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Storia: sfruttamento dei bambini durante la seconda rivoluzione industriale;
Inglese: The consequences of the Industrial Revolution in London;
Italiano: Storia di Iqbal;
Arte: Onofrio Tomaselli (Carusi);
Francese: Carusi;
Tedesco: Kinderarbeit in Deutschland.
INTRODUZIONE
Il fenomeno del lavoro minorile coinvolge i bambini di età compresa fra i 5 e i 15
anni. E’ una piaga che interessa quasi tutti i paesi del mondo: quelli industrializzati e
quelli poveri, anche se sono soprattutto questi ultimi che contano il maggior numero
di bambini lavoratori.Non ci sono dati concreti sull'inizio dello sfruttamento minorile in
ambito lavorativo. Sono tuttavia presenti numerosi riferimenti all'utilizzo nell'antichità
di forme di sfruttamento legate alla schiavitù o al lavoro agricolo e di allevamento. Fu
con l'avvento della rivoluzione industriale che il lavoro minorile venne sfruttato su
larga scala nelle fabbriche, soprattutto tessili, dove i bambini lavoravano fino a 15 ore
al giorno e venivano pagati così poco da non poter comprarsi il cibo. Esistono attività
comprese tra il “ Child Labour”, cioè i lavori pesanti legati allo sfruttamento e alla
schiavitù, ed il “Child Work”, forme leggere di attività. Altra distinzione necessaria è
tra il lavoro consenziente, svolto in accordo con i genitori, ed il lavoro forzato, che
vede l’allontanamento coatto dai genitori ed il passaggio ad una condizione di
schiavitù.
Esistono varie forme di sfruttamento minorile, come:
Bambini di strada: In molti stati i bambini se non hanno i genitori o hanno
abbandonato la loro casa per scappare da un ambiente troppo violento sono costretti
ad affidarsi alla miseria della strada. Il bambino di strada è ogni minore per cui la
strada è divenuta la sua abituale dimora e quindi non ha un’adeguata protezione ed è
vulnerabile a subire abusi e violenze.
Bambini soldato: Migliaia di bambini vengono impiegati negli eserciti e impiegati in
azioni di guerra. Moltissimi vengono catturati, mutilati, feriti, uccisi. Quelli che
sopravvivono si portano dietro per tutta la vita questo terribile e violento passato.
Inoltre, anche quando la guerra termina, continuano a venire uccisi dalle mine,
disseminate ovunque, anche nei giocattoli lasciati appositamente ai bordi delle strade.
Nel rapporto dell’ UNICEF del 1996 si legge che nel 1988 il numero dei bambini al di 1
sotto dei 16 anni che hanno combattuto ammontava a 200.000. Nel 1986, in Uganda,
l’esercito di resistenza nazionale comprendeva 3.000 adolescenti, molti dei quali di età
inferiore ai 16 anni, tra cui figuravano ben 500 bambine e tutti, molto spesso, sono
stati imbottiti di anfetamine o altre droghe
Un’altra forma di sfruttamento è quello sessuale, “praticato” dai turisti.
Turismo sessuale minorile
Il fenomeno del turismo sessuale con bambini, e più precisamente la loro
prostituzione, è diventato di rilevanza mondiale. È un fenomeno che è sempre esistito,
ma negli ultimi anni si è intensificato sia a causa del maggiore impoverimento dei
paesi del sud, dove i bambini entrano nel giro della prostituzione, spinti dalla fame,
dalla miseria e dalla mancanza di lavoro dei familiari, sia anche a causa dell'aumento
del turismo di massa grazie ai voli a basso costo, verso mete esotiche.
È la nuova prostituzione che punta a sfruttare senza alcun rispetto bambini indifesi,
coinvolti in violenze, abusi sessuali, pedofilia e pedopornografia.
E se la manodopera del turismo sessuale è composta soprattutto da donne e bambini,
è per questi ultimi che la situazione è sempre più tragica e vergognosa; le più colpite
sono le bambine tra gli otto e i sedici anni, ma in molte regioni l'età delle prostitute
bambine arriva fino a 4 anni, mentre i bambini vanno dai 13 ai 18 anni. Spesso sono
venduti già da piccoli ai bordelli dagli stessi genitori in cambio di denaro, appena
sufficiente per sfamare gli altri figli. Nelle case di Bangkok in Thailandia o di Fortaleza
nel nord est del Brasile, si trovano drammaticamente bambini di tutte le età, anche di
4, 5 o 6 anni, che si possono “comprare” per pochi euro, andando così ad alimentare
un business da 10 miliardi di dollari, che fa muovere un milione di persone all’anno
con un’età media tra i 45 e i 55 anni. In Europa, ad esempio, si contano circa 300 mila
baby prostitute/i che forniscono servizi con prezzi dai 10 ai 40 euro.
Il mercato più ricco è quello dei paesi dell’est, dove i clienti, mariti, padri e nonni, sono
francesi, tedeschi, svizzeri e, in percentuale maggiore, vergognosamente italiani. Per
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quanto riguarda l’Asia invece, sono la Thailandia, la Cambogia e la Cina, i paesi in
cima alla squallida classifica del turismo sessuale, per l’America si registra la triste
ascesa del Brasile e in Africa, Kenya e Madagascar.Oggi il turismo sessuale è punito da
una legge italiana del 1998 che perseguita penalmente chi è denunciato di pedofilia
all’estero, anche una volta tornato in Italia. Nel 2000 è stato approvato un “Codice di
Condotta” promosso dall’industria turistica italiana e sottoscritto dalla stragrande
maggioranza degli operatori di viaggio. Il turismo sessuale oggi è una gravissima
piaga del nostro tempo, ecco perché sono state lanciate tante campagne sociali per
sensibilizzare il pubblico sul tema, sia da associazioni no profit, sia governative.
Governo Italiano
Nel 2008 il ha promosso una campagna contro lo sfruttamento
sessuale dei minori intitolata: “In certi paradisi quello che vedono i bambini è un
inferno. E se quel bambino fosse tuo figlio?”
In questo slogan sono rappresentati gli occhi tristi di un bambino. La campagna è stata
promossa dal sottosegretario con delega al turismo Michela Brambilla e ha come punti
chiave sia l’informazione e la sensibilizzazione, sia l’acquisizione, da parte di tour
operator e viaggiatori stessi, di un codice di condotta per il turismo responsabile. Gli
operatori, con manifesti, spot, brochure, ecc da affiggere e mostrare in tutti i luoghi di
transito, come ad esempio gli aeroporti, devono rendere reattivo e cosciente il
viaggiatore sulla gravità del fenomeno. Con il “Codice Di Certificazione Del Turismo
Responsabile” invece, si regolamentano le attività e i comportamenti di molti
viaggiatori in modo concreto, ad esempio con clausole che l’agenzia deve stipulare
con partner stranieri per non far incorrere il turista in situazioni poco consone, oppure 3
obbliga a non usare manifesti pubblicitari vaghi, ma comunque riferiti allo
sfruttamento sessuale, oppure impone alle strutture alberghiere di denunciare
l’ingresso nelle stanze di minori, cosa che comunque vieta esplicitamente, a meno che
non siano figli o assistiti. Tra gli obiettivi della campagna c’è altresì la divulgazione
delle leggi italiane contro chi compie abusi sui minori, come l’articolo 5 della legge
269/98, che punisce chi organizza viaggi indirizzati al fine di fruire di prostituzione
minorile con la reclusione dai sei ai 12 anni e con una multa fino ai 300 milioni di
vecchie lire e chi compie reati di pedofilia e pedopornografia anche se l’illecito è
“Stop Sexual Tourism”
commesso all’estero. L’associazione è da anni impegnata nella
lotta contro il turismo sessuale e lo sfruttamento della prostituzione minorile cercando
di documentare, sensibilizzare e denunciare questo gravissimo fenomeno. La
campagna “L’altra Faccia Del Turismo” usa con un linguaggio semplice ma
estremamente efficace per accusare e diffamare i “porci” che vanno in altri paesi per
ottenere prestazioni sessuali con minorenni. L’immagine è d’impatto e fortemente
incisiva vista la faccia del protagonista e la bambolina che tiene in mano. La scritta in
sottoimpressione è riferita a tutti gli osservatori e recita sinteticamente, ma
energicamente “fermiamoli”.
“Stop Sexual Tourism”
Altra campagna di è quella riferita al Brasile, dove ogni anno si
recano 500 mila turisti in cerca di sesso con minorenni, tra cui si contano tra i 70 mila
e gli 80 mila italiani. La campagna si presenta in maniera forte e scioccante con la
scritta “Vacanza in Brasile, alla scoperta del sesso degli angeli”. In questo manifesto
c’è la volontà di far sentire il pedofilo come un vile perché si paragona la bambina ad
un angelo, un essere puro ed intoccabile, cosi come dovrebbero essere le bambine e i
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bambini che troppo spesso sono vittime innocenti di un abuso che va oltre l’umana
concezione.
SFRUTTAMENTO DEI BAMBINI DURANTE LA
SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
I bambini iniziano ad essere sfruttati in particolar modo con l’inizio della seconda
rivoluzione industriale, avvenuta tra il 1870 ed il 1914, che portò molti cambiamenti
positivi e negativi. Tra gli effetti positivi della rivoluzione industriale c’è l’introduzione
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dei macchinari che garantivano una più ampia produzione di beni in minor tempo, con
minor fatica e con una discreta diminuzione di manodopera.
Altre utili innovazioni furono: la macchina a vapore che portò alla nascita della ferrovia
e della navigazione a vapore,il telaio meccanico per la trasformazione di fibre di
cotone in tessuto. Altrettanti furono, però, gli effetti negativi. La rivoluzione industriale
ebbe enormi costi umani in quanto le condizioni di lavoro e di vita degli operai erano
durissime e disumane. Gli imprenditori e gli industriali spinti anche dalla feroce
concorrenza cercavano di risparmiare dovunque fosse possibile e pretendevano di
ottenere dagli operai tutto il lavoro che potevano dare.
I risultati furono:orari di lavoro lunghissimi in ambienti malsani, troppo piccoli e
sovraffollati.
I bambini cominciavano a lavorare a 4-5 anni perché le condizioni delle famiglie non
permettevano di allevare 7-8 figli con i due miseri salari dei genitori. I bambini
venivano assunti perché erano più docili degli adulti e perché, essendo minuti,
potevano svolgere lavori che un uomo per la corporatura non poteva fare; inoltre,
essendo minori, erano sottopagati. Mentre i ricchi vivevano nel lusso, milioni di
bambini erano costretti a massacrarsi di lavoro per un tozzo di pane; nessuno
possedeva scarpe, perché costavano troppo, il lavoro toglieva loro la gioia di vivere,
non sapevano più giocare, vivevano in un clima di terrore. I bambini svolgevano vari
tipi di lavoro: maneggiavano il telaio, facevano i minatori, gli spazzacamino e i
picconieri; Tutti lavori pesantissimi che provavano ancor di più i loro corpi ormai
deformi a causa del lavoro. La sua famiglia viveva in quartieri malfamati, assieme a
ladri e criminali di ogni genere, ma non aveva paura di essere derubata, in quanto non
c’era niente da rubare nelle loro casa: viveva nella povertà più assoluta. Le case erano
piccole, sporche e talmente attaccate l’una all’altra da sembrare sovrapposte. Le
condizioni igieniche erano scarse o assenti e le malattie erano all’ordine del giorno;
anche una febbre poteva essere mortale. Per le vie dei quartieri proletari la spazzatura
e l’urina venivano gettate in strada dove spesso giravano topi, portatori di malattie.
La giornata lavorativa di un lavoratore-bambino cominciava alle 5-6 del mattino,
quando si recava in fabbrica. Dopo essere entrato in fabbrica il bambino cominciava il
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suo lavoro, o meglio, cominciava ad essere sfruttato. I fanciulli venivano rinchiusi per
14 ore in una stanza, sorvegliati da controllori senza pietà; questi, appena un
lavoratore rallentava il ritmo, lo frustava. L’ambiente di lavoro era sporco e nell’aria
girava una polverina, prodotta dalle macchine, questa si annidava nei polmoni e
provocava soffocamento; Inoltre, se un bambino si addormentava, poteva cadere nella
macchina e ne usciva mutilato o ucciso. La giornata lavorativa veniva interrotta dalla
pausa pranzo e dalla colazione. Il pranzo ufficialmente durava 40 minuti, ma 20
venivano impiegati per la pulitura delle macchine. Al termine della giornata lavorativa
i bambini uscivano dalle fabbriche stremati e si addormentavano sui cigli delle strade,
prima ancora di tornare a casa.
THE CONSEQUENCES OF THE INDUSTRIAL
REVOLUTION IN LONDON
After the industrial revolution there were positive and negative consequences in
London. The invention of the train in the 1830s accelerated the expansion of the city;
Fashionable areas grew in the west and news docks supporting the city’s business