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IL SOLE
Il Sole è la stella del nostro sistema solare da cui riceviamo costantemente luce e calore.
È una sfera gigantesca con il raggio di circa 70000 Km. Il sole ruota intorno ad un
proprio asse, ma con velocità diversa a seconda della latitudine: minore ai poli e
crescente verso l’equatore. La rotazione dura 25 giorni all’equatore, mentre ai poli dura
più di 30 giorni.
Il Sole è una potentissima fonte di energia, che viene
irradiata senza posa in ogni direzione dello spazio. La
struttura del Sole è formata da una serie di cerchi
concentrici gassosi non ben delimitati e sono: il
nucleo, la fotosfera , la cromosfera e la corona.
Il nucleo: è il punto dove viene prodotta l’ energia
che ha origine da reazioni nucleari poiché si trovano
nuclei di atomi di idrogeno che si fondono tra loro.
Più esternamente si trovano la zona di irraggiamento
e la zona convettiva, attraverso le quali l’energia
viene trasferita a una zona più esterna, chiamata
fotosfera.
La fotosfera: è l’involucro che irradia quasi tutta la luce solare e corrisponde al disco
luminoso del Sole. La superficie non è liscia ma presenta una struttura “a granuli” sulla
quale è possibile trovare chiazze scure , dette macchie solari.
La temperatura media superficiale è di 5512°C. La fotosfera è circondata dalla
cromosfera.
La cromosfera: è un involucro trasparente di gas incandescente con uno spessore di circa
10000 Km. È fatta di idrogeno incandescente: da essa si staccano a volte immense lingue
di fuoco chiamate protuberanze.
La corona: è la parte più esterna dell’atmosfera solare ed è formata da un involucro di
gas ionizzati. La sua luminosità è così bassa che la corona si può osservare solo durante
un’eclissi totale. Nella parte più esterna rimangono da esaminare due vistosi aspetti: le
protuberanze e i flares ( o brillamenti).
Le protuberanze sono grandi nubi filamentose di idrogeno che si innalzano dalla
cromosfera e penetrano ampiamente nella corona. I flares sono violentissime esplosioni
di energia, veri e propri lampi di luce intensissimi.
La composizione del Sole è costituita dal 98% di idrogeno e di elio mentre il 2 % di
elementi più pesanti.
ENERGIA SOLARE
Il fisico scozzese John Waterston,interessato a determinare l'età del Sole,scoprì che se
l'astro fosse stato alimentato da una combustione,si sarebbe esaurito in 20mila anni.
All'epoca i geologi avevano già prove del fatto che la Terra aveva vari milioni di anni e
così nel 1853 Waterston ipotizzò che il Sole potesse essere riscaldato dall'impatto
continuo di meteoriti,un'idea già
avanzata dallo scienziato tedesco
Julius von Mayer nel 1848.Ma le
meteoriti avrebbero riscaldato il Sole
soltanto per un milione di
anni.Helmholtz tornò alle idee del
filosofo tedesco Immanuel Kant e del
matematico e astronomo francese
Pierre-Simon Laplace,secondo cui il
sole si era formato per la contrazione
di un'enorme nube di gas,una teoria
oggi considerata corretta. Asserì nel
1854 che fu la compressione della
nube di gas a surriscaldare il
William Thomson (Lord Kelvin) Sole,idea difesa dal fisico britannico
William Thomson ( Lord Kelvin ) fino agli anni novanta dell'Ottocento.
Kelvin calcolò che il Sole non potesse avere più di 40 milioni di anni,mettendosi in
contrasto con i geologi e i biologi dell'epoca.
Il geologo statunitense Thomas Chrowder Chamberlin ipotizzò nel 1899 che all'interno
del Sole potessero esistere “fonti ignote di calore”,energie di “natura atomica o ultra-
atomica”.Kelvin rifiutò questa idea,ma la scoperta ,nel 1903,di una strana proprietà
dell'elemento chimico radio,isolato da poco dai fisici francesi Marie e Pierre Curie,rese
accettabile l'idea di Chamberlin.
Questa sostanza aveva una misteriosa fonte di energia che la manteneva calda.I fisici
britannici Ernest Rutherford e Frederick Soddy compresero presto che si trattava della
radioattività : il decadimento degli atomi che si scindono in atomi più piccoli.
La massa degli atomi di nuova formazione è minore di quella degli atomi che si erano
scissi,e questa minuscola differenza di massa si trasforma in energia secondo la formula
2.
einsteiniana per l'equivalenza tra massa ed energia : E = mc
Nel frattempo,analizzando lo spettro solare,gli astronomi avevano identificato la
composizione chimica dell'atmosfera solare,cioè lo strato gassoso più esterno.Il sole
appariva come un'immane palla di idrogeno con piccole quantità di elementi più
pesanti,come l'elio,l'ossigeno e il carbonio.Si capì che nel Sole non era presente
abbastanza uranio o altri elementi pesanti per poter produrre mediante reazioni di
fissione nucleare tutta l'energia che emette.
Se i nuclei atomici si possono spezzare in nuclei più piccoli,perché quelli piccoli non
poterebbero “fondersi” in nuclei più grandi ? È la domanda che si pose il chimico
americano William Draper Harkins,che stava studiando i modi in cui i nuclei atomici più
grandi,come quelli dell'elio,si potessero formare a partire da nuclei di idrogeno.
Nel 1915 formulò l'ipotesi che la
fusione degli atomi di idrogeno per
formare atomi di elio avrebbe anche
prodotto calore seguendo la formula
di Einstein. All'epoca si riteneva che
i nuclei degli atomi fossero formati
solo da protoni. Dato che il nucleo
dell'elio ha massa quadrupla rispetto
a quello dell'idrogeno,ritenne che
dovessero fondersi quattro nuclei di
idrogeno per darne uno di elio,e che
la massa dell'atomo di elio così
formato fosse lievemente inferiore ( 0,77 per cento ) alla somma delle masse degli atomi
di idrogeno.
BOMBA AL NEUTRONE
Era però difficile spiegare la stabilità dei nuclei atomici più pesanti dell'idrogeno
assumendo che fossero composti solo di protoni,i quali si sarebbero respinti a vicenda
avendo carica elettrica uguale. Nel 1920 Harkins e indipendentemente Rutherford
previdero l'esistenza di una particella ignota,elettricamente neutra,che dovesse
mantenere uniti i protoni nel nucleo : era il neutrone.
James Chadwick scoprì questa particella nel 1932.L'esistenza del neutrone risolveva il
problema della disparità tra il numero atomico di un atomo (cioè il numero di protoni del
nucleo) e il numero di massa ( il numero di protoni e neutroni ).
Questa scoperta rese possibile sviluppare una teoria per le reazioni di fusione,e nel 1939
il fisico tedesco Hans Bethe ( e,indipendentemente,Carl von Weizsäcker)determinò i
meccanismi di fusione nucleare che convergono l'idrogeno in elio nel Sole e nelle altre
stelle. Per le stelle di massa ridotta,come il Sole,Bethe
mise a punto il meccanismo protone-protone : i
protoni (nuclei di idrogeno) all'interno del Sole
collidono tra loro per via della temperatura
elevatissima. Inoltre un fenomeno quantistico,il
cosiddetto effetto tunnel,contribuirebbe a
superare la repulsione elettrostatica tra i
protoni .I nuclei di elio che si formano,composti
da due protoni,non sopravvivrebbero,ma Bethe
scoprì che se uno dei protoni si trasforma in un
neutrone – reazione nota col nome di
“decadentismo beta” - i nuclei,formati da due protoni e due neutroni,non si
decompongono. I nuclei di elio risultanti sarebbero più leggeri di quelli di idrogeno che
li hanno formati,e la differenza di massa si converte in calore. Questa era comunque solo
una teoria,e sulle prime pareva che non sarebbe mai stato possibile scoprire se questa
ipotesi di meccanismo protone-protone fosse corretta. Ma poi i fisici nucleari ebbero un
colpo di fortuna. Apparve in scena una novità : il neutrino.
I fisici avevano scoperto che c'era una particella misteriosa che portava via energia in
certi tipi di radioattività,come il decadentismo beta ; in questa reazione un neutrone di un
nucleo atomico può trasformarsi in un protone ed emettere una particella beta ( un
elettrone ).
IL NEUTRINO
Il fisico austriaco Wolfgang Pauli,uno dei pionieri della meccanica quantistica,ipotizzò
nel 1930 che ci fosse una particella ignota,priva di massa,emessa insieme alla particella
beta.Il fisico nucleare italiano Enrico Fermi la battezzò neutrino,nel senso di “piccolo
neutrone”.Ma a differenza dei neutroni,i neutrini non interagiscono quasi per niente con
la materia.La loro esistenza fu confermata sperimentalemente solo nel 1955.
GUARDARE DENTRO AL SOLE
Si riteneva che un tipo di decadimento beta,quello che trasforma i protoni in neutroni ed
è necessario per formare nuclei di elio,si verificasse in una reazione a catena all'interno
del Sole : si dovrebbero così formare neutrini in gran quantità.
Raymond David,in chimico fisico americano,propose nel 1955 che – dato che questi
neutrini non vengono fermati quasi per niente dagli strati esterni del Sole – catturandoli
possiamo “vedere” l'interno del Sole.Il fisico statunitense Jhon Bahcall aveva calcolato
che ogni secondo attraverso una nostra unghia passano 65 miliardi di neutrini emessi dal
Sole,ma osservarli è molto più complicato.
Devis decise di usare un'idea per catturare i neutrini,avanzata dal fisico italiano,poi
cittadino britannico,Bruno Pontecorvo : i neutrini che colpiscono atomi di cloro li
trasformano in atomi radioattivi di argon.
Nel 1967 Davis completò un enorme rivelatore di
neutrini,costruito a 1500 metri sotto terra per
schermarlo dalle radiazioni cosmiche,nella miniera
d'oro dismessa di Homestake,nel Dakota del Sud.Era
composto da un serbatoio che conteneva quasi
400mila litri di un liquido per il lavaggio a secco
( tetracloroetilene ),che contiene gli atomi di cloro
che devono catturare i neutrini.I primi
risultati,pubblicati nel 1968,furono misteriosi : Davis
aveva rilevato solo un terzo delgi atomi radioattivi di
A 1500 metri sotto terra,questo argon previsti da Bahcall.
serbatoio era pieno di quasi
400mila litri di
tetracloroetilene,nella miniera
d'oro di Homestake,nel
Dakota,per individuare gli
sfuggenti neutrini
Per più di vent'anni Davis continuò caparbiamente a modificare e affinare il suo
rivelatore di neutrini,ma invano : i suoi risultati continuavano a fallire di un fattore pari a
tre.Il problema divenne noto come “deficit di neutrini solari” e fu chiaro che o il
rivelatore era difettoso o i calcoli di Bahcall erano sbagliati.
Nel 1967,prima che Davis pubblicasse i risultati del suo rivelatore di neutrini,Bruno
Pontecorvo avava previsto che i neutrini solari potessero cambiare tipo
( sapore ).L'esperimento di Homestake rilevava esclusivamente i neutrini
elettronici,mentre Pontecorvo sosteneva che una buona parte dei neutrini elettronici
– quelli prodotti all'interno del Sole – si trasformava in neutrini tautonici o muonici
mentre procedevano verso la Terra.
Dato che questi neutrini non interagiscono con gli atomi di cloro nel rivelatore di
Davis,il numero di neutrini individuati sarebbe stato ridotto. Nel frattempo i fisici
cominciarono a mettere
seriamente in dubbio i
calcoli di Bahcall,che
fu finalmente riabilitato
nel 2001,quando si
resero disponibili i dati
del Sudbury Neutrino
Observatory (SNO),due
chilometri sotto terra in
una miniera di nichel
nell'Ontario,in Canada.
Il Sudbury Neutrino Observatory ( SNO )
L'SNO usava un enorme serbatoio di acqua pesante con cui si potevano rilevare tutti e
tre i tipi di neutrini.Non solo confermò i risultati di Bahcall sul flusso di neutrini,ma
dimostò anche che i neutrini sono dotati di massa.
Appena 71 anni dopo che furono ipotizzati,conosciamo i neutrini a sufficienza per capire
come il Sole ci fornisca energia.