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Sintesi

Introduzione Rapporto medico-paziente tesina



Fin da bambina sono sempre stata decisa nella convinzione di voler fare il medico da grande. Non per guadagnare soldi, non per avere un buon lavoro ma per potermi sentire utile, per poter aiutare, per poter salvare una vita. Non mi sono mai vista come un medico di base, nonostante sia comunque un ruolo indispensabile, ma più come un medico immerso tra la vita e la morte, nei drammi della vita e del mondo per poter fare, nel piccolo, la differenza. Il medico viene spesso visto come colui che può decidere per la vita e la morte ma, secondo me, è colui che sta vicino al malato, colui che lottando con il paziente gli dona parte di sé. In questo lavoro vorrei far comprendere quanto un rapporto basato sulla fiducia, sul rispetto e, perchè no, sull'amore reciproco, sia fondamentale nella guarigione del paziente. Nella speranza di poter realizzare il mio sogno... Nella mia tesina ho quindi deciso di affrontare l'argomento del rapporto medico-paziente.

Collegamenti


Rapporto medico-paziente tesina



Scienze -

Aree cerebrali stimolate durante il processo terapeutico

.
Italiano -

"La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo

.
Storia -

La medicina nazista

.
Filosofia -

L'errore medico secondo Popper

.
Latino -

La figura del medico nell'età romana, Marziale

.
Arte -

Quadri di Magritte e Munch

.
Estratto del documento

GIURO:

di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di

comportamento;

di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute

fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con

responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio

atto professionale;

di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un

paziente;

di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana,

contro i quali, nel rispetto della vita e della persona non utilizzerò mai le mie

conoscenze;

di prestare la mia opera con diligenza, perizia e prudenza secondo scienza

e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio

della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli

scopi della mia professione;

di affidare la mia reputazione esclusivamente alle mie capacità

professionali ed alle mie doti morali;

di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e

comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione;

di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni;

di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno

indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da

ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e

ideologia politica;

di prestare assistenza d'urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di

mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'Autorità

competente;

di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta

del suo medico tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato

sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto;

di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho

veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del

mio stato. 5

L'importanza terapeutica del

rapporto medico-paziente

Fin dall'antichità e, soprattutto, nel giuramento di Ippocrate, è stato sempre tutelato il rapporto

medico-paziente, ma perchè è effettivamente importante?

Il rapporto medico-paziente viene studiato ormai da parecchi anni

per capire come e quanto esso possa influenzare il processo di

guarigione del paziente.

Il professore e ricercatore dell'Istituto nazionale di neuroscienze

1

Fabrizio Benedetti , nel suo libro Il cervello del paziente (The

patient's brain), ha messo in luce come tale rapporto sia basato su

processi celebrali e, in particolare, come esso influisca su quello

che viene definito sistema socio-neuronale.

Benedetti individua quattro fasi del percorso che il malato compie

attraverso la malattia. La prima fase, in cui non entreremo in

dettaglio, è quella in cui il paziente si rende conto della presenza di alcuni sintomi come risultato

di segnali mandati dall'organo malato.

E' nelle successive fasi che entra in gioco a tutti gli effetti

il rapporto medico-paziente. Il malato è infatti portato alla

ricerca di sollievo a causa dell'attivazione di alcuni circuiti

celebrali come quello della motivazione e della

ricompensa. Alla base di tali circuiti vi è il nucleo

accumbens, una parte del cervello nella quale viene

rilasciato un neurotrasmettitore, la dopamina.

L'attivazione del nucleo accumbens è direttamente

collegata con l'entità di ricompensa (es. se la ricompensa è di €10 verrà rilasciata una certa

quantità di dopamina, se essa è di €100 allora ne verrà rilasciata una quantità maggiore). Anche

l'aspettativa di beneficio terapeutico attiva allo stesso modo il nucleo accumbens.

E' pertanto semplice capire come la ricompensa, nel rapporto medico-paziente, sia rappresentata

dal miglioramento e quindi nella speranza dello stesso. 4-(2-amminoetil)benzen-1,2-

diolo 6

Nella terza fase, in seguito all'incontro con il terapeuta,

vengono azionati dei meccanismi fisiologici e biochimici

che stanno alla base proprio di fiducia e speranza. Tra le

molte aree celebrali e alcuni organi di senso che vengono

coinvolti, la più importante è l'amigdala. Essa viene

considerata come la memoria emozionale del nostro

cervello: analizza le esperienze e le mette a confronto con

le emozioni provate nel passato. Essa è il centro di

controllo non solo della fiducia e della speranza ma anche della paura e dell'ansia e viene

modulata dall'ossitocina, l'ormone ipofisario che, tra le altre cose, genera anche l'attaccamento

tra madre e figlio.

Infine, l'ultima fase, che coincide con il ricevimento della terapia, coinvolge l'attivazione dei

meccanismi dell'aspettativa e dell'effetto placebo.

L'effetto placebo è uno dei meccanismi al giorno d'oggi più studiati. Il classico esempio

utilizzato per verificarne il funzionamento riguarda l'assunzione di un “farmaco-placebo” (ossia

di una sostanza inerte, come un cubetto di zucchero o un bicchiere d'acqua) spacciato per un

medicinale vero, come un antidolorifico. Si può constatare come in alcuni casi si riscontrano dei

miglioramenti “miracolosi” nel paziente. Tuttavia l'effetto placebo può avvenire anche per

effetto contrario: Tania Singer, direttore del Department of Social Neuroscience al Max Planck

Institute for Human Cognitive and Brain

Sciences di Leipzig, in Germania, ha scoperto

come le aree del cervello che vengono attivate

quando vediamo una persona a noi cara soffrire

sono le stesse di quelle del dolore. In un

esperimento un gruppo di persone sono state

sottoposte a una piccola scossa alla mano e la

risonanza magnetica ha registrato l'attivazione di

alcune aree celebrali connesse ai sensi e alle

emozioni. Le stesse persone hanno poi visto

ripetere la stessa scossa sulla mano del proprio partner. Le aree emozionali coinvolte durante la

seconda fase dell'esperimento erano le stesse che erano state attivate nella prima.

Lo stesso può avvenire per altre emozioni negative, quali ansia, preoccupazione, sfiducia.

E' quindi chiaro da quanto detto che un buon rapporto tra medico e paziente, basato sulla fiducia,

sul rispetto e sulla sincerità sia necessario per la buona riuscita di una terapia o, quantomeno, per

l'alleviamento del malessere. 7

I medici della “Coscienza di Zeno”

Uno dei compiti fondamentali del medico curante

è quello di instaurare con il paziente un rapporto

basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco. Alla

base di questo vi è il mantenimento del segreto

professionale, un impegno preso dal medico di

non divulgare ciò di cui egli viene a conoscenza

durante l'esercizio della propria attività. Per

segreto non si intende soltanto fatti inerenti la

salute dell'assistito ma tutto ciò che riguarda lui o coloro che lo circondano. Questo è il principio

di partenza dell'intero rapporto medico-paziente in quanto il medico non può acquisire la fiducia

del paziente e quindi le necessarie informazioni per poterlo curare, se non gli assicura un totale

riserbo. 1

Lo stesso “

Codice di Deontologia Medica ” sancisce nell'articolo 10 che « il medico deve

mantenere il segreto su tutto ciò di cui è a conoscenza in ragione della propria attività

professionale”.

Il segreto professionale era un elemento fondamentale nel rapporto medico-paziente fin dalla

medicina ippocratica e entrambi i giuramenti ne sottolineano l'importanza

:« Di osservare il segreto su tutto ciò che mi è

confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito

nell'esercizio della mia professione o in ragione del

mio stato» - giuramento di Ippocrate moderna

« Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio

esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli

uomini, ciò che non è necessario sia divulgato tacerò,

ritenendo come un segreto cose simili » - giuramento

di Ippocrate classico

Nel corso della storia della medicina molti sono stati i casi in cui i medici non hanno mantenuto

un certo riserbo professionale. 8

2

"La coscienza di Zeno" di Italo Svevo rappresenta

uno degli esempi letterari più lampanti di come la

mancanza di fiducia nei confronti del medico

possa risultare dannoso per il paziente stesso.

Fin dalle prime pagine del romanzo si può vedere

come la figura del Dottor. S. sia l'antitesi del

medico corretto:

«Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia»

Italo Svevo afferma il dottore nella prefazione al romanzo

riferendosi alle pagine autobiografiche scritte dal protagonista, Zeno Cosini

Il Dottor S. è infatti lo psicoanalista di Zeno che, in tarda età, si è recato da lui per risolvere

alcuni problemi psicofisici.

Mentre il medico si allontana da Trieste, come riferisce Zeno poche pagine più avanti («[...]

appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia Trieste [...]»),

Cosini ha il compito di scrivere la propria autobiografia, per scavare più a fondo nel passato e

trovare i traumi che ne hanno condizionato la vita.

Questa pratica era strana per gli psicoanalisti dell'epoca e lo stesso medico ne è consapevole:

«Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di

psico-analisi arricceranno il naso a tante novità».

Così facendo infatti il medico rischiava di portare il paziente ad auto-analizzarsi e a cercare un

doppio significato agli eventi della vita. L'auto-psicoanalisi era stata sconsigliata dal padre stesso

3

della psicoanalisi, Sigmund Freud

Zeno Cosini infatti afferma di aver comprato un libro su questo tema «solo per facilitargli il

compito» e inizia il lungo lavoro di scrivere la propria storia la cui narrazione si sviluppa per

blocchi tematici attorno ad alcune

esperienze fondamentali: il vizio del

fumo, la morte del padre, il matrimonio,

la relazione con l'amante, l'impresa

commerciale alla quale subentra con

l'aiuto del cognato Guido Speier. Decalcomania (1966), Renè Magritte 9

Tuttavia è proprio la prefazione del dottore a farci dubitare della verità delle parole che Zeno

scrive nella propria autobiografia. Nel tentativo di comprendere l'origine della sua malattia egli,

infatti, rischia di tralasciare dettagli per lui poco significanti o censurarne inconsciamente altri

coprendoli con bugie («Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle

tante verità e bugie ch'egli ha q

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