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Sintesi
Italiano: Eugenio Montale

Filosofia: Benedetto Croce; Giovanni Gentile

Storia: il Fascismo

Latino: Tacito nell'Agricola
Estratto del documento

1

INDICE

0. INTRODUZIONE

1. IL CONCETTO DI LIBERO PENSIERO

1.1. La definizione di Immanuel Kant

1.2. La libertà di pensiero come diritto

1.3. Una continua conquista

2. IL CONTESTO STORICO

2.1. Cronologia dell’Italia fascista

3. LA CENSURA ATTRAVERSO I MASS MEDIA NEGLI ANNI DEL FASCISMO

3.1. Brevi cenni storici: lo sviluppo dei mass media in Italia

3.1.1. La radio (invenzione e diffusione in Italia)

3.1.2. I giornali negli anni del fascismo

3.1.3. Il cinema in Italia

3.2. La censura fascista

3.2.1. Un primo caso di censura: Mussolini e D’Annunzio

3.2.2. Le leggi fascistissime e la fine della libertà di stampa

3.2.3. Il decollo della radio, strumento esclusivo del regime fascista

3.2.4. La censura attraverso i giornali

3.2.5. “La cinematografia è l’arma più forte”

4. COME REAGIRE ALLA REPRESSIONE

4.1. Tacito e la sua posizione nell’Agricola

4.2. Croce vs Gentile: cenni di un dibattito intellettuale

4.2.1. Il regime e gli intellettuali

4.2.2. Gentile e il “Manifesto degli intellettuali fascisti”

4.2.3. Croce e il “Manifesto degli intellettuali antifascisti”

5. MONTALE, L’ANTIFASCISTA

5.1. “La primavera hitleriana” ed il tema politico

6. CENNI DI UNA CENSURA MODERNA E CONCLUSIONI

0. Introduzione

Pensare liberamente. Esporre opinioni libere, nostre, autentiche. Una conquista dei nostri

tempi, almeno sulla carta. La cosiddetta “libertà di pensiero” che rende la società varia,

disomogenea, non standardizzata verso un’unica direzione.

La libertà di pensiero è forse la base di un uomo libero, in tutti gli aspetti. La mia tesina si

muove attraverso questa linea guida, ma soffermandosi su di un caso in particolare: la

censura e la repressione del pensiero nel regime totalitario fascista.

In realtà questa tesina ha una storia abbastanza travagliata, o per meglio dire

“romanzata”. Partito infatti con l’intento di approfondire lo sviluppo dei mezzi di

comunicazione di massa agli inizi del ‘900, ho cercato in seguito di ripiegare su una

soluzione meno vasta e confusa. E così, dopo ripensamenti vari, cercando di sposare

anche un altro dei filoni che mi premevano di più, ovvero quello della libertà di pensiero,

ho deciso di analizzare lo sviluppo (e la conseguente censura) dei mass media in Italia

durante il periodo fascista. 2

L’obiettivo non è tanto quello di condannare, o comunque giudicare, tale sviluppo con

annessa censura, bensì quello di voler dimostrare che in Italia, per la prima volta, durante

quel ventennio i mezzi di comunicazione di massa assunsero un ruolo fondamentale, o

meglio decisivo, nelle dinamiche sociali. La spinta che Mussolini dà allo sviluppo di

strumenti potenzialmente “totali” (con riferimento alla possibilità, attraverso di essi, di

raggiungere l’intera popolazione) quali possono essere cinema, radio e giornali si rivelerà

determinante nell’innesco di quel processo che ci ha portato a concepire i mezzi di

comunicazione così come li concepiamo oggi. Con questo non voglio dire che Mussolini

“ha inventato” la comunicazione di massa, bensì che è stato il primo italiano, insieme ai

Futuristi e a D’Annunzio, rivelatosi capace di promuovere e sfruttare, mosso da interessi

esclusivamente propri, i debuttanti mass media. A lui si deve l’”iniziazione” del sistema

radiofonico italiano, a lui il decollo del cinema come strumento d’evasione, come nuovo

svago della massa. A lui, è doveroso ricordarlo, si deve però anche la totale repressione

della libertà di stampa negli anni del suo regime, oltre al tristemente noto concorso di

colpa che ha portato allo sterminio di milioni di ebrei.

Opposta al grandioso progresso delle tecniche di comunicazione, è la totale

unidirezionalità che contraddistingue radio, stampa e cinema mussoliniani. Oltre ai giornali

di stampo unicamente fascista (per entrare nell’Albo dei Giornalisti era necessario il

tesserino del partito fascista), è da ricordare il caso della radio, la quale si può considerare

vera e propria “creatura” nelle mani del Duce. “Creatura” perché fu Mussolini, come detto,

ad introdurla in Italia. Tale strumento non venne però condiviso con altre forze politiche,

neanche clandestinamente, ma divenne un vero e proprio “organo ufficiale” del regime,

soprattutto nel secondo decennio. Discorso a parte è quello del cinema, mai troppo

influenzato dalle volontà fasciste, se non per i cinegiornali che venivano proiettati prima di

qualsiasi pellicola, nella veste di “esaltatori” del periodo fascista.

In definitiva, nel ventennio fascista, il fenomeno della comunicazione comincia a

coinvolgere sempre più persone, che siano esse intese come pubblico o come operatori

del settore.

Nel concreto, la mia ricerca di studio prenderà le mosse dal “lieto fine”, ovvero dal

riconoscimento della libertà di pensiero come diritto, avvenuto nel 1948 grazie alla

“Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. In seguito, andrò ad analizzare in maniera

dettagliata lo sviluppo di radio, giornali e cinema in Italia nel periodo che è compreso tra le

due Guerre Mondiali, portando alla luce la rigorosa censura pro fascismo alla quale il Duce

sottopose tali mezzi. Particolare attenzione andrà, come detto, al mezzo radiofonico,

decisamente il “più rivoluzionario” dei tre per l’epoca. Dopodichè prenderò in

considerazione alcuni metodi di reazione alla repressione, attraverso le personalità di

Tacito e Benedetto Croce. Prima di concludere, ci sarà spazio per Montale ed alcuni,

significativi versi de “La primavera hitleriana”. Infine, ecco un piccolo accenno alla censura

moderna, che corre attraverso la rete ed il suo social network principe, “Facebook”.

Le fonti utilizzate sono sia cartacee, sottoforma di libri di testo, che virtuali, sottoforma di

siti internet.

L’obiettivo del mio approfondimento, a cavallo tra storia, letteratura, filosofia e attualità, è

quello di indagare le origini della società moderna attraverso l’analisi di mezzi, i mass

media, con i quali ognuno di noi si è oramai abituato a convivere. Inoltre, vorrei una volta

di più dimostrare che alla base di una società libera, vi è un pensiero che va

necessariamente lasciato libero di muoversi. 3

1. Il concetto di libero pensiero

1.1. La definizione di Immanuel Kant

«Libertà di pensiero è la capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro».

(Immanuel Kant)

Con queste parole Immanuel Kant (1724-1804), filosofo vissuto nel XVIII secolo definisce

la libertà di pensiero. Egli riteneva infatti che la libera circolazione delle idee fosse il

fondamento della conoscenza e dell’emancipazione dell’uomo.

Particolare rilievo assumono le parole «senza la guida di un altro». E’ questo uno dei temi

portanti della mia ricerca di studio, ovvero l’importanza di sviluppare un pensiero originale,

che provenga anche e soprattutto dall’interiorità della persona in sé, e che non sia

esclusivamente frutto di un adeguamento alla moda o all’istanza culturale del tempo.

1.2. La libertà di pensiero come diritto

“Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la

libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in

pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo».

(dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 18)

« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni

».

altro mezzo di diffusione (dalla Costituzione della Repubblica Italiana, art. 21)

«Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione: tale diritto include la

libertà di cambiare di religione o di credo e la libertà di manifestare individualmente o

collettivamente, sia in pubblico che in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e

l'osservanza dei riti […]».

(dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, art. 9)

Ecco le tre principali definizioni di libertà di pensiero, estrapolate da tre carte fondamentali

riguardo i diritti dell’uomo.

Se ne deduce che, prima di tutto, la libertà di pensiero è un diritto di ogni uomo. Dunque

nella società moderna, almeno sulla carta, a tutti è garantita la libera espressione e la

libera diffusione delle proprie idee.

1.3. Una continua conquista

«La libertà illimitata d'espressione non è un dato di fatto ma una continua conquista, che l'obbligo

dell'obbedienza non ha molto favorito fino a oggi. Non esiste un uso buono o cattivo della libertà

d'espressione, esiste soltanto un uso insufficiente di essa». (Raoul Vaneigem)

E’ Raoul Vaneigem, filosofo belga ancora oggi vivente, a fornirci l’idea della libertà di

pensiero come una continua conquista. L’”obbligo dell’obbedienza” ha da sempre

condizionato l’uomo, rendendogli arduo il cammino verso la libertà di pensiero. Tale

obbedienza si configura soprattutto come atteggiamento di reverenza alle “presunte verità”

proposte da correnti culturali, ma anche religiose. L’uomo, di fronte all’incertezza 4

dell’esistenza, sviluppa la paura e ciò lo porta ad obbedire alle convenzioni e a determinati

riti prestabiliti che garantirebbero la salvezza. Seppur non avendo un’idea ben precisa di

ciò da cui si deve salvare, l’uomo blocca i propri istinti e quindi il proprio pensiero e le

proprie opinioni. Di qui ecco «l’uso insufficiente» della libertà di pensiero menzionato da

Vaneigem.

2. Il contesto storico

2.1. Cronologia dell’Italia fascista

«Il Fascismo è un movimento recente ed antico dello spirito italiano, intimamente connesso alla

storia della Nazione italiana, ma non privo di significato e interesse per tutte le altre.

Le sue origini prossime risalgono al 1919, quando intorno a Benito Mussolini si raccolse un

manipolo di uomini reduci dalle trincee e risoluti a combattere energicamente la politica

demosocialista allora imperante». (dal Manifesto degli intellettuali

fascisti)

Per inquadrare il contesto storico, proporrò adesso un’accurata cronologia degli eventi

accaduti negli anni del regime fascista.

1919, 21 marzo: Benito Mussolini fonda il Fascio Milanese di Combattimento; i 120 uomini

che danno vita al movimento verranno detti poi Sansepolcristi dal nome della piazza nella

quale avvenne la riunione. 1919, 12

settembre: Gabriele D'Annunzio conquista Fiume con una spedizione di volontari non

autorizzata dal governo. 1920,

13 giugno: cade il governo Nitti perchè impotente contro D'Annunzio; gli subentra Giolitti. I

fascisti sono sconfitti alle elezioni. 1921, 1

luglio: cade il governo Giolitti e gli succede Ivanoe Bonomi; i fascisti guadagnano 35

deputati.

1921, 11 giugno: nel suo primo discorso Mussolini attacca Giolitti e offre alle sinistre un

compromesso.

1921, 3 agosto: viene stipulato il Patto Zaniboni - Acerbo che segna una tregua negli

scontri tra fascisti e socialisti.

1921, 7-10 novembre: Congresso Fascista.

1921, 9 novembre: nasce il Partito Nazionale Fascista; viene accantonato il patto Zaniboni

- Acerbo.

1922, 25 febbraio: cade il governo Bonomi, gli succede Luigi Facta.

1922, 24 ottobre: il governo Facta non riesce ad arginare lo strapotere delle squadre

fasciste; Mussolini dichiara: "O ci daranno il potere o lo prenderemo calando su Roma".

1922, 28 ottobre: la Marcia su Roma. Mussolini con i quadrumviri Bianchi, Balbo, De Bono

e De Vecchi, guida 14.000 camicie nere nella capitale.

1922, 31 ottobre: Mussolini presenta al Re la lista dei ministri. Questo governo viene

votato anche dalle forze moderate ed ottiene addirittura l'assenso di Giolitti.

1922, 16 novembre: Mussolini tiene alla camera il famoso "discorso del bivacco". Le

squadre fasciste vengono trasformate nella Milizia Volontaria.

1924, 6 aprile: il "listone" fascista ottiene 374 rappresentanti alla camera: è il partito di

maggioranza assoluta.

1924, 10 giugno: Giacomo Matteotti, dopo aver pronunciato un vibrante atto d'accusa

contro il metodo violento fascista durante la competizione elettorale, viene rapito sul 5

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