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Introduzione Risparmio - Tesina
La seguente tesina di maturità si pone l’obiettivo di analizzare le cause che hanno portato nel corso del corrente anno ad una fortissima accelerazione del risparmio gestito rispetto al risparmio amministrato.
Inizierò pertanto la ricerca descrivendo il risparmio gestito, l’industria che lo propone e i suoi contenuti.
Collegamenti
Risparmio - Tesina
Economia politica -
Contesto economico generale
Economia aziendale -
Forme del risparmio
Diritto -
Riforme
Matematica -
Coefficiente Alpha , Beta , Value at risk, frontiera di markowitz
Inglese -
Breve brano di Draghi sulla disoccupazione
PARTE TERZA: LA NUOVA ERA
5.1 Il nuovo mondo del risparmio; il crollo delle certezze.
Per tanti anni i nostri genitori hanno potuto diversificare in modo semplice il risparmio
familiare tra immobili, titoli di stato e depositi bancari. Si potrebbe dire che, “senza
grossi problemi”, chi aveva del risparmio poteva trarne soddisfazione e sicurezza.
Terminata la vita lavorativa, poteva goderne i risultati, pensare ai figli e sentirsi
accanto lo Stato, che forniva una discreta pensione, non molto inferiore a quanto
percepiva di stipendio durante la vita lavorativa.
Nel giro di pochi anni, e soprattutto negli ultimi mesi, si ha la percezione che questo
modello economico, così relativamente semplice e che ha funzionato per decenni, si
sia letteralmente sgretolato.
1. Benché gli immobili abbiano da sempre avuto la preferenza nella destinazione
del risparmio degli italiani rappresentandone circa i due terzi, ossia 6.000
miliardi di euro su 9.000, ora la certezza che “il mattone paga sempre”, dopo
un decennio che ha visto un continuo calo dei prezzi degli stessi, è finita.
Grafico n. 19:
Evoluzione delle
compravendite e del
prezzo medio delle
abitazioni in Italia.
2. Il rendimento delle obbligazioni è arrivato praticamente a zero: a metà aprile
2015 i Bot erano prossimi allo zero i BTP decennali,
;
(BOT a 1 anno allo 0,013%)
considerate le imposte, rendono circa uno 0,50%. I titoli dei Paesi sovrani più
solidi, come la Germania e la Svizzera, offrono rendimenti negativi;
3. I depositi bancari sono di fatto diventati infruttiferi;
4. Le nuove pensioni non garantiscono più lo stesso tenore di vita che permetteva
l’ultimo stipendio: il tasso di sostituzione rimane superiore all’80% per i
lavoratori vicini alla pensione, che beneficiano fino al 2011 del sistema
“distributivo” (pensione rapportata agli stipendi finali), ma per le nuove
generazioni, alle quali viene applicato il sistema “contributivo”, il grado di
copertura è di poco superiore al 60%.
Nota di approfondimento: Il sistema pensionistico italiano è così attualmente suddiviso:
Sistema contributivo:
1. applicato al lavoratori che al 31/12/1995 hanno maturato almeno 18
anni di anzianità;
Sistema misto:
2. per i lavoratori che si trovano nella situazione sopraindicata, ossia che hanno
maturato una anzianità contributiva pari o superiore ai 18 anni alla data del 31/12/1995; il
calcolo della pensione avviene in parte con il sistema retributivo fino al 31/12/2011 e
successivamente con il sistema contributivo;
3. Sistema contributivo viene applicato ai lavoratori privi di anzianità contributiva al 1° gennaio
1996.
Questi notevoli mutamenti costituiscono il contesto più favorevole per la crescita del
risparmio gestito.
1. Minori concorrenti ad assorbire il risparmio (immobili, titoli di stato e depositi
bancari);
2. Difficoltà a costruire nuovi portafogli che tengano conto del livello dei tassi,
della volatilità, delle esigenze pensionistiche;
3. Nascita di nuovi strumenti per la gestione del risparmio;
Cresce la consapevolezza che una parte dello stipendio durante tutta la vita
lavorativa, fin dai primi stipendi, debba essere necessariamente non goduta e messa a
risparmio, per costituire un capitale integrativo da poter disporre al momento della
pensione e tale da permettere di avere il medesimo tenore di vita. Ma attenzione:
pensare alla pensione a quarant’anni, quindi con un ritardo di quindici o vent’anni
rispetto l’inizio della vita lavorativa, può ritradursi in un risultato economico
gravemente insufficiente. Costruire un piano di risparmio con finalità pensionistiche è
uno dei compiti dell’industria del gestito che si avvale di operatori professionisti e
prodotti dedicati.
5.2 I punti di svolta
Nel momento in cui si formano i grandi cambiamenti non si ha la percezione di quanto
stia accadendo, a differenza delle oscillazioni di breve momento originate da segnali
temporanei, di corto respiro, immediatamente percepite o addirittura intuite in
anticipo e che generano una gran mole di transazioni finanziarie. Si pensi agli ordini
automatici di borsa, che scattano in frazioni di secondo, al verificarsi di determinati
eventi tra loro concatenati o dettati dall’analisi tecnica di brevissimo periodo, che
prescinde dalla natura del bene osservato, dai suoi fondamentali, e considera solo
prezzi e quantità.
Il nodo cruciale è la distinzione tra questi rumori temporanei (praticamente continui,
considerata la possibilità di reperire con facilità e immediatezza le informazioni sul
mercato e la quantità di variabili che interagiscono: eventi politici, notizie
economiche, comunicazioni societarie, ecc.) e i momenti di svolta, che
sono rari e che avvengono a distanza di decenni.
Con riferimento ai tassi di interesse, solo col senno di poi è possibile delineare dei
grandi punti di svolta:
1935: tassi quasi a zero;
1980: tassi al 15% circa;
discesa dei tassi fino oggi: tassi a zero o addirittura negativi.
Il momento che stiamo vivendo, caratterizzato da tassi praticamente a zero, tale da
“l’era glaciale dei rendimenti”,
essere talvolta definito come potrebbe essere
interpretato come un grande punto di svolta. Avremo le conferme tra qualche mese e
certezza dell’affermazione solo tra qualche anno. Perché questa incertezza?
Da un certo punto di vista i tassi a zero, se non addirittura negativi, come del resto
l’inflazione a zero se non negativa (deflazione) sono una stortura del sistema: il Q.E.
che agisce in modo potente e assoluto sui rendimenti, fino appunto ad abbatterli, è
uno strumento tanto rassicurante, quanto inquietante.
Rassicurante perché avendo come finalità dichiarata il ripristino dell’inflazione ad un
tasso minimo ritenuto corretto (2%), attraverso il calo dei tassi si prefigge come fine
ultimo il sostegno e l’aiuto alla ripresa economica. La stortura - ciò che inquieta - è la
quantità di denaro immessa, decisamente troppa (60 mld./mese), che porta con sé i
germi di una bolla gigantesca.
Un segnale di punto di svolta si percepisce nella rottura dei modelli classici di
percezione del rischio da parte dei grandi investitori. Gli investitori istituzionali, come i
fondi pensioni e le compagnie assicurative, stanno rimodellando le asset allocation
dei loro portafogli alla luce dei mutamenti introdotti dal Q.E..
Un esempio: la Norges Bank, che gestisce il fondo pensione norvegese, uno dei più
grandi fondi d’investimento del mondo, ha abbassato la qualità del proprio portafoglio:
il peso delle obbligazioni BBB è
passato negli ultimi 15 mesi dal 17,2% al 20,6% . Il
(fonte: Dr. Ursino - Sole 24 Ore, 18/4/2015)
mispricing del rischio di credito è una conseguenza diretta del Q.E. che crea una
stortura nelle dinamiche dei prezzi dei titoli e la conseguente rottura dei modelli
tradizionali di percezione del rischio. Nei portafogli delle compagnie di assicurazione
troviamo sempre meno titoli governativi con tripla A – come i bund tedeschi – è
sempre più titoli corporates. Con l’obiettivo di poter soddisfare le esigenze di
remunerazione delle rendite future, si va alla caccia di rendimenti e così facendo il
baricentro del portafoglio si sposta verso livelli qualitativi sempre più bassi, con delle
conseguenze facilmente intuibili. Più esplicitamente, la sostenibilità delle polizze vita
può reggere se è limitato il periodo dei rendimenti a zero: se man mano che vengono
effettuate le prestazioni assicurative fuoriescono dal portafoglio titoli a rendimenti
medi, e questi vengono sostituiti con altri titoli a bassissimo rendimento, l’equilibrio
nel lungo periodo non è più assicurato . Due le possibilità: o inserire in portafoglio
titoli di qualità inferiore o ridurre le prestazioni. Entrambe le vie avrebbero evidenti
gravi ripercussioni. Sul Sole 24 Ore di oggi si legge che le
(23/4/2015 – su nota di Fitch)
compagnie di assicurazioni tedesche (!) sono maggiormente esposte al persistere di
un eventuale lungo periodo di tassi di interessi bassi, rispetto alle compagnie di altri
Paesi, per il maggior utilizzo di polizze a rendimento garantito. E’ evidente che non è
possibile garantire al sottoscrittore di una polizza il 3% di rendimento minimo, mentre
si detiene un portafoglio che tendenzialmente rende l’1%. O almeno, non è possibile
“Si rischia di non essere più solventi”
per periodi lunghi. scrive Wolfgang Munchau sul
F.T. 15 aprile 2015.
Mi soffermo su queste tematiche perché il rischio dei tassi, in presenza di rendimenti
prossimi allo zero, è uno dei cardini della mia ricerca.
La prima volta che ho sentito parlare di rendimenti negativi ero piuttosto sorpreso: non
capivo perché una persona o un’istituzione avrebbe dovuto “pagare per prestare soldi
ad un governo”, ossia ricevere un compenso negativo per finanziare il debito
pubblico, o acquistare un titolo come la Nestlé con un rendimento atteso negativo. La
prima risposta che ho ottenuto era che ci potevamo trovare di fronte ad un “fly to
quality”, ossia la previsione che solo i titoli ad altissimo rating potessero conservare o
addirittura crescere di valore, per quanto con rendimenti bassi, mentre gli altri titoli di
emittenti meno pregiati potevano deprezzarsi. Questo fenomeno avviene con una
certa periodicità, soprattutto quando ci sono tensioni geopolitiche in corso. L’abbiamo
visto durante la prima crisi della Grecia nell’autunno 2012, il cui default ha portato ad
apprezzare i titoli ritenuti più sicuri, portando lo spread contro il Bund a livelli altissimi.
Grafico n. 20: Spread Bund-BTP 10
anni
Fonte: TraderLink 21/4/2015
in chiave speculativa
Ma ora la spiegazione potrebbe essere molto diversa: un
investitore compra un titolo ad un determinato prezzo e con un determinato tasso,
nella speranza di rivenderlo entro breve ad un prezzo superiore, guadagnandoci; il che
effettivamente avviene, se sul mercato cresce la domanda di quel titolo, o più in
generale se si abbassano i rendimenti dei titoli equivalenti. E chi immette sul mercato
ogni mese 60 mld. di euro comprando titoli, per semplificare, di ogni genere?
Il Q.E. è un fattore nuovo che potrebbe rivelarsi un boomerang, permettendo alla
speculazione di far salire il corso dei titoli ad un livello tale da non essere più
facilmente controllabile con strumenti tradizionali.
Oggi, parlando con operatori di banca del comparto titoli, si sente dire che le
obbligazioni sono già in bolla e che fanno paura. I tassi sono scesi perché il prezzo dei
titoli è