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Italiano: Vladimir Vladimirovic Majakovskij
Latino: Lucius Annaeus Seneca
Filosofia: Karl Marx
Inglese: Animal Farm
Francese: le Surréalisme
Tedesco: das epische theater nach Brecht
Matematica: i teoremi sui limiti
Fisica: i principi fondamentali della dinamica
Nel 1898 i socialisti russi fondarono il Partito Operaio Socialdemocratico Russo
che fin dal 1903 si divise in due correnti rigidamente contrapposte:
bolscevichi
i (da un termine russo che significa «la maggioranza»), capeggiati da
Vladimir Uljanov, detto Lenin ;
menscevichi
i («la minoranza»), guidati da Jilij Cederbaum, detto Martov.
Menscevichi e bolscevichi erano divisi sia sulla linea politica da seguire che sul tipo di
menscevichi
organizzazione da dare al partito. I volevano creare un partito di massa sul
modello di quello socialdemocratico tedesco. Sostenevano la necessità di realizzare
riforme sociali e politiche, accettando l'alleanza con la borghesia. Le elezioni politiche
dovevano essere lo strumento democratico per raggiungere il potere.
I bolscevichi, al contrario, volevano un partito formato da professionisti della politica.
Secondo Lenin, il partito doveva guidare gli operai e i lavoratori all'abolizione della
proprietà privata e alla collettivizzazione dei mezzi di produzione.
Coerentemente con questi obiettivi, fin dal 1914 Lenin propose di modificare il nome
Partito operaio socialdemocratico Russo Partito comunista.
del in Cosa che effetti-
vamente avvenne nel marzo 1918. 7
Tre rivoluzioni
La rivoluzione del 1905
Nel 1905, in seguito alla guerra contro il Giappone, la Russia visse una grave crisi. La
guerra peggiorò le già misere condizioni di vita del proletariato e dei contadini. Il
malcontento cresceva ovunque senza avere alcun mezzo legale per esprimersi. Il 9
gennaio 1905, circa 140000 persone sfilarono per San Pietroburgo e raggiunsero il
Palazzo d'Inverno, residenza dello zar. Si trattava di una pacifica processione che
avrebbe dovuto presentare allo zar una supplica per invocarne l'aiuto e la protezione.
Ma l'esercito aprì il fuoco sui manifestanti. Rimasero a terra circa un migliaio di morti,
domenica di
più di duemila furono i feriti. Questa giornata passò alla storia come la
sangue.
La sanguinosa repressione causò scioperi e rivolte nelle fabbriche e nelle campagne di
tutto il Paese. Anche nelle file della borghesia prese corpo l'opposizione nei confronti
Co-
dello zarismo. Si formò un partito di ispirazione liberale che prese il nome di
stituzionale Democratico: ka-de)
dalle iniziali (K e D, che in russo si leggono i suoi
cadetti.
appartenenti assunsero il nome di Essi auspicavano la creazione in Russia di un
sistema costituzionale moderato, lo sviluppo dell'economia e una certa liberalizzazione
della vita politica e sociale.
Intimorito dagli avvenimenti, lo zar Nicola II (1868-1918) promise libertà politiche e
Duma.
concesse l'elezione di un Parlamento, la Ma intanto la protesta si allargò fino a
coinvolgere l'esercito: in giugno si
ammutinò la corazzata Potëmkin e
gli equipaggi delle navi inviatele
contro si rifiutarono di aprire il
Ì
fuoco sui rivoltosi.
Il movimento di rivolta raggiunse il
culmine in ottobre. A San
Pietroburgo si ebbe uno sciopero
generale e venne creato il primo
soviet (in russo, «consiglio») dei
lavoratori, a capo dei quali venne
eletto il menscevico Lev Davidovič
Bronstein detto Trockij (1879-
1940). Il soviet si proponeva come
organo di governo e non solo come
strumento di rivendicazioni economiche o sociali. Era evidente, a questo punto, il carat -
tere politico della rivoluzione dell'ottobre 1905.
La prima guerra mondiale
Le Dume elette tra il 1906 e il 1917 non ebbero mai un ruolo effettivo. Furono sempre
sottoposte a un rigido controllo e vennero sciolte ogni volta che assumevano posizioni
critiche nei confronti dello zarismo. Dal 1906 al 1911 l'uomo forte del governo fu Pëtr
Stolypin. Egli realizzò alcune moderate riforme economiche, che però non risolsero i
gravi problemi della massa di contadini poveri. Perciò le tensioni crebbero e i socialisti,
in particolare i menscevichi, divennero sempre più forti. La situazione precipitò con la
prima guerra mondiale. Fin dai primi mesi apparve chiaro che l'economia russa non
avrebbe potuto sopportare il peso di un conflitto così duro che, come abbiamo visto,
coinvolgeva ogni sforzo produttivo dei Paesi belligeranti. Le condizioni della popolazione
8
si fecero drammatiche. La produzione di grano diminuiva rapidamente e i prezzi
salivano.
La guerra diventava sempre più impopolare anche per l'incompetenza degli ufficiali. Nel
1915 la Russia subì un crollo militare e perse alcuni territori occupati nella prima fase
del conflitto (Galizia, Bucovina) e il controllo dei territori polacchi. Si scatenò una nuova
ondata di scioperi.
La rivoluzione del febbraio 1917
Il 23 febbraio 1917 gli operai di Pietrogrado (così
era stata ribattezzata San Pietroburgo nel 1914),
insorsero in massa. Lo zar ordinò alle truppe di
disperdere i manifestanti, ma l'esercito si rifiutò di
obbedire e si schierò dalla loro parte.
Iniziava la rivoluzione di febbraio, che si estese
fino a coinvolgere anche Mosca. Ormai si
chiedevano apertamente la distribuzione della terra
e l'instaurazione della democrazia. Era evidente che
il regime zarista non riusciva più a controllare la
situazione. Perciò lo zar Nicola II il 2 marzo 1917 fu
costretto ad abdicare. Finì così la monarchia zarista
e nacque la repubblica.
Quella di febbraio fu una rivoluzione rapida e con
pochissime vittime; la facilità del successo si spiega
col fatto che lo zarismo non riscuoteva più consensi
nemmeno negli ambienti aristocratici più vicini al
trono. La difficile vita della Repubblica
Dopo la rivoluzione di febbraio, si formarono due centri di potere:
L'vov
un governo provvisorio presieduto dal principe , un aristocratico aperto
alle riforme e appoggiato dai borghesi;
il soviet di Pietrogrado, cioè il «consiglio dei deputati operai e soldati», for-
mato da rappresentanti eletti nelle fabbriche e nell'esercito, dominato dai
socialrivoluzionari (populisti) e dai menscevichi.
Formalmente il potere legittimo era nelle mani del governo provvisorio, ma il soviet
svolgeva sempre più funzioni di direzione politica. Questo dualismo di poteri indebolì la
repubblica russa. Sia il governo provvisorio sia il soviet intendevano continuare la
guerra, ma per motivi diversi.
Secondo il governo provvisorio, la vittoria militare avrebbe rafforzato lo Stato e la
borghesia, in modo da consentire in Russia l'instaurazione di un regime parlamentare
moderato che avrebbe evitato sconvolgimenti sociali. Secondo il soviet, occorreva
sconfiggere la Germania e l'Austria, potenze conservatrici e imperialiste, per difendere
la rivoluzione.
La soluzione dei gravi problemi sociali ed economici della Russia veniva rimandata alla
fine della guerra. I rappresentanti del governo provvisorio prospettavano una vaga
politica di riforme, mentre i socialrivoluzionari e i menscevichi puntavano più
decisamente sulla riforma agraria, che avrebbe distribuito terre ai contadini.
Il ritorno di Lenin: la svolta
La Repubblica russa appariva incapace di far fronte
agli immensi problemi del Paese. Questa era la
situazione quando Lenin, il 4 aprile 1917, arrivò a
Pietrogrado di ritorno dall'esilio in Svizzera.
Lenin presentò ai bolscevichi un documento che
riassumeva in dieci punti (le cosiddette Tesi di
9 Tesi
aprile) le sue idee sui compiti immediati del partito. Le affermavano tre idee
fondamentali:
1. tutto il potere ai soviet: abbattere con la forza il governo provvisorio e conse-
gnare il potere ai soviet;
2. la pace: far uscire immediatamente la Russia dalla guerra;
3. la terra ai contadini: confiscare le terre e metterle a disposizione dei soviet lo-
cali.
Questo programma suscitò molte opposizioni nello stesso partito bolscevico; molti
esponenti bolscevichi accusarono Lenin di anarchismo. Ma quello che Lenin proponeva
era esattamente ciò che le masse operaie e contadine volevano sentire: pace e terra.
La nuova linea che Lenin impose al partito attirò i consensi delle masse, ma allontanò
ulteriormente i bolscevichi dagli altri gruppi socialisti e dal governo provvisorio.
La preparazione della rivoluzione
I Congresso panrusso dei soviet
Nel giugno del 1917 si svolse a Pietrogrado il (cioè
l'assemblea dei delegati dei soviet di tutte le province della Russia,). I bolscevichi erano
ancora una minoranza (105 delegati su 822) rispetto ai socialrivoluzionari e ai
menscevichi. Per capire come i bolscevichi riuscirono a conquistare la maggioranza nei
soviet e ad organizzare la rivoluzione, è necessario ricordare quanto avvenne in Russia
nell'estate del 1917. Sul fronte della guerra, il governo provvisorio scatenò contro le
forze austro - tedesche una vigorosa offensiva che però fallì rapidamente. Il 18 giugno
le truppe vennero mandate all'assalto senza che l'azione fosse stata preparata
adeguatamente e i soldati rifiutarono di combattere.
Nel mese di luglio a Pietrogrado gli operai e i soldati scesero in piazza per impedire la
partenza per il fronte di alcuni reparti. I disordini vennero sedati dall'intervento di
truppe fedeli al governo. Alcuni capi dei bolscevichi furono arrestati: lo stesso Lenin
dovette rifugiarsi in Finlandia. Ma questo fu l'ultimo successo del governo provvisorio.
Kornilov,
Nel mese di settembre, il generale comandante in capo dell'esercito, marciò
su Pietrogrado con le truppe e tentò di abbattere il governo repubblicano. Il governo,
presieduto in quel momento dal socialrivoluzionario Kerenskij, riuscì a reprimere il
colpo di Stato con l'appoggio degli operai, dei contadini e dei bolscevichi. Questi ultimi
dunque uscirono rafforzati dalla vicenda e per la prima volta conquistarono la mag-
gioranza nei soviet di Pietrogrado e di Mosca. Stato e Rivoluzione.
Intanto, nel corso dell'estate, Lenin scrisse il saggio In esso
sosteneva che i bolscevichi dovevano distruggere lo Stato per dare vita alla «dittatura
democratica» del proletariato e dei contadini: «dittatura» in quanto oppressiva nei
confronti della borghesia, ma «democratica» perché avrebbe rappresentato l'enorme
maggioranza della popolazione.
La rivoluzione di ottobre
La disfatta militare, la disoccupazione e la miseria dilaganti, l'appoggio crescente delle
masse popolari spingevamo sempre più i bolscevichi alla decisione di rovesciare con la
forza il governo provvisorio. A questo scopo venne creata anche una forza militare, la
Guardia Rossa. Uno dei principali organizzatori della rivoluzione fu Trockij.
I preparativi non furono segreti: per tutto il mese di ottobre del 1917, sui giornali e nelle
strade non si fece che parlare dell'insurrezione che i bolscevichi stavano preparando.
Il 24 ottobre 1917 le guardie rosse, senza spargimento di sangue, occuparono i punti
strategici di Pietrogrado. Alla centrale del telegrafo, per fare un esempio, si
presentarono due rivoluzionari disarmati che si accordarono con gli operatori: d'ora in
poi si sarebbero eseguiti solo gli ordini del soviet. La vita proseguì nella più assoluta
normalità: i telefoni funzionavano regolarmente e anche i mezzi pubblici continuavano
il loro servizio. Decisivo per le sorti dell'insurrezione fu l'atteggiamento dell'esercito. La
guarnigione di Pietrogrado si dichiarò neutrale, favorendo in pratica l'azione dei
bolscevichi.
La sera del 25 ottobre i rivoluzionari conquistarono il Palazzo d'Inverno, che era la
sede del governo Kerenskij. L'attacco al palazzo divenne un episodio simbolo della
rivoluzione, come lo era stata la presa della Bastiglia nel 1789, ma fu un avvenimento
10
quasi incruento. In effetti la rivoluzione vinse provocando in tutto non più di una
II Congresso panrusso
quindicina di morti. La notte del 25 ottobre fu dichiarato aperto il
dei soviet. I bolscevichi avevano conquistato il potere a Pietrogrado, mentre a Mosca la
resistenza delle truppe fedeli alla Repubblica durò alcuni giorni. Il potere era nelle mani
di Lenin; tuttavia nel Paese e nella capitale era diffusa la convinzione che i bolscevichi
avrebbero resistito al governo al massimo un paio di settimane e che i conservatori
avrebbero restaurato l'ordine con una intransigente controrivoluzione. Le sera del 26
ottobre Lenin salì per la prima volta alla tribuna del Congresso dei soviet, dando inizio
al vero e proprio «potere sovietico». 11