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Sintesi
Italiano: Giuseppe Ungaretti; Salvatore Quasimodo

Storia: la Seconda guerra mondiale e la "Shoah"

Francese : le racisme

Arte: l'Impressionismo

Musica: il Jazz (le origini)

Inglese: Nelson Mandela

Geografia: gli Stati Uniti

Scienze: la Luna

Tecnologia: l'energia gravitazionale; l'energia chimica del cibo

Scienze motorie: il metabolismo anaerobico lattacido e alattacido
Estratto del documento

L'homme as de préjugés. Il se sent menacé et attaque. Le raciste est agressif.

Chaque être humain est unique.

Le racisme n'a aucune base scientifique. Il n'y a qu'une seule race et que c'est, contrairement à

l'espèce animale ...

Tout d'abord, apprendre à respecter l'homme.Respect, qui a le respect et la considération des

autres. Par culture, nous apprenons qu'il ya desgens d'autres avec d'autres traditions, d'autres

façons de vivre qui sont aussi bonnes que les nôtres ...

L'école est d'apprendre que les hommes naissent et demeurent égaux en droits et les différences.

Est un enfant qui peut intervenir, parce qu'un enfant est né avec le racisme dans

la tête. Très souvent,un enfant répète ce qui est dit à ses parents etproches. Pour celui qui est

avant tout uneplaymate.

Un poète français a révisé le concept d'un hommenoir. Léopold Sédar Senghor a écrit un poème à

souligner que l'homme noir, contrairement àl'homme blanc,il n’est pas l'homme noir:

‘’Poème à mon frère blanc’’

‘’Cher frère blanc,

Quand je suis né, j'étais noir,

Quand j'ai grandi, j'étais noir,

Quand je suis au soleil, je suis noir,

Quand je suis malade, je suis noir,

Quand je mourrai, je serai noir.

Tandis que toi, homme blanc,

Quand tu es né, tu étais rose,

Quand tu as grandi, tu étais blanc,

Quand tu vas au soleil, tu es rouge,

Quand tu as froid, tu es bleu,

Quand tu as peur, tu es vert,

Quand tu es malade, tu es jaune,

Quand tu mourras, tu seras gris.

Alors, de nous deux,

Qui est l'homme de couleur ?’’

L’ERMETISMO

Nel ‘900 soprattutto in Francia, Germania e Italia si sente l’esigenza di cambiare il linguaggio

poetico e di renderlo più moderno. Questo è il desiderio di alcuni poeti, rompere con la tradizione e

creare nuove forme di poesia come: il futurismo, l’ermetismo e il neocrepuscolarismo.

In Italia tra gli anni Venti e Trenta si afferma la più alta espressione poetica del Novecento:

l’Ermetismo. Questo termine, che non si riferisce a un vero e proprio movimento letterario quanto

piuttosto a un comune atteggiamento assunto da un gruppo di poeti, viene coniato dal critico

Francesco Flora per sottolineare la difficoltà di comprensione di questo tipo di poesia. E’ probabile

comunque che il termine ‘’ermetico’’ sia derivato dal nome del dio Ermes, considerato il dio dei

misteri in quanto accompagnava le anime dei morti nell’ aldilà.

I poeti ermetici intendono la poesia come momento di folgorazione, di grazia, come intuizione

improvvisa del mistero della vita. Di conseguenza, le loro composizioni sono molto brevi, scarne,

diventano poesia pura, essenziale, che si esprime attraverso poche parole di intenso valore

allusivo, simbolico, capaci di evocare sensazioni straordinarie.

Gli ermetici rifiutano qualsiasi formalismo esteriore e riducono tutto all’ essenziale: semplificando la

sintassi privandola dei nessi logici, aboliscono talora la punteggiatura, utilizzando il verso libero

che evidenzia maggiormente il valore della singola parola.

I poeti ermetici in modi concentrati ed essenziali esprimono il senso di vuoto, la solitudine morale

dell’ uomo contemporaneo, il suo ‘’male di vivere’’ (Eugenio Montale) in un epoca travagliata da

tragiche esperienze sociali e politiche come in quelle della Prima guerra mondiale e del ventennio

fascista.

Il poeta ermetico più rappresentativo è senz’altro Giuseppe Ungaretti. La poesia di Salvatore

Quasimodo e di Eugenio Montale, se inizialmente si può collegare all’Ermetismo, in seguito

assume caratteristiche del tutto originali e innovative.

GIUSEPPE UNGARETTI

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888 e qui trascorse la sua giovinezza. Nel

1912 si trasferì a Parigi, dove completò la propria formazione culturale e venne a contatto con

importanti personalità artistiche e letterarie di quel tempo. Tornato in Italia, prese parte, come

volontario, alla Prima guerra mondiale. Alla fine della guerra si stabilì a Roma. Nel 1965 ricevette

l’incarico di insegnare Letteratura italiana all’Università di San Paolo in Brasile. Rientrato in Italia

nel 1942, continuò il suo insegnamento all’Università di Roma. Morì a Milano nel 1970.

Le sue raccolte di versi più importanti sono: Il porto sepolto(1917), L’allegria(1931),Sentimento del

tempo(1933), il dolore(1947).

Giuseppe Ungaretti è considerato l’iniziatore della poesia dell’Ermetismo, incentrata

sull’essenzialità della parola.

‘’Mattina’’

"M'illumino

d'immenso"

Scritto nel 1917, il brevissimo testo è confluito nella raccolta l'"Allegria" del 1919 con il titolo

definitivo "Mattina", mentre in alcune pubblicazioni precedenti aveva quello di "Cielo e Mare".

Il primitivo titolo di "Cielo e Mare" aiuta nell'attribuire il giusto significato al testo: la

mattina enunciata nel titolo definitivo va immaginata su una spiaggia, in riva al mare; qui il poeta

si illumina perché assiste al sorgere del sole, la cui luce si riflette sul mare.

L'idea di immenso scaturisce invece dall'impressione che cielo e mare, nella luce del mattino, si

fondano in un'unica, infinita chiarità.

Il messaggio che la lirica vuol comunicare è la fusione di questi due elementi contrapposti: il

singolo, ciò che è finito, si concilia con l'immenso, ritrovando nella luce (m' illumino) il principio e la

possibilità di tale fusione.

‘’Veglia’’

Cima Quattro il 23 dicembre 1915

‘’Un'intera nottata

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d'amore

Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita’’

PARAFRASI

Il poeta ha passato tutta la notte vicino ad un compagno morto, con la bocca aperta in un ghigno di

sofferenza che guarda la luna, con il gonfiore che penetra nel suo silenzio e ha scritto lettere piene

d'amore

Non è mai stato tanto legato alla vita.

COMMENTO

I versi di questa poesia descrivono una notte passata dal poeta al fronte accanto al corpo di un

compagno ucciso, con il viso sfigurato dal dolore, le mani irrigidite nella morte. La reazione del

poeta è una ribellione disperata al destino di morte, un prorompente sentimento di attaccamento

alla vita: non solo alla propria vita personale, ma a quella che è un bene comune, un diritto

fondamentale di tutti gli uomini.

"Con le labbra ritratte in modo da mostrare i denti in una sorta di smorfia feroce",

"Il gonfiore e il colore violaceo delle mani, provocati dalla morte", sono immagini sconvolgenti,

penetrate profondamente nell'animo del poeta

‘’Fratelli’’

Mariano il 15 luglio 1916

‘’Di che reggimento siete

fratelli?

Parola tremante

nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante

involontaria rivolta

dell'uomo presente alla sua

fragilità

Fratelli’’

PARAFRASI

La lirica è stata scritta in versi liberi. ‘’Di che reggimento siete fratelli?’’: la domanda è rivolta a

soldati che, nella notte, stanno passando accanto alla postazione dove si trova il poeta con i suoi

commilitoni: il buio non consente di scorgere le insegne del reggimento cui appartengono. La

parola “fratelli”trema nella notte come una foglia appena nata. Aria spasimante: quella della notte,

lacerata da scoppi e lamenti. Involontaria rivolta: espressione spontanea dell’animo, in un moto di

ribellione all’orrore scatenato dalla guerra, l’ uomo è consapevole della propria fragilità.

COMMENTO

La scena, delineata solo attraverso il tremore dell'aria che vibra per i colpi dell'artiglieria, è quella,

sconvolta e sconvolgente, del fronte. Là, nella notte, due gruppi di soldati si incrociano, per strada:

poche parole tremanti nel buio bastano a creare un senso si pietà reciproche, quindi, di solidarietà.

Lo stesso sentimento di amore per i propri compagni,ispirato in Veglia dalla contemplazione della

morte,in questa lirica e` espresso con una delicatezza si tono che acquista risalto dalla semplicità

dei mezzi usati:la ripetizione della parola "fratelli", istintivamente pronunciata dai commilitoni,e

l`analogia tra la parola e una tenera foglia appena nata,che richiama la precarietà della vita

umana. L`essenzialità del messaggio poetico trova un preciso riscontro,oltre che nell'essenzialità

del linguaggio, nella tessitura metrica del componimento. Infatti, la minuta scomposizione della

lirica in versi brevi e franti crea suggestive pause musicali nelle quali le parole risaltano nel loro più

autentico significato.

‘’San Martino del Carso’’

Valloncello dell'albero isolato, 27 agosto 1916

‘’Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

Ma nel cuore

nessuna croce manca

E’ il mio cuore

il paese più straziato’’

PARAFRASI

Delle case di San Martino del Carso sono rimasti solo alcuni pezzi di muro. La guerra ha distrutto i

miei parenti. Ma nel cuore nessuno sarà dimenticato. Perciò è il mio cuore il paese più colpito.

COMMENTO

Questa lirica si basa sull'identificazione tra il cuore straziato del poeta e la distruzione di San

Martino. Ungaretti rappresenta la devastazione del paese attraverso la METAFORA“qualche

brandello di muro”, mentre dicendo “ma nel cuore nessuna croce manca”, ci comunica che IL

RICORDO DEGLI AMICI MORTI E’ PRESENTE IN LUI E RIMARRA’ PER SEMPRE VIVO,

PROPRIO COME IN UN GRANDE CIMITERO. Come tante altre, anche questa poesia nasce dalla

devastante esperienza della Prima guerra mondiale, che viene presentata come una violenza che

non risparmia niente: NE’ LE CASE, NE’ LE VITE UMANE E NEANCHE IL CUORE, DOVE

COLPO LASCIA UNA PIAGA INSANABILE.

‘’Sono Una Creatura’’

‘’Come questa pietra

del S. Michele

così fredda

così dura

così prosciugata

così refrattaria

così totalmente

disanimata

Come questa pietra

è il mio pianto

che non si vede

La morte

si sconta

vivendo’’

PARAFRASI

Come questa pietra di S.Michele cosi fredda, cosi dura, cosi prosciugata, cosi resistente, cosi

totalmente priva di vita. Come questa pietra è il mio pianto che non si vede perché è intimo. La

pace della morte si sconta con le sofferenze della vita.

COMMENTO

Nella prima strofa il poeta descrive il monte San Michele del Carso. Attraverso questa descrizione

introduce gli elementi della similitudine fra sé stesso e il monte. Il monte è freddo, la sua terra è

dura e arida, refrattaria, senza anima. Così è anche l’anima del poeta, impietrita dal dolore,

svuotata della vita stessa

Nella terza e ultima strofa Ungaretti riflette sulla morte, da una parte, e la sofferenza della vita

dall’altra. Questa, infatti è il prezzo che si deve pagare per essere scampati alla morte. L’ultima

strofa è una sorta di spiegazione dei versi precedenti: offre la motivazione del grande dolore del

poeta.

L’ultima strofa del componimento significa che il prezzo che l’uomo deve pagare per raggiungere

una morte liberatrice è la sofferenza della vita.

‘’Soldati’’

Bosco di Courton luglio 1918

‘’Si sta come

d'autunno

sugli alberi

le foglie’’

PARAFRASI

I soldati sono paragonati alle foglie nella stagione autunnale che da un momento all’ altro

cadranno dagli alberi.

COMMENTO

Questa poesia è stata scritta durante la guerra nel 1918. E' costruita su un paragone tra le foglie e

i soldati, che sugli alberi, intesi come trincee, combattono.

Come si sa l'Autunno è per le foglie il momento di cadere e come esse anche i poveri soldati lo

fanno.

Con questa poesia Ungaretti vuole mettere in evidenza le sue sensazioni che sicuramente

condivide con i suoi compagni.

Esse sono: angoscia, precarietà, che accompagna i soldati al fronte nemico.

SALVATORE QUASIMODO

Nacque a Modica nel 1901. Dopo il diploma a Messina si trasferì a Roma dove si iscrisse alla

facoltà di ingegneria senza però conseguire la laurea. Accanto a lavori saltuari si dedicò alla lettura

degli autori classici. Nel 1930 si trasferì a Firenze dove, attraverso Elio Vittorini (marito della

sorella) entrò in contatto con la rivista di "Solaria", con Montale e con altri esponenti dell’

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