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Introduzione Nascita dell'elettromagnetismo tesina
Questa tesina di maturità descrive la nascita dell'elettromagnetismo. Fino agli studi di Ampére, si riteneva che elettricità e magnetismo fossero due fenomeni distinti e non interagenti: cioè non si considerava l'eventualità che un conduttore percorso da corrente potesse generare anche un campo magnetico oltre a quello elettrico. Dopo l’unificazione della meccanica terrestre e di quella celeste ad opera di Newton, James Clerk Maxwell (1831-1879) ha realizzato nell’Ottocento la seconda importante sintesi della fisica dimostrando che l'elettricità, il magnetismo e la luce sono tutte manifestazioni del medesimo fenomeno: il campo elettromagnetico. Nel 1864, misurò sperimentalmente per primo la velocità delle onde elettromagnetiche in un conduttore ricavandone un valore molto vicino a quello della velocità della luce. Ne concluse che la luce fosse anch'essa una vibrazione elettromagnetica. Questi notevoli risultati gli permisero di formulare le 4 leggi fondamentali dell'elettrodinamica attraverso la dimostrazione di 4 equazioni differenziali che sarebbero poi diventate la base su cui Einstein lavorò per formulare la teoria della relatività. In pratica si tratta di riformulazioni di teoremi già esistenti all'epoca: Legge di Gauss sul campo elettrico, Teorema di non esistenza del monopolo magnetico, Legge di Faraday sull'induzione elettromagnetica, Legge di Ampére sull'interdipendenza tra corrente elettrica e magnetismo. Le equazioni di Maxwell, insieme alla forza di Lorentz, descrivono completamente come una carica in movimento interagisce con un'altra carica in movimento. Inoltre questa tesina permette anche di effettuare vari collegamenti interdisciplinari.
Collegamenti
Nascita dell'elettromagnetismo tesina
Fisica: Le equazioni di Maxwell.
Elettrotecnica: Circuiti Magnetici.
Impianti Elettrici: Induttanza e Reattanza di servizio.
Matematica: Derivata prima, definizione e significato geometrico.
Sistemi: La trasformata di Laplace.
Storia: Il radar nella Seconda guerra mondiale.
Italiano: Italo Svevo.
Diritto: La proprietà Intellettuale.
Percorso colloquio orale
Argomento Generale
Le Equazioni di Maxwell
Elettrotecnica
Circuiti Magnetici
Impianti
Induttanza e Reattanza di servizio
Matematica
Derivata prima, definizione e significato geometrico
Sistemi
Trasformata di Laplace
Storia
Il Radar nella II Guerra Mondiale
Italiano
Italo Svevo
Diritto
La proprietà intellettuale
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Elettrotecnica: Circuiti Magnetici
Effetto magnetico della Corrente
Ogni conduttore percorso da corrente crea intorno a sé un campo magnetico, cioè una
perturbazione di tipo magnetico in grado di far deviare dei piccoli aghi magnetici posti vicino al
conduttore. Il campo magnetico si può rappresentare graficamente utilizzando le linee di campo,
che sono le linee lungo le quali si orientano gli aghi magnetici. Il campo magnetico prodotto da un
conduttore rettilineo si può rappresentare con delle linee di campo aventi la forma di
circonferenze perpendicolari al filo e aventi il centro sul filo stesso. Questo campo magnetico è
presente per tutta la lunghezza del conduttore, ed è più intenso vicino al conduttore e più
debole lontano dal conduttore. Il verso del campo magnetico dipende dal verso della corrente. Per
stabilire il verso del campo magnetico si può utilizzare la regola della vite destrorsa:
immaginando che una vite deve avanzare nel verso della corrente, il senso di rotazione della vite
coincide con il verso del campo magnetico. Il campo magnetico prodotto da un conduttore
rettilineo è molto debole; per aumentare l’intensità si può piegare il filo a forma di circonferenza,
realizzando una spira. Al centro della spira tutti i campi magnetici prodotti da ogni pezzo di filo si
sommano tra loro e si ottiene un campo magnetico complessivo un po’ più intenso. Per aumentare
ancora l’intensità del campo magnetico, si può realizzare un solenoide, cioè un insieme di spire
affiancate. Se il solenoide è percorso da corrente, i campi magnetici prodotti dalle varie spire
si sommano tra loro, generando un campo magnetico complessivo più intenso.
Se all’interno del solenoide si trova aria, o qualsiasi altra sostanza non avente particolari proprietà
magnetiche, il campo magnetico prodotto non risulta particolarmente intenso. Se invece si pone
all’interno un cilindro di sostanza ferromagnetica, detto nucleo magnetico, il campo magnetico
generato risulta molto più intenso. Dispositivi di questo tipo si chiamano elettrocalamite e si
trovano all’interno di varie apparecchiature elettriche (relè ad impulsi, elettrovalvole, interruttori
automatici …).
Il campo magnetico prodotto da una elettrocalamita è simile al campo magnetico prodotto da un
magnete naturale e presenta il polo N ad una estremità e il polo S all’altra estremità. In una
elettrocalamita, il campo magnetico è concentrato ai poli e si disperde nell’aria circostante.
Realizzando un nucleo magnetico chiuso è possibile confinare il campo magnetico all’interno del
nucleo evitando di farlo disperdere. Un dispositivo di questo tipo si chiama circuito magnetico.
Grandezze Magnetiche
Il campo magnetico che si trova all’interno di un circuito magnetico dipende sia dal numero di spire
del solenoide sia dalla corrente che passa nel solenoide. Per questo motivo si chiama forza
magnetomotrice e si indica con F il prodotto tra il numero di spire N e la corrente I.
La forza magnetomotrice rappresenta la causa che produce il campo magnetico; si
misura in Amperspire (Asp), che equivale ad Ampere (A).
Il campo magnetico prodotto dipende anche dalla lunghezza l del circuito magnetico, poiché se il
circuito è corto il campo magnetico è più concentrato mentre se il circuito è lungo il campo
magnetico è più debole.
Si chiama intensità del campo magnetico e si indica con H il rapporto:
6
L’intensità del campo magnetico si misura in
Ora consideriamo un solenoide toroidale la cui principale caratteristica è quella di contenere tutto
il campo al proprio interno. Se N è il numero di spire, r è la lunghezza del raggio medio ed I
l'intensità della corrente, sarà
In ogni caso, qualsiasi sia il circuito, tra il verso della corrente nel circuito ed il verso del campo
magnetico generato dalla corrente, esiste sempre la stessa relazione che si riscontra tra il verso di
rotazione di una vite ed il verso di avanzamento della vite stessa.
Il campo magnetico prodotto da un solenoide dipende anche dal materiale che costituisce il nucleo.
Si chiama induzione magnetica e si indica con B la quantità:
L’induzione magnetica si misura in Tesla (T). Il coefficiente μ si chiama permeabilità magnetica
assoluta del materiale che costituisce il nucleo, e risulta:
dove μ è la permeabilità magnetica dell’aria (o del vuoto), che assume un valore costante
o
mentre μ è la permeabilità magnetica relativa della sostanza che costituisce il nucleo.
r
Per tutte le sostanze non aventi particolari proprietà magnetiche risulta μ ˜ 1; queste sostanze
r
lasciano più o meno inalterato il campo magnetico prodotto dal solenoide. Per le sostanze
ferromagnetiche risulta invece μ >>1; queste sostanze intensificano notevolmente il campo
r
magnetico prodotto dal solenoide.
Se un campo magnetico di induzione B passa attraverso una superficie S perpendicolare alle linee
di campo, si chiama flusso magnetico e si indica con , il prodotto tra l’induzione B e la superficie
S. 1Wb=1T·1m
Il flusso magnetico si misura in Weber (Wb) 2
Partendo dalla definizione di flusso magnetico e utilizzando le espressioni delle varie grandezze
magnetiche, è possibile ricavare una relazione fondamentale per lo studio dei circuiti magnetici.
La grandezza R si chiama riluttanza del circuito magnetico, e rappresenta l’ostacolo che il nucleo
H
magnetico oppone alla presenza del flusso magnetico. La riluttanza si misura in .
-1
L’espressione valida per i circuiti magnetici, si chiama legge di Hopkinson; essa è simile alla
legge di Ohm valida per i circuiti elettrici. 7
Impianti: Induttanza e Reattanza di servizio
La corrente che circola in un conduttore rettilineo produce un campo magnetico le cui linee di forza
si sviluppano intorno al conduttore stesso: le linee di forza sono circolari e concentriche.
Le linee di flusso si concatenano con il conduttore che le ha prodotte; se il flusso è originato da
una corrente variabile è anch'esso variabile e induce nel conduttore una forza elettromotrice di
autoinduzione.
Nel caso di linee in corrente alternata sinusoidale la f.e.m. indotta è:
l X = l
Dove è il coefficiente di autoinduzione o induttanza propria ed la corrispondente reattanza.
l
Nel caso siano presenti più conduttori è da considerare anche la f.e.m. di mutua induzione dovuta
alla variazione del flusso prodotto da un conduttore e concatenato con un altro.
a b
Nel caso di due conduttori e si ha:
m
Dove è il coefficiente di mutua induzione tra i due conduttori.
Nel caso di tre conduttori posti ai vertici di un triangolo equilatero si ha una tensione indotta nelle
fasi a, b e c per l'effetto combinato dell'auto e mutua induzione:
Data la simmetria geometrica si può assumere:
Valutando solo la fase a:
Ma in un sistema trifase vale la relazione:
Quindi: 8
In questo modo gli effetti combinati di auto e mutua induzione vengono ricondotti ad una
autoinduzione equivalente: detta induttanza di servizio, a cui corrisponde la reattanza
di servizio:
Quindi otteniamo:
Nel caso di linea a due fili o a tre fili con disposizione simmetrica, di lunghezza unitaria , indicando
d D
con il diametro dei conduttori e con la loro distanza si dimostra:
Da cui si ottiene l'induttanza di servizio chilometrica di linea:
Infine:
Il termine rappresenta il contributo dato dal campo interno al conduttore, si può assumere:
per conduttori lisci
per conduttori cordati
i termini d e D devono essere espressi nella stessa unità di misura.
Nel caso di conduttori posti su un piano: Possiamo assumere:
e utilizzare la procedura sopra
descritta.
Valori medi orientativi per l'induttanza di servizio per linee aeree:
A cui corrisponde, a 50 Hz:
Per le linee in cavo la variabilità è molto più estesa, dato che le distanze e le disposizioni dei
conduttori sono varie. In questo caso la reattanza non si calcola, ma viene fornita dal costruttore,
con rilievi sperimentali. Un valore medio orientativo, valido solo per un calcolo di massima, è:
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Matematica: Derivata prima, definizione e
significato geometrico
Per comprendere il significato di Derivata, dobbiamo considerare una funzione definita in (un
intorno) e un punto x appartenente al dominio della funzione.
0
A questo punto abbiamo bisogno di determinare l'equazione della retta tangente al grafico di
nel punto di ascissa X , che è data dalla seguente equazione:
0
Il problema è determinare il valore di m, serve una strategia che ci consenta di trovarlo conoscendo
solo e x . Si considerano i punti:
0 e
Calcoliamo il coefficiente angolare della retta secante a
10
Dove è detto rapporto incrementale (per avere significato ).
Si calcola quindi:
Tale limite, se esiste ed è finito, è detto derivata di in e si indica con i seguenti simboli:
e la funzione si dice derivabile nel punto di ascissa .
Dal punto di vista geometrico, la derivata prima è il coefficiente angolare della retta tangente alla
funzione nel punto , ottenuta quando tende a zero. Quindi il coefficiente angolare
della retta secante si trasforma nel coefficiente angolare della retta tangente.
Riprendendo la relazione della retta tangente ad una funzione nel punto si ha:
La derivata è utile perché l'andamento dei coefficienti angolari ci consente di capire dove la
funzione che stiamo considerando è crescente e dove è decrescente, e ci consente inoltre di
stabilire le coordinate dei punti di massimo e di minimo della funzione che stiamo considerando.
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Sistemi: Trasformata di Laplace
I sistemi lineari (elettrici, meccanici, idraulici, termici ecc) sono descritti da modelli matematici
costituiti da equazioni differenziali e/o integro-differenziali, nelle quali la sollecitazione e la
risposta sono entrambe funzioni del tempo.
Considerato che la soluzione di tali equazioni non è sempre agevole, si preferisce ricorrere all'uso
della trasformata di Laplace che consente di trasformare le equazioni differenziali e integro-
differenziali in equazioni algebriche di variabile complessa s.
Successivamente risolvendo tali equazioni (algebriche) ed eseguendo l'operatore di
antitrasformazione, si ottiene la soluzione dell'equazione differenziale coincidente, nel caso
specifico, con la risposta del sistema alla sollecitazione applicata.
Risoluzione
Sollecitazione Risposta
equazione integro-
differenziale
i(t) u(t)
(dominio di t) Antitrasformata
Trasformata Trasformata di di Laplace
di Laplace Laplace
Risoluzione
equazione algebrica
I(s) U(s)
(dominio di s)
Data una funzione del tempo tale che per sia , si definisce trasformata
unilaterale di Laplace della funzione la relazione dove L è l'operatore
matematico che indica l'operazione di trasformazione sulla funzione f(t).
Nella trasformata bilaterale la è definita per .
Teoremi sulla trasformata di Laplace
Nome f (t) F(s)
Definizione
Teorema del prodotto
Teorema della linearità
Teorema della derivata
Teorema dell'integrale
Teorema del valore finale
Teorema del valore iniziale 12
Applicazione Trasformata e Anti-trasformata di Laplace
Considerando le condizioni iniziali:
Equazione alla maglia nel dominio del tempo;
Applichiamo alle equazioni la trasformata di Laplace:
L'equazione, quindi, diventa:
Ora possiamo tornare nel dominio del tempo grazie alla anti-trasformata, utilizzando la seguente
formula:
Quindi;
Ovviamente si poteva giungere alla stessa conclusione risolvendo l'equazione differenziale.
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Storia: Il Radar nella II Guerra mondiale
Sebbene lo sviluppo e messa a punto di apparati radar siano stati dovuti quasi esclusivamente
alle necessità imposte dalla seconda guerra mondiale, il principio di base della rivelazione di
oggetti metallici mediante riflessione di onde elettromagnetiche è vecchio almeno quanto
l'elettromagnetismo. A questo proposito va segnalato che un ingegnere tedesco di nome