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Storia dell’arte: Andy Wharol
Economia: J. D. Rockefeller
Inglese: J. S. Fitzgerald; The Great Gatsby
Introduzione
«Let us not wallow in the valley of despair, I say to you today, my friends. And so even though we
face the difficulties of today and tomorrow, I still have a dream. It is a dream deeply rooted in the
American Dream.»
«Vi dico oggi, fratelli miei, non perdiamoci nella valle della disperazione. E anche se affrontiamo
le difficoltà di oggi e di domani, io ho ancora un sogno. È un sogno profondamente radicato nel
Sogno Americano.»
I Have a Dream
Martin Luther King, Jr. - 28/08/1963
Il Sogno Americano è un anelito condiviso da molti, negli Stati Uniti d'America, di
raggiungere un miglior tenore di vita ed una prosperità economica attraverso la
determinazione, la perseveranza, il duro lavoro.
Questa speranza è nata con i primi colonizzatori delle Americhe ed è stata tramandata
alle generazioni seguenti, fino ai giorni nostri.
Cosa sia diventato il Sogno Americano oggi è una questione costantemente discussa,
e qualcuno sostiene che stia svanendo, per lasciare spazio ad un nuovo Sogno, quello
Europeo. 2
Origini e matrici del Sogno Americano
Dalla colonizzazione europea delle Americhe al concetto di "self made
man";
L'origine del Sogno Americano proviene essenzialmente dall'allontanamento dei
modelli economici e governativi del Vecchio Mondo, che permise una libertà mai
sperimentata prima e soprattutto la possibilità di una mobilità sociale verso l'alto,
fin'ora sconosciuta.
Inoltre, dalla guerra di Indipendenza Americana del 1775 all'ultima metà del
diciannovesimo secolo, le molte risorse dell'America e i territori liberi presenti,
generarono promesse di proprietà terriere e investimenti fortunati. Le significative
risorse naturali offerte dal continente non ancora completamente colonizzato,
combinate allo sviluppo della Rivoluzione Industriale crearono la possibilità di
migliorare la propria condizione sociale.
Molti dei primi imprenditori americani si diressero verso le Montagne Rocciose, a
Ovest, dove potevano comprare moltissimi acri di terreno a prezzi irrisori, nella
speranza di trovarvi dei giacimenti d'oro.
Iniziava così la “Corsa all'Oro” di metà Ottocento, che portò le numerose ondate di
immigrazione che caratterizzarono quel
secolo e quello successivo.
I più poveri cittadini europei furono spinti
dalle numerosi crisi, come la grande
carestia irlandese, l'esodo delle Highlands in
Scozia e le conseguenze del regime
Napoleonico, a cercare nei territori
americani un miglior tenore di vita, grazie
anche alle più ampie libertà economiche e
costituzionali offerte dall'America.
Arrivarono numeri considerevoli di emigranti
provenienti anche dalla Cina e dal
Giappone, che contribuirono alla formazione
delle cosiddette “Chinatown”, soprattutto nelle grandi città come New York e San
Francisco.
Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, lo scrittore Horatio Alger divenne
famoso per i suoi romanzi che idealizzavano il Sogno Americano e che contribuirono
ad insidiare questi ideali nella cultura popolare.
Con l'avvicinarsi del ventesimo secolo le grandi personalità dell'industria divennero
l'icona del Sogno, confermando che, pur provenendo da bassissime condizioni sociali,
era possibile avere successo attraverso il duro lavoro, la determinazione, il coraggio.
Questo creò inoltre il concetto del “self made man”, letteralmente “uomo che si è fatto
da sè”, l'emblema del pioniere alla conquista di nuove frontiere.
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Tale ideale è un misto di egualitarismo democratico e individualismo. Secondo
l’aspetto egualitaristico tutti devono poter raggiungere qualunque posizione, anche la
più elevata, e non è accettabile alcuna limitazione in questa possibilità, né politica (cui
tutti possono o devono partecipare almeno formandosi la propria opinione in modo
libero e tramite liberi mezzi di comunicazione, ed ecco che gli USA sono nell’800
all’avanguardia nelle macchine per la stampa, nel ‘900 per radio e TV, infine per
internet), né economica (ecco che gli USA più e prima di altri paesi sviluppano delle
legislazioni anti-trust).
Un numero consistente di emigranti dall'est e dal sud Europa, italiani, ebrei, polacchi,
russi, greci, andarono a cercare lavoro nelle città industriali come New York, Chicago,
Filadelfia e Detroit, fino allo scoppiare della I Guerra Mondiale.
Dopo il conflitto, il sentimento nativista portò a grosse restrizioni delle norme
sull'immigrazione, fino al 1965, quando entrò in vigore l'“Immigration and Nationality
Service Act of 1965”, che permise la ripresa dell'immigrazione su larga scala.
Il grande sogno nel XX secolo ha avuto anche periodi di crisi. Basta ricordare le lotte
razziali che misero in discussione il principio dell’eguaglianza e la grande depressione
del ‘29 che causò privazioni e sofferenze proprio a chi più credeva in quella idea.
La fine della II Guerra Mondiale e l'arrivo
degli anni '50, portarono una ricerca di
stabilità e l'inseguimento della “famiglia
perfetta”, come parte o conseguenza del
Sogno Americano.
Questa stabilità fu però infranta dalla
nuova generazione di giovani, che il
decennio dopo abbracciò i valori hippie,
negando gli ideali tradizionali.
In tempi moderni, il Sogno Americano è
visto come un possibile traguardo, dato
che tutti i bambini possono andare a
scuola e avere un'istruzione. Anche se la spinta verso di esso diminuì durante quegli
anni, il sogno in sé non morì mai.
Negli anni '90 la “Corsa all'Oro” si è modernizzata e i giacimenti d'oro del secolo
precedente si sono tramutati nelle cosiddette “dot-com”. Negli Stati Uniti, come nel
resto del mondo, le energie vennero investite sempre più su Internet e persone
normalissime misero in piedi aziende dallo stesso garage di casa diventando
milionarie.
Questo nuovo capitolo del Sogno Americano di nuovo divenne un richiamo per il
mondo e attrasse molte persone intraprendenti dalla Cina e dall'India verso la Silicon
Valley, per avviare nuove aziende e cercare fortuna in America.
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Il Sogno Americano oggi;
Molte sono le opinioni riguardanti il significato che questi ideali hanno assunto ai giorni
nostri.
Da un recente sondaggio nazionale, emerge che un terzo degli americani non ci crede
più.
Alcuni hanno perso fiducia, perchè dopo aver lavorato duramente per tutta la vita, si
sono trovati disperati e senza più tempo davanti. Altri mettono in discussione il sogno
stesso, sostenendo che questi principi non sono più validi in un mondo sempre più
interconnesso.
L’altro grande ostacolo è sicuramente la difficoltà, per gli stranieri, di trasferirsi
stabilmente e trovare un occupazione, a causa delle norme restrittive
sull’immigrazione.
È’ infatti molto complessa la procedura per ottenere un visto che permetta di lavorare
legalmente negli Stati Uniti ed, ancora più complicato è ottenere una Green Card,
documento che permette la residenza a tempo illimitato su suolo americano.
Questi documenti sono concessi prevalentemente sulla base di abilità, per cui è
necessario, per ottenerli, essere altamente qualificati. Non esiste più quindi, la
possibilità per un europeo di partire dal nulla per cercare fortuna, come accadeva nei
secoli scorsi.
E’ indubbio, quindi che l’antico concetto di “Sogno Americano”, si è sicuramente
trasformato, modernizzato.
Per qualcuno, ancora, si sta materializzando un nuovo sogno, non più americano ma
codificato sotto forma di una Costituzione
Europea.
Oggi l'Unione Europea, cone le sue ventisette
nazioni e i suoi quasi 500 milioni di individui,
costituisce il più vasto sistema economico del
pianeta. Non solo: rispetto agli U.S.A., gli
europei godono di una superiore aspettativa di
sopravvivenza, di un più alto tasso di
alfabetizzazione e di una migliore qualità
complessiva della vita.
Secondo Jeremy Rifkin, economista e saggista statunitense, l'Europa è diventata un
gigantesco laboratorio in cui si sperimentano nuove forme di vita associata che sono
l'immagine specularmente opposta dell'obsolescente modello americano: sviluppo
sostenibile invece di crescita economica incontrollata; diversità multiculturale anzichè
"meltig pot" di razze e culture diverse; ricerca della cooperazione e del consenso in
politica estera. 5
Esempi di "self made men"
John Davison Rockefeller e la Standard Oil;
Il 27 agosto 1859 ebbe inizio la "grande corsa al petrolio". Le tecniche di perforazione
sperimentate a Titusville avevano dato il risultato sperato di estrarre petrolio in
profondità a costi competitivi. Come spesso accade in questi casi, i capitalisti pionieri
che dominarono la scena nela fase iniziale furono rapidamente sostituiti da altri
personaggi. Tra questi nuovi capitalisti si distinse rapidamente John D. Rockefeller.
Il suo nome è diventato il simbolo storico del capitalismo di
fine ottocento e dello spirito che spingeva i self-made man
all'investimento e all'imprenditoria nel grande sconfinato
territorio americano. La guerra di secessione era finita da poco
lasciando un paese da ricostruire a cui si aggiungevano le
grandi praterie dell'ovest da conquistare e "civilizzare".
Come molti capitalisti-imprenditori dell'epoca, Rockefeller,
poco più che ventenne, fondò una società commerciale il cui
business era alquanto vago. Si commerciava di tutto purché
avesse un prezzo di vendita. La società era a capo di
Rockefeller e del socio Maurice Clark ed operava nel territorio
di Cleveland nei mercati della carne e del frumento. Il boom
del petrolio del 1859 li coinvolse nel mercanto nascente.
Rockefeller e Clark avviarono alcune piccole industrie di raffinazione di petrolio lungo
la ferrovia di Cleveland. Il trasporto su rotaia era l'unico modo per trasportare il
petrolio dai luoghi di estrazione ai grandi mercati dell'est e la città di Cleveland si
trovava in una favorevole posizione geoeconomica.
I profitti elevati provenienti dalla raffinazione convinsero Rockefeller a dedicare la sua
attenzione esclusivamente al settore del petrolio. In breve, liquidò il suo socio
acquistando l'intera proprietà dell'azienda per mettersi in grado di manovrare una
politica commerciale ambiziosa e aggressiva. Nel settore della raffinazione operavano
diverse società in forte concorrenza tra loro e Rockefeller ambiva apertamente al
controllo monopolistico dell'intero mercato. Lo stesso Rockefeller definì il contesto
come "il grande gioco".
Era un particolare momento del capitalismo in cui l'entusiasmo negli affari e la corsa al
profitto dominavano su ogni altro aspetto. Le aziende erano guidate da uomini che si
sfidavano in affari come in aspre guerre personali senza esclusioni di colpi.
L'entusiasmo nella corsa al petrolio portò rapidamente ad una situazione di
sovrapproduzione petrolifera e il prezzo del petrolio si dimezzò causando perdite
economiche sia ai produttori/estrattori di petrolio sia anche alle aziende di raffinazione
che lo preparavano per essere immesso sui mercati di sbocco.
Il tipico panico che segue una fase di grande entusiasmo portò molti investitori a
svendere le proprie industrie. Rockefeller comprese l'importanza del momento,
un'occasione unica per acquistare le industrie di raffinazione concorrenti. Nel 1870
fondò la società per azioni Standard Oil Company riuscendo ad ottenere nuova
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liquidità dalla vendita delle azioni e acquistare le aziende concorrenti in svendita. Nel
suo gioco mantenne comunque il capitale di controllo della Standard Oil Company.
Nel pieno della depressione Rockefeller ebbe il coraggio di andare contro tendenza
realizzando una serie di grandi fusioni industriali allo scopo di raggiungere la
leadership nella raffinazione del petrolio. Ci riuscì. La Standard Oil Company era
diventata in breve tempo l'industria di raffinazione più forte del mercato americano.
Nel 1880 arrivò a controllare la raffinazione di oltre il 90 per cento del greggio
prodotto negli Stati Uniti. Nel 1882 la Standard Oil fondò lo Standard Oil Trust che,
controllato da nove soci, con le sue quaranta società monopolizzò il mercato
petrolifero statunitense. Nel 1892 una sentenza della corte suprema dell’Ohio ordinò
invano lo scioglimento del trust. Nel 1906 il governo federale citò a giudizio la holding