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Introduzione Predestinati per qualcosa, tesina
La mia tesina parla di persone predestinate per fare qualcosa di importante. Passare cinque anni in questo corso, mi ha fatto capire che la mia aspirazione non è quella di continuare quello che ho studiato fino ad ora, ma intraprendere una nuova strada, completamente diversa da quella seguita fino ad ora. Si dice che a volte si debba prendere la scelta sbagliata per poter prendere quella giusta e si potrebbe pensare che io abbia perso cinque anni a studiare qualcosa che non mi piaceva appieno; in realtà rifarei la stessa scelta, perché è grazie proprio a questa scelta che sono cresciuto mentalmente e umanamente, incontrando persone eccezionali e studiando materie che mi hanno formato e che mi faranno vedere il mondo sempre da una prospettiva diversa. Penso che tutto quello che sono riuscito a imparare in questo corso, mi servirà sicuramente in un futuro, perché anche oggi molte cose riguardo, per esempio, le costruzioni degli edifici o a tutto quello che ci circonda riesco a spiegarmelo grazie al fatto che ho avuto a che fare con materie che affrontavano questi argomenti e che hanno eliminato i dubbi. Negli ultimi due anni mi sono avvicinato parecchio ad una nuova materia, che prima non prendevo nemmeno in considerazione, la psicologia. È una disciplina che ha cominciato ad affascinarmi davvero molto quando ho capito quanto fosse interessante, particolare nel suo genere, per molti aspetti ancora ignota e soprattutto umana. È proprio l’ultimo il punto chiave, perché per ―umana‖ è inteso il fatto che questa scienza fa parte della vita di tutti i giorni e ci può spiegare comportamenti che, senza un’analisi dettagliata della persona, sarebbero definiti pazzi. La mia tesina di maturità, come introdotto prima, è incentrata appunto sulla psicologia umana, su di un uomo che ha dedicato tutta la vita a comprenderla, su quanto essa faccia parte di questo mondo e su quanto certi comportamenti, anche solo di due genitori che cercano di educare un figlio, possano influenzare la storia mondiale.
Filosofia - Sigmund Freud una nuova visione dell’uomo.
Italiano - Italo Svevo.
Storia - Mussolini: dittatore per un motivo; la prima autostrada nel mondo, la politica agraria del fascismo italiano
Mies Van Der Rohe ed il suo pensiero.
The Seagram Building of Mies Van Der Rohe.
Qui vi continua un’incessante attività politica e, fra l’altro, viene imprigionato per dodici
giorni per aver sostenuto uno sciopero di braccianti. Nel 1909 viene chiamato a ricoprire la
carica di Segretario della Camera del Lavoro di Trento, allora austriaca, e a dirigere il
quotidiano ―L’avventura del lavoratore‖. Si scontra presto con gli ambienti moderati e
Cattolici e, dopo sei mesi di frenetica attività propagandistica, viene espulso dall’Impero
Asburgico tra le vibranti proteste dei socialisti trentini suscitando una vasta eco in tutta la
sinistra massimalista italiana.
Tornato a Forlì, si unisce senza alcun vincolo matrimoniale civile o religioso con Rachele
Guidi, figlia di una concubina del padre.
Contemporaneamente la dirigenza socialista forlivese gli offre la direzione del settimanale
―Lotta di classe‖ e lo nomina proprio segretario. Al termine del congresso socialista a
Milano dell’ottobre 1910, ancora dominato dai riformisti, Mussolini pensa di scuotere la
minoranza massimalista, anche a rischio di spaccare il partito, provocando l’uscita dal PSI
della federazione socialista forlivese, ma nessun’altro lo segue nell’iniziativa.
Mussolini in trincea
durante la 1^guerra
mondiale
13
Con l’entrata in guerra dell’Italia viene richiamato alle armi (agosto 1915). Dopo
essere stato seriamente ferito durante un’esercitazione (1917) ritorna alla guida del suo
giornale, dalle colonne del quale rompe gli ultimi legami con la vecchia matrice socialista,
prospettando l’attuazione di una società produttivistica capace di soddisfare le esigenze
economiche di tutti i ceti, risolvendo la lotta di classe e superando quindi da un lato il
liberalismo e dall’altro il bolscevismo. E’ la nascita dell’Idea Fascista. Il 23 marzo 1919 in
Piazza San Sepolcro a Milano, con un memorabile discorso, Mussolini, fonda il
primo nucleo di quello che sarà il Partito Nazionale Fascista, i Fasci di
Combattimento, raccogliendo intorno a sé uomini e idee della sinistra radicale e della
destra nazionalista più accesa. L’iniziativa raccoglie lentamente sempre più consensi e il
Fascismo inizia a caratterizzarsi come forza organizzata in funzione antisindacale e
antisocialista. Mussolini ottiene crescenti adesioni e pareri favorevoli da tutti i settori
agrari e industriali, dai contadini agli operai, dagli imprenditori ai proprietari terrieri, dai
ceti deboli ai ceti medi, ai ceti alti.
Ormai forte e organizzato, Mussolini decide la trasformazione in Partito Nazionale
Fascista (novembre 1921) e si avvia alla Rivoluzione, che avviene il 28 ottobre 1922 con
la storica Marcia su Roma. Il Re lo chiama quindi al Quirinale per formare il nuovo
Governo Fascista di unità nazionale, costituito da un gabinetto di larga coalizione che
comprende anche i liberali e i popolari. Il Governo si consolida ulteriormente con la
vittoria nelle elezioni del 1924.
Successivamente Mussolini attraversa un periodo di grande difficoltà a causa del
misterioso assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (10 giugno 1924).
Mussolini reagisce da grande statista prendendosi le responsabilità politiche dell’accaduto,
mantenendo intatta la fiducia del Re e del Popolo. Con la volontaria emarginazione delle
altre forze politiche, il PNF assurge al ruolo di partito unico del Regno e Mussolini, cui il
Re conferisce ufficialmente, accanto al titolo di Presidente del Consiglio, quello di Duce del
Fascismo e Capo del Governo, riesce così ad intraprendere con ferma decisione un enorme
quantità di iniziative che portano l’Italia ad incrementare i propri indici di benessere e di
potenza in modo eccelso.
Tra gli innumerevoli successi del Regime si annoverano in particolare la risoluzione
dell’annosa questione romana attraverso il Concordato (Patti Lateranensi dell’11
febbraio 1929), la bonifica di intere zone d’Italia e la costruzione dal nulla di un’intera
nuova Provincia (Littoria, 1932), il trionfo nella Guerra d’Etiopia con il ritorno dell’Impero
sui colli fatali di Roma (9 Maggio 1936), la soluzione dei problemi igienico-sanitari del
Paese, il rinnovamento dell’ordine legislativo e giudiziario, l’istituzione di un nuovo ed
eccellente sistema corporativo e sindacale, la promozione dei valori etici, sociali, religiosi e
della Romanità del Popolo d’Italia, il prestigio e la forza della Patria all’estero (da ricordare
l’occupazione momentanea di Corfù contro l’ingerenza greca nel 1923 e l’annessione
definitiva di Fiume all’Italia, 1924), e così via.
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Isolato dalle ―demoplutocrazie occidentali‖ durante l’impresa d’Etiopia (inique sanzioni),
si avvicina lentamente ma inesorabilmente alla Germania nazionalsocialista, pur
avendola più volte duramente attaccata per la politica razziale ed espansionistica
(annessione dell’Austria, 1938). Eppure il Duce ottiene un successo di rilievo con il Patto
di Monaco dello stesso 1938, che sembra sortire il mantenimento della pace mondiale.
Tuttavia, ormai considerato in modo ostile dalle demoplutocrazie e subendo il fascino della
dittatura hitleriana, giunge alla promozione ed alla promulgazione di inaspettate leggi
razziali di marca antisemita (1938), le quali, benché assai generiche e blande, getteranno
per sempre un’ombra sul suo operato. Con la firma di un vincolante Patto d’Acciaio
(1939), si assiste ad una definitiva alleanza internazionale con la Germania.
Con lo scoppio della II Guerra Mondiale, il Duce, d’accordo col Re e con gli altri Enti
supremi del Regno, decide inizialmente per la non-belligeranza, ma, entusiasmato dai
repentini successi iniziali di Hitler e pressato da parte della dirigenza del Regime e
dell’opinione pubblica, si risolve per l’entrata in guerra a fianco dell’alleato tedesco il
10 giugno 1940. Ciò avviene benché il paese sia impreparato militarmente e il Duce
sconsigliato dai più esperti esponenti militari del Regime, nell’illusione di un rapido e facile
trionfo. Ciò è purtroppo l’inizio della fine, perché nel giro di tre anni gli effimeri successi
iniziali si trasformano in sonore sconfitte che preludono al peggio. L’Impero viene già
perso nel 1941 e in Grecia le operazioni falliscono miseramente.
Dopo l’invasione anglo-americana della Sicilia e uno dei suoi ultimi colloqui con Hitler (19
luglio 1943) viene sfiduciato dal Gran Consiglio del Fascismo (25 luglio 1943) e posto
agli arresti dal sovrano che tenta così di salvare la propria testa dalle responsabilità
condivise con il fascismo per vent’anni. Trasferito a Ponza, poi alla Maddalena e infine a
Campo Imperatore sul Gran Sasso, il 12 settembre viene liberato dai paracadutisti
tedeschi e portato prima a Vienna e poi in Germania, dove il 15 settembre proclama, sotto
la pressione e la protezione di Hitler, la costituzione del Partito Fascista Repubblicano e
della Repubblica Sociale Italiana, di cui diventa Presidente della Repubblica e Capo di
Governo, in quasi totale dipendenza da Hitler. La residenza del governo viene posta a Salò,
nel bresciano, e la zona controllata dalla Repubblica corrisponde pressappoco al nord del
Paese.
Ormai stanco, indebolito, isolato e privato di ogni potere, Mussolini assiste alla tragica
disfatta dell’Asse e quando gli ultimi reparti tedeschi vengono sconfitti, propone ai capi
partigiani un passaggio ufficiale di poteri, per evitare le violenze alla fine della guerra, che
viene respinto.
Risoltosi a rifugiarsi nel fantomatico ―ridotto‖ della Valtellina, si dirige verso la stessa con
quel che era rimasto del Governo e guardato a vista da una colonna tedesca. Viene però
riconosciuto a Dongo dai partigiani, e assassinano il 28 aprile 1945 a Giulino di
Mezzegra, nel Comasco, da agenti ancora sconosciuti, per poi farne scempio nell’orgia di
Piazzale Loreto. Le spoglie mortali del Duce ebbero infine pace con la sepoltura nella natia
Predappio avvenuta soltanto nel 1957. 15
La prima Autostrada
Oltre ad avere un pugno di
ferro nella sua politica, in un
campo Mussolini ha dato un
impulso importante: finanziare
i lavori pubblici.
La prima autostrada al mondo
vide l’inizio dei lavori grazie
all’impegno di Pietro Puricelli,
che fondò la Società Anonima
Autostrade ottenendo dal
governo presieduto da
Mussolini l’autorizzazione a
realizzare i suoi progetti in quanto ―di pubblica utilità‖.
Era il 26 marzo del 1923 quando i sogni avveniristici dell’ingegner Piero Puricelli videro
realizzarsi. Il suo progetto di creare una ―via per sole automobili‖, riservata perciò al solo
traffico veloce, ebbe inizio esattamente 93 anni fa.
Come da consuetudine l’allora primo ministro Mussolini si attivò affinché l’opera fosse
realizzata in tempi brevi. Solo 18 mesi più tardi, il 21 settembre 1924, venne inaugurata a
Lainate il primo tratto, che andava da Milano a Varese, di quella che diverrà l’autostrada
dei Laghi. A presenziare l’inaugurazione venne il re in persona Vittorio Emanuele II,
seguito da un corteo di automobili. Su ―La Tribuna‖ il giorno seguente fu scritto: “Viaggio
attraentissimo su un cemento liscio come un parquet, senza callaie insidiose o
ciclisti o simili da mandare all’altro mondo”.
La lunghezza dei rettilinei, le ampie curve, i servizi lungo l’autostrada (distributori di
benzina e altro), il buon asfalto per favorire la velocità sono aspetti già studiati da Puricelli
e messi in cantiere nelle opere successive.
In sostanza si pagava l’ingresso in autostrada così come si pagava il biglietto delle ferrovie
oppure il biglietto del cinema o del teatro. È probabilmente la ferrovia il punto di
riferimento di Puricelli: un percorso obbligato ma esclusivo, rapido, veloce, in grado di
incentivare il progresso.
La Milano - Varese fu la prima autostrada d’Europa e del mondo: lunga 49 km, aveva
due corsie e venne aperta al traffico il 21 settembre 1924.
L’autostrada, che segnava uno dei primi record italiani durante gli anni ’20 e ’30, prevedeva
una sola corsia per senso di marcia. Il materiale usato, in particolare il pietrisco estratto
dalle cave di Bisucchio, venne trasportato in treno. Il casello non esisteva ed il pedaggio
veniva pagato nelle aree di sosta obbligatorie, dove il casellante usciva da una casupola e
previo il pagamento di 20 lire alzava a mano la sbarra.
16
Il 28 giugno 1925 fu inaugurato un ulteriore tratto che andava da Lainate a Como e poco
tempo dopo il tratto Gallarate – Sesto Calende.
Significante fu il fatto che molti studiosi e tecnici da tutto al mondo arrivarono a Lainate
per studiare e ―copiare‖ questa nuova strada made in Italy.
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