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Sintesi
Storia: l'immigrazione europea verso l'America (dalla colonizzazione agli anni '90)

Storia dell’arte: Andy Wharol

Economia: J. D. Rockefeller

Inglese: J. S. Fitzgerald; The Great Gatsby
Estratto del documento

Introduzione

«Let us not wallow in the valley of despair, I say to you today, my friends. And so even though we

face the difficulties of today and tomorrow, I still have a dream. It is a dream deeply rooted in the

American Dream.»

«Vi dico oggi, fratelli miei, non perdiamoci nella valle della disperazione. E anche se affrontiamo

le difficoltà di oggi e di domani, io ho ancora un sogno. È un sogno profondamente radicato nel

Sogno Americano.»

I Have a Dream

Martin Luther King, Jr. - 28/08/1963

Il Sogno Americano è un anelito condiviso da molti, negli Stati Uniti d'America, di

raggiungere un miglior tenore di vita ed una prosperità economica attraverso la

determinazione, la perseveranza, il duro lavoro.

Questa speranza è nata con i primi colonizzatori delle Americhe ed è stata tramandata

alle generazioni seguenti, fino ai giorni nostri.

Cosa sia diventato il Sogno Americano oggi è una questione costantemente discussa,

e qualcuno sostiene che stia svanendo, per lasciare spazio ad un nuovo Sogno, quello

Europeo. 2

Origini e matrici del Sogno Americano

Dalla colonizzazione europea delle Americhe al concetto di "self made

man";

L'origine del Sogno Americano proviene essenzialmente dall'allontanamento dei

modelli economici e governativi del Vecchio Mondo, che permise una libertà mai

sperimentata prima e soprattutto la possibilità di una mobilità sociale verso l'alto,

fin'ora sconosciuta.

Inoltre, dalla guerra di Indipendenza Americana del 1775 all'ultima metà del

diciannovesimo secolo, le molte risorse dell'America e i territori liberi presenti,

generarono promesse di proprietà terriere e investimenti fortunati. Le significative

risorse naturali offerte dal continente non ancora completamente colonizzato,

combinate allo sviluppo della Rivoluzione Industriale crearono la possibilità di

migliorare la propria condizione sociale.

Molti dei primi imprenditori americani si diressero verso le Montagne Rocciose, a

Ovest, dove potevano comprare moltissimi acri di terreno a prezzi irrisori, nella

speranza di trovarvi dei giacimenti d'oro.

Iniziava così la “Corsa all'Oro” di metà Ottocento, che portò le numerose ondate di

immigrazione che caratterizzarono quel

secolo e quello successivo.

I più poveri cittadini europei furono spinti

dalle numerosi crisi, come la grande

carestia irlandese, l'esodo delle Highlands in

Scozia e le conseguenze del regime

Napoleonico, a cercare nei territori

americani un miglior tenore di vita, grazie

anche alle più ampie libertà economiche e

costituzionali offerte dall'America.

Arrivarono numeri considerevoli di emigranti

provenienti anche dalla Cina e dal

Giappone, che contribuirono alla formazione

delle cosiddette “Chinatown”, soprattutto nelle grandi città come New York e San

Francisco.

Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, lo scrittore Horatio Alger divenne

famoso per i suoi romanzi che idealizzavano il Sogno Americano e che contribuirono

ad insidiare questi ideali nella cultura popolare.

Con l'avvicinarsi del ventesimo secolo le grandi personalità dell'industria divennero

l'icona del Sogno, confermando che, pur provenendo da bassissime condizioni sociali,

era possibile avere successo attraverso il duro lavoro, la determinazione, il coraggio.

Questo creò inoltre il concetto del “self made man”, letteralmente “uomo che si è fatto

da sè”, l'emblema del pioniere alla conquista di nuove frontiere.

3

Tale ideale è un misto di egualitarismo democratico e individualismo. Secondo

l’aspetto egualitaristico tutti devono poter raggiungere qualunque posizione, anche la

più elevata, e non è accettabile alcuna limitazione in questa possibilità, né politica (cui

tutti possono o devono partecipare almeno formandosi la propria opinione in modo

libero e tramite liberi mezzi di comunicazione, ed ecco che gli USA sono nell’800

all’avanguardia nelle macchine per la stampa, nel ‘900 per radio e TV, infine per

internet), né economica (ecco che gli USA più e prima di altri paesi sviluppano delle

legislazioni anti-trust).

Un numero consistente di emigranti dall'est e dal sud Europa, italiani, ebrei, polacchi,

russi, greci, andarono a cercare lavoro nelle città industriali come New York, Chicago,

Filadelfia e Detroit, fino allo scoppiare della I Guerra Mondiale.

Dopo il conflitto, il sentimento nativista portò a grosse restrizioni delle norme

sull'immigrazione, fino al 1965, quando entrò in vigore l'“Immigration and Nationality

Service Act of 1965”, che permise la ripresa dell'immigrazione su larga scala.

Il grande sogno nel XX secolo ha avuto anche periodi di crisi. Basta ricordare le lotte

razziali che misero in discussione il principio dell’eguaglianza e la grande depressione

del ‘29 che causò privazioni e sofferenze proprio a chi più credeva in quella idea.

La fine della II Guerra Mondiale e l'arrivo

degli anni '50, portarono una ricerca di

stabilità e l'inseguimento della “famiglia

perfetta”, come parte o conseguenza del

Sogno Americano.

Questa stabilità fu però infranta dalla

nuova generazione di giovani, che il

decennio dopo abbracciò i valori hippie,

negando gli ideali tradizionali.

In tempi moderni, il Sogno Americano è

visto come un possibile traguardo, dato

che tutti i bambini possono andare a

scuola e avere un'istruzione. Anche se la spinta verso di esso diminuì durante quegli

anni, il sogno in sé non morì mai.

Negli anni '90 la “Corsa all'Oro” si è modernizzata e i giacimenti d'oro del secolo

precedente si sono tramutati nelle cosiddette “dot-com”. Negli Stati Uniti, come nel

resto del mondo, le energie vennero investite sempre più su Internet e persone

normalissime misero in piedi aziende dallo stesso garage di casa diventando

milionarie.

Questo nuovo capitolo del Sogno Americano di nuovo divenne un richiamo per il

mondo e attrasse molte persone intraprendenti dalla Cina e dall'India verso la Silicon

Valley, per avviare nuove aziende e cercare fortuna in America.

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Il Sogno Americano oggi;

Molte sono le opinioni riguardanti il significato che questi ideali hanno assunto ai giorni

nostri.

Da un recente sondaggio nazionale, emerge che un terzo degli americani non ci crede

più.

Alcuni hanno perso fiducia, perchè dopo aver lavorato duramente per tutta la vita, si

sono trovati disperati e senza più tempo davanti. Altri mettono in discussione il sogno

stesso, sostenendo che questi principi non sono più validi in un mondo sempre più

interconnesso.

L’altro grande ostacolo è sicuramente la difficoltà, per gli stranieri, di trasferirsi

stabilmente e trovare un occupazione, a causa delle norme restrittive

sull’immigrazione.

È’ infatti molto complessa la procedura per ottenere un visto che permetta di lavorare

legalmente negli Stati Uniti ed, ancora più complicato è ottenere una Green Card,

documento che permette la residenza a tempo illimitato su suolo americano.

Questi documenti sono concessi prevalentemente sulla base di abilità, per cui è

necessario, per ottenerli, essere altamente qualificati. Non esiste più quindi, la

possibilità per un europeo di partire dal nulla per cercare fortuna, come accadeva nei

secoli scorsi.

E’ indubbio, quindi che l’antico concetto di “Sogno Americano”, si è sicuramente

trasformato, modernizzato.

Per qualcuno, ancora, si sta materializzando un nuovo sogno, non più americano ma

codificato sotto forma di una Costituzione

Europea.

Oggi l'Unione Europea, cone le sue ventisette

nazioni e i suoi quasi 500 milioni di individui,

costituisce il più vasto sistema economico del

pianeta. Non solo: rispetto agli U.S.A., gli

europei godono di una superiore aspettativa di

sopravvivenza, di un più alto tasso di

alfabetizzazione e di una migliore qualità

complessiva della vita.

Secondo Jeremy Rifkin, economista e saggista statunitense, l'Europa è diventata un

gigantesco laboratorio in cui si sperimentano nuove forme di vita associata che sono

l'immagine specularmente opposta dell'obsolescente modello americano: sviluppo

sostenibile invece di crescita economica incontrollata; diversità multiculturale anzichè

"meltig pot" di razze e culture diverse; ricerca della cooperazione e del consenso in

politica estera. 5

Esempi di "self made men"

John Davison Rockefeller e la Standard Oil;

Il 27 agosto 1859 ebbe inizio la "grande corsa al petrolio". Le tecniche di perforazione

sperimentate a Titusville avevano dato il risultato sperato di estrarre petrolio in

profondità a costi competitivi. Come spesso accade in questi casi, i capitalisti pionieri

che dominarono la scena nela fase iniziale furono rapidamente sostituiti da altri

personaggi. Tra questi nuovi capitalisti si distinse rapidamente John D. Rockefeller.

Il suo nome è diventato il simbolo storico del capitalismo di

fine ottocento e dello spirito che spingeva i self-made man

all'investimento e all'imprenditoria nel grande sconfinato

territorio americano. La guerra di secessione era finita da poco

lasciando un paese da ricostruire a cui si aggiungevano le

grandi praterie dell'ovest da conquistare e "civilizzare".

Come molti capitalisti-imprenditori dell'epoca, Rockefeller,

poco più che ventenne, fondò una società commerciale il cui

business era alquanto vago. Si commerciava di tutto purché

avesse un prezzo di vendita. La società era a capo di

Rockefeller e del socio Maurice Clark ed operava nel territorio

di Cleveland nei mercati della carne e del frumento. Il boom

del petrolio del 1859 li coinvolse nel mercanto nascente.

Rockefeller e Clark avviarono alcune piccole industrie di raffinazione di petrolio lungo

la ferrovia di Cleveland. Il trasporto su rotaia era l'unico modo per trasportare il

petrolio dai luoghi di estrazione ai grandi mercati dell'est e la città di Cleveland si

trovava in una favorevole posizione geoeconomica.

I profitti elevati provenienti dalla raffinazione convinsero Rockefeller a dedicare la sua

attenzione esclusivamente al settore del petrolio. In breve, liquidò il suo socio

acquistando l'intera proprietà dell'azienda per mettersi in grado di manovrare una

politica commerciale ambiziosa e aggressiva. Nel settore della raffinazione operavano

diverse società in forte concorrenza tra loro e Rockefeller ambiva apertamente al

controllo monopolistico dell'intero mercato. Lo stesso Rockefeller definì il contesto

come "il grande gioco".

Era un particolare momento del capitalismo in cui l'entusiasmo negli affari e la corsa al

profitto dominavano su ogni altro aspetto. Le aziende erano guidate da uomini che si

sfidavano in affari come in aspre guerre personali senza esclusioni di colpi.

L'entusiasmo nella corsa al petrolio portò rapidamente ad una situazione di

sovrapproduzione petrolifera e il prezzo del petrolio si dimezzò causando perdite

economiche sia ai produttori/estrattori di petrolio sia anche alle aziende di raffinazione

che lo preparavano per essere immesso sui mercati di sbocco.

Il tipico panico che segue una fase di grande entusiasmo portò molti investitori a

svendere le proprie industrie. Rockefeller comprese l'importanza del momento,

un'occasione unica per acquistare le industrie di raffinazione concorrenti. Nel 1870

fondò la società per azioni Standard Oil Company riuscendo ad ottenere nuova

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liquidità dalla vendita delle azioni e acquistare le aziende concorrenti in svendita. Nel

suo gioco mantenne comunque il capitale di controllo della Standard Oil Company.

Nel pieno della depressione Rockefeller ebbe il coraggio di andare contro tendenza

realizzando una serie di grandi fusioni industriali allo scopo di raggiungere la

leadership nella raffinazione del petrolio. Ci riuscì. La Standard Oil Company era

diventata in breve tempo l'industria di raffinazione più forte del mercato americano.

Nel 1880 arrivò a controllare la raffinazione di oltre il 90 per cento del greggio

prodotto negli Stati Uniti. Nel 1882 la Standard Oil fondò lo Standard Oil Trust che,

controllato da nove soci, con le sue quaranta società monopolizzò il mercato

petrolifero statunitense. Nel 1892 una sentenza della corte suprema dell’Ohio ordinò

invano lo scioglimento del trust. Nel 1906 il governo federale citò a giudizio la holding

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