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Introduzione Seconda Guerra mondiale tesina
In questa mia tesina di terza media, ho analizzato il tema della Seconda Guerra mondiale, un avvenimento che causò profondi cambiamenti in tutto il mondo. Ho analizzato i rapporti intercorsi tra le diverse potenze coinvolte rappresentate dalle personalità più rilevanti del periodo come Churchill, in Inghilterra, e Charles de Gaulle, in Francia, ponendo la mia attenzione sui motivi storici che hanno portato al conflitto mondiale e dando importanza al risvolto umano degli avvenimenti, raccontati da Primo Levi nei suoi romanzi, in cui ha illustrato lo sterminio degli ebrei facendo emergere la sofferenza cui è stato sottoposto il suo popolo per le ideologie naziste di Adolf Hitler. Dal punto di vista scientifico e tecnologico, mi sono concentrata sull’atomo, sulla fissione nucleare e sulla bomba atomica che, nella fase finale della guerra, ha seminato panico e distruzione in Giappone ad opera degli Stati Uniti e ho illustrato , nella mia tesina, il risvolto moderno dell’energia atomica presentando le nuove fonti energetiche e il loro utilizzo. Anche il mondo artistico è stato influenzato dal secondo conflitto mondiale: analizzerò un dipinto di Salvador Dalì, pittore del Novecento, profondamente colpito dallo scoppio della bomba atomica. In campo musicale, anche autori contemporanei come Francesco Guccini, sono stati influenzati dalle atrocità cui sono stati sottoposti gli ebrei nei campi di sterminio e la canzone “Auschwitz” ne è un esempio. Credo che il tempo trascorso a redigere questa tesina terza media sia stato ben speso per la mia personale crescita umana e scolastica.
Collegamenti
Seconda Guerra mondiale tesina
Storia: La Seconda Guerra mondiale.
Italiano: Primo Levi.
Inglese: Winston Churchill.
Francese: Charles De Gaulle.
Scienze : La struttura dell’atomo, la nascita della bomba atomica.
Tecnologia: Le centrali nucleari.
Arte: Salvador Dalì.
Educazione motoria: I giochi olimpici del 1936 a Berlino.
Geografia: Germania.
Musica: Francesco Guccini e Auschwitz.
importanza viene data alle scarpe, veri arnesi di tortura che implicano per molti infezioni che non
possono essere curate e che, non potendo guarire, portano alla morte certa. Levi, dopo due
settimane di permanenza nel campo, presenta delle piaghe sotto i piedi a riprova del duro lavoro a
cui è sottoposto. Parla del lavoro e di com’ è strutturato: duecento Kommandos ognuno comandato
da un Kapo. L’orario lavorativo è variabile con la stagione: tutte le ore di luce sono lavorative; si
lavora con qualsiasi tempo. Solo l’oscurità e la nebbia fitta regolano la pausa perché può favorire la
fuga.
Iniziazione
Dopo alcuni giorni di trasferimenti da un posto all’altro, Levi è assegnato al Block 30 dove incontra
Diena, il suo compagno di letto. Vorrebbe chiedergli tante cose ma rinuncia perché gli altri chiedono
silenzio. Si addormentano ma presto suona la sveglia e tutti corrono fuori per andare verso le latrine
e il lavatoio in quanto entro cinque minuti inizia la distribuzione del pane che è la loro moneta. Per
Primo il lavatoio è un locale poco invitante e dopo solo una settimana di prigionia gli è sparito
l’istinto della pulizia. Qui incontra Steinlauf, il suo amico cinquantenne, che lo saluta e lo sgrida
perché non si lava. Gli dice che devono lavarsi anche se le condizioni igieniche non sono le
migliori, che devono dare il nero alle scarpe per mantenere la loro dignità, e che devono camminare
diritti per mantenersi vivi; diversamente farebbero il gioco dei Tedeschi andando incontro alla
morte.
Ka-Be
I giorni sono tutti uguali e gli ebrei devono fare la spola, a coppie, dalla ferrovia al magazzino con
un carico sulle spalle. Il compagno di Primo è Zero Diciotto: è giovane e nessuno vuole lavorare
con lui perché lavora più di tutti. Mentre tornano dal magazzino, una locomotiva li costringe a
fermarsi e Primo immagina di salirci e fuggire dal Lager. Passato l’ultimo vagone, riprendono il
lavoro. Ora tocca a Levi camminare avanti e, quando oramai il carico è mal messo e grava
interamente sul suo braccio, Zero Diciotto inciampa e butta tutto. Primo cade a terra: lo spigolo di
ghisa gli ha colpito di taglio il dorso del piede sinistro. Zero Diciotto lo guarda senza dire niente.
Sopraggiunge il Kapo che fa sanguinare il naso a Zero Diciotto mentre a Primo dà due schiaffi al
capo che lo stordiscono. Levi si rialza constatando che l’osso non è rotto. Una volta rientrato in
baracca, il piede gli fa male e quando toglie la scarpa riscontra che è piena di sangue impastato con
il fango. Dopo la zuppa andrà in infermeria (Ka-Be). Qui ci sono due ambulatori: uno medico e uno
chirurgico. Quando arriva il suo turno, toglie le scarpe perché è rigorosamente vietato entrare in
infermeria con le calzature ai piedi. Si spoglia progressivamente fino all’essere nudo in quanto un
infermiere deve infilare un termometro sotto l’ascella di ogni presunto ammalato. Quando glielo
tolgono e verificano che non ha la febbre, lo rimandano in baracca dicendogli una frase che Chajim
gli spiega: la mattina successiva, dovrà presentarsi ai medici per la visita definitiva con la quale sarà
ammesso al Ka-Be. L’indomani, dopo la sveglia e la razione di pane, lo chiamano fuori con altri tre
prigionieri della sua baracca; li portano in un angolo della Piazza dell’ Appello dove c’è una lunga
fila. Li contano, li spogliano, fanno togliere loro le scarpe, rasare la barba e i capelli e fatto fare loro
una doccia, poi un’altra ancora. Ora Primo è pronto per la visita, altrettanto sommaria, con la quale
viene accettato e mandato nella “baracca di riposo” (Block 23). La sveglia è alle quattro anche per i
malati; bisogna rifare il letto e lavarsi ma il tutto senza fretta; a seguire c’è la distribuzione del pane
e dopo ci si può riaddormentare fino al brodo di mezzogiorno. Anche il rancio serale viene
distribuito nei letti e alle 21:00 tutte le luci si spengono. Il mattino seguente, durante la distribuzione
del pane, si sente suonare la banda, il segnale con il quale i compagni sani partono per il lavoro.
Nell’infermeria conosce Walter, ricoverato per deperimento organico, e Schmulek che lo mette a
conoscenza delle selezioni: migliaia di ebrei mandati alle camere a gas, cosa che Primo si rifiuta di
credere fino a quando una sera, entrano nella baracca due SS di cui una pone lo sguardo su
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Schmulek facendo una crocetta accanto al suo numero all’interno del suo libretto. Il giorno dopo,
invece del solito gruppo di guariti, ne escono due: il primo, composto da ebrei rasati, tosati che
hanno fatto la doccia; il secondo composto di ebrei con barbe lunghe, senza aver fatto la doccia e
senza aver subito la medicazione. Di questo gruppo fa parte Schmulek che, partendo, lascia
cucchiaio e coltello a Primo che, nel frattempo, evita di guardare negli occhi Walter, restando
silenzioso e capendo finalmente che la selezione è una realtà del Lager.
Le nostre notti
Dopo venti giorni di infermeria Levi è dimesso dal Ka-Be. Nudo, perché all’uscita si ricevono
vestiti e scarpe nuovi, viene mandato al Block 45 dove trova il suo amico Alberto. Non ottiene,
purtroppo, però, di dormire in cuccetta con lui. Durante la notte, dalla porticina posteriore della
baracca, entra il cantastorie che canta la stessa rapsodia yiddisch che racchiude tutta la vita del
Lager, nei più minuti dettagli. All’ improvviso, risuona il richiamo per l’ultima funzione della
giornata che è quella del cambio delle scarpe a coloro che le hanno rotte. Poi tutte le luci si
spengono. Levi si trova a dormire in una cuccetta senza sapere chi sia il suo compagno. Sente,
lontano, il rumore del treno e mentre si addormenta, di un sonno travagliato, sogna i suoi familiari,
a cui racconta la terribile esperienza cui ogni giorno è sottoposto, accorgendosi, poco alla volta,
della loro indifferenza, come se lui non ci fosse. Sveglio, verso le 23:00, sente l’andirivieni al
secchio per smaltire la dose giornaliera di acqua che gli ebrei sono costretti a bere sotto forma di
zuppa; l’ultimo utilizzatore del secchio lo deve svuotare alla latrina. Così passano le sue notti tra
sonno, veglia e incubi, nell’attesa, piena di terrore, del momento della sveglia quando “si rimette in
moto la bufera” e la guardia di notte, con voce sommessa, ordina di alzarsi. Inizia un nuovo giorno
con freddo, fame e fatica. Levi ha rifatto la cuccia e mentre si infila le scarpe, ha le piaghe dei piedi
che si riaprono.
Il lavoro
Quando il compagno di letto di Levi entra in ospedale, il suo posto è preso da Resnyk che si
dimostra un buon compagno ed è tanto gentile che, alla mattina seguente, si offre di rifare il letto.
Andando a lavoro, Resnyk gli racconta di essere polacco, di aver vissuto a Parigi e la sua storia
dolorosa, crudele e commovente che ora Levi non ricorda. Giunti al cantiere, dopo l’appello, hanno
scaricato dal vagone un cilindro di ghisa pesantissimo. Levi, per fare meno fatica nello spostare le
traversine che serviranno per trasferire il cilindro di ghisa all’interno della fabbrica, chiede a
Resnyk di fare coppia. Dopo appena cinquanta passi è stanco ma riesce a terminare l’operazione.
Parte per un secondo viaggio portandolo a termine ma, non riuscendo a sostenere lo sforzo, chiede
di andare alla latrina. Viene accompagnato dal piccolo Wachsmann e quando ritorna al lavoro si
vedono passare gli autocarri del rancio: l’ ora di pranzo è ormai vicina. Con Resnik fa altri viaggi
trasportando le traversine rimaste e quando suona la campana di mezzogiorno tutti corrono alla
baracca dove si mettono in fila per ricevere la zuppa. Dopo un piccolo riposo fino all’una, i
prigionieri vengono richiamati tutti fuori per riprendere il lavoro.
Una buona giornata
Lo scopo dei prigionieri del campo è quello di arrivare a primavera quando il freddo darà loro
tregua. Per la prima volta il Sole è sorto in cielo ma ancora non riscalda molto. A mezzogiorno, si
ammirano le montagne, il campanile di Auschwitz e in fondo si vedono le colline verdi di Birkenau,
dove sono le loro donne. Levi spiega che il freddo oramai cessato, ha lasciato posto all’altro
pensiero dominante del Lager: la fame alla quale Templer, che è l’organizzatore del loro
Kommando, è riuscito a porre rimedio trovando una marmitta da cinquanta litri di zuppa per questa
giornata; tre litri ciascuno di cui uno in aggiunta al rancio normale e due nel pomeriggio per i quali
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sospenderanno i lavori per cinque minuti. Al tramonto suona la sirena della fine del lavoro ed
essendo anche sazi, oggi i prigionieri riescono a pensare alle madri e alle mogli.
Al di qua del bene e del male
La cerimonia del cambio della biancheria (Wäschetauschen) si fa attendere da settanta giorni. In
Lager la stoffa manca e l’unico modo per avere uno straccio è quello di tagliare un lembo di camicia
al momento del cambio. La biancheria, se è sporca o lacera, passa alla Sartoria del campo, dove
viene rappezzata, disinfettata e ridistribuita. Un improvviso cambio della biancheria, ovvero di
camicie nuove provenienti dall’Ungheria, fa sì che molti prigionieri vadano alla Borsa, il centro
commerciale proibito del campo, dove si scambia di tutto e che è sempre attiva, sia d’estate che
d’inverno. Vi si aggirano a decine i disperati della fame; alcuni, con pazienza, acquistano, con una
mezza razione di pane, un litro di zuppa; altri scambiano la loro unica camicia. Si vende il Mahorca,
un tabacco di scarto, venduto ufficialmente alla Kantine contro versamento dei buoni dati ai
lavoratori migliori, ma che iniquamente finiscono nelle mani dei Kapos. I prigionieri lo cercano per
rivenderlo ai civili della Buna ricavando una razione di pane o una camicia che, anche se lacera per
l’usura, potranno scambiare. Perciò, all’interno del Lager non c’è differenza tra una camicia degna
di questo nome e uno straccio! Commerciare con i civili è un reato sanzionabile con l’invio alle
miniere di carbone, il che vale a dire morte certa per esaurimento entro breve tempo. Anche il civile
viene condannato a passare un periodo di tempo in campo di concentramento ma facendo solo lo
stesso lavoro e subendo la stessa disciplina dei prigionieri tatuati; infatti, una sezione del campo
chiamata E-Lager è destinata a loro. Esiste poi il furto che è l’unica e regolare via di
approvvigionamento, soprattutto quello del grasso da scarpe in quanto le calzature ogni mattina
devono essere unte e lucidate ma per tale operazione non c’è assegnazione; pertanto chi lo ruba
spera poi di ottenere, da chi non ne ha, una razione di zuppa. Il luogo in cui risulta più facile
evadere il regolamento del campo è il Ka-Be, principale cliente e ricettatore dei furti consumati in
Buna: gli infermieri mettono sul mercato gli indumenti e le scarpe dei morti o dei selezionati e i
cucchiai che, al momento dell’ingresso al campo, non vengono forniti. A Levi e ad Alberto viene
l’idea di rubare la carta millimetrata dei termografi per offrirla al Medico Capo del Ka-Be
dicendogli di utilizzarla come modulo per i diagrammi polso-temperatura.
I sommersi e i salvati
Nella vita del Lager esistono due esemplari di uomini: i sommersi e i salvati. I deboli, gli inetti, i
votati alla selezione o sommersi, non hanno in campo conoscenze illustri, mangiano solo quello che
gli viene consegnato, non lavorano in Kommandos vantaggiosi e fanno tutto quello che gli viene
ordinato Di loro non resterà che cenere proveniente dai Crematori. Nell’altra categoria, i salvati, si
distinguono i prominenti ebrei, tipico prodotto del Lager; offrendo ad alcuni di loro una posizione
privilegiata come direttore, Kapo, cuoco, infermiere, guardia notturna, esigendo in cambio il
tradimento della solidarietà coi compagni, ci sarebbe chi accetterebbe e diventerebbe crudele e
tirannico perché se non lo fosse verrebbe sostituito da qualcuno più idoneo. Ci sono poi i
prominenti non ebrei, scelti dalle carceri tedesche per sovrintendere nei campi per ebrei e coloro che