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∼ Bernini come seduttore;
∼ L’estasi di Santa Teresa;
∼ Klimt come seduttore;
∼ Giuditta I.
Filosofia:
∼ Kierkegaard - la vita estetica e la figura del seduttore.
Storia:
∼ Mussolini seduttore di masse.
Inglese:
∼ Oscar Wilde;
∼ Aestheticism;
∼ The figure of the dandy;
∼ The Picture of Dorian Gray.
Italiano:
∼ Gabriele D’annunzio come esteta;
∼ Il piacere;
∼ Elena Muti: femme fatale;
∼ Andrea Sperelli.
Latino:
∼ Petronio, un dandy dell’antichità: arbiter elegantiae;
∼ Satyricon.
Scienze:
∼ Il fascino della Luna e le sue fasi.
Fisica:
∼ Il fascino del suono e le sue capacità di coinvolgere emotivamente.
Matematica:
∼ L’integrale, l’inverso della derivata;
∼ Teorema di Torricelli-Barrow.
Il Piacere e la Seduzione – La figura del seduttore e il culto della bellezza.
INDICE
Storia dell’arte:
Bernini come seduttore;
L’estasi di Santa Teresa;
Klimt come seduttore;
Giuditta I.
Filosofia:
Kierkegaard - la vita estetica e la figura del seduttore.
Storia:
Mussolini seduttore di masse.
Inglese:
Oscar Wilde;
Aestheticism;
The figure of the dandy;
The Picture of Dorian Gray.
Italiano:
Gabriele D’annunzio come esteta;
Il piacere;
Elena Muti: femme fatale;
Andrea Sperelli.
Latino:
Petronio, un dandy dell’antichità: arbiter elegantiae;
Satyricon.
Scienze:
Il fascino della Luna e le sue fasi.
Fisica:
Il fascino del suono e le sue capacità di coinvolgere emotivamente.
Matematica:
L’integrale, l’inverso della derivata;
Teorema di Torricelli-Barrow.
Il Piacere e la Seduzione – La figura del seduttore e il culto della bellezza.
STORIA DELL’ARTE
Nel Seicento la seduzione si avvicinò molto all'estasi: l'amore non ascende dal corpo ma vi
discende tumultuosamente fino a provocare l'appagamento e l'estasi. Pochi sono gli artisti che
sono stati capaci di trasformare la materia inerte in carne. Uno di questi artisti è Gian Lorenzo
Bernini. Invece nell’immaginario dell’ultimo quarto del 19º secolo si diffonde la rappresentazione
della femme fatale che assume forme di animali fantastici, di sirena, vampiro, sfinge, oppure
indossa le vesti di figure mitologiche, leggendarie, storiche come Eva, Pandora, Elena, la regina di
Saba, Messalina, trovando forse la più perfetta incarnazione in quella di Giuditta o di Salomè. In
quest’ultima si rispecchia un’ideale di donna estremo e artificioso alla cui costituzione concorrono
bellezza, forte carica erotica, crudeltà, fascino irresistibile. La storia di Giuditta ha senza dubbio il
suo interprete maggiore in Gustav Klimt.
Gian Lorenzo Bernini.
Gian Lorenzo Bernini rappresenta l’artista barocco per definizione.
Le sue figure sembrano staccarsi dal piedistallo e fuggire via
leggere. L’arte barocca aspira a creare un coinvolgimento totale
dello spazio nel quale l’opera è contenuta includendovi anche
l’osservatore. L’opera è concepita come se fosse uno spettacolo
teatrale. L’arte barocca configura la rappresentazione come
discorso dimostrativo e lo articola secondo un metodo di
persuasione, essa può applicarsi a qualsiasi soggetto perché ciò che
importa non è di persuadere a questa o quella cosa, ma
semplicemente di persuadere.
Oltre alle sue innegabili doti di artista, Bernini aveva anche una
forte personalità e una grande capacità di autopromozione. Queste
qualità gli avevano permesso di conquistare molto presto la stima
di intellettuali e aristocratici creando una fitta rete di conoscenze
influenti.
Nonostante in alcune fonti sia rappresentato nelle vesti di un viscido cortigiano pronto a
compiacere potenti, l’immagine che prevale è quella di un uomo dall’approccio tutt’altro che
accondiscendente, ma basato, come d’altronde la sua arte, sulla forza dell’intelligenza e
dell’acume.
Egli, dunque, è acuto, affascinante, ha una vastissima cultura, è l’artista più ricercato dell’epoca e
gode di tutti i privilegi della sua notorietà, tanto che quando si trova coinvolto in una scandalosa
relazione conclusasi violentemente sfociata quasi in tragedia viene aiutato dal papa.
Una delle opere più importanti è l’Estasi di santa Teresa d’Avila. Bernini si trova davanti al difficile
compito di dover rappresentare lo stato spirituale interiore descritto da Teresa nei suoi scritti,
uno stato che si traduce in sensazioni ambivalenti caratterizzate dall’unione di dolore e piacere e
che coinvolge sia il corpo fisico sia quello immaginario dell’anima. La donna è mollemente
abbandonata all’indietro, mentre un angelo la sostiene appena dalla veste. Un fascio di raggi dorati
fa da sfondo alle due figure inondate di luce.
Adagiato su una nuvola, il corpo di Teresa si agita, il volto della santa è sconvolto da un’emozione
estatica, che dagli occhi socchiusi e dalla bocca semiaperta, in un’espressione di piacere fisico, si
dipana sino alla liscia nudità degli arti e al fremito convulso della veste. L’angelo che le sta di
fronte tiene la freccia delicatamente tra le dita della mano destra, mentre con la sinistra regge
l’orlo della veste di Teresa preparandosi a infliggerle, come un cupido, la stoccata amorosa. Il suo
volto, fortemente idealizzato, pur riflettendo la delizia della santa, non ha alcunché di terreno.
Rappresenta la volontà dell’anima della santa di unirsi completamente a Dio. Questa volta la
protagonista non vuole sfuggire alla passione, come nelle opere passate, al contrario, la desidera
con tutta se stessa. Per Bernini l’unico modo per comunicare il torrente di sensazioni che investe
la santa sta nel rendere visibile l’estasi del corpo. Bernini fa propagare questa esperienza nello
Il Piacere e la Seduzione – La figura del seduttore e il culto della bellezza.
spazio circostante, trasmettendosi perfino alle venature dei marmi colorati per registrare una
sorta di pulsazione diffusa. Il suolo si apre e ne escono scheletri che sembrano tendere verso la
fonte di luce. Tutto si apre e trema.
Nessuno prima di Bernini è mai riuscito a rendere il marmo così carnale. Nelle sue mani la pietra
diventa palpito e onda, fremito e sudore, le sue figure piangono e gridano, i loro torsi ruotano e si
inarcano nello spasmo provocato da sensazioni intense.
Il Piacere e la Seduzione – La figura del seduttore e il culto della bellezza.
Gustav Klimt.
Gustav Klimt ebbe una carriera ricca di soddisfazioni,
appassionato difensore della libertà individuale ed artistica,
alieno dal conformismo, d’indole simile a quella d’un bohémien,
infatti amava anche indossare un lungo camicione blu invece del
consueto abito di società indossato dai pittori famosi del tempo.
Intorno agli anni Novanta cominciò a distaccarsi dagli ambienti
artistici della tradizione e a criticarne sempre più lo spirito
conservatore, approdando alla Secessione viennese di cui resta
ancora oggi l’interprete più significativo. Klimt fu un finissimo
decoratore, un eccellente disegnatore ed un abile paesaggista,
ma nel suo tempo fu molto ricercato soprattutto come ritrattista
di figure femminili, in particolare dalle ricche e colte signore
della borghesia industriale viennese, che seppe ritrarre in piena
libertà stilistica, proseguendo nella sperimentazione e nella
ricerca di nuove soluzioni pittoriche, in modo elegante e raffinato, con immagini stilizzate e
languide, in quadri estremamente ornamentali, simili a preziosi lavori di orafi, che, ad un’attenta
lettura, rivelano un erotismo quasi morboso che non di rado provocò vivaci reazioni nei suoi
contemporanei. Klimt aveva davvero un temperamento appassionato, da seduttore. Una volta
inseguì fino a Venezia Alma Malher, una bellissima e famosa bellezza viennese, sperando di
diventarne l’amante, ma lei non cedette. Non si sposò mai, ma ebbe poi una lunghissima
relazione, durata ben ventisette anni, con Emilie Flöge, la vedova del fratello, che spesso gli fece
da modella e per la quale disegnò molti abiti. La vita di Klimt coincise anche con il periodo più
interessante ed intenso della cultura viennese, e cioè con gli studi di Freud, lo sviluppo delle
nuove teorie sulla psicoanalisi, sulla sessualità, sull’estetica, che rivoluzionarono i costumi,
spostando l’interesse del mondo intellettuale, ma anche di quello artistico, sulla psiche e
sull’eros. Klimt, già sensibile alla bellezza fisica, assimilò tutte queste suggestioni che, insieme
all’interesse innato verso la donna, alimentarono il suo immaginario e confluirono nella sua
arte. L’erotismo, la nascita, la morte, la presenza femminile, il ciclo della vita, la donna incinta e
la donna madre, furono questi i temi che ripropose in maniera quasi ossessiva, palesando
continuamente la sua attrazione verso la figura femminile, in un approccio però ambiguo: la
donna di Klimt è, infatti, sempre in sospensione tra l’essere madonna oppure femme fatale,
perciò la scelta di ritrarla spesso in posa frontale, come icona da rispettare o da temere perché
incarnazione del male, dispensatrice di felicità, come nel quadro Il bacio, oppure causa di
distruzione attraverso un oscuro potere, come Giuditta I. Nelle sue opere, inoltre, c’è una
costante ricerca e celebrazione di bellezza. La considerazione della donna che aveva Klimt era
chiusa nel cliché del demone e dell’angelo.
Ha un riferimento biblico ben preciso il soggetto del quadro Giuditta I: nell’Antico Testamento
Giuditta è una nobile vedova ebrea, bella e virtuosa, che riesce a salvare la città di Betula
dall’assedio degli Assiri. Afflitta per il suo popolo oppresso, la pia donna giorno e notte prega il
Signore perché vada in suo soccorso finché, ispirata, elabora un piano
audace. Raccomandandosi a Dio si reca con una domestica nell’accampamento nemico, i soldati
la portano subito dal generale assiro Oloferne che, vedendola così bella, s’infiamma di desiderio
per lei e vuole possederla. Con soavi parole la donna lo tiene a bada per tre notti, partecipando ai
suoi banchetti e aspettando il momento opportuno per il suo proposito. La terza notte Oloferne
cena con i suoi baroni e beve parecchio; scaldato dal vino, e infiammato dalla passione, vuole
possederla. Giuditta non rifiuta, ma gli chiede, per pudore, di far uscire tutti dal padiglione e di
coricarsi, lei lo raggiungerà verso mezzanotte, quando tutti dormono. Allora prega il Signore di
darle la forza e il coraggio per liberare il suo popolo dal tiranno, poi va da lui e nel sonno gli
mozza il capo, che riporta in città come macabro trofeo. L’indomani i nemici, sorpresi dagli Ebrei
nell’accampamento, allo sbaraglio senza il loro comandante, vengono tutti o uccisi o fatti
Il Piacere e la Seduzione – La figura del seduttore e il culto della bellezza.
prigionieri dagli Ebrei. Giuditta sarà lodata per sempre nelle Sacre Scritture per aver liberato il
popolo di Dio dalle mani di Oloferne. Quella che comunemente dagli Ebrei viene ritenuta
un’eroina, perché ha salvato la città dall’invasore, viene invece vista da Klimt come il prototipo
della femme fatale dei suoi tempi, e dunque la ritrae estremamente sensuale, contro uno fondo in
oro, con un’espressione che fonde l’estasi dei sensi ed il fantasma lugubre della morte, di crudele
trionfo, dipinta sulle labbra semiaperte, gli occhi socchiusi in uno sguardo rapito, distaccato e
freddo, la gola cinta da un pesante gioiello, chiaro riferimento alla decapitazione, con la veste
che scopre la nudità del busto per sottolineare l’inquieta sensualità della donna, una mano quasi
da rapace, con dita lunghe e affusolate, più simili ad artigli, che pare quasi carezzare
subdolamente la testa di Oloferne. Metafora del potere di seduzione della donna che riesce a
vincere anche la forza virile più bruta. Rappresenta la femme fatale crudele e seduttrice che
porta alla rovina e alla morte l’amante. Tutto il quadro, ricco degli elementi ornamentali
comunemente presenti nei quadri del periodo aureo di Klimt, come l’oro, l’argento, le pietre dure,
testimonianze del suo interesse per l’arte decorativa bizantina e della sua pratica giovanile del
mosaico, e spesso maschere dello scoperto erotismo di molti suoi soggetti, ha un’atmosfera
torbida e decadente, che emana suggestioni di morte e sensualità, che non possono sfuggire
all’osservatore e che sono le caratteristiche che fin dalla prima apparizione hanno colpito il
pubblico. L'immagine ha un taglio verticale molto accentuato con la figura di Giuditta, di grande
valenza erotica, a dominare l'immagine quasi per intero. La testa di Oloferne appare appena di
scorcio, in basso a destra, tagliata per oltre la metà dal bordo della cornice. Da notare la notevole
differenza tra gli incarnati della figura, che hanno una resa tridimensionale, e le vesti, trattate con