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Estratto del documento

The

American

Dream

Mariacrist ina Alessa ndrello

V A tst a.s

. 2009/10

Italiano:

 Mario Soldati

« America Primo Amore»

Francese:

 Montreal,

Quebèc, Canada Storia:

 Primo Dopo Guerra

Inglese: negli Stati Uniti

 New York Economia Aziendale:

 Crisi Americana del ’29

 Pubblicità (Marketing)

Mario Soldati

Mario Soldati è stato uno scrittore, regista e sceneggiatore italiano, nasce a Torino il 17

novembre 1906.

Nella sua carriera di sceneggiatore e regista cinematografico ha diretto ventotto film fra

gli anni trenta e cinquanta, allestendo cast con i più grandi attori dell'epoca, ma il fatto di

essere anche uno scrittore di talento e di successo ha rischiato spesso di far passare

Soldati come un regista mancato o come uno scrittore frustrato dall'incapacità di

trasferire nelle pellicole un uguale talento artistico. In realtà il regista, come sostenne

egli stesso, era per lui una cosa diversa dallo scrittore:

« Il cinema non è come lo scrivere, appartiene meno a chi la fa ed i registi sono meno

individuali, più collettivi, sono più a contatto con il popolo. »

Le varie fasi della cinematografia di Soldati hanno sempre in comune il contatto

ravvicinato con il popolo, e, sia pure con tanti stili diversi, uno per ogni film, con un

minimo di continuità poetica.

È stato sicuramente un protagonista, seppur discusso e controverso, della cultura italiana

della prima e della seconda metà del Novecento, un "personaggio": ritenuto in ambito

letterario un buon narratore, non solo uno scrittore di primissimo ordine, ma anche

l'autore di alcuni capolavori del cinema italiano. Da non sottovalutare poi, l'opera

pionieristica che questo scrittore portò avanti nel piccolo schermo. Senza essere

considerato dalla critica tra i più grandi registi del cinema italiano, è però annoverato tra i

"registi intellettuali" o meglio tra gli "intellettuali registi". Ebbe peraltro un'ampia

popolarità sia tra il pubblico cinematografico che tra i lettori italiani. Si dice di lui che sia

stato un dispensatore d'allegria. Nel senso dell'allegria vera, quella che qualche essere

raro riesce a diffondere intorno a se. Lo scrittore torinese aveva infatti il potere di

alleggerirti lo spirito. Non fu mai visto un istante accasciato, in disarmo o scettico. Al pari

di tanti suoi personaggi, Mario intendeva la realtà come 'suspense'. Stando con Soldati si

aveva la sensazione di abitare in uno dei suoi racconti. La sua capacità di spendersi era

l'altra faccia del suo narcisismo: il suo lato pìù commovente, se l'aggettivo non fosse

disadatto al personaggio. Non alludo soltanto al fatto che una grande firma della

narrativa italiana del Novecento abbia prodotto le sue opere più nitide e mature

Il giornalista, cineasta, documentarista e scrittore Mario Soldati spiega il suo primo

viaggio in America, allora (siamo nei primi anni’30) sconosciuta e vista come un

miraggio dalla stragrande maggioranza del popolo italiano e continentale. Mario

Soldati si era imbarcato a Genova, a ottobre 1929, durante la traversata la radio

trasmise l’annuncio del crollo della borsa, passato alla storia come “il giovedì

nero”, che segnava la fine di anni di prosperità e l’inizio della crisi economica.

Visse per due anni in America, e sono questi i tempi del proibizionismo, della

disoccupazione e dell’avvento del sonoro nel cinema. In una nota introduttiva,

l’autore precisava di aver cambiato poco o nulla il testo che, a suo giudizio, restava

la storia di un lungo soggiorno e di un lungo amore: più precisamente, la storia di

un tentativo di emigrare. Oggi è considerato un classico, ma è poco letto.

Attraversare l’Oceano, vivere in un paese straniero cercando di estrarne l’essenza,

amare una donna americana, che anche lei affascinata e corrotta dall’America. Ella

amava il grattacielo della sua banca a Fifth Avenue, lo schermo del Paramount, la

ribalta del Roxy, la vetta dell’Empire e perfino la buia e macabra prospettiva di una

via di Brooklyn più di quanto amasse Soldati o qualunque altro ragazzo. New York

aveva deluso la sua speranza. Non importa. New York restava sempre New York.

Broadway. E anzi. La delusione aveva cresciuto l’incanto. La felicità di Mario Soldati

di sentirsi parte integrante di una grande e moderna città è più forte della

tentazione di intenerirsi per una piccola delusione della ragazza.

Soldati, con il suo spiccato senso critico e analitico, descrive le cose che vede in

questo nuovo continente in maniera lucida, razionale con, però, gli occhi

dell’italiano, di un abitante del vecchio continente, quindi con grande stupore e

interesse. Questo suo scritto non è solo un romanzo, né un diario, ma quasi un

saggio sull’americanità, ancora quasi sconosciuta e solo fantasticata dai più. Lo

scrittore evidenzia una grande capacità nel raccontare e descrivere i sentimenti

degli uomini incontrati in questo viaggio che è poi un’esperienza umana. Alcune

situazioni vissute e narrate da Soldati sono gustose a differenza del cibo che

rifilava la caffetteria dove lo scrittore (amante della buona cucina e del buon bere)

faceva lo sguattero per sbarcare il lunario. Nel ricordare il suo pranzo domenicale

Primo dopo guerra negli Stati Uniti e Crisi economica del ‘29

La guerra del 1914-1918 per le sue dimensioni mondiali e la potenza annientatrice rappresentò un

punto di rottura con il passato. Le inquietudini e le delusioni suscitate dall’andamento delle trattative

di pace determinarono una difficile ripresa. Tra il 1919 e il 1921 si verificò una fase di instabilità

politica e sociale. Dal punto di vista economico le conseguenze della guerra confermarono l’egemonia

statunitense in quanto durante il conflitto gli americani finanziarono la guerra con mezzi corazzati. I

paesi europei dovettero affrontare due ordini di problemi: la riconversione della vita civile e la

ricostruzione economica degli spazi commerciali.

Tra il 1922 e il 1928 gli Stati Uniti conobbero una crescita economica senza precedenti nella loro storia.

Ciò significò produzione di massa in tutti i settori, da quello automobilistico a quello tessile,

alimentare, ecc. Per assorbire questa produzione di massa occorreva creare dei consumatori di massa,

ossia occorreva che tutti i cittadini acquistassero i beni prodotti. A dare un notevole impulso in questa

direzione provvidero in particolare tre elementi:

1) la diffusione delle innovative tecniche pubblicitarie;

2) il successo delle nuove forme di distribuzione, tra cui soprattutto i grandi magazzini;

3) la possibilità di pagamenti rateali, che rendevano l'acquisto dei prodotti accessibile anche alle

famiglie meno abbienti.

Gli Stati Uniti desideravano dimenticare i sacrifici della guerra. Volevano distrazioni e divertimenti: non

a caso trionfarono il jazz ed i night club. Questi anni sono passati alla storia come «i ruggenti anni

Venti». Crebbe così tra i cittadini, posti in questa situazione di privilegio, il rifiuto di un intervento

politico a favore dell'Europa e dell'ordine internazionale.

Un nuovo impegno americano avrebbe potuto portare altre guerre ed altri sacrifici, minacciando il

benessere raggiunto dalla nazione.

Il Senato si era rifiutato di ratificare il Trattato di Versailles, e gli Stati Uniti non erano entrati a far

parte della Società delle Nazioni promossa da Wilson. Con la vittoria repubblicana di Harding si

affermò un orientamento isolazionista secondo cui il paese doveva badare esclusivamente alle

questioni di politica interna, o al massimo curare i propri interessi nell'area del Pacifico.

Risente in qualche modo di sentimenti di intolleranza nei confronti dello straniero la legge che aprì

negli Stati Uniti la stagione del proibizionismo, cioè il divieto di vendere e consumare alcolici. La legge

si rivelò controproducente. L'alcolismo, infatti, non fu sconfitto, mentre prosperò la criminalità

organizzata, i cui capi, i gangster, accumulavano grandi profitti attraverso la produzione clandestina e

il contrabbando degli alcolici, e illudevano i controlli corrompendo i funzionari pubblici. Nel 1933 la

legge fu abolita.

I repubblicani conquistarono e mantennero lungo tutti gli anni Venti la presidenza degli Stati Uniti sulla

base di un programma economico di stampo classicamente liberista.

La produzione industriale ebbe nell'estate del 1929 un rallentamento generalizzato. Eppure i titoli

continuavano a salire. Il loro valore non rispecchiava più lo stato economico delle aziende: era solo il

frutto di un intenso movimento speculativo. Il timore che le quotazioni azionarie gonfiate fossero

destinate ad un calo imminente spinse molti operatori a liquidare i propri titoli. Il panico si diffuse sul

mercato: il 24 ottobre, il «giovedì nero», furono ceduti 13 milioni di azioni, il 29 oltre 16 milioni. Gli.

agenti di borsa, a loro volta, si erano indebitati con le banche quindi molte banche dovettero

chiudere scatenando il panico tra i risparmiatori.

Il risultato fu una gigantesca diminuzione della liquidità con una serie di gravi conseguenze sul piano

dell'economia reale.

Gli Stati Uniti rinunciarono così a qualsiasi ruolo di regolazione del sistema economico

internazionale, preoccupandosi unicamente di difendere la loro economia.

Gli Stati Uniti nell’infuriare della crisi avevano sospeso i crediti internazionali.

Nel 1932 Roosevelt costituì un brain trust («consorzio di cervelli»), un gruppo di ricercatori e

specialisti con il compito di approntare un programma politico e sociale utile a far uscire il paese

dalla crisi. Le banche, dissestate dalla crisi, non concedevano più prestiti alle imprese, che non

potevano investire e licenziavano. La popolazione riduceva i consumi e spingeva le imprese a

diminuire ulteriormente il personale. In primo luogo, dunque, era necessario rilanciare gli

investimenti delle aziende e i consumi dei cittadini.

Roosevelt seguì una linea politica di grande pragmatismo: di volta in volta vennero privilegiate le

soluzioni che parevano più indicate in relazione ai diversi problemi.

Il governo Roosevelt varò una serie di provvedimenti che miglioravano, direttamente e

indirettamente, le condizioni delle attività produttive e quindi delle famiglie americane.

Non solo creò le condizioni per una ri-ripresa produttiva, ma fornì esso stesso lavoro a milioni di

disoccupati americani, con una serie di importanti iniziative.

Roosevelt imponeva la creazione di un moderno sistema pensionistico e assistenziale, che prevedeva

sussidi di disoccupazione ed in generale una protezione sociale di cui i lavoratori americani erano

stati fino ad allora sprovvisti.

I benefici dei provvedimenti sociali non ricaddero con uniformità su tutti i gruppi sociali: ne

rimanevano esclusi, per esempio, i neri e le donne. Durante il mandato Roosevelt accentuò la propria

immagine di leader forte e rassicurante, capace di stabilire con le masse un contatto familiare e di

infondere coraggio e speranza nella popolazione.

Le leggi volute da Roosevelt, secondo i giudici della Corte Suprema, limitavano la libera iniziativa in

campo economico e prefiguravano un'eccessiva intromissione dello Stato nella vita dei cittadini.

Roosevelt si appellò al popolo indicando nella Corte suprema l'organo rappresentante dei ceti più

abbienti, che si opponevano ad un programma di redistribuzione della ricchezza. II contrasto fu

LA PUBBLICITA’

Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, la pubblicità venne utilizzata per

raccolte di denaro, arruolamenti, difesa civile e cosi via. Finita la guerra, la

pubblicità assume toni sempre più professionali, tralasciando l’aspetto

decorativo affinandosi sempre più verso uno studio del mercato cui è rivolta, del

linguaggio e della grafica. Gli anni ’30 vedono la comparsa della radio.

Trasmissioni a puntate seguitissime e sponsorizzate. Nascono i primi concorsi

sui settimanali, le primordiali promozioni vendite.

La pubblicità è l’anima del commercio. E’ lo strumento essenziale di qualsiasi

politica di marketing. Ha il compito di presentare il prodotto al cliente facendo

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