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Filosofia: Bergson: Il riso
Inglese: L. Carrol (il non-sense in Alice nel Paese delle Meraviglie)
Italiano: Pirandello (l'umorismo nella commedia "La patente")
Tim Burton e lo humor nero
studia e rielabora una sua personale teoria sull’umorismo e gli effetti che ha sulla nostra capacità di
comprendere il mondo.
Il terzo ed ultimo personaggio, perché è proprio il caso di etichettarlo in questo modo, è l’eclettico e
a tratti macabro Tim Burton, regista e scrittore di gran fama che esprime la sua arte attraverso un
umorismo definito “nero”: oscuro, legato a quello che più ci spaventa della vita, ma in grado
comunque di appassionarci e farci ridere delle nostre debolezze.
La scienza del ridere
2.1) La gelotogia
La gelotologia (dal greco ghelos=riso e logos=scienza) è una nuova disciplina , ponte tra
biologia, psicologia, antropologia e medicina, che studia in maniera sistematica l'attività del ridere,
del buonumore e del pensiero positivo come rimedio a numerosi disturbi e malattie psicofisiche.
L'operatore della gelotogia è il Clown Dottore, sebbene questa figura possa non necessariamente
essere un dottore ma un semplice volontario. Questa disciplina si basa sugli studi di
PsicoNeuroEndocrinoimmunologia (P.N.E.I.) che hanno sostanziato l'influenza diretta degli stati
mentali e delle emozioni sul sistema immunitario e viceversa. Anche la PNEI è una disciplina di
nascita relativamente recente, che basa le proprie teorie e i propri metodi sulla convinzione che i
vari sistemi (psichico, neurologico, endocrino e immunitario) interagiscano tra loro per il
raggiungimento di un’omeostasi (equilibrio) interna dell’organismo. Secondo questo presupposto se
mente e corpo sono in grado di interagire, non risulta difficile accettare l’idea che l’umore (inteso
come disposizione mentale, più o meno positiva, all’interpretazione degli stimoli) possa regolare, o
quantomeno influenzare, il sistema nervoso centrale, quello ormonale e quello immunitario. La
gelotologia ha effettuati molti studi sugli effetti fisiologici della risata (alcuni sono ancora in corso),
però fino ad ora gli esperimenti compiuti mostrano che l’allegria produce una serie di effetti positivi
sull’intero organismo:
Rilassamento del corpo. Durante la risata si attivano diversi gruppi muscolari, che si rilassano nel
momento in cui si smette di ridere. Questo stato di rilassamento può durare per un massimo di 45
minuti. Una buona risata quindi allevia la tensione muscolare e riduce lo stress fisico.
Rafforzamento del sistema immunitario. Quando si ride si verifica un aumento del livello di
anticorpi (immunoglobina) nella circolazione sanguigna anche perché abbassa il livello di stress,
che invece toglie energie al sistema immunitario; l’aumento di queste difese immunitarie preserva
l’organismo da una serie di malattie causate da virus, batteri e micro-organismi come bronchite,
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raffreddore, allergie ecc.
Azione sul sistema respiratorio: Durante la risata la respirazione diventa più profonda, in questo
modo viene aumentata la capacità polmonare e si accelera l’ossigenazione (aumento dei livelli di
ossigeno nel sangue). Per questo la risata è utile anche come terapia per chi soffre di asma,
bronchite ed enfisema.
Abbassamento della percezione del dolore. Quando si ride vengono rilasciate beta endorfine e
catecolamine che sono degli analgesici naturali che agiscono come un temporaneo effetto calmante
sul dolore apportando un sensazione generale di benessere.
Azione sul sistema cardiocircolatorio: La risata, favorisce, attraverso la respirazione profonda,
l’ossigenazione e la circolazione del sangue con un aumento della frequenza cardiaca e
abbassamento della pressione arteriosa. Ciò costituisce un vero e proprio esercizio per il cuore e può
aiutare a proteggere da un attacco cardiaco e da altri problemi cardiovascolari anche perchè durante
la risata le arterie e le vene sono più aperte.
Allenamento dei muscoli: Quando si ride si muovono circa 80 muscoli diversi di cui 15 del volto.
Per questo la risata rappresenta un vero e proprio esercizio fisico per tutto il corpo ; da uno studio è
emerso che 100 risate al giorno equivalgono a 10 minuti di corsa o di vogatore. Ridendo si
tonificano i muscoli del viso e di conseguenza si ha un effetto di ringiovanimento e, allo stesso
tempo, si contraggono e tonificano anche i muscoli addominali e quelli degli arti superiori.
Inoltre, la contrazione dei muscoli addominali, durante una risata, agisce come un massaggio per gli
organi interni come il fegato e l’intestino migliorando le loro funzioni e combattendo anche la
stitichezza. 2.2) Robert Provine e la funzione sociale della risata
Robert Provine, un neuroscienziato impegnato in studi
riguardanti lo sviluppo, l'evoluzione e i meccanismi neuronali
del comportamento umano ed animale, in uno dei suoi ultimi
articoli sulla rivista specialistica Psychology Today ha
pubblicato le conclusioni della sua ultima ricerca durata 10
anni riguardo la risata. 5
Secondo i suoi studi la risata sarebbe un linguaggio universale ed inconscio essenzialmente atto a
legare le persone, un comportamento programmato dai nostri geni per rispondere positivamente a
stimoli derivanti da altre persone e non dalle battute divertenti in sé. Provine ha infatti evidenziato
che ciò che scatena maggiormente le risate sono frasi semplici e non comiche che in gruppo hanno
la capacità di far ridere. Solo una piccola parte delle risate in realtà (intorno al 20%) nasce da
barzellette e frasi comiche. Questo perché la risata è un linguaggio inconscio che si adatta alle
diverse circostanze sociali. Quando siamo in compagnia infatti ridiamo 30 volte più frequentemente
di quando siamo soli (ovvero senza la compagnia di altre persone e senza la presenza dei media)
mentre quando siamo in situazioni che richiedono serietà o rivestiamo incarichi di una certa
importanza tendiamo ad avere un comportamento più rigido. La sua ricerca inoltre ha mostrato che
in una conversazione tra persone di sesso opposto le donne ridono in media il 126% in più rispetto
agli uomini. Uno studio tedesco integra questo dato evidenziando come le donne tendenzialmente
cerchino partner con alto sense of humor mentre gli uomini cerchino compagne che ridano in loro
presenza. Sarebbe perciò la risata della donna, e non dell'uomo l'indice di una relazione felice.
Provine ha studiato anche il meccanismo della risata. In particolare ipotizza che ci sia un processo
neuronale che controlla la tempistica della risata, impedendo che questa scaturisca nel mezzo della
frase che si sta formulando, permettendo quindi la corretta comunicazione. Esiste inoltre un
meccanismo di “contagio” della risata attivata attraverso i neuroni specchio che in casi estremi può
portare ad epidemie di riso, come è successo in Tanzania. Nel gennaio del 1962 una scuola di
missionari di questo paese ha dovuto chiudere perché gran parte degli studenti erano colpiti da
attacchi di risata che duravano a lungo che impedivano la lezione. Restati a casa i ragazzi hanno
diffuso la risata ai parenti e questi ai villaggi limitrofi. Questa riso-epidemia si concluse solo due
anni e mezzo più tardi, dopo aver coinvolto più di 1000 persone.
2.3) Bergson: l'umanità della risata
Henri-Louis Bergson (1859 – 1941) è stato uno dei massimi
esponenti della corrente filosofica dello spiritualismo francese.
Il suo pensiero ebbe una forte influenza nei campi della
psicologia, dell'arte e della letteratura e nel 1927 vinse il
Premio Nobel per la letteratura. 6
Negli ultimi anni dell'Ottocento si interessò allo studio del fenomeno della risata,
pubblicando le sue conclusioni nel saggio Il riso. Saggio sul significato del comico (1900). Bergson
in quest'opera si chiede quale sia il fine del ridere, essendo esso un comportamento prettamente
umano. Per riuscire a trovare una risposta a tale domanda analizza quando questo gesto si verifica.
A tal proposito il filosofo francese indica i tre punti che rendono possibile la risata:
−"Non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano" (Il riso. Saggio sul
significato del comico) l'uomo perciò non solo è animale che ride, ma che fa ridere. Sebbene
inizialmente questa frase possa lasciare perplessi perché ridiamo anche di cose non strettamente
umane, si riconoscerà che quest'ultime hanno un forte legame con l'essere umano e proprio su ciò si
fonda la loro comicità;
−Chi ride non deve farsi coinvolgere emotivamente dalla scena, deve porsi come un semplice
spettatore, come “intelligenze pure” scrive Bergson, per poter ridere anche delle piccole disgrazie
altrui "il comico esige dunque, per produrre tutto il suo effetto, qualcosa come un'anestesia
momentanea del cuore" (ivi);
−Infine come abbiamo già visto nell'articolo di Robert Provine ridere è un'esperienza
principalmente corale atta a cementare il legame tra le persone che ridono. "Il riso, [...] cela sempre
un pensiero nascosto di intesa, direi quasi di complicità, con altre persone che ridono, reali o
immaginarie che siano" (ivi).
Questi tre punti vengono riassunti dal filosofo con un'unica frase: "Il "comico" nasce quando
uomini riuniti in un gruppo dirigono l'attenzione su uno di loro, facendo tacere la loro sensibilità, ed
esercitando solo la loro intelligenza" (ivi) che mette in evidenza il carattere propriamente sociale del
ridere. Ma sapere quando ridiamo non ci basta a trovare il fine di questo comportamento. Abbiamo
bisogno perciò di evidenziare anche su cosa ridiamo. Bergson attraverso numerosi esempi sottolinea
come sia un comportamento rigidamente meccanico che non segue la libertà e la dinamicità della
vita che fa scaturire la risata. Tra gli esempi più importanti c'è quello del diavolo a molla: "Noi tutti
abbiamo giocato [...] col diavolo che esce dalla sua scatola. Lo si schiaccia ed ecco si raddrizza; lo
si ricaccia più in basso ed esso rimbalza più in alto, lo si scaccia sotto il coperchio ed esso fa saltare
tutto" (ivi). È la cieca ostinazione del diavolo a saltare su a farci ridere, perché vediamo nel suo
comportamento meccanico una contraddizione con la vita. Ridere perciò, dice Bergson, avrebbe il
compito di sanare questa contraddizione togliendo dall'assoggettamento di leggi meccaniche fisse
ciò che dovrebbe essere libero. Esso è rivolto a quella parte della società che si comporta in modo
rigido ed ostinato e la richiama ad un comportamento più elastico attraverso l'umiliazione. Il riso
quindi prende la forma di un castigo sociale: 7
“È comico qualunque individuo che segua automaticamente il suo cammino senza darsi pensiero
di prendere contatto con gli altri. Il riso è là per correggere la sua distrazione e per svegliarlo dal
suo sogno. [...]. Tutte le piccole società che si formano sulla grande sono portate, per un vago
istinto, ad inventare una moda per correggere e per addolcire la rigidità delle abitudini contratte
altrove, e che sono da modificare. La Società propriamente detta non procede diversamente:
bisogna che ciascuno dei suoi membri stia attento a ciò che gli È intorno, si modelli su quello
che lo circonda, eviti infine di rinchiudersi nel suo carattere come in una torre di avorio. Perciò
essa fa dominare su ciascuno, se non la minaccia di una correzione, per lo meno la prospettiva
di un'umiliazione che per quanto leggera non è meno temibile. Tale si presenta la funzione del
riso. Sempre un po' umiliante per chi ne è l'oggetto, il riso è veramente una specie di castigo
sociale” (ivi).
L'attenzione di Bergson a questo punto si sposta sulla commedia, un'arte particolare perché
presenta una comicità morale che vorrebbe correggere i costumi della società mettendo in scena dei
personaggi-marionette le cui azioni sono sottomesse al meccanismo di un vizio o di una passione.
Dei vizi messi sul palcoscenico noi non proviamo disgusto perché i movimenti e i discorsi dei
personaggi non sono fatti con premeditazione ma sono generati solo da una parte isolata della
persona, ovvero dal vizio, all'insaputa o quasi di quella intera. Il gesto del personaggio sarebbe
perciò un'irruzione improvvisa dell'inconscio nell'attività quotidiana, e questa caratteristica di