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Storia: la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki
Storia del costume: Elsa Schiaparelli
Inglese: i dodici comandamenti di Elsa Schiaparelli
Modellistica: la produzione industriale
Disegno: la mini collezione ispirata al surrealismo
Velázquez. I baffi finiranno per diventare un tratto inconfondibile e caratteristico del suo aspetto per
il resto della vita.
Dopo varie sperimentazioni di correnti artistiche si unisce ufficialmente al gruppo dei surrealisti del
quartiere parigino di Montparnasse. Sono già due anni che il suo lavoro è pesantemente influenzato
dal movimento surrealista i cui esponenti apprezzano molto quello che Dalí definisce il suo metodo
“paranoico-critico” per esplorare il subconscio e raggiungere un maggior livello di creatività
artistica.
Dalí viene presentato negli Stati Uniti nel 1934 dal mercante d'arte Julian Levy. La sua esposizione
di New York, che include "La persistenza della memoria", crea subito scalpore e suscita interesse.
L‟artista si
L'alta società lo accoglie organizzando uno speciale "Ballo in onore di Dalí". presenta
portando sul petto una scatola di vetro che contiene un reggiseno.
Molte opere di Dalì si basano su illusioni ottiche ed egli è tra i primi artisti a servirsi dell'olografia,
una tecnica ottica che fa risultare l'immagine tridimensionale. Nei suoi ultimi anni, giovani artisti
come Andy Warhol definiscono Dalí una delle più importanti figure che hanno influenzato la Pop
art.
IL SIMBOLISMO:
Nel suo lavoro Dalí si è ampiamente servito del simbolismo. Ad esempio, il simbolo caratteristico
degli "orologi flosci" apparso per la prima volta in “La persistenza della memoria” si riferisce alla
teoria di Einstein che il tempo è relativo e non qualcosa di fisso. L'idea di servirsi degli orologi in
questo modo venne a Dalí mentre in una calda giornata d'agosto osservò un pezzo di formaggio che
si scioglieva e gocciolava. "Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una
"Elefante della minerva" di Gian Lorenzo Bernini melagrana un attimo prima del risveglio” di
Salvador Dalì
I “cassetti" del Surrealismo Pag. 3
Quella dell'elefante è un'altra delle immagini ricorrenti nelle opere di Dalí. Comparve per la prima
volta nell'opera del 1944"Sogno causato dal volo di un'ape intorno a una melagrana un attimo prima
del risveglio". L'elefante, ispirato al piedistallo di una scultura di Gian Lorenzo Bernini che si trova
a Roma e rappresenta un elefante che trasporta un antico obelisco, viene ritratto con le "lunghe
gambe del desiderio, con molte giunture e quasi invisibili e con un obelisco sulla schiena.
Grazie all'incongrua associazione con le zampe sottili e fragili, questi goffi animali, noti anche per
essere un tipico simbolo fallico, creano un senso di irrealtà. "L'elefante rappresenta la distorsione
dello spazio" ha spiegato una volta Dalí, "le zampe lunghe ed esili contrastano l'idea dell'assenza di
peso con la struttura". L'uovo è un'altra delle immagini tipiche di cui si serviva Dalí. All'uovo egli
associa il periodo prenatale e lo usa per simboleggiare la speranza e l'amore; l'uovo compare ad
esempio ne "Il grande masturbatore"1929 e ne "La metamorfosi di Narciso" 1936-1937. Nelle sue
opere compaiono inoltre varie specie animali: le formiche rappresentano la morte, la decadenza e
uno smisurato desiderio sessuale; la chiocciola è in stretta connessione con la testa umana, mentre le
locuste sono per lui un simbolo di distruzione e paura.
LE COLLABORAZIONI DI DALI’:
Dalí fu attivo anche nel mondo della moda, è nota la sua collaborazione con la stilista italiana Elsa
Schiaparelli che lo ingaggiò per realizzare un abito bianco sul quale era raffigurata a stampa
un'aragosta. Tra gli altri modelli che Dalí fece su sua commissione si ricordano un cappello a forma
di scarpa ed una cintura rosa con la fibbia a forma di labbra. Egli curò anche il design di alcuni
tessuti e bottiglie di profumo.
“Abito Aragosta” “Cappello a scarpa” “Telefono aragosta”
di Elsa Schiaparelli di Elsa Schiaparelli Salvador Dalì.
in collaborazione Dalì . in collaborazione Dalì.
I “cassetti" del Surrealismo Pag. 4
POSIZIONE POLITICA E PERSONALITA’
La posizione politica di Salvador Dalí ha ricoperto un ruolo significativo nella sua affermazione
come artista. È stato identificato come un sostenitore ideologico del regime autoritario di Francisco
Franco. In ogni caso è certo che Dalí non fu mai un antisemita e fu amico del celebre architetto e
designer Paul László, che era di origine ebrea. Manifestò anche una profonda ammirazione nei
confronti di Freud (quando ebbe modo di incontrarlo) e di Einstein, entrambi ebrei, e tutto questo
può essere verificato nei suoi scritti.
Dopo il ritorno in Catalogna alla fine della guerra, Dalí si avvicinò al regime di Franco. Fece alcune
dichiarazioni di sostegno al regime e si congratulò con Franco per le sue azioni intese a "ripulire la
Spagna dalle forze distruttive"!
La moglie Gala muore il 10 giugno 1982 e da quel momento Dalí perde la maggior parte della sua
voglia di vivere. Si lascia deliberatamente disidratare, forse un tentativo di suicidio o forse un
tentativo di porsi in uno stato di animazione sospesa. Si trasferisce da Figueras al Castello di Púbol,
che aveva comprato per Gala e dove lei era poi morta. Nel 1984, in circostanze non del tutto chiare,
scoppia un incendio nella sua camera da letto. Forse si tratta di un altro tentativo di suicidio di Dalí
o forse la causa è semplicemente una negligenza del personale. In ogni caso Dalí viene salvato e
ritorna a Figueras, dove un gruppo di amici, protettori e colleghi artisti ritengono sia meglio per lui
trascorrere gli ultimi anni di vita nel suo Teatro-museo.
Nel novembre 1988 Dalí viene ricoverato in ospedale per un attacco di cuore.
Il 23 gennaio 1989, mentre sta ascoltando il suo disco preferito, “Tristano e Isotta” di Wagner,
muore per un altro attacco di cuore. Ha 84 anni. Viene sepolto all'interno del suo Teatro-Museo di
Figueras, ed è singolare il fatto che il museo si trovi dall'altro lato della strada rispetto alla chiesa in
cui l‟artista è stato battezzato e dove si è svolto anche il suo funerale, chiesa che si trova solo a tre
isolati di distanza dalla casa in cui egli era nato.
Restano famose le sue affermazioni:
«Ogni mattina, appena prima di alzarmi, provo un sommo piacere: quello di
essere Salvador Dalì!» e "Il surrealismo sono io"
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OPERE: Idillio Atomico e uranico melanconico
“L‟esplosione atomica del 6 agosto 1945 mi ha provocato un brivido sismico. Da quel momento
l‟atomo è diventato il cibo preferito per la mia mente. Molti dei paesaggi dipinti in quel periodo
Così scrive Dalì nel ‟73,
manifestano la paura che ho provato alla notizia della deflagrazione.”
ricordando lo sgancio di Little Boy dal Bombardiere Superfortress b29 Enola Gay su Hiroshima e lo
shock dei mesi successivi al disastro.
Seppur umanamente disperato per le sorti delle vittime, non prende le distanze rispetto alla fisica
atomica come gli altri surrealisti. Egli segue una posizione personale e ne continua a celebrare la
potenza e la modernità.
In questa tela troviamo la testimonianza dello shock iniziale del dopo-atomica, terrificante ed
esaltante insieme. Nell‟atmosfera plumbea di un interno devastato dal bombardamento notturno, la
vista si ritaglia qualche stralcio di cielo azzurro, nelle cui figure è chiara l‟influenza di Hieronymus
Bosch. In primo piano c‟è una sagoma sulla quale poggia un orologio molle. Al suo interno, al
posto della volta celeste, si intravede la forma del bombardiere dei dieci kilotoni, Enola Gay, posto
in maniera tale da alludere ai tratti di un viso. In alto, in una crepa nella parete, gli elefanti dalle
l‟azione di volo dell‟aereo e
gambe sottilissime, replicano in modo fantastico sganciano bombe
atomiche dai loro ventri.
lunghe zampe d‟insetto e attributi sessuali, sono gli stessi che vediamo nel quadro
Le figure, dalle
“Sogno causato dal volo di un‟ape intorno a una melagrana, un attimo prima del risveglio”, del ‟44.
nell‟immaginario dell‟artista,
I pachidermi, diventano mostri aracnoidi, la cui divina sapienza muta
in scienza dell‟orrore.
In un malinconico chiaro di luna assistiamo alla liberazione di atomi impazziti, trattenuti dalla
di un uomo “atomizzato”, sulla sinistra, la cui
materia. Tutto accade davanti agli occhi sgomenti
la pupilla, il cui pomo d‟Adamo
orbita oculare ha espulso è diventato un globo metallico che
schizza fuori dalla gola. Centrale è la figura del battitore di baseball, che, con la sua mazza, è pronto
nel cielo le palline atomiche volanti. Dalì lega l‟epopea americana a innocue illustrazioni
a spedire
sportive, mescolando violenza e agonismo.
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Venere di Milo con cassetti
In questa sua opera l‟unica e fondamentale differenza fra la Grecia classica ed il presente è la
corpo dell‟uomo, che,
visione di Freud rispetto al al tempo dei greci era puramente neoplatonico,
mentre oggi appare pieno di cassetti segreti che solo la psicoanalisi è in grado di aprire.
Nel 1936 Dalì sceglie la Venere come modella del bello ideale e fa una copia della celeberrima
Venere di Milo, che si trova al Louvre.
Nella sua versione la Venere è dotata di una serie di cassetti con funzionamento meccanico che
rappresentano fantasmi e potenziali atti inconsci e sono posizionati in corrispondenza del seno, del
torace, dell‟addome e del ginocchio sinistro. Sono semi-aperti e dotati di un pomello di pelliccia,
che ci invita ad accarezzarlo per rinvigorire la sessualità repressa dalla diffusa morale cristiana.
Una metafora, questa, già presente nel Secondo Manifesto Surrealista di Breton; l‟idea della Venere
di Milo con cassetti nasce, secondo C. Maddox, durante un soggiorno di Dalì in Inghilterra presso il
magnate Edward James. L‟umano si trasforma in oggetto secondo l‟ambiguità della traslazione
“torace” ma anche “mobile”) che connota il chest of
linguistica della parola chest (letteralmente
drawers, ovvero un arredamento tipicamente britannico. concretizza in quest‟opera formidabile,
Il gioco di parole genera una confusione poetica che Dalì
ispirato dalla curiosa analogia linguistica.
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LA BOMBA ATOMICA
Nell'agosto del 1942, gli Stati Uniti vararono il Progetto Manhattan, per l'invenzione e la
fabbricazione della bomba atomica. Iniziò cosi l'asservimento a scopi bellici della sperimentazione,
condizionata dalla seconda guerra mondiale in corso.
Nel luglio 1945, il secondo conflitto mondiale aveva ormai stremato intere popolazioni. Le
distruzioni, le perdite militari e civili, le precarie condizioni economiche, il consumo eccezionale di
risorse e il razionamento alimentare avevano colpito tutti i continenti. Tuttavia la guerra proseguiva
e la vittoria degli Alleati non era completa. Il Giappone, ultima forza dell'Asse, continuava a
resistere alle incursioni aeree e ai bombardamenti americani e, poiché aveva rifiutato di accettare la
resa incondizionata il 28 luglio, gli Stati Uniti decisero di utilizzare la bomba atomica per porre fine
alla guerra. Il presidente Truman ordinò gli attacchi: vennero fatte esplodere due bombe, il 6 agosto
a Hiroshima e il 9 a Nagasaki. Le due città erano tra le più
danneggiate dai numerosi bombardamenti (i raid su Tokyo
avevano provocato la morte di 150.000 persone in una sola notte)
e pertanto le più idonee a dare dimostrazione di fronte al mondo
della straordinaria potenza distruttrice della bomba e della
supremazia militare e tecnologica degli Stati Uniti. Le condizioni
meteorologiche e di visibilità, fortuitamente buone al momento
dell'azione, consegnarono tragicamente Hiroshima e Nagasaki alla
storia. Su Hiroshima, la mattina del 6 agosto 1945 fu sganciata,
dal B-29 Enola Gay (dal nome della madre del suo comandante,
Paul Tibbets), la bomba all'uranio 235 "Little Boy". L'orrenda
deflagrazione generata dallo scoppio della bomba causò la morte
immediata di oltre 70.000 persone e di altrettante, per le ferite
riportate, nei giorni seguenti. La vita fu cancellata nella zona d'impatto della bomba, dove si
produsse una temperatura di alcune migliaia di gradi Celsius con l'istantanea cremazione di ogni