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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: Sinfonia del Cosmo
Autore: Scalabrin Sara
Scuola: Liceo scientifico
Descrizione: Il suono è un onda meccanica prodotta dalle vibrazioni di corpi elastici che si trasmettono all'elemento circostante (costituito generalmente dall'aria) propagandosi mediante condensazioni molecolari generate dalla pressione acustica e alternate da rarefazioni, con andamento periodico ondulatorio, coerente con la frequenza delle vibrazioni della sorgente sonora. Il termine vibrazione indica genericamente qualsiasi movimento alternativo di un corpo attorno alla sua posizione di equilibrio. Le caratteri fisiche essenziali del suono sono l'altezza, che dipende dalla frequenza delle vibrazioni, l' intensità , che è l'energia trasportata dall'onda nell'unità di tempo per l'unità di superficie e il timbro , che è legato alla forma dell'onda. Il concetto di forma dell'onda sonora è piuttosto complesso in quanto essa può essere sinusoidale, nel caso di un suono puro, o può essere determinata dalla risultante di più vibrazioni, nel caso di un suono complesso.
Area: umanistica
Materie trattate: Fisica, Caratteristiche del suono Astronomia, La teoria delle stringhe Filosofia, Schopenhauer e Nietzsche, la musica alla base dellìuniverso (rispettivamente nella teoria delle arti e nella nascita della tragedia) Storia della musica, Wagner, concetto di opera d'arte totale e Mussorgskij, Quadri da un'esposizione Arte, Kandinskij, ripresa del concetto di opera d'arte totale in riferimento alla suite di mussorgskij Letteratura, "La musica" di Baudelaire.
istantaneamente e, di conseguenza, nemmeno la gravità. Affermando che i pianeti non possono
uscire dalle proprie orbite prima che il buio risultante dalla scomparsa del sole raggiunga gli
occhi degli uomini, egli contraddisse per certi aspetti le teorie newtoniane. Queste però, essendo
matematicamente perfette, non potevano essere sbagliate. Einstein, dopo più di vent’anni di
ricerche, elaborò un’idea dell’universo secondo cui la gravità non superava il limite di velocità
cosmico e trovò la risposta in una nuova idea di unificazione: concepì infatti le tre dimensioni
dello spazio e quella del tempo come entità legate da un unico tessuto spazio-temporale.
Come un tappeto elastico, il tessuto si inarca e si distende con il peso dei pianeti e degli astri.
L’inarcamento, o curvatura del tessuto spazio-temporale, crea ciò che l’uomo percepisce come
gravità. La terra si mantiene in orbita non perché trattenuta dal sole come affermava Newton, ma
perché segue le curvature del tessuto spaziale prodotte dal sole.
Riprendendo l’esempio della catastrofe cosmica, secondo Einstein la vaporizzazione del sole
avrebbe provocato un disturbo gravitazionale che, come un’onda, avrebbe viaggiato lungo il
tessuto, come un sasso gettato in acqua crea increspature concentriche superficiali. Solo nel
momento in cui quest’onda avesse raggiunto i pianeti, essi sarebbero usciti dalle loro orbite.
Einstein calcolò inoltre che le increspature viaggiano esattamente alla velocità dalle luce e ciò
risolse il conflitto con le teorie newtoniane.
Successivamente la fisica puntò a unificare la forza elettrica con quella magnetica in quanto
risultava evidente in natura che tra le due vi fossero delle relazioni e da qui nacque una nuova
branca della fisica: l’elettromagnetismo.
J. C. Maxwell riassunse così le leggi che riguardavano elettricità e magnetismo sviluppando
quattro importanti equazioni matematiche: 5
1. Il flusso del vettore campo elettrico che attraversa una superficie ideale chiusa S,
eventualmente contenente cariche elettriche, è dato dalla relazione seguente:
Dove indica la somma algebrica delle cariche contenute nella superficie S.
2. Il flusso del vettore induzione magnetica B che attraversa una qualunque superficie chiusa S
è sempre nullo, ovvero:
3. Una variazione del flusso del vettore induzione magnetica B concatena a sé un campo
elettromotore E , definito dalla relazione seguente:
m
Il flusso di B di cui si calcola la variazione è quello che attraversa il contorno lungo il quale si
.
calcola la circuitazione di E m
4. Una corrente elettrico e/o una corrente di spostamento (ovvero una variazione del flusso
campo elettrico)generano intorno a sé un campo di induzione magnetica per il quale vale la
relazione seguente:
Anche in questo caso il flusso di E di cui si considera la variazione è quello che attraversa il
contorno lungo il quale si calcola la circuitazione di B.
Dato quindi che Newton aveva unificato cielo e terra con la teoria della gravità e Maxwell aveva
unito e, in un certo senso, riassunto elettricità e magnetismo, Einstein cercò di formulare
del tutto”,
un’unica “teoria per conciliare gravità ed elettromagnetismo, considerato il fatto che esse
viaggiano alla stessa velocità e che quindi presentano delle analogie.
Egli però trovò delle difficoltà a causa della grande differenza di potenziale tra le due forze:
infatti se, ipoteticamente, un uomo saltasse da un edificio non finirebbe al centro della terra, ma
si fermerebbe a contatto con l’asfalto a causa delle forze elettromagnetiche. Tutto quello che
vediamo è formato da atomi che sono circondati da elettroni, ovvero cariche negative e, nel
momento in cui gli atomi di un corpo umano entrano in collisione con quelli del cemento, le
cariche elettriche negative si respingono con una forza tale da far sì che l’asfalto resista alla forza
di gravità terrestre. Di conseguenza si può affermare che la forza elettromagnetica è molto più
forte di quella gravitazionale che diventa “importante” solo nel momento in cui si considerano
grandissime quantità di materia. Il problema di Einstein era quindi assimilare due forze
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caratterizzate da intensità molto diverse. Alla fine degli anni venti del Novecento, però, le cose
quantistica”,
cambiarono in quanto venne a galla una nuova teoria detta “meccanica che sconvolse
l’idea secondo cui l’universo è ordinato e prevedibile. Nonostante Einstein non condividesse tale
non tira i dadi”,
teoria affermando che “Dio la quantistica si dimostrò estremamente accurata per
quando riguarda il funzionamento del mondo a livello di particelle subatomiche. Indagando sulla
struttura dell’atomo, si scoprirono altre due forze: la forza nucleare di interazione forte, che
agisce come un forte collante che tiene insieme il nucleo dell’atomo legando i protoni ai neutroni,
e la forza nucleare di interazione debole che consente ai neutroni di trasformarsi in protoni con la
conseguente emissione di radiazioni. Si può riconoscere la presenza di queste due forze, ad
esempio, osservando l’esplosione di un ordigno nucleare: attraverso quest’ evento, da una parte si
libera la forza nucleare forte che tiene uniti protoni e neutroni in modo tale che l’atomo si scinde
liberando una quantità enorme di energia distruttiva e dall’altra, la forza nucleare debole diventa
responsabile della radioattività. Diversamente dalle forze elettromagnetiche e di gravità, quelle
nucleari agiscono su scala minuscola, sull’infinitamente piccolo, riscuotendo comunque un
impatto estremamente profondo sulla vita quotidiana dell’uomo. Si ripresentò così il problema di
una divisione dualista all’interno della fisica, dove le due maggiori branche di questa scienza
sembravano inconciliabili: da una parte vi era la relatività, usata per studiare oggetti di grandi
dimensioni (astri e galassie) e, dall’altra, vi era la meccanica quantistica, utilizzata per studiare
gli elementi più piccoli (atomi e particelle). Il problema riemerse quando Schwarzschild,
neri”
astronomo tedesco, iniziò degli studi sui “buchi e, più precisamente, su come una massa
enorme di materia concentrata su una piccola superficie deforma profondamente la struttura
spazio temporale dell’universo, una deformazione tale che non lascia scampo neanche alla luce.
Per capire il mistero dei buchi neri, dove un’intera stella viene ridotta ad un granellino, era
necessario quindi utilizzare entrambe le teorie: la relatività per via della massa della stella e le
leggi della meccanica quantistica per via delle minuscole dimensioni. Nonostante il fatto che
atomi e astri facciano parte dello stesso universo e che quest’ultimo necessiti di leggi logiche,
unendo le due teorie si arrivava ad una contraddizione in quanto esse sono paradossalmente in
conflitto tra loro.
Con la teoria delle stringhe, alcuni studiosi ritengono, oggi, di aver trovato il modo di conciliare
la teoria dell’infinitamente grande con l’infinitamente piccolo, in modo da poter fornire una
spiegazione logica dell’universo su tutte le scale. Quest’ipotesi si basa sulla convinzione che ogni
cosa nell’universo, dalle forze alla materia, è composta da un unico ingrediente, ovvero minuscoli
energia vibrante stringhe.
anelli di detti Questi si deformano in modi diversi, in modo tale che le
forme che assumono diano origine alle diverse particelle elementari, come la corda di uno
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strumento, dove ogni nota musicale rappresenta una particella diversa. Questa teoria, se
verificata,potrebbe unificare la comprensione di tutti i diversi tipi di particelle, che deriverebbero
dalla stessa stringa di base, eliminando di conseguenza quel dualismo tra relatività e quantistica.
La difficoltà risiede però nel fatto che è molto difficile dimostrare l’esistenza di tali anelli vibranti
a causa delle loro infinitesimali dimensioni e quindi, per ora, questa teoria, non fornendo un’
ipotesi comprovabile, appartiene più ad un campo filosofico che alla scienza. A questo proposito
stanno lavorando alla dimostrazione della suddetta teoria, matematicamente in grado di
racchiudere le quattro forze fondamentali del cosmo, un cospicuo numero di ricercatori del
Fermilab CERN
di Chicago e, più recente mente, del di Ginevra, gli unici due laboratori mondiali
dotati di un acceleratore di particelle.
“Acceleratore di particelle, CERN di Ginevra”
Durante le sperimentazioni, gli scienziati forniscono agli atomi di idrogeno una grande quantità
di energia e, successivamente, strappano gli elettroni accelerando i protoni in tunnel circolari
sotterranei. Quando stanno per raggiungere la velocità della luce, i protoni vengono indirizzati in
rotta di collisione con particelle che sfrecciano nella direzione opposta. In molti casi le particelle
si sfiorano ma, occasionalmente, si verifica un impatto netto, il cui risultato è uno sciame di
particelle subatomiche inusuali. La speranza è quella di trovare tra loro una minuscola unità di
gravità detta “gravitone”, ossia un anello chiuso di energia, libero di fluttuare verso le “dimensioni
2
extra” postulate dalla stessa teoria delle stringhe.
1F
Ciò che però i fisici del CERN stanno cercando di dimostrare sperimentalmente grazie all’
acceleratore di particelle, ovvero che alla base dell’universo vi siano microscopiche stringhe
vibranti, non è una novità in campo filosofico. Infatti, fin dall’antichità, la musica , considerata
nella sua accezione di somma di vibrazioni periodiche, è sempre stata ritenuta un pilastro
2 larghezza, altezza, lunghezza tempo
Dimensioni aggiuntive e invisibili oltre a e che costituiscono il nostro mondo. 8
fondamentale, a partire dalla funzione comunicativa del linguaggio primordiale, dalla sacralità
assunta presso alcuni popoli primitivi asiatici e come fattore di coesione sociale, fino al pensiero
filosofico ottocentesco.
Essa infatti può essere considerata l’arte romantica per eccellenza, in quanto recide ogni legame
di sudditanza, diretto o indiretto, con le altre arti, aprendo le porte di un regno sconosciuto
contrassegnato dall’ineffabilità del suo linguaggio. Infatti, mentre nel linguaggio consueto esiste
un rapporto distinto tra significante e significato, nella musica il suono è al contempo mezzo e
un significato ben più profondo, che pertiene all'essenza del mondo e del nostro
fine, ed essa nasconde quindi “
io”. 3
2F
La musica diventa essa stessa una forma di pensiero, di filosofia, non solo perché in essa l’attività
razionale per eccellenza, il linguaggio, viene piegata a usi e modalità espressive inconfrontabili
ma anche perché in essa e a partire da essa è possibile costruire una prospettiva contrassegnata
dalla speranza. delle arti” della
Ciò emerge, in particolare, dalla “Teoria di Arthur Schopenhauer e dalla “Nascita
tragedia” di Nietzsche.
Schopenhauer arriva a considerare la rappresentazione artistica come una raffigurazione del
artistico”,
mondo che si sottrae alla schiavitù della Volontà poiché il “genio figura ripresa dal
romanticismo settecentesco, non ritrae la rappresentazione della realtà, ma la sua forma
archetipa: in altre parole, l’arte non è che un mezzo per comunicare un’idea, isolandola dalla
delle arti”,
realtà. Ciò lo porta a formulare una vera e propria “Teoria dove queste vengono
organizzate in modo “gerarchico”. Infatti, a differenza di tutte le altre arti che sono tenute ad
imitare e riprodurre in modi diversi le idee, la musica è indipendente non solo dal mondo
sensibile, ma dalle stesse idee, al punto che si può affermare che la musica esisterebbe anche se
dunque la volontà in modo
non vi fosse il mondo. Infatti Schopenhauer scrive che la arti “oggettivano
mediato, ossia per mezzo delle idee, mentre […] la musica, la quale va oltre la idee,anche dal mondo fenomenico è
del tutto indipendente, e lo ignora, e potrebbe in certo modo sussistere quand’anche il mondo non fosse: il che non