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Storia: la Seconda guerra mondiale e la "Shoah"
Francese : le racisme
Arte: l'Impressionismo
Musica: il Jazz (le origini)
Inglese: Nelson Mandela
Geografia: gli Stati Uniti
Scienze: la Luna
Tecnologia: l'energia gravitazionale; l'energia chimica del cibo
Scienze motorie: il metabolismo anaerobico lattacido e alattacido
L'homme as de préjugés. Il se sent menacé et attaque. Le raciste est agressif.
Chaque être humain est unique.
Le racisme n'a aucune base scientifique. Il n'y a qu'une seule race et que c'est, contrairement à
l'espèce animale ...
Tout d'abord, apprendre à respecter l'homme.Respect, qui a le respect et la considération des
autres. Par culture, nous apprenons qu'il ya desgens d'autres avec d'autres traditions, d'autres
façons de vivre qui sont aussi bonnes que les nôtres ...
L'école est d'apprendre que les hommes naissent et demeurent égaux en droits et les différences.
Est un enfant qui peut intervenir, parce qu'un enfant est né avec le racisme dans
la tête. Très souvent,un enfant répète ce qui est dit à ses parents etproches. Pour celui qui est
avant tout uneplaymate.
Un poète français a révisé le concept d'un hommenoir. Léopold Sédar Senghor a écrit un poème à
souligner que l'homme noir, contrairement àl'homme blanc,il n’est pas l'homme noir:
‘’Poème à mon frère blanc’’
‘’Cher frère blanc,
Quand je suis né, j'étais noir,
Quand j'ai grandi, j'étais noir,
Quand je suis au soleil, je suis noir,
Quand je suis malade, je suis noir,
Quand je mourrai, je serai noir.
Tandis que toi, homme blanc,
Quand tu es né, tu étais rose,
Quand tu as grandi, tu étais blanc,
Quand tu vas au soleil, tu es rouge,
Quand tu as froid, tu es bleu,
Quand tu as peur, tu es vert,
Quand tu es malade, tu es jaune,
Quand tu mourras, tu seras gris.
Alors, de nous deux,
Qui est l'homme de couleur ?’’
L’ERMETISMO
Nel ‘900 soprattutto in Francia, Germania e Italia si sente l’esigenza di cambiare il linguaggio
poetico e di renderlo più moderno. Questo è il desiderio di alcuni poeti, rompere con la tradizione e
creare nuove forme di poesia come: il futurismo, l’ermetismo e il neocrepuscolarismo.
In Italia tra gli anni Venti e Trenta si afferma la più alta espressione poetica del Novecento:
l’Ermetismo. Questo termine, che non si riferisce a un vero e proprio movimento letterario quanto
piuttosto a un comune atteggiamento assunto da un gruppo di poeti, viene coniato dal critico
Francesco Flora per sottolineare la difficoltà di comprensione di questo tipo di poesia. E’ probabile
comunque che il termine ‘’ermetico’’ sia derivato dal nome del dio Ermes, considerato il dio dei
misteri in quanto accompagnava le anime dei morti nell’ aldilà.
I poeti ermetici intendono la poesia come momento di folgorazione, di grazia, come intuizione
improvvisa del mistero della vita. Di conseguenza, le loro composizioni sono molto brevi, scarne,
diventano poesia pura, essenziale, che si esprime attraverso poche parole di intenso valore
allusivo, simbolico, capaci di evocare sensazioni straordinarie.
Gli ermetici rifiutano qualsiasi formalismo esteriore e riducono tutto all’ essenziale: semplificando la
sintassi privandola dei nessi logici, aboliscono talora la punteggiatura, utilizzando il verso libero
che evidenzia maggiormente il valore della singola parola.
I poeti ermetici in modi concentrati ed essenziali esprimono il senso di vuoto, la solitudine morale
dell’ uomo contemporaneo, il suo ‘’male di vivere’’ (Eugenio Montale) in un epoca travagliata da
tragiche esperienze sociali e politiche come in quelle della Prima guerra mondiale e del ventennio
fascista.
Il poeta ermetico più rappresentativo è senz’altro Giuseppe Ungaretti. La poesia di Salvatore
Quasimodo e di Eugenio Montale, se inizialmente si può collegare all’Ermetismo, in seguito
assume caratteristiche del tutto originali e innovative.
GIUSEPPE UNGARETTI
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1888 e qui trascorse la sua giovinezza. Nel
1912 si trasferì a Parigi, dove completò la propria formazione culturale e venne a contatto con
importanti personalità artistiche e letterarie di quel tempo. Tornato in Italia, prese parte, come
volontario, alla Prima guerra mondiale. Alla fine della guerra si stabilì a Roma. Nel 1965 ricevette
l’incarico di insegnare Letteratura italiana all’Università di San Paolo in Brasile. Rientrato in Italia
nel 1942, continuò il suo insegnamento all’Università di Roma. Morì a Milano nel 1970.
Le sue raccolte di versi più importanti sono: Il porto sepolto(1917), L’allegria(1931),Sentimento del
tempo(1933), il dolore(1947).
Giuseppe Ungaretti è considerato l’iniziatore della poesia dell’Ermetismo, incentrata
sull’essenzialità della parola.
‘’Mattina’’
"M'illumino
d'immenso"
Scritto nel 1917, il brevissimo testo è confluito nella raccolta l'"Allegria" del 1919 con il titolo
definitivo "Mattina", mentre in alcune pubblicazioni precedenti aveva quello di "Cielo e Mare".
Il primitivo titolo di "Cielo e Mare" aiuta nell'attribuire il giusto significato al testo: la
mattina enunciata nel titolo definitivo va immaginata su una spiaggia, in riva al mare; qui il poeta
si illumina perché assiste al sorgere del sole, la cui luce si riflette sul mare.
L'idea di immenso scaturisce invece dall'impressione che cielo e mare, nella luce del mattino, si
fondano in un'unica, infinita chiarità.
Il messaggio che la lirica vuol comunicare è la fusione di questi due elementi contrapposti: il
singolo, ciò che è finito, si concilia con l'immenso, ritrovando nella luce (m' illumino) il principio e la
possibilità di tale fusione.
‘’Veglia’’
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
‘’Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita’’
PARAFRASI
Il poeta ha passato tutta la notte vicino ad un compagno morto, con la bocca aperta in un ghigno di
sofferenza che guarda la luna, con il gonfiore che penetra nel suo silenzio e ha scritto lettere piene
d'amore
Non è mai stato tanto legato alla vita.
COMMENTO
I versi di questa poesia descrivono una notte passata dal poeta al fronte accanto al corpo di un
compagno ucciso, con il viso sfigurato dal dolore, le mani irrigidite nella morte. La reazione del
poeta è una ribellione disperata al destino di morte, un prorompente sentimento di attaccamento
alla vita: non solo alla propria vita personale, ma a quella che è un bene comune, un diritto
fondamentale di tutti gli uomini.
"Con le labbra ritratte in modo da mostrare i denti in una sorta di smorfia feroce",
"Il gonfiore e il colore violaceo delle mani, provocati dalla morte", sono immagini sconvolgenti,
penetrate profondamente nell'animo del poeta
‘’Fratelli’’
Mariano il 15 luglio 1916
‘’Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli’’
PARAFRASI
La lirica è stata scritta in versi liberi. ‘’Di che reggimento siete fratelli?’’: la domanda è rivolta a
soldati che, nella notte, stanno passando accanto alla postazione dove si trova il poeta con i suoi
commilitoni: il buio non consente di scorgere le insegne del reggimento cui appartengono. La
parola “fratelli”trema nella notte come una foglia appena nata. Aria spasimante: quella della notte,
lacerata da scoppi e lamenti. Involontaria rivolta: espressione spontanea dell’animo, in un moto di
ribellione all’orrore scatenato dalla guerra, l’ uomo è consapevole della propria fragilità.
COMMENTO
La scena, delineata solo attraverso il tremore dell'aria che vibra per i colpi dell'artiglieria, è quella,
sconvolta e sconvolgente, del fronte. Là, nella notte, due gruppi di soldati si incrociano, per strada:
poche parole tremanti nel buio bastano a creare un senso si pietà reciproche, quindi, di solidarietà.
Lo stesso sentimento di amore per i propri compagni,ispirato in Veglia dalla contemplazione della
morte,in questa lirica e` espresso con una delicatezza si tono che acquista risalto dalla semplicità
dei mezzi usati:la ripetizione della parola "fratelli", istintivamente pronunciata dai commilitoni,e
l`analogia tra la parola e una tenera foglia appena nata,che richiama la precarietà della vita
umana. L`essenzialità del messaggio poetico trova un preciso riscontro,oltre che nell'essenzialità
del linguaggio, nella tessitura metrica del componimento. Infatti, la minuta scomposizione della
lirica in versi brevi e franti crea suggestive pause musicali nelle quali le parole risaltano nel loro più
autentico significato.
‘’San Martino del Carso’’
Valloncello dell'albero isolato, 27 agosto 1916
‘’Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato’’
PARAFRASI
Delle case di San Martino del Carso sono rimasti solo alcuni pezzi di muro. La guerra ha distrutto i
miei parenti. Ma nel cuore nessuno sarà dimenticato. Perciò è il mio cuore il paese più colpito.
COMMENTO
Questa lirica si basa sull'identificazione tra il cuore straziato del poeta e la distruzione di San
Martino. Ungaretti rappresenta la devastazione del paese attraverso la METAFORA“qualche
brandello di muro”, mentre dicendo “ma nel cuore nessuna croce manca”, ci comunica che IL
RICORDO DEGLI AMICI MORTI E’ PRESENTE IN LUI E RIMARRA’ PER SEMPRE VIVO,
PROPRIO COME IN UN GRANDE CIMITERO. Come tante altre, anche questa poesia nasce dalla
devastante esperienza della Prima guerra mondiale, che viene presentata come una violenza che
non risparmia niente: NE’ LE CASE, NE’ LE VITE UMANE E NEANCHE IL CUORE, DOVE
COLPO LASCIA UNA PIAGA INSANABILE.
‘’Sono Una Creatura’’
‘’Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo’’
PARAFRASI
Come questa pietra di S.Michele cosi fredda, cosi dura, cosi prosciugata, cosi resistente, cosi
totalmente priva di vita. Come questa pietra è il mio pianto che non si vede perché è intimo. La
pace della morte si sconta con le sofferenze della vita.
COMMENTO
Nella prima strofa il poeta descrive il monte San Michele del Carso. Attraverso questa descrizione
introduce gli elementi della similitudine fra sé stesso e il monte. Il monte è freddo, la sua terra è
dura e arida, refrattaria, senza anima. Così è anche l’anima del poeta, impietrita dal dolore,
svuotata della vita stessa
Nella terza e ultima strofa Ungaretti riflette sulla morte, da una parte, e la sofferenza della vita
dall’altra. Questa, infatti è il prezzo che si deve pagare per essere scampati alla morte. L’ultima
strofa è una sorta di spiegazione dei versi precedenti: offre la motivazione del grande dolore del
poeta.
L’ultima strofa del componimento significa che il prezzo che l’uomo deve pagare per raggiungere
una morte liberatrice è la sofferenza della vita.
‘’Soldati’’
Bosco di Courton luglio 1918
‘’Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie’’
PARAFRASI
I soldati sono paragonati alle foglie nella stagione autunnale che da un momento all’ altro
cadranno dagli alberi.
COMMENTO
Questa poesia è stata scritta durante la guerra nel 1918. E' costruita su un paragone tra le foglie e
i soldati, che sugli alberi, intesi come trincee, combattono.
Come si sa l'Autunno è per le foglie il momento di cadere e come esse anche i poveri soldati lo
fanno.
Con questa poesia Ungaretti vuole mettere in evidenza le sue sensazioni che sicuramente
condivide con i suoi compagni.
Esse sono: angoscia, precarietà, che accompagna i soldati al fronte nemico.
SALVATORE QUASIMODO
Nacque a Modica nel 1901. Dopo il diploma a Messina si trasferì a Roma dove si iscrisse alla
facoltà di ingegneria senza però conseguire la laurea. Accanto a lavori saltuari si dedicò alla lettura
degli autori classici. Nel 1930 si trasferì a Firenze dove, attraverso Elio Vittorini (marito della
sorella) entrò in contatto con la rivista di "Solaria", con Montale e con altri esponenti dell’