Sintesi
Introduzione
La moda, detta anche comunemente costume, nasce dalla necessità dell’uomo di coprirsi di pelli, tessuti e materiali lavorati per essere indossati. Con il passare degli anni, l’abito ha assunto sempre più precise funzioni sociali, volte a distinguere le varie classi sociali e le diverse mansioni. L’abbigliamento alla moda era accessibile solamente alle classe abbienti soprattutto per via dell’elevato costo dei tessuti. I ceti più poveri invece erano soliti indossare abiti ricavati da tessuti scadenti tinteggiati con colori poco costosi.

1. La moda della Belle Époque
Un inesorabile processo di emancipazione avviene all’inizio del secolo con grandi momenti creativi per la moda femminile. Il Novecento inizia in un clima speranzoso, a causa della fine della Grande Depressione che aveva colpito l’Europa alla fine dell’Ottocento, e portata con sè una ventata di ottimismo tra la popolazione. In questo periodo si verificano numerosi progressi in campo scientifico che si traducono in vere e proprie invenzioni volte a migliorare notevolmente la vita quotidiana. Ad esempio le case cittadine iniziano a essere dotate di acqua corrente e servizi igienici, mentre le strade delle grandi città vengono illuminate con lampioni elettrici. Le comunicazioni sono rese sempre più facili e veloci grazie all’invenzione del telefono, del telegrafo e dei nuovi mezzi di trasporto (metropolitane, automobili e aerei). L’invenzione del motore a scoppio segna l’inizio dell’impiego massiccio del petrolio come fonte energetica che va sostituendo il carbone. Le nuove tecniche della chimica e l'invenzione dell'acciaio rendono i materiali meno costosi e per
questo accessibili anche alla massa. Rispetto ai periodi precedenti, nella moda della Belle Époque vennero introdotte numerose tipologie di abiti, corrispondenti alle diverse funzioni:da giorno, da pomeriggio, da sera, per il teatro per le cerimonie oppure per le visite ufficiali. Grazie all’invenzione dei coloranti industriali, si creano capi pieni di decorazioni che spesso raggiungevano l’esagerazione. La donna, per la prima volta ricopre ruoli fino ad all’ora riservati solo a uomini e così, la libertà di movimento richiesta sui luoghi di lavoro e sui campi sportivi, condiziona l'abbigliamento femminile: la silhouette della donna lascia il rigido profilo a "S", per liberarsi in seguito totalmente dal busto.
2. Il Dandy Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio è un vero intenditore di moda. Egli è un poeta e scrittore italiano, nato nel 1863 a Pescara da una ricca famiglia borghese. Quando si trasferisce a Roma per continuare gli studi, inizia un’attività giornalistica che gli permette di partecipare agli eventi mondani della città avvicinandosi così ai più importanti intellettuali e cenacoli letterari. Pubblica delle raccolte di novelle e poesie e diviene un personaggio pubblico, una sorta di divo che alimenta la sua fama attraverso amori scandalosi. Egli vive inoltre una vita al di sopra delle sue possibilità economiche in quanto, per mantenere vivo l’interesse del pubblico, si circonda di servitori, opere d’arte, oggetti lussuosi e non rinuncia alle sue passioni (cavalli, cani di razza, automobili e aeroplani). Come afferma lui stesso “L'educazione estetica del mio spirito mi trascina irresistibilmente al desiderio e all'acquisto di cose belle”, tra cui ovviamente anche abiti d'alta moda. D’Annunzio è un dandy, un eccentrico, e come tale non rinuncia mai a un abbigliamento alla moda e all’eleganza. Le migliori sartorie di Roma cuciono per lui importanti abiti di seta e di lana, che ora sono custoditi nella casa-museo del Vittoriale sul lago di Garda.
Dal punto di vista letterario D’Annunzio è uno dei principali esponenti dell’Estetismo. Questa corrente letteraria è è una tendenza del Decadentismo, che dà importanza non più alla sostanza delle cose, ma alla loro forma. Il culto dell’esteriorità, inoltre, prevale sulla virtù, bellezza e fantasia diventano la rappresentazione stessa dell’arte, che diviene così parte integrante della vita dell’esteta. D’Annunzio assimila tutte le novità della cultura europea di fine Ottocento. I modelli ai quali si ispira sono il Classicismo di Carducci per la poesia e il Verismo di Verga per la prosa. L’autore sperimenta inoltre diversi generi letterari che però sono accomunati da uno stile sublime e da un linguaggio letterato, lontano dalla lingua comune; sul piano dei contenuti, in tutte le sue opere troviamo la rappresentazione di una realtà dominata dalla sensualità. Nel corso della sua esperienza biografica e poetica, D’Annunzio vive questa sensualità come “Panismo”, ossia come fusione totale tra la natura e il mondo che lo circonda senza però dare una critica sociale alla condizione umana. Seguendo le ideologie di Nietzsche, si identifica inoltre nel “superuomo”, ossia in un uomo che compie delle opere importanti a servizio della sua nazione. Il superuomo dannunziano è quindi energico, violento ma allo stesso tempo un esteta, un culture della bellezza che fa di queste caratteristiche il suo punto di forza. In questo modo la poetica del superuomo finisce per assorbire la poetica dell’esteta, dandole un nuovo significato: l’estetismo non è più rifiuto della realtà ma uno strumento di una superiore volontà di dominare la realtà stessa.

3. Dalla Grande Guerra ai giorni nostri
Con la Grande Guerra la vita di tutti i giorni viene sconvolta profondamente. L'idea di libertà del corpo, già affermatasi negli anni della Belle Époque, si concretizza anche a causa della guerra che porta le donne in fabbrica e dunque all’uso di un abbigliamento più comodo e pratico per far fronte agilmente al movimento sul lavoro. Con la fine del conflitto alcune case di moda ripropongono modelli ricchi ed elaborati che si rifanno alla moda dell’anteguerra, ma è ben presto chiaro che le donne non sono più disposte a tornare agli ingombranti modelli d’inizio secolo e che quello che ora cercano in un abito è soprattutto la comodità.
Dopo gli anni di privazioni e paure della guerra, gli anni ’20 si aprono come una nuova epoca di benessere e ottimismo. La società e’ pervasa da un nuovo senso di libertà e speranza; nel campo dell’abbigliamento per la prima volta la moda cessa di essere riservata ad un élite, ma si apre alle masse, grazie anche all’avvento dei grandi magazzini che portano le novità dell’abbigliamento immediatamente alla portata di tutti.
Nel 1939 scoppia la Seconda Guerra Mondiale e la moda femminile si semplifica ulteriormente: i tessuti, in particolare lana e cuoio, scarseggiano nelle città, dato che vengono impiegati principalmente per vestire le truppe al fronte. Negli anni della guerra si vedono solo gonne al ginocchio, spalle squadrate e tessuti modesti, come ad esempio il blue jeans.
Con la fine della guerra la moda riparte da Parigi, dove si realizza un “Teatro della moda” per far vedere i nuovi modelli. Gli abiti tornano ad avere una linea più femminile, raffinata, con gonne lunghe e spalle più morbide. I tessuti utilizzati sono più lussuosi e pregiati e gli accessori, come guanti, cappello e scarpe col tacco, diventano indispensabili.
Nei tempi più recenti non si parla più solo di libertà di movimento della donna o di libertà dagli ingombrati strati che compongono la linea degli abiti femminili, ma si parla dell’evolversi di diversi stili che hanno portato ad una donna, non solo emancipata, ma anche libera, libera di scegliere l’abbigliamento più adatto allo stile che meglio la rappresenta. Si passa così dai colori pastello e le forme femminili degli anni ’50 alle corte gonne e alle fantasie geometriche degli anni ’60, dai fiori degli anni ’70 alle spalle grosse degli anni ’80, fino al nero minimale degli anni ’90. Oggi invece, la moda femminile non fa riferimento ad uno stile ben preciso, ma le diverse proposte dei professionisti della moda seguono un percorso fatto di continui rivisitamenti degli stili precedenti, tra abbandoni e ritorni, all’insegna della libertà e della varietà di stili.
4. La moda entre los jóvenes
En particolar, hoy en día, la moda se ha convertido en el arma de los adolescentes para poder comunicar: es un modo para demostrar lo que son y encontrar su propia identidad. Pero, muy a menudo, los jóvenes tienden a no dejar espacio a la propia creatividad y personalidad por miedo a ser criticados. En la actualidad, ellos son más propensos a ser influenciados por patrones de moda, debido a que se encuentran rodeados de diversa clase de publicidad dirigida hacia ellos. De hecho, ellos son más presionados a seguir un modelo marcado por las grandes empresas capitalistas que lo único que buscan es que sus ganancias suban sin importarle el daño psicológico que provocan en ellos. Ademàs, con el desarollo de la publicidad en los medios de comunicación masiva en el mundo, se acentúan los estereotipos o prototipos a los que los jóvenes tratan de parecerse.
En más, la moda se convierte aún hoy en una de las principales fuentes de conflictos entre padres e hijos. Frases como "así vestido no puedes salir", "me da igual que los demás lo lleven, tú no lo llevarás" o pensamientos como que los hijos tienen un gusto espantoso, que no saben combinar colores o que parece que lo que quieren es causar mala impresión son más que habituales entre los padres de los adolescentes.Y si la forma de ir vestido o vestida ocasiona problemas, lo mismo ocurre con el gasto, que es igualmete una fuente de problemas en las familias. De hecho, muy a menudo, determinadas marcas y el deseo extremo de llevar lo mismo que llevan los demás se convierten en una obsesión para los jóvenes y los padres catan de poner fin a este manìa.
En conclusión, la moda es un medio muy importante para los adolescentes para poder expresar lo que estàn viviendo, pero, al mismo tiempo, no debe convertirse en una manera de aparecer como los demás.

5. Cina: da fabbrica del mondo a centro commerciale
Il Novecento è stato il secolo degli stilisti, degli abiti d’alta moda parigini, del prêt-à-porter milanese: istituzioni che hanno diffuso la moda occidentale, i suoi modi di creazione, produzione, comunicazione, consumo, e hanno affermato il predominio europeo e occidentale in fatto di lusso e di gusto.
Il XXI secolo si è aperto all’insegna di nuovi protagonisti. L’attore principale di questo cambiamento è stato la Cina. In questo Paese è possibile trovare ogni tipo di produzione, in quanto nel Paese vengono prodotti gran parte dei grandi marchi multinazionali, gran parte del Made in Italy ed enormi quantitativi di ogni genere di prodotto d’abbigliamento (incluse copie e imitazioni). Basti dire che il 70% della produzione mondiale di calzature è Made in China. Considerata fino a pochi anni fa solo come una forza lavoro a basso costo per produrre tessuti, semilavorati e indumenti da esportare, la Cina è invece divenuta uno dei luoghi privilegiati in cui vendere i propri prodotti.
Aprire negozi in Cina è oggi l’attività che più di frequente viene effettuata dagli imprenditori della moda, nonostante le difficoltà che comporta per i marchi stranieri inserirsi in un mercato governato da logiche molto diverse rispetto a quelle europee e occidentali. Infatti in Cina vige una forma di capitalismo di stato in un regime comunista che rende i contatti con l’estero molto complicati. I piccoli operatori che intendono operare sul territorio cinese devono possedere un apposito invito delle aziende cinesi e un visto per operazioni commerciali. Per quanto riguarda i grandi importatori, a essi si presenta la necessità di costruire delle strutture permanenti nel paese; in alternativa possono affidarsi ad una FTC (Foreign Trade Company) per effettuare acquisti e vendite nel territorio della Repubblica Popolare Cinese. In generale, tutti gli operatori che intendono intraprendere rapporti con la Cina devono tener presente che è importante il controllo di qualità all’imbarco poiché i cinesi sono poco attenti alla customer satisfaction e non accettano resi di merce; inoltre, normalmente, il pagamento avviene per il 30% in anticipo, quindi al momento dell’ordine, e per il restante 70% all’arrivo della merce: in questo modo il compratore avrà poche garanzie sull’effettivo buono stato della merce. Nel commercio con imprese cinesi è importante anche tutelarsi da eventuali ingiustificati aumenti dei prezzi, dovuti ad esempio alle oscillazioni del cambio oppure delle quotazioni della materia prima, e da possibili cessioni in subappalto della produzione.
Negli ultimi anni, imprese italiane e cinesi si sono impegnate nella creazione delle joint ventures produttive e distributive, specificatamente dedicate al mercato cinese. Si tratta di accordi di collaborazione interaziendali tra imprese che operano per perseguire un intento strategico comune, condividendo oneri e rischi. Si distinguono due diverse forme di joint venture:
 Joint venture contrattuale, che consiste in un accordo strategico temporaneo tra due o più società che effettuano investimenti condividendo i rischi;
 Joint venture societaria, che si realizza con la creazione di una nuova società controllata congiuntamente dalle parti.


6. Cos’è la moda etica?
Esistono vari modi per definirla: etica, eco, green, critica; tutti indicano un modo di concepire un capo di abbigliamento o un accessorio con una nuova attenzione alla produzione. In Italia questa tendenza sta iniziando ad avere riscontri solamente negli ultimissimi anni mentre nel resto d’Europa è già diffusa e apprezzata da una decina di anni. Questo ritardo è dovuto al fatto che l’Italia è la patria della moda. Il nostro sistema moda è molto legato alle grandi marche e ai grandi stilisti quindi è più difficile introdurre nel mercato le novità. Inoltre il pubblico è più esigente nei confronti della ricerca stilistica e solo negli ultimi anni i marchi di moda etica stanno raggiungendo un livello allettante anche per il mercato italiano.
Con il termine eco-fashion, o green fashion, in particolare, si intendono quelle collezioni che hanno una particolare attenzione all’ambiente e che sono prodotte nel rispetto della natura: tessuti e tinture naturali, diminuzione di scarti e rifiuti che diventano spazzatura da smaltire quindi riciclo e riutilizzo di materiali. Le industrie di moda hanno un grande impatto sull’ambiente soprattutto in quei Paesi in cui ancora sono poche le restrizioni e le norme a tutela dell’ambiente (Cina, India). Oltre ai vantaggi dell’ambiente si ha anche un riscontro positivo per ciò che riguarda l’attenzione al benessere e alla salute del consumatore: tessuti e tinture che non provocano allergie e che rispettano la pelle.
La moda etica, oltre a puntare sul rispetto dell’ambiente, si impegna anche nel sociale. Ci sono marchi, ad esempio, che fanno il cosiddetto fair trade, ovvero organizzano la produzione o parte di essa in Paesi svantaggiati offrendo formazione e lavoro alle popolazioni locali che spesso hanno un sapere artigianale da valorizzare. Altri invece devolvono parte degli incassi delle vendite a campagne di sostegno per Associazioni onlus.
Con il termine “Moda critica”, invece, si intende il comportamento di un consumatore evoluto che anche quando fa shopping fa delle scelte ragionate, critiche appunto. Si parla attualmente di un target, sfortunatamente ancora ristretto, di persone con una buona cultura, informate e sensibilizzate sull’argomento.

Bibliografia
 Bonifazi-Franceschi-Ricciardelli, Storia e cultura materiale, Bulgarini Vol.2
Sitografia
 www.abitiantichi.it
 www.wikipedia.it
 www.treccani.it
 www.negliasartoria.it
 http://adolescentes.about.com/od/Hobbies/a/Adolescentes- Y-Moda.htm
Dettagli
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