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Sintesi
Introduzione Moda - Tesina


Questa tesina di maturità descrive la moda. Tesina maturità argomenti: in Italiano D'Annunzio e l'estetismo, in Storia la Belle Epoque, in Inglese Oscar Wilde, in Francese Coco Chanel, in Diritto il marchio e in Economia aziendale il marketing.

Collegamenti

Moda tesina


Italiano: D'annunzio e l'estetismo.
Storia: Belle Epoque.
Inglese: Oscar Wilde.
Francese: Coco Chanel.
Diritto: Il marchio.
Economia aziendale: Il marketing.
Estratto del documento

PREMESSA

ITALIANO : L’Estetismo di D’Annunzio

STORIA: La Belle Epoque

INGLESE: Oscar Wilde

FRANCESE: Coco Chanel

DIRITTO: Il marchio

ECONOMIA AZIENDALE: Il Marketing

BIBLIOGRAFIA Premessa

Il mio lavoro ha come tema centrale e filo conduttore la moda poiché questa

rientra tra i miei interessi personali e le mie passioni.

Secondo me la moda rappresenta una parte del nostro essere e non un modo

per apparire come pensano tante persone, per questo voglio mettere in luce

l’importanza che ha assunto nel corso della storia nonché gli elementi cui è

strettamente connessa.

La nascita della moda come fenomeno di costume chiama in causa tanti

ambiti della vita associata; essa, infatti, ha determinato il gusto per l’apparire,

tanto caro al nostro stile di vita votato alla ricerca del piacere e del Bello.

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A tale proposito non può non venire in mente il legame che unisce la moda

proprio al Decadentismo europeo, sviluppatosi tra la fine dell’800 e i primi del

‘900.

Gabriele D’Annunzio e Oscar Wilde, oltre che essere i massimi esponenti

letterari di tale movimento, si possono considerare anche come “maestri di

stile” per aver evidenziato un particolare e, a volte eccentrico ,gusto estetico.

Come non prendere in considerazione il dandismo inglese, di cui Wilde fu un

grande esponente, che fu da considerarsi una vera e propria filosofia

dell’eleganza, della raffinatezza e dell’originilità che legava l’Estetismo, ovvero

il tentativo di trasformare la vita in un’opera d’arte, all’ abbigliamento stesso.

Il senso del Bello ha caratterizzato anche un periodo storico tra la fine'800 e gli

inizi del '900 che, sviluppandosi per circa 40 anni, prende proprio il nome di

Belle Epoque. Questo periodo è segnato in Europa da un grande sviluppo

economico dovuto per lo più alla cosiddetta “Rivoluzione Industriale”. Il

benessere, diffusosi in larghi strati della popolazione borghese, aprì la strada

anche alla necessità di soddisfare le esigenze “estetiche” di masse sempre più

crescenti di persone.

Proprio in piena “Belle Epoque” si colloca Coco Chanel che è stata, né più e né

meno, la creatrice del modello femminile del Novecento. La donna stava

acquisendo un ruolo attivo nella società contemporanea: dunque una donna

dinamica e che lavorava non poteva essere più schiava dell’abbigliamento

costrittivo tipico della Belle Epoque.

Coco Chanel, la geniale stilista francese che ha rivoluzionato il concetto di

femminilità, non fu solo una grande artista, ma sopratutto una grande donna

all’avanguardia per l’epoca in cui viveva, una donna imprenditrice di se stessa,

e la prima a sfatare alcuni miti maschilisti, che riguardavano la figura

femminile come l’introduzione del pantalone come capo d’abbigliamento per la

donna, visto come un tabù agli inizi del Novecento. E’ proprio in questo periodo

che Chanel è diventata il più importante personaggio nella moda anche grazie

alla grande considerazione che aveva di se stessa, e ad uno spiccato senso

della comunicazione. E proprio per queste sue caratteristiche aveva ben chiaro,

che per avere successo sul mercato occorreva imporre una propria marca di

prestigio caratterizzata da uno stile inconfondibile. Durante tutta la sua vita

Chanel ha saputo presentarsi come la prima a proporre un’interpretazione

moderna dell’eleganza femminile, sopratutto grazie al fatto che ha saputo dare

di sé, indossando spesso i propri vestiti, un’immagine di donna vincente e

sintonizzata con il bisogno collettivo d’emancipazione sociale manifestato dalle

donne in quell’epoca.

Strettamente connesso alla moda è dunque il marchio, ossia il segno distintivo

dei prodotti, cioè dei beni o dei servizi offerti da un’impresa.

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Il marchio “Made in Italy”,conosciuto e stimato in tutto il mondo e

rappresentato da tanti case di moda come ad esempio Armani, D&G e

Valentino, dà origine a un grande fatturato economico derivante dalle

potenzialità imprenditoriali del settore tessile e manifatturiero. La competitività

di un’impresa è legata, infatti, indissolubilmente al suo nome, ed è proprio con

lo strumento del marchio che si garantisce la funzione d’identificazione dei

prodotti o servizi di una data impresa.

Tra chi offre la moda e chi la riceve (il consumatore) s’instaura così una stretta

relazione. Nasce da ciò la funzione del marketing che è quella di tenere vivo

e produttivo questo rapporto supportandolo con politiche e strategie mirate. Il

marketing, quindi, ha un ruolo determinante, ad esempio, per mantenere

l’importante posizione acquisita nel tempo dal marchio “Made in Italy”,nel

mercato mondiale .

Da quel che è una mia semplice passione, nasce questo percorso di studio che

spero metta in luce quanto ancora il settore della Moda possa offrire non solo

al mercato economico, ma alla nostra cultura contemporanea.

L’Estetismo e D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio (1863 – 1938) è stato uno

scrittore, militare e politico italiano. Nell’ambito della

letteratura italiana è stata fondamentale la sua appartenenza

al Decadentismo di cui è il maggiore esponente assieme al

Pascoli,sebbene nella poetica siano assai differenti.

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Influenzata dal decadentismo europeo, la poetica dannunziana ha sviluppato le

seguenti caratteristiche: l’estetismo artistico la poesia e arte sono creazioni di bellezza

in assoluta libertà; l’estetismo pratico anche la vita reale deve essere realizzata in

libertà; la narcisistica analisi delle sensazioni, il gusto della parola e il panismo ovvero

l’abbandonarsi agli istinti per immedesimarsi con le forze della natura).

L’arte è, appunto, concepita dal D’Annunzio come la bellezza in senso assoluto, poiché

per lui è al di sopra di tutto e valore assoluto. Sebbene critichi moltissimo

l’atteggiamento di autori precedenti che hanno “venduto” la propria arte facendola

gestire come un prodotto qualsiasi, anche lui sfrutta a suo favore i complessi

meccanismi del mercato librario e delle mode, propagandando se stesso e costruendo

il proprio successo tra la massa. In ciò è presente un paradosso: proprio colui lui

costruisce attorno a sé la figura dell’artista solitario e superiore, trae un grande

beneficio economico e letterario proprio da quella massa che disprezza con fare

aristocratico.

Seguendo il suo ideale estetico, D’Annunzio scrive il romanzo “Il Piacere” che fa parte

del Ciclo della Rosa.

Il romanzo, ambientato nella Roma dell’800, ha come protagonista Andrea Sperelli, un

giovane aristocratico amante della bellezza e dell’arte. Il giovane ha avuto un’intensa

storia d’amore con Elena Muti, bruscamente interrotta dalla donna. Deluso dalla donna

che ama, si rifugia in diverse avventure amorose finché incontra Maria Bandinelli

Ferres, che si contraddistingue per i modi gentili che colpiscono il giovane Andrea.

L’amore verrà corrisposto ma mai consumato. Maria parte per un viaggio e Andrea

ritorna alla sua vita fatta di amori avventurosi finché rincontra Elena ma non riuscirà a

riallacciare con lei il rapporto di un tempo. Tornata dal viaggio, Maria cede alla corte di

Andrea ma, durante un’incontro amoroso, Andrea la chiamerà con il nome di Elena e

lei fuggirà via. Andrea nelle ultime pagine del romanzo si ritrova solo e pieno di debiti

a vagare per la dimora dei Ferres ormai svuotata da ogni bene, quindi avrà assunto la

posizione dell’inetto, cioè di colui che non è riuscito a raggiungere i propri scopi.

Il romanzo dannunziano vuole rappresentare le abitudini e le usanze della società

romana dell’800, sviluppando il tema della dissoluzione dei valori della società

devastata dall’edonismo. Ben presto, però, D'Annunzio si rende conto che l'esteta non

ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa, che a fine secolo si avvia

sulla strada dell'industrialismo. Egli avverte tutta la fragilità dell'esteta in un mondo

lacerato da forze e da conflitti così brutali: il suo isolamento sdegnoso, che non è di

certo un privilegio, non può che diventare sterilità ed impotenza, il culto della bellezza

si trasforma in menzogna. La costruzione dell'estetismo entra allora in crisi. Il piacere,

in cui confluisce l’esperienza mondana e letteraria vissuta sino a quel momento, ne è

la testimonianza più esplicita. Al centro del romanzi c’è la figura di un esteta, Andrea

Sperelli, il quale non è che un "doppio" di D'Annunzio stesso, in cui l'autore denuncia

la sua crisi e la sua insoddisfazione.

Nei confronti di questo suo "doppio letterario” D'Annunzio ostenta un atteggiamento

quasi critico, facendo pronunciare dal narratore duri giudizi nei suoi confronti. In realtà

il romanzo è percorso da una sottile ambiguità, poiché Andrea non cessa di esercitare

un sottile fascino sullo scrittore, con il suo gusto raffinato, con la sua mutevolezza

amorale, con l'artificio continuo mediante cui costruisce la sua vita. Quindi, pur

segnando un punto di crisi e di consapevolezza, nel suo impianto narrativo il romanzo

risente ancora della lezione del realismo ottocentesco e del verismo, che conservava

in quegli anni grande vitalità. 5

La Belle Epoque

Il senso del Bello ha caratterizzato

anche un periodo storico che prende proprio

il nome di Belle Epoque che comprende gli

ultimi anni dell'800 e gli inizi del '900. 6

L'Europa viveva in un momento di relativa pace internazionale e caratterizzata

da uno sviluppo economico. In questa età lo sviluppo fu cosi imponente da

essere definito seconda “rivoluzione industriale”. Con essa si affermò un nuovo

tipo di società di massa che avrebbe caratterizzato tutto il novecento. Gli anni

della seconda rivoluzione industriale sono gli anni delle grandi invenzioni e

innovazioni tecniche. Inventori come Edison, Dunlop, Bayer, Siemens legarono i

loro nomi ai vari marchi industriali che si andavano formando. La crescita della

produzione industriale rappresentò una gigantesca fase di ristrutturazione del

sistema capitalistico, che determinò il collasso delle piccole e medie imprese,

soppiantate da realtà produttive di proporzioni sempre più ampie. Le imprese

più forti cominciarono ad assorbire le più deboli all'interno di vaste

concentrazioni industriali (trust), oppure imprese che operavano nello stesso

ramo produttivo si mettevano d'accordo (cartelli) per eliminare gli effetti

negativi della concorrenza, mentre le industrie più grandi avevano il monopolio

in diversi settori. La popolazione creava molta domanda, quindi le imprese

dovevano accelerare la produzione avviando appunto la "produzione di massa"

mettendo appunto un nuovo metodo scientifico di lavorare (Taylorismo). In

America con l'uso dei macchinari sempre più sofisticati, avevano ridotto il costo

dei beni primari, con la conseguente crisi europea che ancora non era al passo

degli Usa. I paesi europei misero delle tasse doganali in modo da rialzare il

prezzo delle merci importate e reindirizzare il consumatore alle merci interne.

Questa trasformazione economica si ripercosse anche nel campo sociale,

perché si iniziarono ad urbanizzare le anche grandi città.

Nelle città molte famiglie borghesi ridussero il tempo di lavoro per dedicarsi

allo svago e al tempo libero. Grazie alle auto e alle strade, viaggiare divenne

rapido. Si moltiplicarono le vacanze estive, che divennero il simbolo della

condizione sociale benestante. L’uso del tempo libero si accompagnò alla

nascita dell’industria del turismo. Si svilupparono le prime località turistiche, in

cui sorsero grandi alberghi e ristoranti. Nasce così l’epoca del turismo.

Chi rimaneva in città non aveva meno opportunità

per passare il tempo libero. In Italia si diffusero “la

canzoni napoletane” e le persone iniziarono a

frequentare nuovi locali di divertimento come le

sale da ballo, i tabarins e i cafe-chantant. Parigi

divenne il centro delle feste europee, con Folies

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Bergères e il Moulin Rouge, due locali dove le ballerine ballavano l’indiavolato

ballo del can-can. Anche i circhi ebbero successo e gli stessi sovrani ricevevano

il grande Barnum, il circo fondato nell’Ottocento dall’omonimo impresario

statunitense.

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