Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Le equazioni di maxwell e la nascita dell'elettrom
Autore: Giuliano Zambonin
Descrizione: scopo principale dell'elaborato è quello di presentare in maniera schematica, ma il più possibile esauriente, in primo luogo le equazioni di maxwell e la loro importanza dal punto di vista della storia della fisica, in secondo luogo le caratteristi
Materie trattate: fisica,scienze (geografia generale), inglese, filosofia
Area: scientifica
Sommario: L'unificazione di fenomeni diversi nel quadro di una stessa teoria è un motivo che ricorre spesso nella storia della fisica. Le sintesi in forma matematica hanno consentito di descrivere in modo semplice e corretto ambiti diversi di fenomeni naturali e di prevedere l'esistenza di fenomeni nuovi. Dopo l'unificazione della meccanica terrestre e di quella celeste ad opera di Newton, James Clerk Maxwell (1831-1879) ha realizzato nell'Ottocento la seconda importante sintesi della fisica: egli ha condensato in sole quattro equazioni i fenomeni elettrici, magnetici e ottici. L'attrazione e la repulsione tra le cariche elettriche e tra i magneti, la luce, le onde radio e i raggi X appaiono come manifestazioni di un'unica forza elettromagnetica. Le quattro equazioni di Maxwell descrivono in forma matematica le proprietà che caratterizzano questa forza. Il programma di ricerca sul concetto di "campo" sembrava nascere, nella memoria del 1855 sulle linee di forza di Faraday, da uno spunto arido, là dove Maxwell scriveva che "le scienze matematiche sono basate su relazioni tra leggi fisiche e leggi dei numeri" e che, di conseguenza, " lo scopo di una scienza esatta è quello di ridurre i problemi della natura alla determinazione di quantità mediante operazioni con i numeri". Uno spunto arido, ben s'intende, dal punto di vista di coloro i quali ritengono che i problemi della natura non siano suscettibili di riduzioni matematizzanti senza diventare questioni puramente tecniche. Nella mente di Maxwell quella riduzione matematizzante potè crescere negli anni sino ad assumere l'aspetto concettuale di una formazione complessiva della visione dell'universo. Quando a volte si legge che gli studi compiuti da Maxwell sulla teoria di "campo" permisero di matematizzare le idee di Faraday, è opportuno riflettere sul fatto che quella matematizzazione non fu una semplice traduzione in simboli di ciò che lo stesso Faraday aveva già raccolto sotto forma di leggi empiriche. Maxwell trasformò le conoscenze acquisite da altri scienziati in una concezione rivoluzionaria della materia, dimostrando che il pensiero, quando si alza ai livelli superiori dell'astrazione formale, sa cogliere le strutture profonde del reale in forme innovatrici e affascinanti.
7. La sintesi di Maxwell
1.1 La seconda importante sintesi della fisica
L’unificazione di fenomeni diversi nel quadro di una stessa teoria è un motivo che
ricorre spesso nella storia della fisica. Le sintesi in forma matematica hanno
consentito di descrivere in modo semplice e corretto ambiti diversi di fenomeni
naturali e di prevedere l’esistenza di fenomeni nuovi.
Dopo l’unificazione della meccanica terrestre e di quella celeste ad opera di Newton,
ha realizzato nell’Ottocento la seconda importante
James Clerk Maxwell (1831-1879)
sintesi della fisica: egli ha condensato in sole quattro equazioni i fenomeni elettrici,
magnetici e ottici. L’attrazione e la repulsione tra le cariche elettriche e tra i magneti,
la luce, le onde radio e i raggi X appaiono come manifestazioni di un’unica forza
elettromagnetica. Le quattro equazioni di Maxwell descrivono in forma matematica le
proprietà che caratterizzano questa forza.
James Clerk Maxwell (1831-1879) Michael Faraday (1791-1867)
1.2 La trasformazione delle idee di Faraday
Il programma di ricerca sul concetto di “campo” sembrava nascere, nella memoria del
1855 sulle linee di forza di Faraday, da uno spunto arido, là dove Maxwell scriveva
che “le scienze matematiche sono basate su relazioni tra leggi fisiche e leggi dei
numeri” e che, di conseguenza, “ lo scopo di una scienza esatta è quello di ridurre i
6
problemi della natura alla determinazione di quantità mediante operazioni con i
numeri”. Uno spunto arido, ben s’intende, dal punto di vista di coloro i quali
ritengono che i problemi della natura non siano suscettibili di riduzioni
matematizzanti senza diventare questioni puramente tecniche. Nella mente di
Maxwell quella riduzione matematizzante potè crescere negli anni sino ad assumere
l’aspetto concettuale di una formazione complessiva della visione dell’universo.
teoria di “campo”
Quando a volte si legge che gli studi compiuti da Maxwell sulla
permisero di matematizzare le idee di Faraday, è opportuno riflettere sul fatto che
quella matematizzazione non fu una semplice traduzione in simboli di ciò che lo
stesso Faraday aveva già raccolto sotto forma di leggi empiriche. Maxwell trasformò
le conoscenze acquisite da altri scienziati in una concezione rivoluzionaria della
materia, dimostrando che il pensiero, quando si alza ai livelli superiori dell’astrazione
formale, sa cogliere le strutture profonde del reale in forme innovatrici e affascinanti.
1.3 Le conoscenze sui fenomeni elettrici e magnetici prima di Maxwell
Intorno alla metà dell’Ottocento le conoscenze sui fenomeni elettrici e magnetici
sono racchiuse in tre leggi fondamentali: la legge di Coulomb, la legge di Ampere e
la legge di Faraday- Neumann.
esprime l’intensità della forza
La legge di Coulomb di attrazione o di repulsione fra
F
le cariche puntiformi Q e Q poste a distanza r:
1 2 Q Q
1 2
F = K
e 2
r
9 2 2
dove K è una costante pari a 8,99 10 N m /C . Da un altro punto di vista, una
e 1
carica Q1 genera nello spazio che la circonda un campo elettrico , la cui intensità
E
diminuisce con l’inverso del quadrato della distanza r:
Q
1
E = K
e 2
r
1 Si definisce vettore intensità del campo elettrico E in un punto dello spazio il rapporto tra la forza elettrostatica a cui è
F
soggetta la carica esploratrice in quel punto e la carica stessa: E = q 7
Ogni carica Q2, immersa in questo campo elettrico, subisce una forza.
descrive l’intensità della forza
La legge di Ampère , su un tratto di lunghezza l, con
F
la quale si attraggono o si respingono due fili paralleli percorsi dalle correnti i e i
1 2
posti a distanza r: i i
F 1 2
= K
m
l r
-7 2 2
dove K è una costante pari a 2 10 N/A . Questa forza nasce dal campo magnetico
m lo circonda. L’intensità del campo magnetico
che ciascun filo genera nello spazio che
di un filo rettilineo, percorso da una corrente i , diminuisce in modo inversamente
B 1
proporzionale alla distanza r dal filo: i
1
B = K
m r
corrente, posto all’interno di questo campo magnetico,
Un filo, nel quale circola una
subisce una forza.
Infine, il fenomeno dell’induzione elettromagnetica, scoperto da Faraday, stabilisce
una relazione tra campi elettrici e campi magnetici.
3
La legge di Faraday-Neumann afferma che, quando varia il flusso ( ) di un
B
campo magnetico, attraverso la superficie delimitata da un circuito, si crea in
quest’ultimo un campo elettrico. Esso dà luogo a una forza elettromotrice indotta
direttamente proporzionale alla rapidità con la quale varia il flusso:
( B )
= -
t
è l’intervallo di tempo in cui avviene la variazione di flusso
dove .
(B )
t
La forza elettromotrice è definita come il lavoro, per unità di carica, che una forza di
origine esterna compie per fare in modo che una carica percorra un giro completo del
2 Analogamente al campo elettico, il campo magnetico può essere rappresentato attraverso le sue linee di forza, nel
campo magnetico polo nord e polo sud sono sempre presenti sullo stesso corpo, le linee di forza che escono da un polo
finiscono sempre nell’altro. Dalla forza di Lorentz è possibile risalire all’unità di misura del vettore B.
3 Con il concetto fisico di flusso si intende esprimere la quantità di sostanza o di energia che attraversa una determinata
superficie nell’unità di tempo. Il flusso (B ) del vettore B attraverso la superficie S è dato dal prodotto scalare tra B e
(E )
il vettore superficie S , il flusso del vettore campo elettrico sarà dato dal prodotto scalare tra vettore E e
s
superficie S. 8
circuito. In presenza di un generatore (pila o batteria), la forza esterna è di solito di
elettrica e agisce solo all’interno del generatore.
natura
Invece, nel fenomeno dell’induzione elettromagnetica, la forza esterna è generata
dalla variazione del flusso del campo magnetico: essa produce un campo elettrico
lungo tutto il circuito, che mette in movimento le cariche elettriche.
Questo è quindi il quadro iniziale, costituito da fenomeni diversi regolati da leggi che
in apparenza nulla hanno a che fare l’una con l’altra.
Maxwell reinterpreta e unifica i fenomeni elettrici e magnetici mediante un nuovo
campo: il campo elettromagnetico. Questo nuovo concetto gli consente di prevedere
l’esistenza delle onde elettromagnetiche, inglobando nella sintesi teorica non solo
l’elettricità e il magnetismo ma anche l’ottica.
8. Le equazioni di Maxwell
2.1 Il teorema di Gauss per il campo elettrico e la circuitazione
Per introdurre le quattro principali equazioni è necessario un riferimento al teorema
di Gauss per i campo elettrico e al concetto di “circuitazione”.
Teorema di Gauss:
Determiniamo il flusso del campo elettrico, generato da una carica puntiforme Q,
attraverso una superficie sferica di raggio r, avente il centro coincidente con la carica.
Il risultato che ha valore generale per qualunque distribuzione di carica e qualunque
superficie, lo si ottiene con un calcolo abbastanza semplice. Una sfera
circonda una
carica elettrica
+Q
Per calcolare il
flusso del campo
E attraverso la
superficie,
suddividiamo
quest’ultima in
tante superfici 9
Il campo elettrico della carica puntiforme posta al centro della sfera ha la stessa
intensità E in tutti i punti di S (superficie), la direzione del campo varia da punto a
punto. Suddividiamo la superficie in parti di area uguale e abbastanza piccole da
S
poterle considerare piane.
Il flusso attraverso ogni piccola superficie risulta uguale a
S
s
S
E
= = E S
s
Il flusso di attraverso tutta la superficie sferica è la somma dei flussi parziali
E
attraverso ciascuna piccola superficie :
S
S S S
+…=
E E
E
( E ) = + + E S
1 2 2 3 3
s
Il flusso è uguale al prodotto dell’intensità E del campo per la somma delle aree delle
piccole superfici, che è uguale all’area della superficie S della sfera:
( E ) = ES
s
Q 2
dato che E = K e S = 4 r otteniamo:
e 2
r
( E ) = 4 K Q
e
s
Il flusso attraverso la sfera è proporzionale alla carica Q che essa contiene e non
dipende dal raggio della sfera. Infatti, se svolgiamo lo stesso calcolo considerando
una sfera di raggio 2r, il risultato non cambia perché si compensano la diminuzione
dell’intensità del campo elettrico, inversamente proporzionale al quadrato del raggio
con l’aumento dell’area della superficie
r, della sfera, direttamente proporzionale al
quadrato di r. Si nota che il flusso dipende solo dalla carica contenuta nella
superficie, ha segno positivo per una carica positiva e negativo per una carica
4
negativa.
Con il teorema di Gauss, che vale non solo per i campi elettrostatici ma anche per i
campi elettrici che variano con il tempo, abbiamo enunciato la prima delle equazioni
di Maxwell.
S
coseno dell’angolo fra i due vettori E
4 Il segno del flusso dipende dal e : per una carica positiva essi hanno lo
stesso verso mentre per una carica negativa essi hanno versi opposti. 10
In generale è possibile enunciare il teorema di Gauss valido per il magnetismo: il
flusso di un campo magnetico attraverso qualsiasi superficie chiusa è uguale a zero.
Ecco una prima diversità tra il campo elettrico e il campo magnetico. Mentre il flusso
di è proporzionale alla quantità di carica racchiusa nella superficie, il flusso di è
B
E
sempre uguale a zero. Ciò riflette una profonda diversità tra le sorgenti di campo
elettrico e di quello magnetico. Mentre vi sono cariche elettriche positive e cariche
elettriche negative, non esiste un analogo magnetico. Non vi sono infatti poli
magnetici liberi.
Il teorema di Gauss per il magnetismo vale sia per i campi statici che per quelli
variabili nel tempo e rappresenta la seconda equazione di Maxwell.
La circuitazione
Le proprietà del campo elettrico non sono espresse dal teorema di Gauss; occorre
E
infatti determinare la circuitazione.
La circuitazione esprime una proprietà importante delle linee di un campo vettoriale.
Consideriamo una linea chiusa immersa in un campo descritto da un vettore, per
esempio il campo elettrico.
In questo caso la circuitazione del vettore lungo la linea chiusa viene determinata con
il prodotto dell’intensità del vettore per la lunghezza della linea stessa.
Calcoliamo la circuitazione ) del campo elettrico di una carica puntiforme Q
E
(
lungo una circonferenza che ha il centro coincidente con la carica. 11
La circonferenza
è concentrica
alla carica +Q
Per calcolare la
circuitazione del
campo elettrico
della carica
lungo la
circonferenza,
essa viene
suddivisa in tanti
spostamenti l
La circuitazione risulta una somma di prodotti scalari
l l +… =
E E
E
( ) = + E l
1 1 2 2
calcolata lungo una serie di intervalli di lunghezza nei quali pensiamo di
l
suddividere la circonferenza. Ciascuno di questi tratti è un segmento parallelo alla
tangente alla circonferenza e quindi è sempre perpendicolare al campo elettrico, la cui
direzione coincide con quella del raggio della circonferenza, il prodotto scalare di
vettori perpendicolari è nullo, la circuirazione sarà quindi uguale alla somma di
addendi nulli e quindi ) = 0 . Questo risultato vale per tutte le circonferenze con
E
(
il centro sulla carica, qualunque sia il loro raggio.
È possibile concludere che la cicuitazione di un campo elettrostatico lungo un
qualsiasi percorso chiuso è sempre nulla.
Tale conclusione introduce la terza equazione di Maxwell nel caso statico,
l’equazione non vale più nel caso dinamico, cioè quando il campo elettrico varia nel
tempo.
Dalla legge di Faraday-Neumann sappiamo che la forza elettromotrice indotta è
proporzionale alla rapidità con cui varia il flusso del campo magnetico B
s
attraverso una ipotetica spira. Sugli elettroni che costituiscono la corrente indotta
agisce una forza esterna provocata dalla variazione di flusso del campo magnetico. Il
lavoro per unità di carica di questa forza esterna è per definizione la forza
12
l
elettromotrice indotta. Approssimiamo la spira con una serie di segmenti tangenti
F l