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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: "La nascita di Pomezia"
Autore: Castellucci Massimo
Scuola: Istituto d'Arte
Descrizione: Ho deciso di sviluppare la mia ricerca per ampliare le conoscenze relative al passato della mia città , realizzando inoltre durante l'anno scolastico un video che ne spieghi le origini e la storia, per cercare di scoprire la realtà storica del posto in cui vivo ed in cui studio. Mosso dalla lettura dei libri: "Terra nuova, la nascita di Pomezia" realizzato dall' ISA Pomezia e "Terra Nuova" di Corrado Alvaro, durante questi anni ho avuto la fortuna di intraprendere un percorso di ricerca storica relativo al borgo di Pratica di Mare che ha suscitato in me viva curiosità in relazione a tutti i fatti storici,politici e sociali che hanno caratterizzato Pomezia, senza pregiudizi e con un semplice spirito critico. La mia tesi si sviluppa dunque in relazione ad uno spiccato interesse per il proprio territorio da voler valorizzare, seppur nato in un contesto storico negativo quale la dittatura ma espressione di una realtà legata alle persone che l'hanno vissuta, per comprendere a pieno il mio passato e costruire un ponte verso il futuro , da condividere conoscendo a fondo le mie origini per poterlo migliorare."
Materie trattate: Storia (il regime fascista), Storia Dell'Arte, Economia E Sociologia (Autarchia), Letteratura (Corrado Alvaro), Fisica (generatori di tensione), Geometria Descrittiva
Area: umanistica
Sommario: Premessa; II. "Pomezia" e il regime Fascista; III. L'architettura delle citta' nuove: centro storico di Pomezia la chiesa di S. Benedetto; IV. L' autarchia in Italia e i vari sistemi economici; V. Corrado Alvaro, cronista e testimone di un'epopea umana; VI. I generatori di tensione; VII. Il metodo dei punti di distanza; VIII. Bibliografia e sitografia
Bibliografia: CORRADO ALVARO, Terra Nuova, ed. a cura di Claudio Lombardi editore, Milano 2008 DANIELA DE ANGELIS, Terra nuova,La nascita di Pomezia, ed. a cura dell'Istituto Statale d'Arte G. Caporossi - Pomezia, 2000 ASSOCIAZIONE COLONI POMEZIA-ARDEA, Radici dei coloni fondatori di Pomezia, ed. a cura di Angelo Capriotti editore, Pomezia - 1997 DANIELA DE ANGELIS, Note su Concezio Petrucci l'architetto delle città nuove, ed a cura di Gangemi editore, Roma - 2005 UGO AMALDI, L'Amaldi introduzione alla fisica, ed. a cura di Zanichelli editore, Bologna 2008 DANTE NANNONI, Geometria prospettiva progetto, ed. a cura di Cappelli editore, Bologna 1998 AUTORI VARI, Elementi di economia e sociologia, ed. a cura di Padus editore, Cremona 1999.
Economia, autarchia in Italia:
Letteratura,Corrado Alvaro: http://www.fondazionecorradoalvaro.it
Letteratura,Corrado Alvaro:
Fisica, Generatori di tensione: http://www.encarta/encyclopedi. com
II.
QUADRO STORICO
Nell’immediato dopoguerra l’Italia presenta una situazione politica ed
economica di grave crisi, questo periodo sarà caratterizzato da un forte
attivismo politico che vedrà un incremento del partito socialista, la nascita del
partito popolare, la formazione di movimenti nazionalisti piccolo-borghese e in
particolare del partito fascista, che ne 1922 attuerà un vero e proprio colpo di
stato. Con la cosiddetta “Marcia il Re consegna le chiavi del paese a
su Roma”
Mussolini, che attuerà un ventennio di regime totalitario tenendo sotto controllo
tutte le attività dei cittadini, segnando profondamente la storia italiana da un
punto di vista politico, economico e sociale.
POMEZIA E IL REGIME FASCISTA
Prima della bonifica e dell’edificazione delle “città nuove”, il territorio pontino
si presentava paludoso sebbene fosse in parte abitato.
I principali abitanti erano contadini provenienti dalla Ciociaria, i territori erano
possedimenti di nobili e ricche famiglie. Nel 1919 gli ing. Amedeo e De Marchi
elaborarono i primi progetti di bonifica idraulica, mentre l’ing. Corraggiolo
pensò al progetto di bonifica per il territorio tra Terracina e Borgo Faiti. In
questo territorio vicino al mare,l’attività principale era la pesca agevolata dalle
presenza dei pescatori di Gaeta e di Torre del Greco, cui si aggiunsero anche
abruzzesi e Ciociari.
Questo portò ad un buon inserimento in questo novello territorio in cui gli
Abruzzesi preferirono l’attività di boscaioli e i ciociari chiamati “Guitti”, si
dedicarono alla pastorizia delle gradi tenute agricole con salari irrisori sotto un
potere quasi feudale. Quindi questa zona che comprendeva Terracina, Sabaudia
e San Felice Circeo era abbastanza viva ma molto retrograda, attendeva con
ansia una bonifica integrale. E fu cosi che il 4 ottobre 1925 Mussolini annunciò
l’inizio dell’opera di bonifica che fu avviata nel 1928. L’interesse della bonifica
non aveva solo il fine di creare nuovi territori ma di sfruttarli per l’agricoltura.
Sin dalla sua salita al potere, il Duce si pose il problema della bonifica integrale
di vaste zone della penisola, cercando di trovare aiuti e finanziamenti fino a
quando, l’8 dicembre del ’28, la camera approvò la legge sulla bonifica e in
tutta Italia iniziarono i lavori. L’Italia guadagnò ben un milione e seicento ettari
di terreno coltivabile ed edificabile e circa due miliardi di lire. Furono in molti
tra operai, artigiani, tecnici,ingegneri che lavorarono alla costruzione di canali,
impianti idrovori, collettori,strade. Importantissimo fu il canale Mussolini che si
estende su tutto l’agro pontino e buona parte di quello romano, l’Agro pontino
alla fine dei lavori si estese per 77000 ettari, e per la prima volta si fece uso di
mezzi meccanici.
Il fascismo aveva lanciato l’operazione della bonifica non soltanto per sanare la
zona dell’agro pontino ma anche per sostenere visibilmente e con enfasi il
concetto che rimandava ad un’Italia rurale, tradizionalista e sdegnosa di fronte
all’ industrializzazione avanzante nonché custode delle sue tradizioni. Conclusi
i lavori di bonifica si iniziò a costruire le città (Littoria, Pontinia, Aprilia,
Sabaudia e Pomezia),17 borghi e 4000 case coloniche che successivamente
saranno forniti di energia elettrica e mezzi di sussistenza. Importante fu la
costruzione della via Pontina, che fu però completata solo dopo la guerra. Il
territorio fu diviso in poderi da 20/25 ettari in base alla grandezza della
famiglia. L’intera zona compresa tra i monti Lepini e gli Ausoni, delimitata dal
promontorio del Circeo e dal mar Tirreno, che si estende fino verso Roma, è
oggi conosciuta da tutti come Agro Pontino e Romano. Un territorio interessato
da una popolazione che si avvicina alle 25.0000 persone, e che fino al ’28 si era
guadagnata la fama di zona mortifera e crudele. Questa zona,anticamente fulcro
religioso e abitativo delle popolazioni Latine che vivono sulle loro coste
l’approdo di Enea che fonderà Lavinium dopo aver vinto i Rutili, gli antichi
abitanti di Ardea, dando vita successivamente a quella che sarà la civiltà
romana, sarà abbandonata per molti secoli salvo qualche tentativo di bonifica da
parte dei papi che misero anche il genio di Leonardo Da vinci all’opera ma con
scarsi risultati. Progetti furono proposti anche all’inizio del 900 ma rimasero
solo sulla carta.
La presenza forte dello Stato in questa grande opera fu essenziale nel 1928 sotto
il controllo dell‘ O.N.C, che prevedeva oltre alla bonifica pontina interventi
anche sul delta del Po, in Maremma, Sardegna e Puglia. Il problema principale
era sconfiggere la Malaria nella zona dell’attuale Latina:il rischio contagio era
infatti cosi alto che nel progetto consegnato da Cancelli al Duce si prevedevano
tantissimi morti tra gli operai, ma le adeguate precauzioni ne fecero contare 50
alla fine di tutta la bonifica. Eliminate le paludi,grazie ad una rete di canali e di
scarico delle acque nel mare, si provvède alla costruzione delle prime case
coloniche.
La crisi del 29 diede un forte colpo alla penisola che contava soprattutto in
Veneto molta disoccupazione i primi furono dunque i veneti seguiti dai
romagnoli, friulani, sardi e trentini in 10 anni si assegnarono a più di 600 nuclei
familiari poderi e case. Tra i selezionati vi erano famiglie molto numerose,
combattenti di guerra,orfani di guerra. L’unico punto di contatto tra l’Italia e le
terre bonificate erano le stazioni ferroviarie di Santa Palomba e Terracina da cui
si potevano notare sul volto dei coloni le speranze riposte in una terra promessa
dopo tanta difficoltà. Con la nascita di Littoria (1932), Sabaudia (1934),
Pontinia (1935), Aprilia (1937), Pomezia (1939) non si arrivò alla fondazione di
semplici città, bensi’a punti di riferimento per tutti i coloni, era infatti vicina
un’ulteriore guerra più drammatica del previsto che portò con se morte e
distruzione, quei coloni vincitori dalla palude e dalla malaria riuscirono a
riemergere ed a ricostruire in democrazia ciò per cui avevano lottato ed
abbandonato le proprie terre d’origine, per delle nuove che erano oramai
divenute di fatto le loro.
Nel novembre del 1937 l’O.N.C bandi’ un concorso pubblico per il piano
regolatore di Pomezia, lavoro molto interessante,in cui si doveva sintetizzare il
lavoro svolto per le precedenti costruzioni. Pomezia doveva nascere nei pressi
del litorale romano, con la Laurentina che si intrecciava con la strada che
proveniva da Roma, con la Mediana che legava Littoria con l’autostrada Roma-
Ostia, proseguendo per l’Aurelia. La popolazione su cui era basato il piano
regolatore era di 12.000 abitanti su tutto il territorio comunale e di 3.000
concentrati nel centro. Il progetto era basato sulla massima limitazione dei
materiali, molto gradito infatti l’impiego di materiali del posto come
tufo,selce,pomice. Gli architetti Petrucci, Tufaroli, Paolini, Silenzi vinsero il
bando di concorso su altri 6 pretendenti. Tale progetto viene localizzato lungo
l’arteria che da Littoria, passando per Pratica di Mare, avrebbe dovuto
collegarsi, tagliando la Pineta di Castel Porziano, con la Borgata di Acilia e da
qui, tramite la via del Mare con Roma. Dall’incrocio delle due arterie principali
sarebbe nata la piazza su cui sorgeva la Chiesa. Queste caratteristiche hanno
fatto del progetto il più apprezzato dalla commissione giudicatrice. Quindi il 25
aprile 1928 viene fondata Pomezia: di buon mattino si comincia a preparare il
tutto, per prima cosa si elevano i due palchi per le autorità, viene posto un
treppiedi con un argano in grado di sollevare il travertino con un foro in cui
verrà incastonato il cilindro d’acciaio zincato che conterrà la pergamena dell’
O.N.C. firmata da Mussolini. Questo viene incassato nel foro e poi sigillato con
del cemento bianco e benedetto da mons. Trovalusci. Dopodichè il masso viene
calato nello scavo, grande riverenza trombe e bandiere al vento mentre il Duce
saluta la folla in festa. I lavori di costruzione hanno subito inizio, la data
dell’inaugurazione è già fissata per il 29 ottobre 1939, la più giovane città
dell’agro pontino, Pomezia costituisce la porta d’ingresso del territorio
bonificato. Pomezia doveva corrispondere alle esigenze di un borgo rurale in
relazione alla storia, al territorio e alla popolazione. Il comune e la torre civica
furono tra le prime costruzioni seguite dalla posta, la Chiesa, la casa del fascio e
la scuola. Il centro storico fu realizzato in soli diciotto mesi nei quali furono
costruite anche delle case.
Il comune venne costituito il 3 giugno 1938 con il Reggio decreto e sottrasse
gran parte del suo territorio a Roma e Ardea, i suoi primi uffici furono sistemati
presso gli edifici del borgo di Pratica. E finalmente nel 1939 insieme ai primi
abitanti Mussolini poté tornare per visitare le opere concluse dando fine alla
bonifica dell’agro pontino iniziata nel 1928. Inoltre, la battaglia contro la
palude, ha dato vita ad una vera e propria “concezione artistica” espressa nelle
architetture delle città nuove.
. III.
L’ARCHITETTURA DELLE CITTA’ NUOVE
L’architettura fra le due guerre è vista come “arte di stato”, non può essere
sistematizzata in un arco di tempo ben definito. Nel 1928 a Torino si mette in
luce, al Parco del Valentino, Giuseppe Pagano, inoltre a Roma si apre la I
Esposizione Italiana di Architettura Razionale : le due linee, classica ed
innovatrice, sembrano trovare entrambe un certo spazio con l’affermazione di
episodi avanguardistici. Nel 1936 avviene la proclamazione dell’Impero in
seguito alla conquista di Addis Abeba, viene introdotta l’autarchia; la
svalutazione della lira rallenta i lavori di bonifica. Alla VI triennale di Milano
Pagano e Piacentini si scontrano sulla realizzazione dell’ E-42, evento che
segnerà la fine dell’illusorio rapporto tra libera arte e regime. Qualche anno
prima Gustavo Giovannoni affermava la necessità di un architetto integrale
“artista, tecnico e persona colta”, e preparato ai più ardui problemi delle più
svariate costruzioni. La su architettura è dunque in grado di coordinare le nuove
esigenze che rappresentano il Fascismo al potere. Fino al 1910 in Italia si tende
a costruire le città con nuclei attorno al centro storico ma senza rapporti tra esso.
L’ architettura diventa così espressione del costruire attraverso conoscenze
tecniche curando gli aspetti estetici; si tende, però, a far prevalere questi ultimi
sugli altri come Giovannoni che considera fondamentale l’estetica tranquilla,
per rispettare la tradizione italiana. Negli anni Venti si delinea la figura
dell’architetto urbanista, basata sul pensiero di Giovannoni e le città vengono
organizzate mediante la composizione urbanistica del piano regolatore. L’idea
fascista è un’ideologia del tempo moderno, che riesce a rispettare il passato
permettendo qualche innovazione. L’architettura di questo periodo è capace di
adeguarsi alle diverse condizioni. Gli aspetti principali della riorganizzazione
del paese concepiti da Mussolini sono: l’urbanesimo (occupazione del
territorio), l’amministrazione del territorio e il controllo di esso. Dopo gli anni
Venti questa attività rallenta, si interviene sul territorio bonificandolo. La legge
fondamentale del regime, emanata il 24 dicembre 1928, divide i lavori in due
categorie: opere d’interesse nazionale e opere d’interesse locale. La bonifica ha
dunque il merito di aver recuperato molti territori e diminuito il tasso di
disoccupazione. Dopo il 31 gennaio 1931 Bardi pubblica un articolo in cui
definisce l’architettura come “arte di stato”, da questo momento infatti
un’opera è considerata valida in rapporto alla sua capacità di rappresentare
l’idea fascista, è però un’architettura moderna e razionale che rispetta ma non
segue del tutto le tradizioni e che soprattutto illustra l’ideologia fascista. È
comunque evidente il distacco di Sabaudia da Littoria e Pontinia. Se la prima è