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Introduzione Progetto Auriga tesina
In occasione della maturità, ho deciso di approfondire la mia passione per il mondo della robotica nella mia tesina. Nasce così il progetto “Auriga”, uno studio personale durato circa un anno, dove ho puntato a raccogliere informazioni, aneddoti, immagini, che presentassero la robotica e i robot , che sempre più tendono ad affiancarci nell’industria, nel gioco, e anche nella vita di tutti i giorni.
Ho deciso inoltre di avventurarmi nello studio e progettazione di un “braccio robotico” (Auriga Robotic Arm), così da potere toccare con mano la difficoltà della progettazione, i problemi della fase di costruzione e la sconfinata conoscenza che questo ramo tecnologico, in continua evoluzione, tende ad abbracciare.
Parliamo di qualcosa che fino a ieri era “fantascienza” e a chi ne ipotizzava una futura esistenza e applicazione era
data, inizialmente, scarsa importanza; ci troviamo però a dover dare ragione ai lungimiranti pensatori come Isaac Asimov, che prima di molti altri hanno immaginato il mondo in cui viviamo oggi, non solo ipotizzando gli sviluppi
della scienza e della tecnica, ma riflettendo anche sull’enorme impatto che queste scoperte avrebbero avuto sulla società.
In questa tesina di maturità, mi permetterò di dare delle informazioni e degli spunti per riflettere e per tentare di trasmettere, almeno in parte, i l mio interesse verso questo mondo, verso gli sviluppi e i problemi, di natura tecnica ed etica che sta tutt’ora affrontando.
Collegamenti
Progetto Auriga tesina
Sistemi- Sistemi robotici ed automatici con relativi sensori ed attuatori; Progettazione e costruzione del braccio robotico "Auriga Robotic Arm".
Storia- Storia della robotica ed evoluzione degli automi; Sviluppo industriale con Ford e conseguenze del processo produttivo "Catena i montaggio".
Italiano- Pirandello e la spersonalizzazione dell'individuo.
Tdp- La progettazione e disegno in Cad.
Elettrotecnica- Servocomando con motore a magneti permanenti.
in contatto con
la reltà
Tutti i sistemi robotici possiedono dei sensori e degli attuatori, che permettono loro
di stabilire dei contatti con l’ambiente che li circonda.
Sensore: dispositivo che trasforma una grandezza fisica che si vuole misurare, in un
segnale di natura diversa (tipicamente elettrico) più facilmente misurabile o
memorizzabile. Sensore di
esempio di prossimità
finecorsa per materiali
elettromeccanico metallici
Attuatore: dispositivo che converte dell'energia da una forma ad un'altra, in modo che
questa agisca nell'ambiente fisico al posto dell'uomo. Ossia qualsiasi
dispositivo utilizzato per azionare organi meccanici o per intervenire su circuiti
idraulici in seguito a comandi ad esso inviati per mezzo di un sistema di controllo
elettronico.
Attuatore Attuatore
pneumatico elettrico
Caratteristiche
Esistono delle caratteristiche che accomunano tutti i robot:
• Programmabilità: capacità di elaborazione che il progettista può combinare come
desidera a seconda dei compiti che vuol far svolgere alla macchina;
• Mobilità: possibilità di interagire fisicamente con l’ambiente;
• Flessibilità: capacità di esibire un comportamento adatto alla situazione;
• Autonomia: possibilità di svolgere le proprie funzioni senza influenze o
condizionamenti da parte di altri membri. 5
Un po’ di storia
La robotica nasce dall’automazione, cioè la tecnologia necessaria per realizzare macchine in
grado di sostituire uno o più attributi dell’uomo nell’effettuare un lavoro. Il termine
automa, è una parola greca dal significato di “colui che si muove da solo”.
L’automazione (o “meccanizzazione”) nacque in tempi antichi, dove vennero costruiti piccoli
automi con il semplice scopo di intrattenere un pubblico, tentando di imitare la natura circostante.
Tra il 400-350 a.C. il greco Archita di Taranto costruì una colomba volante messa in moto
da un getto di vapore. Per un lungo periodo non si ebbe più documentazione, ma poi nel
1206 ecco riapparire dei documenti : si tratta di progetto usato per una serie di automi
umanoidi. Il progetto consisteva in una nave con quattro musicisti che galleggiava su un
lago per intrattenere gli ospiti alle feste di corte.Il meccanismo aveva una batteria di percussioni
programmabile con pistoncini (camme) che battevano su piccole leve che operavano la
percussione. Il suonatore di tamburi poteva eseguire differenti ritmi e differenti partiture
se i pistoncini erano spostati.
Ciò significa che l’idea di costruire un individuo artificiale, dotato di movimento e autonomia
nelle proprie azioni, non è quindi degli ultimi secoli, né una conseguenza dello sviluppo
dell’informatica e della robotica.
Leonardo da Vinci progettò un automa più complesso intorno al 1495: appunti riscoperti nel
codice Atlantico e in piccoli taccuini tascabili databili intorno al 1495-1497 mostrano disegni
dettagliati per un cavaliere meccanico in armatura, che era apparentemente in grado di alzarsi
in piedi, agitare le braccia e muovere testa e mascella. Riproduzione
dell’automa
di Leonardo
6 Nei secoli successivi, dall’ingegno di molti artisti e scienziati, nacquero automi sempre più
complessi e stupefacenti. La Francia settecentesca fu la patria di questi ingegnosi giocattoli
meccanici che sarebbero divenuti dei prototipi per i motori della rivoluzione industriale.
In Cartesio si può riscontrare una attitudine nei confronti degli automi, quando egli
suggerisce che i corpi degli animali sono nient'altro che complesse macchine: le ossa, i muscoli
e gli organi potrebbero essere rimpiazzati da pulegge, pistoni e camme; ed ecco che Jacques de
Vaucanson nel 1737 costruì un'anatra meccanica, l'anatra digeritrice, che dava l'illusione di
nutrirsi e defecare, il che sembrava avvalorare le idee cartesiane che gli animali non sono
altro che macchine biologiche. Furono poi inventati altri meccanismi, come quelli di Henri
Maillardet in grado di scrivere poesie.
Automa di
Maillardet:
era programmato
per scrivere
una poesia Da allora se ne è fatta di strada in questo campo:
sistemi ibridi complessi costituiti da vari
sottosistemi quali computer (es. microcontrollori)
opportunamente programmati tramite
software, fanno da padroni nel panorama odierno.
Possiamo vederli all’opera nell’industria cinematografica:
l'uso dei robot è applicato nella
realizzazione degli effetti speciali, realizzando
macchine comandate (gli animatronic) che
simulino al meglio la verosimiglianza dei movimenti
(ad esempio lo squalo utilizzato nel film
Lo squalo o i dinosauri di Jurassic Park).
Esempio di animatronic
usato in Jurassic Park 7
L’enorme sviluppo dei sistemi robotici e la loro sempre maggiore versatilità ( grazie all’elettronica
si sono ridotti notevolmente di dimensioni e costo), ci hanno permesso di ampliarne il campo di
impiego: oggigiorno qualsiasi casalinga può avere il suo “robot spazzino”, o qualsiasi ragazzo
può giocare con il suo “drone” telecomandato (aereomobile a pilotaggio remoto).
esempio di “robot aspiratore”
usato per le pulizie domestiche
Notiamo come sempre più nella nostra vita sia presente la tecnologia, telefoni, tablet e computer,
e spesso ci lamentiamo del fatto che siano fin troppo “partecipi” delle nostre giornate.
Forse alla robotica è data un po’ meno importanza, ma anche lei sta lentamente prendendo
la sua parte nei i nostri passatempi, a lavoro, nella gestione della sicurezza.
drone telecomandato per riprese aeree
8 Etica della Robotica
Sempre più pattuglie della polizia stanno adottando i droni, dotati di telecamere per vigilare
sulla sicurezza negli stadi, teatri e nelle manifestazioni locali; sempre più industrie ed ospedali
impiegano sistemi automatici e braccia robotiche per compiti che una volta erano affidati a persone.
Ci stiamo forse avvicinado alle situazioni pericolose, ipotizzate dai romanzi di Asimov ?
La sua paura fu quella che i robot potessero competere con l'uomo, ribellarsi o addirittura sterminarlo.
Le macchine attualmente chiamate robot sono dei semplici meccanismi automatici, capaci di
muoversi solo in base alle precise istruzioni fornitegli, ma presto ci troveremo di fronte ad un
problema più consistente: l’ ambizione del genere umano di creare un uomo artificiale, che ci
assomigli nel pensare e agire, secondo Asimov, ci sarebbe sfuggito di mano. Asimov stesso ha
basato molti dei suoi racconti e romanzi sull'applicabilità e sufficienza delle Tre Leggi.
Le leggi che potrebbero o dovrebbero applicarsi ai robot in cooperazione o in competizione
con gli esseri umani, hanno spinto però ad immaginare scenari, piuttosto realistici,
di rivolta tra macchine e uomini.
Nasce così l’Etica della Robotica, che si prefigge di regolare lo sviluppo delle tecnologie applicate alla
robotica.
Esiste una distinzione, dove si catalogano i robot in “generazioni”:
Robot di prima generazione: Si definiscono così, i robot in grado semplicemente di eseguire sequenze
prestabilite di operazioni indipendentemente dalla presenza o
dall'intervento dell'uomo, ad esempio i manipolatori industriali.
Il Braccio Robotico Auriga è un esempio di manipolatore in miniatura.
Manipolatore industriale
(robot di prima generazione)
Robot di seconda generazione: Questi robot hanno la capacità di costruire un'immagine
(modello interno) del mondo esterno, di correggerla e perfezionarla
continuamente. Sono in grado di scegliere la migliore strategia di
controllo.
Il robot di seconda generazione è in grado di finire ciò che gli è stato
programmato malgrado la presenza di fenomeni di disturbo non
prevedibili a priori. 9
Robot di terza generazione: Hanno un'intelligenza artificiale. Questo robot è in grado di costruire
nuovi algoritmi e di verificarne la coerenza da solo.
Esempio di robot di terza
generazione, in grado di
pensare autonomamente,
nel film “io Robot”tratto
dall’ omonimo romanzo
di asimov
Siamo ben distanti dal costruire un robot in grado di competere con la perfezione della macchina
umana, ma stiamo assistendo ad una progressiva affermazione dei sistemi automatici soprattutto
nel settore industriale.
Secondo alcuni studiosi del fenomeno, la definizione di automazione è da rivedere: l'automazione
sarebbe una particolare tecnologia che permette di sostituire, mediante il controllo automatico
dei processi, delle funzioni che dovrebbero appartenere all'uomo.
Ed ecco che vediamo nelle industrie, interi capannoni dove la materia prima viene inserita in una
“zona di carico”, e il prodotto finito è recuperato in una “zona di scarico”. L’anomalia? Nessun essere
umano.
Con lo sviluppo dei sistemi di automazione negli anni '50 e '60, gli studiosi iniziarono a interrogarsi
sugli effetti che l'automazione avrebbe avuto sull'occupazione, dal momento che molte aziende
introducevano sistemi di fabbricazione automatica proprio per ridurre la manodopera.
Altri ancora si interrogavano su quali sarebbero stati gli effetti sulla qualificazione,
sulle competenze richieste, sulle condizioni di lavoro, sull'organizzazione delle imprese.
Problemi che il genere umano si pose in quegli anni, ma che in fondo, assillavano il mondo intero
già da tempo. Infatti, mezzo secolo prima, il premio Nobel per la Letteratura Luigi Pirandello,
aveva ipotizzato la teoria della “Frantumazione dell’ io”, dove si avvertiva la spersonalizzazione
dell’individuo, la sua perdita di identità, anche grazie all’avvento di macchine e all’esasperazione
del processo industriale a “catena di montaggio” inventato da Henry Ford negli Stati Uniti.
10
Catena di montaggio
in una industria
automobilistica
Gli stessi studosi, crearono una serie di tesi sull’avvento dell’ automazione nel panorama industriale,
di cui io ne cito due, tra l’altro contrapposte:
-Tesi ottimistica: secondo questa tesi, l'automazione sarebbe una risorsa utile per liberare i
lavoratori dai lavori faticosi, pericolosi o stupidi. L'automazione consentirebbe quindi di contrastare
da una parte l'impoverimento e la banalizzazione del lavoro, dall'altra l'esistenza di lavori pesanti,
faticosi e rischiosi. Benché l'automazione, anche secondo questa tesi, riduca effettivamente la
quantità della manodopera, essa stimolerebbe comunque il ciclo dell'espansione dando vita a
nuovi prodotti, nuovi mercati, nuove imprese e nuove professioni, e quindi a occupazione
sostitutiva . Al contrario della tesi successiva, la tesi ottimistica prevede un incremento della
qualificazione dei lavoratori ma solo nelle mansioni di pianificazione, programmazione e controllo.
-Tesi pessimistica: secondo questo modo di vedere, l'automazione e le nuove tecnologie
provocherebbero disoccupazione, "polarizzazione", cioè la differenza tra pochi lavoratori
"superqualificati" e molti lavoratori dequalificati nonché il cosiddetto taylorismo tecnologico.
Inoltre, sempre secondo la tesi pessimistica, aumenterebbero le differenze tra i lavori di
pianificazione, controllo, ideazione e sviluppo e il lavoro di esecuzione.
Da questa analisi deriverebbe quindi una diagnosi di una diminuzione dell'occupazione e di
una dequalificazione del lavoro degli operai e degli impiegati. 11
Protagonisti del Boom
Agli inizi del ‘900, il mondo intero si trovò di fronte ad un frenetico sviluppo industriale:
ogni stato faceva a gara con i confinanti per accaparrarsi le materie prime.
Sono questi gli anni in cui gli Stati Uniti si affermarono come potenza mondiale, anche grazie alla
catena di montaggio, ideata dall’ industriale Henry Ford che, grazie a questa, riuscì a fare dell’automobile
una larghissima diffusione. Nel dopoguerra gli Stati Uniti ebbero un vero boom economico: dal 1922 al
1929 la produzione mondiale aumentò del 64%.
L’ idea di Ford, che presto avrebbe rivoluzionato il modo di pensare l’industria,
si basava sul concetto di parcellizzazione del lavoro, ideato dall’ ingegnere
americano Frederick Taylor. Taylor ipotizzò un incremento della produttività
degli operai nelle fabbriche, grazie alla divisione in “compiti” del processo
produttivo.
Il singolo operaio, si trovava quindi a specializzarsi in un unico compito,