiva un sogno! Un sogno fatto di uguaglianza dove non si fosse giudicati per il colore della pelle, ma per chi si era e per le proprie azioni. Un film-denuncia che reputo un affresco molto incisivo di questo periodo è il film “Mississippi Burning” di cui consiglio la visione in inglese.
Se torniamo in Italia, Pirandello, il nostro grande Pirandello, va ad occuparsi di un altro modo di interpretare il concetto fondamentale di questo scritto in più di una sua opera. Prima fra tutte, “sogno (ma forse no)”. In questa opera, Pirandello usa il sogno e la realtà per confondere le idee allo spettatore: tutto può avere una doppia interpretazione e una spiegazione differente. Andando avanti ed indietro tra realtà e sogno, porterà pian piano gli spettatori a non distinguere più tra l’una e l’altro ed a non essere in grado di capire quale avvenimento appartenga all’una e quale all’altro. Il sogno come mezza realtà, la realtà come mezzo sogno.
In Francia, invece, ci sono “les saisonniers”,lavoratori stagionali, spesso adolescenti o giovani adulti, che sognano un lavoro adatto ai loro studi, magari con uno stipendio superiore allo S.M.I.C., ma purtroppo, la crisi economica che colpisce questo paese ( e gran parte d’Europa) glielo impedisce.
Questo è per me il sogno, così tanti concetti concentrati in una sola parola astratta che si può realizzare nel concreto di ogni persona. Tutto è possibile: basta solo inseguire i propri sogni!
ECONOMIA AZIENDALE:
IL SOGNO IMPRENDITORIALE
IL BUSINESS PLAN
Il business plan è un documento che sintetizza i contenuti e le caratteristiche di un progetto imprenditoriale (business idea) e viene utilizzato sia per la pianificazione e gestione aziendale che per la comunicazione esterna, in particolare verso potenziali finanziatori o investitori.
La nascita di una nuova attività imprenditoriale (e di qualsiasi progetto aziendale) deve essere sostenuta da uno studio o un'analisi di fattibilità, in grado di fornire una serie di dati di natura economico-aziendale, sui quali tracciare linee guida per la costituzione dell'attività. Lo studio di fattibilità si concretizza nella redazione di un documento: il business plan.
Esso è uno strumento utile per valutare in modo consapevole i punti di forza e di debolezza del progetto imprenditoriale. Non deve però essere considerato uno strumento assoluto, ma uno strumento dinamico, adattabile ai cambiamenti che avvengono all'interno o all'esterno dell'impresa. I business plan possono anche diventare rapidamente obsoleti, ma hanno un altissimo valore se sviluppati e usati correttamente. In pratica, ogni business plan è una sorta di vademecum dell'azienda o della business idea e come tale deve essere verificato costantemente da ogni imprenditore. Deve essere modificato ed aggiornato perché è una previsione basata su dati statistici o stimati, e questi dati sono talvolta difficili da reperire.
Il business plan si compone di due parti o macro-aree di lavoro: la parte iniziale, descrittiva (talvolta definita qualitativa) e quella successiva che contiene i dati economico-finanziari (talvolta definita quantitativa). La parte descrittiva è indispensabile per introdurre il lettore all'esposizione dei dati che avverrà nella seconda parte del piano. La parte iniziale, oltre alla presentazione dell'impresa o del progetto e alla trasmissione della visione imprenditoriale sottostante, si compone di quelle analisi e studi necessari per una corretta comprensione del mercato, della concorrenza, del prodotto/servizio offerto e del piano strategico e operativo. La seconda parte economico-finanziaria copre invece molte aree di analisi di investimento e di bilancio. Il fine è quello di fornire uno strumento che consenta di interpretare i dati raccolti nella prima parte del business plan, disponendoli in una serie di prospetti che guidino il lettore nella valutazione del progetto e che siano al contempo gli strumenti per una presentazione professionale e accurata dello studio.
Un’impresa nasce se il contesto ambientale risulta favorevole. Ma questo elemento non è sufficiente: per la sua nascita è necessaria la presenza di un soggetto in grado di farsi carico delle responsabilità e dei rischi connessi alla gestione dell’attività, animato dal desiderio di realizzare un’idea che spesso nasce da un sogno.
CHE COS’È IL SOGNO IMPRENDITORIALE?
Il Sogno imprenditoriale è una delle fasi più essenziali per la nascita di un’impresa. Ma di preciso, che cos’è?
Il Sogno è un ingrediente necessario che deve essere inserito nel business plan della propria attività per conferire a quest’ultimo delle linee guida, senza le quali sarebbe una lunga lista di sterili tecnicismi! Se non si ha un business plan ma si possiede un sogno, l’obiettivo può essere comunque raggiunto; se invece avete un business plan ma non un sogno, non riuscirete mai a portare a termine la vostra mission.
Il Sogno è quella “dolce illusione”, quel “vagheggiamento della fantasia” che è l’energia dell’attività d’impresa. Questa energia emotiva è quella che da significato e giustifica il tutto, ma è anche quell’energia strategica senza la quale si fatica ad impostare e a programmare le attività dell’impresa. Il Sogno è l’importante sentiero guida che motiva e da un senso a tutte le decisioni che verranno prese successivamente. Il Sogno è la garanzia, la salvezza, la parola magica che permetterà di fare una serie di azioni nella direzione giusta e col giusto spirito.
Tuttavia il sogno non basta affinché l’impresa si realizzi. L’imprenditore deve sviluppare il sogno attraverso un percorso creativo e di ricerca, dapprima confuso e poi sempre più chiaro, fino all’illuminazione con cui il sogno si trasforma in idea imprenditoriale.
DIRITTO:
L’UNIONE EUROPEA: UN SOGNO COMUNE
Dopo la fine della seconda guerra mondiale l’Europa ed il mondo si interrogavano sulle cause che avevano portato al secondo conflitto mondiale ed alla distruzione quasi totale di molti dei paesi coinvolti che ne era seguita. In questo periodo vari leader visionari, teorizzarono la creazione di un’Unione europea, gettando le basi teoriche per la creazione di quella in cui viviamo oggi. Senza il loro impegno e la loro motivazione non potremmo, oggi, vivere nel clima politico ed economico di pace e stabilità che diamo ormai come scontato. Combattenti della resistenza o avvocati, i padri fondatori erano un gruppo eterogeneo di persone mosse dagli stessi ideali: la pace, l'unità e la prosperità in Europa. Oltre ai padri fondatori molti altri hanno ispirato il progetto europeo e hanno lavorato instancabilmente per realizzarlo. Volendo citarne solo uno tra i tanti in tale scenario politico e sociale postbellico, ricordiamo Winston Churchill: ex ufficiale dell'esercito, corrispondente di guerra e Primo ministro britannico (1940-45 e 1951-55). Egli è stato uno dei primi ad invocare la creazione degli "Stati Uniti d'Europa". A seguito della Seconda Guerra Mondiale si convinse che solo un'Europa unita potesse garantire la pace. Era sua intenzione debellare una volta per tutte i germi del nazionalismo e bellicismo europeo. La realizzazione di tale sogno visionario incomincia a realizzarsi con accordi e trattati vari che iniziano a regolare in un primo momento i rapporti commerciali tra gli stati aderenti al fine anche di ricostruire L’Europa distrutta dalla guerra e dare sollievo all’economia, alla società e all’industria. Nasce così un accordo tra 6 stati (tra cui l'Italia) con l’obbiettivo comune di mantenere la pace e sviluppare i rapporti economici attraverso un'organizzazione internazionale che chiamarono CECA.
La firma del trattato di Parigi nel 1951, ratifica la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e può essere considerato l’atto di inizio di un processo più articolato che porterà alla creazione dell’Unione Europea.
La CECA aveva due obiettivi fondamentali:
• favorire la produzione europea di carbone e di acciaio (due prodotti fondamentali nella fase di ricostruzione postbellica) per così ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti;
• incrementare gli scambi interni al continente, riducendo progressivamente i dazi doganali tra gli stati aderenti.
I paesi firmatari furono: Germania Ovest, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Il 1° gennaio 1958, dopo sette anni di negoziati, entra in vigore il Trattato di Roma che istituisce il passaggio da CECA a CEE (Comunità Economica Europea), con lo scopo principale di creare un mercato comune tra i paesi membri. Dal punto di vista politico, la CEE ha già una struttura sovranazionale: in alcuni campi, infatti, il suo potere è superiore a quello dei singoli stati membri. Il 30 gennaio 1966 si arriva al Compromesso del Lussemburgo, che stabilisce il principio di unanimità: nessuna decisione di grande portata può essere presa senza il consenso di tutti gli altri stati della Comunità, attribuendo così a tutti i membri il potere di veto. Nel 1968 tra gli stati membri vengono completamente aboliti i dazi interni per tutte le merci importate ed esportate. Si realizza così il Mercato Comune Europeo, primo obiettivo della CEE e tappa fondamentale verso l’ulteriore processo di integrazione. Contemporaneamente, i Paesi membri fissano tariffe doganali comuni: le merci provenienti da paesi esterni pagano lo stesso dazio in ogni paese membro della CEE. L’allargamento dei mercati e lo stimolo della concorrenza estera fanno crescere l’industria italiana, che riesce a sfruttare in modo più razionale e produttivo le risorse disponibili. Negli anni successivi riprendono le trattative con il Regno Unito, che entra nella CEE nel 1973 insieme con la Danimarca e l’Irlanda. Anche il governo norvegese aveva chiesto e ottenuto l’ingresso nella CEE, ma con un referendum popolare i suoi cittadini bocciano l’adesione (e la stessa cosa si ripeterà nel 1994). La Comunità si allarga ancora nel 1981, con la decisione della Grecia e, nel 1986, con l’ingresso di Spagna e Portogallo. Nel 1979 viene eletto per la prima volta a suffragio diretto il Parlamento europeo (con sede a Strasburgo). Nel 1979 si costituisce il Sistema monetario europeo (SME). L’accordo ha lo scopo di garantire la stabilità del cambio tra le monete dei paesi della CEE. Per raggiungere questo obiettivo viene creata l’ECU (European Currency Unit), una moneta che ha un’esistenza soltanto contabile: essa non verrà mai stampata né coniata (quindi non circola fisicamente tra la gente), ma serve come unità di misura nei bilanci della CEE e in alcune transazioni tra gli stati e tra alcune grandi imprese. bro. Nel 1985 viene firmato il Trattato di Schengen che sancisce l’abolizione dei controlli sul transito delle persone alle frontiere, così da permettere ai cittadini di circolare liberamente nello spazio europeo che, via via, si è allargato con l’adesione di altri stati (nel 1986 erano diventati 12). La prima attuazione del Trattato avviene nel 1995. Il 7 febbraio 1992 viene firmato in Olanda il Trattato di Maastricht, che sancisce la nascita dell’Unione Europea (UE). Nel giugno 1992 i danesi, con un referendum, rifiutano di sottoscrivere il trattato, criticando il funzionamento poco democratico dell’Unione Europea (troppo potere alla Commissione e ai governi, troppo poco al Parlamento europeo e ai cittadini). Il rifiuto della Danimarca fa crescere la discussione anche in altri paesi dell’Europa, ma in Francia un referendum lo approva, seppure con un solo 51% dei voti. Entro il 1993 tutti i membri della Unione Europea (compresa la Danimarca, dopo un secondo referendum dall’esito positivo) accettano il Trattato di Maastricht. Nel 1995 tre nuovi paesi (Austria, Finlandia e Svezia) entrano nell’Unione Europea, che sale così a quindici membri. Il 1° maggio 1998, in conformità con quanto previsto dal Trattato di Maastricht, le autorità della Unione Europea deliberano quali stati possono entrare nell’Unione monetaria, avendo raggiunto i parametri economici prescritti dal trattato. Dei 15 paesi membri aventi titolo, tre scelgono di non entrare nell’immediato (Regno Unito, Svezia, Danimarca) mentre undici accettano e sono ammessi subito; la Grecia viene invece ammessa l’anno seguente. Il 1° gennaio 1999 nasce ufficialmente la Moneta Unica Europea (Euro), che comincia a circolare il 1° gennaio 2002, sostituendo le monete nazionali. Il 1° maggio 1999 entra in vigore il Trattato di Amsterdam, che emana nuove disposizioni sulla sicurezza comune e sulla giustizia, sancendo anche nuove forme di collaborazione e di cooperazione tra le polizie. Sulla base di accordi presi nel corso degli anni Novanta, dieci nuovi stati sono ammessi all’Unione Europea dal 1° maggio 2004, dopo aver adeguato le loro legislazioni (in materia di diritti politici e civili, libertà e obblighi in economia, tutela dell’ambiente ecc.) ai principi e alle norme che regolano l’Unione Europea. Sono entrati così nella Unione Europea, oltre a Malta e a Cipro, otto paesi dell’Europa centrale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania). Nel 2007 avviene l’ulteriore allargamento a Romania e Bulgaria.
Attualmente sono in corso le trattative per l’adesione all’Unione Europea di stati come l’Albania, la Croazia e la Macedonia. I negoziati con la Turchia sono, invece, più complessi. Collegata geograficamente solo per una piccola porzione del suo territorio all’Europa (il 3%, tutto il resto è nel continente asiatico) deve adeguare la sua legislazione ai principi e alla norme dell’U.E. Al Paese si contesta spesso lo scarso rispetto dei diritti umani ed un regime scarsamente democratico.
RELAZIONI INTERNAZIONALI:
POLITICA ECONOMICA: LO STRUMENTO PER RAGGIUNGERE IL SOGNO COMUNE
POLITICA ECONOMICA
Gli obbiettivi (i sogni) dell’Unione europea sono stati realizzati tramite delle politiche economiche che avevano lo scopo di sviluppare il commercio tra gli stati. L’insieme degli interventi effettuati dagli Stati sull’economia costituisce la politica economica. Per definire una politica economica le autorità di governo in primo luogo hanno bisogno di analizzare la situazione economica del loro paese. A tal fine vengono analizzati alcuni dati sintetici (detti macroeconomici che servono a valutare il mercato nel suo insieme) ed altri indicatori microeconomici (con i quali si delinea il comportamento dei singoli operatori come famiglie, imprese o banche). Sulla base delle teorie formulate dall’economia politica e del quadro che si è delineato della realtà del paese, viene quindi formulata la politica economica.
Ci sono due diversi modi di intendere la politica economica. Alcuni pensano che l’azione dello Stato sia necessaria per promuovere la crescita in periodi di recessione e per rallentare lo sviluppo quando la produzione aumenta a ritmi troppo sostenuti. Altri sono convinti che l’economia si possa regolare in modo autonomo e che lo Stato debba solo garantire che tutte le forze che operano sul mercato possano farlo senza ostacoli e in modo corretto.
I PRINCIPALI OBIETTIVI
AUMENTO DEL PRODOTTO INTERNO LORDO (P.I.L.)
Nel cercare di raggiungere l’obiettivo di accrescere la ricchezza e la produzione dello Stato, i governi auspicano un sostenuto aumento del P.I.L. che sarà raggiungibile in misura maggiore nei paesi con un più elevato potenziale di sviluppo, ovvero nelle economie in cui gli impianti produttivi non sono utilizzati al massimo e in cui vi sono molte persone in cerca di occupazione. La riduzione delle tasse e l’aumento dell’offerta di moneta possono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di aumento del P.I.L..
CRESCITA DELL’OCCUPAZIONE
Altra finalità tipica riguarda la crescita dell’occupazione: se migliora il mercato del lavoro, l’economia riesce a soddisfare lo scopo primario di ogni sistema economico, che dovrebbe essere quello di assicurare la massima occupazione dei fattori produttivi quindi anche dei lavoratori, dando la dignità di un’occupazione a tutti coloro che desiderano lavorare e rispettando un preciso dettato costituzionale.
CONTROLLO DELLA PRESSIONE INFLAZIONISTICA
Un altro importante obiettivo è quello del controllo dei prezzi. Seppure a prima vista meno rilevante per lo stato di salute dell’economia, questa finalità ha assunto molto rilievo a partire dagli anni Settanta ed Ottanta del 20° secolo, quando le autorità di governo hanno preso coscienza degli effetti negativi di un aumento incontrollato dei prezzi.
RISANAMENTO DEL BILANCIO DELLO STATO
Rappresenta spesso una priorità della politica economica: un governo che non sia in grado di controllare le sue spese, e che tenda ad accumulare debito, rischia di essere considerato poco affidabile dagli investitori. Questi tenderanno a investire il proprio denaro in attività produttive collocate in altri Stati considerati più sicuri.
CONTROLLO DEL TASSO DI CAMBIO
Merita poi di essere menzionato tra gli obiettivi di politica economica anche il controllo del tasso di cambio, ossia del prezzo della valuta nazionale rispetto alle altre monete. Questa finalità è collegata con gli obiettivi di controllo dei prezzi e di crescita della produzione, in quanto il tasso di cambio determina il prezzo delle merci importate, ed è uno degli elementi che influiscono sulla competitività di un paese, cioè sulla sua capacità di vendere all’estero quel che produce. Questo elemento è particolarmente significativo quando le transazioni commerciali avvengono con stati con valuta diversa e quindi fuori dal mercato unico europeo.
PROGRESSO TECNOLOGICO
Infine, la politica economica può privilegiare lo sviluppo e la diffusione del progresso tecnologico come strumento che favorisce la crescita dell’economia creando nuove opportunità di investimento e, di conseguenza, un aumento della produzione e dell’occupazione.
POLITICA MONETARIA
Per politica monetaria si intende l’insieme delle scelte che un policymaker produce al fine di raggiungere degli obiettivi che riguardano la moneta e, più in generale, la situazione creditizia di un paese. Questa definizione è senz’altro corretta ma non immediatamente accessibile.
Innanzitutto, va definito il concetto di policymaker. Questi, semplicemente, è colui che è deputato a una scelta che incide sulla collettività. I policymakers delle politiche monetarie sono generalmente le banche centrali – la Bce in Europa e la Fed negli Stati Uniti – mentre in alcuni paesi particolarmente interventisti dal punto di vista economico possono essere anche i ministeri dell’economia.
Per comprendere il significato di politica monetaria occorre introdurre il suo fratello maggiore, ossia la politica fiscale. Questa è di quasi esclusiva competenza dei ministeri (dell’economia, del lavoro, ecc.) ed ha come obiettivo quello di agire sulle variabili che non riguardano direttamente la valuta, bensì l’economia reale: la pressione fiscale, la spesa pubblica, il tasso di disoccupazione e così via.
Si può affermare che la politica monetaria agisce sulla moneta, mentre la politica fiscale agisce nell’economia reale. E’ ovvio, però, che la politica monetaria ha comunque un effetto sul sistema in quanto tutti gli scambi economici si realizzano per mezzo della moneta. Agire sulla moneta, comunque, può voler dire molte cose. Innanzitutto, può voler dire agire sul valore della moneta. Nessun istituto può decidere con perfezione e in maniera diretta il valore della valuta, anche perché questo non è un parametro assoluto ma dipende sempre da un altro termine di paragone – che può essere un bene rifugio (valuta stabile e forte, metalli o pietre preziose, ecc).
In questo senso, uno degli obiettivi più diffusi delle banche centrali riguarda il controllo dei prezzi. L’inflazione – ossia l’aumento dei prezzi – va tenuta a bada. Non deve essere né troppa, né troppo poca. Nel primo caso, si eroderebbe il potere d’acquisto della popolazione; nel secondo caso, l’economia si fermerebbe perché si creerebbe un pericolosissimo circolo vizioso. Per raggiungere questo obiettivo, la politica monetaria mette a disposizione strumenti di vario tipo. Quello più utilizzato è la leva del costo del denaro. Le banche centrali possono decidere a quale interesse prestare il denaro alle banche commerciali che poi lo “passeranno” a famiglie e imprese. Se il tasso d’interesse è alto, verrà richiesto meno denaro e la quantità di moneta in circolazione diminuirà. Viceversa, se il tasso d’interesse è basso, verrà richiesto più denaro e la quantità di moneta in circolazione quindi disponibile aumenterà. La quantità di moneta è un parametro importante. Per la teoria della circolazione di moneta, infatti, essa è direttamente proporzionale all’inflazione. Il risultato, a dire il vero, non è così scontato ma in genere si aumentano i tassi quando si ha la necessità di alzare i prezzi al consumo e si abbassano i tassi quando si ha la necessità di diminuire i prezzi al consumo. La leva del tasso di interesse è utilizzata anche per un altro obiettivo, ovvero ridurre la stretta creditizia. Per stretta creditizia s’intende un significativo calo delle condizioni dell’offerta di credito. Quest’offerta dipende dal costo del denaro determinato dal tasso d’interesse. Quello dei tassi di interesse è uno strumento base di politica monetaria. In genere, le misure finalizzate ad aumentare la quantità di moneta in circolazione vengono chiamate politiche monetarie espansive; le misure finalizzate a diminuire tale quantità di moneta, vengono invece chiamate politiche monetarie restrittive.
Un perfetto equilibrio tra politiche restrittive ed espansive, costituisce il sogno di ogni economista.
STORIA:
GLI ANNI ’50 E ’60 NEGLI STATI UNITI: UN SOGNO CONTRO IL RAZZISMO
CONTESTO STORICO
Durante i meravigliosi anni ’50 e ‘60, dopo la fine della Ricostruzione, molti Stati adottarono le restrittive Leggi di Jim Crow che attuavano la segregazione delle razze e lo status di cittadini di seconda classe per gli afro-americani. Casi della Corte Suprema come Plessy vs. Ferguson, del 1896, accettavano la segregazione come norma costituzionale.
LO STATUS DEGLI AFRO-AMERICANI NEL PROFONDO SUD
La discriminazione sul diritto al voto rimase diffusa nel sud fino a tutti gli anni ‘50. I comitati di registrazione dei votanti usavano pratiche come la limitazione del numero di votanti afro-americani eleggibili, vincolandoli ad un più alto standard di accuratezza rispetto ai bianchi. I neri del sud che resistevano alla segregazione o chiedevano la parità dei diritti civili, in particolare i mezzadri, potevano subire violente repressioni da parte della comunità bianca, fino ad arrivare a minacce ed intimidazioni da parte dei loro datori di lavoro.
Il "Consiglio dei cittadini bianchi”, che adottava politiche di repressione economica contro i dimostranti, era uno degli organi di “gestione” del “problema negro”. Da qui alla formazione di gruppi di vigilanti bianchi, come il Ku Klux Klan, che esercitavano un potere incontrollato sul territorio instaurando regno di terrore in tutti gli stati del sud, il passo fu breve.
Il linciaggio di afro-americani era una pratica comune ed ampiamente accettata come quasi legittima e raramente perseguita dalla legge. Quasi 4.500 afro-americani vennero linciati negli Stati Uniti tra il 1882 e i primi anni 1950.
BROWN VS. BOARD OF EDUCATION E LA "RESISTENZA MASSICCIA”
Agli albori del movimento per i diritti civili, cause giudiziarie e lotte al lobbismo furono i primi tentativi di integrazione razziale.
Nel 1951 venne presentata una causa contro il Board of Education della città di Topeka presso la corte distrettuale del Distretto del Kansas, in favore di Linda Brown, una studentessa di Topeka costretta a camminare per miglia per raggiungere la sua scuola segregata nera, mentre una scuola bianca era a solo sette isolati dalla sua abitazione. La corte distrettuale si pronunciò in favore del Board of Education, citando il precedente stabilito dalla Corte Suprema in Plessy v. Ferguson (1896), che permetteva alle leggi statali di richiedere carrozze ferroviarie "separate ma uguali" per bianchi e neri. Il caso ebbe un’escalation e diventò un simbolo della lotta per i diritti umani e dopo circa 3 anni approdò alla Corte Suprema. Quello di “Brown vs. Board of Education of Topeka” (terminata nel 1954) fu un caso miliare della Corte Suprema. La sentenza mise esplicitamente fuori legge le strutture educative separate per neri e bianchi. La decisione fu presa sulla base del fatto che la dottrina dell'educazione pubblica "separata ma uguale" non poteva veramente fornire agli americani di colore delle strutture paragonabili a quelle a disposizione dei bianchi.
Un alto numero di membri della Camera dei Rappresentanti e 10 senatori firmarono il "Southern Manifest" condannando la decisione della Corte Suprema.
Orval Eugene Faubus, governatore dell'Arkansas usò la Guardia Nazionale dello stato per impedire l'integrazione scolastica alla Little Rock Central High School nel 1957, mentre i governatori del Mississippi e dell'Alabama bloccarono fisicamente i portoni delle rispettive università statali. Il commissario alla sicurezza pubblica di Birmingham, Eugene T. "Bull" Connor, sostenne l'uso della violenza contro i Freedom Riders, un gruppo di attivisti afroamericani, e ordinò che idranti e cani poliziotto venissero rivolti contro i dimostranti. Lo sceriffo Jim Clark, di Dallas County (Alabama) scatenò i suoi vice sui dimostranti del "Bloody Sunday" (un giornale locale) e ne minacciò personalmente altri. La polizia in tutto il Sud arrestò gli attivisti dei diritti civili con accuse gratuite. Giurie di soli bianchi in diversi stati prosciolsero assassini accertati di afro-americani.
ORGANIZZAZIONI PER I DIRITTI CIVILI
Il moderno movimento per i diritti civili fu progettato, guidato, organizzato e gestito da afro-americani, che posero se stessi e le loro famiglie in prima linea nella lotta per la libertà. Il movimento aveva comunque anche simpatizzanti e sostenitori bianchi. Il loro eroismo venne portato nella casa di ogni americano attraverso i giornali e in seguito con i notiziari televisivi, mentre le marce e le dimostrazioni pacifiche venivano attaccate dai tutori della legge. Gli agenti usavano manganelli, fruste, idranti, cani poliziotto e arresti in massa per intimidire i dimostranti.
Mentre alcuni gruppi e individui all'interno del movimento per i diritti civili, come Malcolm X, sostenevano il Black Power, il separatismo nero o addirittura la resistenza armata, la maggioranza dei partecipanti rimase impegnata sui principi della non violenza. Questa decisione fu deliberata sulla base del pensiero che per una minoranza oppressa astenersi dalla violenza determina un vantaggio politico. Usando strategie non violente, gli attivisti dei diritti civili si avvantaggiarono dell'emergente rete di notiziari, in particolare televisivi, per catturare l'attenzione nazionale, del Congresso e della Casa Bianca.
Il ruolo guida delle chiese nere nel movimento fu una naturale estensione della loro struttura e funzione. Esse offrivano ai propri membri un'opportunità di esercitare ruoli che gli venivano negati nella società. Nel corso della loro storia, le chiese nere servirono non solo come luogo di culto, ma anche come bacheca, unione di credito, tribunale popolare per risolvere dispute, gruppo di sostegno e centro di attivismo politico. Queste e altre funzioni aumentarono l'importanza del ministero. La personalità più importante nel movimento per i diritti civili fu il pastore battista Martin Luther King, uomo dell'anno per Time magazine nel 1964 e uomo del popolo. Il suo instancabile impegno personale, la sua indiscussa leadership morale ed etica nella lotta per la libertà dei neri, gli valse i plausi del mondo intero e un premio Nobel per la pace.
Studenti e seminaristi sia al nord che al sud, giocarono ruoli chiave nel movimento per i diritti civili—dal boicottaggio degli autobus ai sit-in, dalle marce per la libertà, ai movimenti sociali. Movimenti guidati da chiese e studenti svilupparono le loro proprie strutture organizzative e di sostegno.
L'amministrazione del presidente John Kennedy fornì al movimento un certo vantaggio. Kennedy sostenne l'attuazione della desegregazione nelle scuole e nelle strutture pubbliche. Il Procuratore Generale Robert Kennedy portò avanti più di 50 cause legali in quattro stati per assicurare il diritto al voto dei neri americani. All’interno dell’Amministrazione statale persistevano comunque diffidenze verso il movimento. Lo stesso direttore dell'FBI, J. Edgar Hoover, preoccupato della possibile influenza comunista sul movimento per i diritti civili e antagonista personale di Martin Luther King, usò l'FBI per investigare su King e su altri leader dei diritti civili.
Grazie al coraggio di persone come Martin Luther King, persone i cui nomi resteranno sempre sconosciuti e che, come King, hanno sacrificato tanto, persino a volte la loro vita, lentamente e con tanti sforzi siamo oggi riusciti a vedere eletto un presidente nero negli Stati Uniti.
Doctor King, your dream is about to come true!
INGLESE:
MARTIN LUTHER KING VS. MALCOLM X
Less than 40 years ago, there were separate public taps, For white man and for coloured! In a theatre coloured and whites had diffrent areas and the same goes for the bus: coloured could only sit in the back of the bus. Hard to believe and yet, not so far ago!
MARTIN LUTHER KING JR.
The fight to change all this and reach a point where there were equal rights and oportunities for all the citizen, regardless to their race and color, was the main purpose in the brief life of Martin Luther King.
King was born on January 15, 1929, in Atlanta, Georgia, to Reverend Martin Luther King, Sr., and Alberta Williams King. King's legal name at birth was Michael King, and his father was also born Michael King, but the elder King changed his and his son's names following a 1934 trip to Germany to attend the Fifth Baptist World Alliance Congress in Berlin. It was during this time he chose to be called Martin Luther King in honor of the German reformer Martin Luther.
During his early age, King said his father regularly whipped him until he was fifteen and a neighbor reported hearing the elder King telling his son "he would make something of him even if he had to beat him to death". Before he was thirteen he tried to commit suicide, denied the bodily resurrection of Jesus, although he admitted that “…the Bible contained some profound truths which cannot be escaped”. At age 13 he was already a brilliant orator in public and the youngest assistant manager in the Atlanta Journal. The summer before his last year at Morehouse, in 1947, an eighteen-year-old King made the choice to enter the ministry. After graduating in 1948, King entered Crozer Theological Seminary in Pennsylvania, where he earned a Bachelor of Divinity degree, won a prestigious fellowship and was elected president of his predominantly white senior class.
King then enrolled in a graduate program at Boston University, completing his coursework in 1953 and earning a doctorate in systematic theology two years later. While in Boston he met Coretta Scott (1927-2006), a young singer from Alabama who was studying at the New England Conservatory of Music. The couple wed in 1953 and settled in Montgomery, Alabama, where King became pastor of the Dexter Avenue Baptist Church.
The King family had been living in Montgomery for less than a year when the highly segregated city became the epicenter of the burgeoning struggle for civil rights in America, galvanized by the landmark Brown v. Board of Education of Topeka decision of 1954. On December 1, 1955, Rosa Parks (1913-2005), secretary of the local National Association for the Advancement of Colored People chapter, refused to give up her seat to a white passenger on a Montgomery bus and was arrested. Activists coordinated a bus boycott that would continue for 381 days, placing a severe economic strain on the public transit system and downtown business owners. They chose Martin Luther King Jr. as the protest’s leader and official spokesman.
By the time the Supreme Court ruled segregated seating on public buses unconstitutional in November 1956, King, heavily influenced by Mahatma Gandhi (1869-1948) and the activist Bayard Rustin (1912-1987), had entered the national spotlight as an inspirational proponent of organized, nonviolent resistance.
in 1957 he and other civil rights activists founded the Southern Christian Leadership Conference (SCLC), a group committed to achieving full equality for African Americans through nonviolence. In 1960 King and his family moved to Atlanta, his native city, where he joined his father as co-pastor of the Ebenezer Baptist Church. This new position did not stop King and his SCLC colleagues from becoming key players in many of the most significant civil rights battles of the 1960s. Their philosophy of nonviolence was put to a particularly severe test during the Birmingham campaign of 1963, in which activists used a boycott, sit-ins and marches to protest segregation, unfair hiring practices and other injustices in one of America’s most racially divided cities. Arrested for his involvement on April 12, King penned the civil rights manifesto known as the “Letter from Birmingham Jail,” an eloquent defense of civil disobedience addressed to a group of white clergymen who had criticized his tactics. His bail was paid by JF Kennedy.
In August 1693, King worked to organize the March on Washington for Jobs and Freedom, a peaceful political rally designed to shed light on the injustices African Americans continued to face across the country. Held on August 28 and attended by some 200,000 to 300,000 participants, the event is widely regarded as a watershed moment in the history of the American civil rights movement and a factor in the passage of the Civil Rights Act of 1964. The march culminated in King’s most famous address, known as the “I Have a Dream” speech, a spirited call for peace and equality that many consider a masterpiece of rhetoric. Standing on the steps of the Lincoln Memorial–a monument to the president who a century earlier had brought down the institution of slavery in the United States—he shared his vision of a future in which “this nation will rise up and live out the true meaning of its creed: ‘We hold these truths to be self-evident, that all men are created equal.” The speech and march cemented King’s reputation at home and abroad; later that year he was named Man of the Year by TIME magazine and in 1964 became the youngest person ever awarded the Nobel Peace Prize. He was also received by Pope Paul the VI.
On the evening of April 4, 1968, King was fatally shot while standing on the balcony of a motel in Memphis, where he had traveled to support a sanitation workers’ strike. In the wake of his death, a wave of riots swept major cities across the country, while President Johnson declared a national day of mourning. James Earl Ray (1928-1998), an escaped convict and known racist, pleaded guilty to the murder and was sentenced to 99 years in prison. As of today we are still not sure of the identity of Dr. Martin Luther King’s killer.
MALCOM X
Malcom X came from the lowest social layer of the society, the “cats in the streets”, as they were called. Born on May 19, 1925, in Omaha, Nebraska, Malcolm X was a prominent black nationalist leader who served as a spokesman for the Nation of Islam during the 1950s and '60s. Due largely to his efforts, the Nation of Islam grew from a mere 400 members at the time he was released from prison in 1952 to 40,000 members by 1960. A Naturally gifted orator, Malcolm X exhorted blacks to cast off the shackles of racism "by any means necessary", including violence. The fiery civil rights leader broke with the group shortly before his assassination, February 21, 1965, at the Audubon Ballroom in Manhattan, where he had been preparing to deliver a speech.
Malcolm was born Malcolm Little and he was the fourth of eight children born to Louise, a homemaker, and Earl Little, a preacher who was also an active member of the local chapter of the Universal Negro Improvement Association and avid supporter of black nationalist leader Marcus Garvey. Due to Earl Little's civil rights activism, the family faced frequent harassment from white supremacist groups such as the Ku Klux Klan and one of its splinter factions, the Black Legion. However, the racism the family encountered in East Lansing proved even greater than in Omaha. Shortly after the Littles moved in, in 1929, a racist mob set their house on fire, and the town's all-white emergency responders refused to do anything. "The white police and firemen came and stood around watching as the house burned to the ground," Malcolm X later remembered.
Two years later, in 1931, Earl Little, his dad, was found dead. Although it was clear that he was murdered by white supremacists, the police officially ruled his death a suicide, thereby voiding the large life insurance policy he had purchased in order to provide for his family in the event of his death. Malcolm X's mother never recovered from the shock and in 1937, she was committed to a mental institution and Malcolm X left home to live with family friends.
The turning point in Malcolm X's childhood came in 1939, when his English teacher asked him what he wanted to be when he grew up and he answered that he wanted to be a lawyer. His teacher responded, "One of life's first needs is for us to be realistic ... you need to think of something you can be ... why don't you plan on carpentry?". Malcolm X dropped out of school the following year, at the age of 15. After quitting school, Malcolm became acquainted with the city's criminal underground, soon turning to selling drugs to finance his expensive dissolute life style. This phase of Malcolm X's life ended in 1946, when he was arrested on charges of thievery and sentenced to ten years in jail. To pass the time during his incarceration, Malcolm X read constantly, devouring books from the prison library in an attempt make up for the years of education he had missed by dropping out of high school. Also while in prison he converted to the “Nation of Islam”, a small sect of black Muslims who embraced the ideology of black nationalism, and upon his release in 1952 he abandoned his surname "Little," which he considered a relic of slavery, in favor of the surname "X"—a tribute to the unknown name of his African ancestors.
After leaving the prison, he traveled to Detroit, Michigan, where he worked with the leader of the Nation of Islam, Elijah Muhammad, to expand the movement's following among black Americans nationwide. Malcolm X became the minister of Temple No. 7 in Harlem and Temple No. 11 in Boston, while also founding new temples in Harford and Philadelphia. In 1960, he established a national newspaper, Muhammad Speaks, in order to further promote the message of the Nation of Islam.
By the early 1960s, Malcolm X had emerged as a leading voice of a radicalized wing of the Civil Rights Movement, presenting an alternative to Dr. Martin Luther King Jr.'s vision of a racially integrated society achieved by peaceful means. Dr. King was highly critical of what he viewed as Malcolm X's destructive demagoguery. "I feel that Malcolm has done himself and our people a great disservice," King once said.
In 1963, Malcolm X became deeply disillusioned when he learned that his hero and mentor had violated many of his own teachings, most flagrantly by carrying on many extramarital affairs. He left the Nation of Islam in 1964 and during a trip to Middle Est he converted to traditional Islam, visited the Mecca and changed his name again to El-Hajj Malik El-Shabazz. When he returned to the United States, he was less angry and more optimistic about the prospects for peaceful resolution to America's race problems. "The true brotherhood I had seen had influenced me to recognize that anger can blind human vision" he said. "America is the first country ... that can actually have a bloodless revolution". Tragically, just when Malcolm X appeared to be embarking on an ideological transformation with the potential to dramatically alter the course of the Civil Rights Movement, he was assassinated.
TWO LEADERS AT COMPARISON
Martin Luther King Jr. and Malcolm X are very prominent African American individuals throughout history. They fought for what they believed in but in many different ways. Their many beliefs may have blossomed from the households they came from and how they grew up. King grew up in a middle class family and was well educated. While, Malcolm X grew up in an underprivileged environment that was very hostile with barely any schooling. Martin Luther King Jr. was always against violence, throughout his entire ministry. He always stood his ground, and he stood out because even though he may have been physically attacked, he never reacted with violence. Martin Luther King Jr. followed the Christian faith. Malcolm X was a Muslim, and believed in Muslim principles. His most famous line was “By any Means Necessary”. He believed in physically fighting back. Whatever had to be done to get freedom, he was all for it whether it be violence or nonviolence. Although later in life he visited Jerusalem, and changed his views, becoming nonviolent.
One of the most famous civil rights acts was the March on Washington, and it best shows the different perspectives of Martin Luther King Jr. and Malcolm X. This march happened to be one of Martin Luther King Jr.’s greatest accomplishments throughout his life. Even in a time of violence, King would never act out. King wanted all the races to come together to stop hatred and violence. Malcolm X had a different perspective regarding the march. He felt that integration would destroy the black and the white man. He felt that American blacks should be more concerned with helping each other and have self-respect first.
The commonality that they both share is that they both wanted equal rights for African Americans they just went down different paths to receive those rights.
ITALIANO:
LUIGI PIRANDELLO E IL SUO SOGNO
LUIGI PIRANDELLO
Pirandello nasce nel 1867 ad Agrigento da una famiglia molto ricca. Studia lettere a Roma e si laurea in glottologia a Bonn. Tornato in Italia, si sposa con una donna siciliana e con lei si trasferisce a Roma dove riceve ogni mese un assegno mensile dal padre che gli permette di continuare a dedicarsi alla scrittura.
Nel 1903 l'allagamento della miniera del padre causa una grave crisi finanziaria familiare: ciò cambia la vita di Pirandello che ora è costretto a dover lavorare per sopravvivere. Nel 1914, con lo scoppio della grande guerra, i problemi mentali della moglie iniziano a manifestarsi e successivamente ad aggravarsi fino ad avere un crollo quando uno dei figli parte per la guerra. Nel 1919 la moglie viene internata in un manicomio a causa dei suoi problemi psichici. Pirandello, influenzato da questi avvenimenti, sviluppa l'idea di una vita caratterizzata dalla tragicità.
Nelle opere di Pirandello è infatti evidente un umorismo tragico; egli definisce la vita come una grande “pupazzata”, una pagliacciata alla quale si può sfuggire solo attraverso la scrittura.
Nel 1925 fonda la "Compagnia del teatro d'arte" con Marta Abba e Ruggero Ruggeri. Con questa compagnia comincia a viaggiare per il mondo e le sue commedie vengono interpretate anche nei teatri di Broadway ed i suoi romanzi cominciano a diventare film.
Nel 1929 gli viene dato il titolo di Accademico di Stato. Nel giro di un decennio arriva ad essere il più grande drammaturgo del mondo, come testimonia il premio Nobel che riceve nel 1934.
In seguito a tutte le sue disavventure, Pirandello scrive “Il fu Mattia Pascal” un'opera in cui il protagonista è caratterizzato da una molteplicità di maschere ed è continuamente alla ricerca di un senso delle cose. Il romanzo viene pubblicato a puntate su “Nuova antologia”. Seguono molte novelle che verranno successivamente raccolte in “Novelle per un anno”.
Nel 1893 scrive “L'Esclusa”, la storia di una donna accusata ingiustamente di adulterio. Nel romanzo emerge il principio di catalogazione sociale: ognuno, secondo Pirandello, riceve dalla società almeno un' etichetta che non gli si addice.
Nel 1927 pubblica “Uno, nessuno, centomila” in cui, per una critica fatta al suo naso, il protagonista riflette ossessivamente sulla realtà e decide così di «non essere» cioè di annullare la propria identità e di fuggire dal carcere delle forme, come fanno le piante.
Pirandello compose poesie per circa un trentennio, dal 1883 al 1912. Se le sue opere liriche non possono essere inserite in nessun movimento letterario a lui contemporaneo, le idee poetiche di Pirandello vengono invece influenzate da Bergson e dal suo “Saggio sul riso” in cui il filosofo sostiene che l'ironia è un distacco rispetto alla realtà che si affronta.
In tutti i testi umoristici di Pirandello il tragico e il comico vengono mescolati. Nello scrittore siciliano si assiste al superamento del verismo secondo il quale la realtà è oggettiva ed autonoma. Per Pirandello, invece, la realtà è vita, flusso continuo e tutto ciò che si stacca da questo flusso comincia a morire. La realtà ha una molteplicità di aspetti e non può essere conosciuta razionalmente. Anche l'identità personale dell'uomo è molteplice e da qui nasce il concetto della maschera: sotto la maschera non c'è nessuno o, meglio, c'è un fluire incoerente di stati in continua trasformazione.
Questa mancanza di unicità determina l'annullamento della persona che diventa così “nessuno”. La vita sociale è infatti caratterizzata dall'incomprensione e dall'impossibilità di conoscere veramente qualcuno.
L'unica via di salvezza da questa situazione è la fuga nell'immaginazione e nell'irrazionale. Il rifiuto della vita sociale dà luogo, nell'opera pirandelliana, ad una figura ricorrente: l'eroe estraniato, che si esclude dai meccanismi sociali e osserva, con atteggiamento umoristico, gli uomini imprigionati nella trappola della realtà. Ogni eroe si rende quindi conto dell'assurdità della vita e dunque cerca ininterrottamente un'identità alternativa all'oppressione delle convenzioni sociali, ma ciò è impossibile. Il teatro pirandelliano è decisamente rivoluzionario, sia per le tecniche narrative che per i contenuti: Pirandello smaschera la finzione teatrale affermando che il teatro è una finzione al quadrato perché simula la vita, la quale è già di per se una finzione, una rappresentazione.
Quattro fasi caratterizzano il lavoro teatrale di Pirandello:
- La prima è quella delle commedie siciliane dove i protagonisti riflettono filosoficamente sulla propria condizione. Tra queste commedie le più importanti sono “Il berretto a sonagli” e “Pensaci Giacomino”.
- La seconda fase è quella delle commedie borghesi, ovvero del “Il piacere dell'onestà”, “Il gioco delle parti” e “Così è (se vi pare)”
- Nella terza fase Pirandello enuncia una trilogia di opere: “Ciascuno a suo modo”, “Questa sera si recita a soggetto” e “Sei personaggi in cerca d'autore”.
- La quarta fase, infine, è quella delle commedie fiabesche, la più importante delle quali è “I giganti della montagna”.
“SOGNO (MA FORSE NO)”
Sogno (ma forse no) è una commedia in un atto unico scritta da Luigi Pirandello nel periodo compreso tra la fine del 1928 e l'inizio del 1929.
Fu rappresentata la prima volta il 22 settembre del 1931 su traduzione portoghese di Caetano de Abreu Beirão con il titolo Sohno (mas talvez nao) a Lisbona e in Italia, per la prima volta il 10 dicembre 1937 a Genova, al Teatro "Giardino d'Italia", dalla Filodrammatica del Gruppo Universitario di Genova.
Il tema del sogno era stato già trattato da Pirandello nella novella La realtà del sogno nel 1937 ma con un'argomentazione diversa: nella novella i due ambiti del sogno e della realtà sono separati, nella commedia invece si intrecciano in modo inscindibile
TRAMA
Più che l'argomento della commedia Pirandello sembra invece interessato a rendere scenograficamente sul palcoscenico l'atmosfera onirica che accompagna lo svolgersi dell'atto unico. Le annotazioni dell'autore riguardo alle scene e ai dialoghi sono quantitativamente maggiori (e verrebbe da dire qualitativamente migliori dal punto di vista della ricostruzione scenica) del testo vero e proprio della commedia. Si può affermare che in questa commedia Pirandello è più pittore che scrittore e la critica teatrale ha riconosciuto nella scenografia del Sogno dei veri e propri tratti espressionistici.
Una giovane ed affascinante donna si sta stancando del suo amante e si sente invece nuovamente attratta da un precedente innamorato, allontanatosi ed ora tornato ricchissimo da lontani ed esotici paesi. Nel sogno, o piuttosto nell'incubo, la giovane vede se stessa strozzata dall'amante ingelosito che sulla morbida carne del suo collo traccia con le sue mani un solco livido come una sorta di collana, ben diversa da quella che la donna aveva ammirato e desiderato nella vetrina di un gioielliere. La donna si sveglia sospirando dal sollievo di essere uscita dall'incubo, quando la cameriera le porta una scatola mandata dal ricchissimo ex amante che contiene proprio la collana da lei tanto desiderata.
Viene a visitarla l'amante geloso che le racconta di essere contrariato perché avrebbe voluto farle una sorpresa regalandole la collana di perle ma che il gioielliere l'aveva già venduta a qualcuno... La giovane fa finta di nulla e avvia un dialogo che sembra inizi a ripercorrere lo stesso tragitto del sogno (ma forse no).
FRANCESE:
LES SAISONNIERS ET LEUR REVE
J’ai choisi de parler des saisonniers parce que j’ai voulu essayer de m’identifier à ces travailleurs et j’ai compris qu’ils ont un rêve: trouver un travail stable et gagner une rémunération plus élevée que le S.M.I.C.. Mais qu’est-ce qu’un saisonnier? Un saisonnier est un travailleur dont la durée de travail est restreinte à une saison de l'année. Contrairement au CDD classique, le contrat saisonnier ne comprend pas l’indemnité de précarité et ne précise pas obligatoirement de date de fin de mission. Le travail saisonnier est souvent synonyme d’atteintes au droit du travail, de précarité et de conditions de vie dégradées. Les niveaux de rémunération sont faibles, malgré les niveaux de qualification nécessaires.
Cette situation est ancienne mais aujourd’hui, sous l’impact de la crise, la population des saisonniers évolue : il n’y pas seulement des jeunes débutants, mais aussi des salariés licenciés, des retraités avec des pensions insuffisantes, des femmes qui subissent des périodes d’inactivité, des chômeurs en fin de droit.
On rencontre des travailleurs saisonniers notamment dans le monde agricole, où ils sont généralement employés pendant les récoltes et les vendanges. L'Organisation Internationale du Travail (institution tripartite de l'ONU) considère les saisonniers agricoles comme « les plus pauvres d'entre les pauvres », surtout lorsqu'il s'agit de migrants, et dénonce des « conditions de travail inhumaines ». Au Canada, de nombreux travailleurs saisonniers mexicains sont employés dans le secteur agricole local, où leurs rémunérations sont très faibles. Ce fait les conduit à une forme de syndicalisation. En France et en Espagne, la précarité des saisonniers dans l'agriculture intensive est renforcée par le fait que la plupart d'entre eux, africains et européens de l'est, sont sans papiers ou dans la semi-légalité. En Italie du Sud, la mafia a pris le contrôle de cette main-d'œuvre qui risque la mort en cas de résistance ou de fuite. Dans les cas les plus extrêmes, ces saisonniers se retrouvent dans un état proche du servage ou de l'esclavage.
De nombreux saisonniers sont également employés dans l'industrie touristique, où ils font face à l'afflux de clients dans les domaines de l'hôtellerie et de la restauration pendant les périodes les plus attractives. Le secteur du tourisme est, en France, une source essentielle de richesses et génère chaque année plus de 145 milliards d’euros.
Les saisonniers ont un rêve qu’ils veulent atteindre malgré tous les efforts des pays pour diminuer le chômage et augmenter l’offre d’emploi, mais la crise économique commencée en 2008 qui a frappé la plus part du monde, ne le permet pas.