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Introduzione Salvatore Quasimodo, tesina
La seguente tesina di maturità tratta di Salvatore Quasimodo. La tesina abbraccia anche i seguenti argomenti nella varie discipline scolastiche: Salvatore Quasimodo in Italiano; la Seconda Guerra Mondiale in Storia; i distillati in Ristorazione; le conservazioni degli alimenti in Scienze e Tecnologie Alimentari; il contratto in Legislazione; le imposte in Economia e Gestione delle Imprese Ristorative; studio di funzione in Matematica.
Collegamenti
Salvatore Quasimodo, tesina
Italiano - Salvatore Quasimodo (Vita ed Opere);
Storia - La seconda guerra Mondiale;
Ristorazione - I distillati;
Scienze e tecnologie alimentari - Le conservazioni degli alimenti;
Legislazione - Il contratto;
Economia e Gestione delle Imprese Ristorative - Le imposte;
Matematica - Studio di Funzione.
un equilibrio delle forze, per contrastare in Europa l’influenza di
URSS, Francia e Italia, a negare il suo consenso a un intervento
attivo della Società delle Nazioni.
conquista dell’Etiopia aveva visto la Germania nazista a fianco
dell’Italia fascista: il legame si rafforzò con l’accordo sull’annessione
tedesca dell’Austria (11 luglio 1936), la nascita dell’Asse Roma-
Berlino, e la comune politica riguardo la guerra civile in Spagna
(1936-39), dove si misurarono per la prima volta direttamente le
forze del fascismo e dell’antifascismo europeo. Da allora la scena
dominata dalle manifestazioni
politica internazionale fu
violente della volontà di potenza germanica. Nel marzo 1938
si ebbe l’annessione tedesca dell’Austria. L’accordo di Monaco del
settembre 1938, che autorizzò la Germania a occupare,
i Sudeti salvò provvisoriamente la pace ma, dopo l’annessione dei
Sudeti, l’occupazione tedesca di Boemia e Moravia, con la
conseguente dissoluzione della Cecoslovacchia (15 marzo 1939),
rese chiara alla classe dirigente britannica l’impossibilità della
politica di appeasement fino allora perseguita. Il 22 maggio 1939 fu
conclusa a Berlino l’alleanza italo-tedesca (nota anche come patto
d’acciaio).
Il patto di non aggressione tedesco-sovietico (patto Ribbentrop-
Molotov), siglato il 23-24 agosto 1939, in vista dell’attacco alla
Polonia, costituì l’antecedente immediato dell’attacco tedesco alla
Polonia e quindi della nuova guerra mondiale. Il 1° settembre 1939
la Polonia fu invasa; il 3 Francia e Gran Bretagna dichiararono
guerra al Reich. L’Italia fin dal 1° settembre aveva invece dichiarato
la ‘non belligeranza’, l’astensione dal conflitto essendo imposta
tanto dall’impreparazione militare e morale del paese, quanto
dall’ostilità della corona e di gran parte delle stesse sfere dirigenti
fasciste.
La guerra al nord e l’invasione della Francia
Superiori in numero e provviste di mezzi corazzati e dell’appoggio
dell’aviazione, le forze tedesche liquidarono rapidamente la
resistenza della Polonia, che il 15 settembre fu invasa anche dalle
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truppe sovietiche. Il 28 settembre la firma di un trattato fra
Germania e URSS definì i rispettivi possessi nella Polonia e le zone
d’influenza delle due potenze in Europa orientale.
Occupate Lettonia, Estonia e Lituania, i Sovietici attaccarono
la Finlandia(30 novembre). La Danimarca, territorialmente contigua,
fu occupata senza resistenza in poche ore; il rapido successo
dell’attacco alla Norvegia fu dovuto alla superiorità aerea della
Germania. Con l’attacco contro l’Occidente, iniziato il 10 maggio
1940, nei Paesi Bassi i Tedeschi costrinsero alla capitolazione
l’esercito olandese in 5 giorni. Il comando francese, poiché la
rottura sulla Mosa misurava solo 50 km e la linea Maginot era
intatta, pensò fosse sufficiente concentrare truppe di riserva, a Nord
e a Sud delle colonne nemiche di sfondamento, per tamponare il
versamento e prendere più tardi l’offensiva. Ma non era preparato a
sostenere una guerra manovrata dalle grandi unità corazzate
tedesche. Di catastrofe in catastrofe (il Belgio si arrese il 28), la
battaglia della Manica si concluse, il 3 giugno, con la riuscita
evacuazione delle truppe britanniche da Dunkerque. Il 5 giugno, con
la battaglia di Francia iniziò l’ultima fase della campagna dell’Ovest:
la Francia firmò l’armistizio con la Germania, e il giorno seguente
con l’Italia, intervenuta il 10 giugno.
La battaglia aerea d’Inghilterra
Il successo radicale e in misura non prevista sulla Francia pose al
comando tedesco il problema di un grande sbarco in Gran Bretagna,
che, guidata ora da W. Churchill, aveva respinto nuove proposte di
pace.
Hitler scatenò l’operazione chiamata in codice “Leone Marino”, un
piano alternativo per l ‘ invasione dell’Inghilterra
Un massiccio attacco aereo tedesco, attuato tra l’8 agosto e il 31
ottobre si concluse con l’insuccesso. L’aviazione tedesca si rivelò
impotente a sottoporre l’intero territorio nemico ad attacchi pesanti,
prolungati e precisi. Gli Inglesi, superiori nell’addestramento al volo
strategico, si giovarono inoltre del radar, ancora ignoto ai Tedeschi.
Il fallimento della battaglia aerea d’Inghilterra ebbe conseguenze
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risolutive sull’esito della guerra, perché la Gran Bretagna mantenne
il controllo aereo della Manica e la Germania dovette rinunciare al
piano d’invasione progettato.
Il Furhrer aveva fallito uno dei suoi principali obiettivi : la guerra
lampo era fallita; il conflitto si sarebbe trascinato molto più a lungo
del previsto
L’intervento dell’Italia
Il 10 giugno l’Italia aveva dichiarato guerra alla Francia e alla Gran
Bretagna, nell’errata convinzione che le sorti del conflitto fossero
decise. Le operazioni contro la Francia, ormai disfatta, si svolsero fra
il 21 e il 23 giugno e furono sospese il 24 con l’armistizio di Villa
Incisa.
Nell’Africa Orientale Italiana l’entrata dell’Italia nel conflitto portò
l’Asse a contatto con l’Impero britannico in Egitto, Sudan e Somalia,
per una frontiera di circa 6000 km. Nelle più lontane regioni del suo
Impero d’Africa lo Stato Maggiore britannico, per guadagnare tempo
e per risparmiare energie e uomini, abbandonò le zone più
minacciate dalla schiacciante superiorità iniziale italiana: così fu
evacuata la Somalia britannica. In Africa settentrionale, dopo
l’occupazione di Sidi Barrani a opera dell’Esercito italiano
comandato da R. Graziani (12 settembre 1940), gli
Inglesi, sferrarono un’offensiva (8 dicembre 1940-9 febbraio 1941)
che si spinse fino a Bengasi, minacciando gravemente in Africa
l’Italia. L’intervento di rinforzi aerei tedeschi e di un reggimento
corazzato (Afrika Korps), al comando di Rommel invertì i rapporti
delle forze: fra il 28 marzo e il 29 aprile 1941, le forze britanniche,
in una situazione di netta inferiorità (tanto più che il governo aveva
disposto che una parte dell’armata della Cirenaica fosse inviata
in Grecia), furono costrette all’abbandono della Cirenaica. Restava
in mano britannica Tobruk, importante punto d’appoggio per le
future operazioni, inutilmente assediata dalle forze dell’Asse.
1940-41
La guerra d’aggressione contro la Grecia intrapresa dall’Italia il 28
ottobre 1940, dopo un’iniziale penetrazione nel settore dell’Epiro,
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per l’accanita resistenza greca si era risolta in un sostanziale
fallimento; per fronteggiare le conseguenze del colpo di Stato
antinazista in Iugoslavia (27 marzo 1941), il 6 aprile ebbe inizio la
campagna per l’occupazione della Iugoslavia, che il 18 fu costretta
all’armistizio. Intanto, le armate tedesche provenienti dalla Bulgaria
occupata entrarono in Tracia e sconfissero le forze greche.
Dopo il vano tentativo di piegare la Gran Bretagna e di persuadere
la Spagna alla collaborazione militare, Hitler, nel timore di un
intervento sovietico contro la Germania, decise di invadere l’URSS.
Consolidata a proprio favore la situazione strategica, la Germania
diede inizio il 22 giugno 1941 alle operazioni di guerra contro
l’URSS. Il piano d’attacco (operazione Barbarossa) fu quello di totale
annientamento ideato da Hitler, portato a sottovalutare la
consistenza militare del nemico. La strategia dell’Armata rossa, cui
si dovette la salvezza dell’URSS, fu di impegnare il nemico quanto
più a lungo possibile, salvo, al momento critico, sottrarsi al
combattimento facendosi scudo dello spazio: furono interposte
distanze anche di 250 km, in modo da esaurire le formazioni
motocorazzate, che giungevano alla fine della tappa prive di
carburante; inoltre, poiché città e campagne venivano distrutte
secondo la tattica della ‘terra bruciata’, i complessi corazzati
tedeschi rimanevano fermi in attesa dei rifornimenti.
Il 27 settembre 1940, all’indomani della sconfitta francese, il
Giappone aveva aderito al Patto tripartito che lo legava a Germania
e Italia con lo scopo che servisse ai suoi propositi di penetrazione in
Asia orientale. In effetti, l’atteggiamento di sostanziale
collaborazione imposto al governo francese dalla Germania consentì
al Giappone di sottomettere gradualmente nel 1940-41 tutta
l’Indocina francese. Mentre erano in corso trattative diplomatiche
con Washington, il Giappone, mediante l’attacco di Pearl
Harbor diede repentinamente inizio, alla guerra con gli USA (Italia e
Germania entreranno in guerra contro gli Stati Uniti l’11 dicembre).
Nei mesi successivi i nipponici riportarono numerosi successi nel
pacifico, ma poi gli americani, nelle battaglie del Mar dei Coralli (7-8
maggio 1942) e delle Midway (4-6 giugno 1942), bloccarono i
giapponesi sventando la minaccia diretta verso l’Australia.
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1942-43
Nel frattempo l’Urss aveva fatto in modo di attaccare l’esercito
invasore tedesco in due diversi punti. Così la Wehrmacht si trovò a
perseguire simultaneamente due obiettivi separati l’uno dall’altro
da distanze enormi in cui la mancanza di vie di comunicazione
rendeva impossibili gli scambi degli uomini e dei mezzi. La
controffensiva sovietica d’inverno, sviluppatasi dal 10 gennaio
1943, ricacciò i Tedeschi (marzo 1943). L’esito della battaglia di
Stalingrado segnò la fine dell’impulso offensivo tedesco e diede
inizio alla guerra di esaurimento, a tutto vantaggio della coalizione
anglo-russo-statunitense. In Russia morirono anche molti soldati
italiani.
Nel frattempo, in Africa, Il nuovo comandante inglese, B.L.
Montgomery, il 23 ottobre sferrò la terza offensiva britannica,
travolgendo il 3 novembre il italiani e tedeschi ad el-’Alamèin.
L’Asse perdette l’iniziativa delle operazioni; gli Alleati l’8 novembre
sbarcarono in Algeria e in Marocco, portandosi nel febbraio 1943 ai
margini della Tunisia. Il 17 aprile-13 maggio, gli Angloamericani
sferrarono l’offensiva finale, che eliminò le forze dell’Asse in Africa.
L’11 maggio, il generale H.-J. von Arnim firmò la resa dei Tedeschi, il
13 maggio si arresero anche gli Italiani.
La campagna d’Italia 1943-44
Alla conferenza alleata di Casablanca (14-24 gennaio 1943) fu
decisa l’apertura del secondo fronte e vi prevalse la tesi dello
sbarco in Sicilia e dell’invasione dell’Italia. Nella notte tra il 9 e il 10
luglio 1943, fu sferrato l’attacco anfibio contro l’isola, che cadde il
17 agosto. Alla caduta del fascismo (25 luglio 1943) seguirono le
trattative del nuovo governo Badoglio con gli Alleati, che portarono
il 3 settembre, con la firma dell’armistizio di Cassibile, alla resa
incondizionata. L’8 settembre, con l’annuncio dell’armistizio, le
forze tedesche occuparono la penisola e fronteggiarono lo sbarco
effettuato lo stesso giorno dagli Alleati a Salerno. Con la
disgregazione delle superstiti forze armate italiane, iniziò
l’occupazione tedesca della capitale, abbandonata dal re e dal
governo che a Brindisi presero contatto con gli Alleati, a fianco dei
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quali, il 13 ottobre, l’Italia entrò in guerra contro la Germania,
mentre a Salò si formava sotto il controllo tedesco il governo
della Repubblica sociale italiana. Gli italiani insorsero contro
l’occupatore tedesco, dando vita alla Resistenza. Gli ideali di libertà
che si affermarono in questo periodo resteranno vivi a lungo nella
memoria degli italiani, al punto che, una volta terminato il conflitto,
importanti autori (Calvino, Vittorini, Fenoglio) dedicheranno
numerose opere al movimento della Resistenza.
Ritiratisi a Napoli, insorta il 27 settembre, mentre forze statunitensi
sbarcavano ad Anzio (22 gennaio 1944), i Tedeschi intrapresero una
tenace lotta che venne infine spezzata con un attacco a Cassino
(11-19 maggio 1944); seguì l’avanzata alleata verso Roma, liberata il 4
giugno. Le forze tedesche, abbandonata l’Italia centrale, si attestarono sulla linea
Gotica lungo l’Appennino tosco-emiliano: il fronte appennico crollò dopo una nuova
offensiva alleata e l’esercito tedesco, tra il 9 e il 24 aprile, venne disintegrato.
Lo sbarco in Normandia
Il secondo fronte, richiesto dai Sovietici per alleggerire la pressione