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condizione di sclerosi; così contribuisce ad avvilire gli uomini ancora
di più. Le produzioni dello spirito nello stile dell'industria culturale
non sono, ormai anche delle merci, ma lo sono integralmente.
In questa situazione è abbastanza agevole capire come mai, a
partire circa dalla fine degli Anni Cinquanta, si sia avuto nel mondo
letterario, e soprattutto in quello delle arti figurative, un pullulare di
ricerche, sperimentazioni, "neoavanguardie". Di fronte alla
negatività di certi fenomeni prodotti dall'industria culturale, scrittori
ed artisti hanno tentato, isolatamente o legandosi in "scuole" o
"gruppi", la contestazione della prassi e dei valori della società di
massa, con una varietà di atteggiamenti e di soluzioni che nelle arti
figurative sembra avere assunto una volontà eversiva più marcata
che nella letteratura.
È, però, indispensabile sottolineare che quel sistema che si vuole
contestare ha ormai talmente perfezionato le sue tecniche di
penetrazione e di condizionamento, ha un tale potere di mercificare
ogni prodotto culturale, che riesce a strumentalizzare anche
quest'arte di contestazione a fini commerciali. E così, a livello di
costume, il sistema commercializza la contestazione giovanile e ne
canonizza un abbigliamento rituale, realizzando in tal modo grossi
affari; ad un diverso livello, mercifica e banalizza i moduli dell'arte
informale, riducendo il recupero dell'arte popolare a mode naïf, del
rustico, del primitivo.
I cambiamenti nell'arte
In effetti, questi cambiamenti ben presto porteranno ad una nuova
espressione dell'arte, del tutto originale, che si adatterà alle nuove
esigenze del mondo culturale: l'arte di tutti, alias Pop Art. I pittori,
infatti, erano diventati un tutt'uno col mondo fisico esterno, tanto
che era impossibile capire quanto fosse dovuto all'autore e quanto
nascesse dall’influenza del mondo esterno; il motivo di ciò derivava
dal fatto che l'immaginazione di tutti, e in particolare dei pittori, era
stata impressionata dalle esplosioni nucleari, le quali non hanno
confini, fondono tutto alla loro elevata temperatura. Da questo
derivò l'Espressionismo in cui nulla era distinguibile, tutto si
consumava in un unico fuoco. Ma, come abbiamo visto, all'alba
degli anni '60 tutto cambiò, allontanato il terrore di una guerra
atomica e cresciuta l'accettazione della tecnologia, vista come
dispensiera d'abbondanza e ricchezza, e s'innescò il fenomeno del
boom industriale e del connesso consumismo. A questo punto,
diveniva inutile "l'aggressione" alle cose da parte degli artisti; era
meglio ritirarsi e lasciarsi penetrare dalla forza del progresso,
rappresentata dagli oggetti prodotti in gran numero
dall'industrialismo rinnovato.
Colui che riuscì a rappresentare, nel migliore dei modi, questo
mutamento repentino fu Roy Liechtenstein (New York, 1923), infatti,
con lui gli oggetti penetrano, si stampano da protagonisti, nelle tele
dell'artista. Ma, ad essere rappresentati, non sono gli oggetti
appartenenti ad uno stato di natura, ma quelli usciti dal ciclo
produttivo dell'uomo, definiti oggetti-cultura, oggetti non "trovati" o
"raccolti", ma volutamente fabbricati per soddisfare fabbisogni di
massa, le merci appunto. Proprio da qui giunge il connotato
"popolare" di quest'arte, inteso non in senso di degradazione ma,
poiché si serviva di oggetti-merce, "popular" appunto, che
dall’abbreviazione inglese divenne POP. Obiettivo di quest'arte era
dunque quello di esaltare l'oggetto industriale (trascurato dall'arte),
estraniandolo dal proprio ambiente al fine di farci notare la sua
esistenza, concentrando su di esso la nostra attenzione. Il
procedimento usato era quello dello straniamento ottenuta
attraverso il ricorso a diverse tecniche tutte atte a
decontestualizzare gli oggetti all'interno di una composizione
artistica, in modo da giungere, mediante la loro libera associazione,
ad un significato inedito. All'interno della pop-art ebbe successo il
combine-paintings, cioè ricombinazioni di cose vere con la pittura.
Gli autentici rappresentanti della pop-art sono stati Oldenburg,
Warhol e il suddetto Liechtenstein, il primo prendeva le forme della
vita, le isolava, le ingrandiva e ne studiava i dettagli; il secondo
rappresentava divi e politici del tempo come Marilyn Monroe o
Richard Nixon; l'ultimo affrontò l'intero mondo della mercificazione.
Difatti, una prima affermazione di questi artisti si compie attraverso
i prodotti alimentari, come le carni, nei supermercati, impacchettate
nella plastica al pari di qualsiasi altro prodotto confezionato ed
ancora tutti gli altri prodotti esposti negli stessi supermercati,
materiale elettrico, bombolette spray, articoli sportivi ecc.; alla fine,
quando poi la scena era già preparata ed addobbata, la scena fu
dedicata al protagonista: l'essere umano. Anche per l'uomo era di
scena la pubblicità, tuttavia lo riguardava anche un'altra forma di
consumo, la narrazione di storie sentimentali, infatti, in quegli anni
si consumava tanta stampa rosa, pagine e pagine di immagini
tracciate con linee larghe, flessuose e sintetiche rotte dal levarsi dei
fumetti, nuvolette che scandivano frasi stereotipate, che scorrevano
in sequenza. Intervenendo su un materiale del genere,
Liechtenstein si fece forte di un nuovo strumento di "straniamento":
ingigantiva su tele di ampio formato la singola casella di una
"storia", arrestando il flusso mediante l'effetto del blocco. Anche in
Europa si diffuse rapidamente questo fenomeno, tuttavia andò
trasformandosi in varie tendenze che sconfinavano in altre (Nuovo
realismo). Tra gli italiani coinvolti troviamo Mimmo Rotella, Valerio
Adamo ed Enrico Baj.
I cambiamenti nella musica
Ma la contestazione non si esauriva a quei modelli culturali che
investivano le forme d'arte, quelle letterarie e morali, giacché riuscì
a trovare nella musica un ulteriore canale di diffusione, sicuramente
più incisivo. Il modello musicale che si sviluppava in contemporanea
beat generation
alla fu il rock'n'roll, un tipo di musica bianca, che
interpretava il senso di inquietudine, di protesta e di ribellismo
dell'epoca. Esso si proponeva come un veicolo anti-tradizionalista e
anticonformista, che voleva mettere al bando la musica melodica e
sentimentale e produrre
un nuovo sound
provocatorio. Con questo
genere, quindi, si arrivava
ad un punto in cui le
libertà in musica, nei
costumi e la libertà
sessuale si fondevano
prepotentemente; fra i
maggiori interpreti
ricordiamo Bill Haley e
Elvis Presley. Al
movimento della beat fece
seguito quello degli
Hippie, "figli dei fiori",
particolarmente presente
durante gli anni della
guerra del Vietnam. I
maggiori interpreti del
pacifismo e della solidarietà tra i popoli furono Joan Baez e Bob
Blowin' in
Dylan, di quest' ultimo bisogna necessariamente citare "
the Wind".
In Italia, in realtà, il Sessantotto si visse qualche anno più tardi, ma,
dal punto di vista musicale, le prime tracce della ribellione appaiono
come fenomeno di massa già nel 1966, quando Franco Migliacci e
C'era un ragazzo che come me
Mauro Lusini scrissero il testo di
amava i Beatles e i Rolling Stones. La canzone fu cantata da un
Gianni Morandi inedito. Il cantante bolognese era il classico
La fisarmonica Se non
interprete di testi facili e sentimentali come e
avessi più te, per cui la sua avventura folkbeat fu scoraggiata da
più parti. L'ostacolo più grande venne dalla Rai, la cui censura si
scagliò contro il testo eccessivamente esplicito, che citava la guerra
in Vietnam, che proprio in quegli anni stava scrivendo alcune fra le
pagine più sanguinose della storia contemporanea. Le idee e le
atmosfere evocate, tipiche della gioventù dell'epoca, contribuirono
ad un successo senza precedenti per una canzone di questo tipo e
soprattutto senza confini, dato che fu ripresa dalla celebre Joan
Baez che la consacrò quale inno alla pace. Da citare anche Lucio
Uno in più
Battisti con e la Linea Verde di Mogol.
Molte canzoni furono scritte sugli avvenimenti di quegli anni, le più
significative della musica italiana furono quelle composte da
Fabrizio De André raccolte nell'album "Storia di un impiegato";
anche Francesco Guccini, cantautore dichiaratamente anarchico,
dedica agli avvenimenti in Cecoslovacchia un pezzo naturalmente
"Primavera di Praga"
intitolato e cita il periodo anche nella canzone
"Eskimo": "Infatti i fori della prima volta, non c'erano già più nel
Sessantotto". Di grande importanza è
"Come potete
anche la canzone
giudicar" dei Nomadi, vero e proprio
inno alla libertà che tocca i problemi di
quegli anni, o l’apogeo di locali “di
culto” quali il Piper di Roma,
espressione evidente dello spirito
rivoluzionario dei giovani di allora.
BEAT
GENERATION
The term “Beat Generation”
The beat writers were a small group of close friends at the
beginning, and a movement later.
The term ‘Beat Generation’, which gradually came to represent an
entire period in time, was invented by Jack Kerouac in 1948 and
introduced to the general public in 1952 when one of Kerouac’s
New
friends wrote an article, “This is the Beat Generation”, for the
York Times Magazine. The original word “beat” meant “tired”,
“ruined” and “dissatisfied”. In fact the “Beats” were a group of
young people who reacted against the spread of capitalism and
puritanical standard middle-class values of established US society
and preached the gospel of freedom in all its forms. But the word
“beat” has a second meaning: “beatific” or sacred and holy.
Kerouac, a devout Catholic, explained many times that by
describing his generation as beat he was trying to capture the
secret holiness of the oppressed.
Drug usage
The original members of the Beat Generation group - in Allen
Ginsberg's phrase, "the libertine circle" - used a number of different
drugs. In addition to the alcohol common in American life, they were
also interested in marijuana, benzedrine and, in some cases,
opiates such as morphine. As time went on, many of them began
using psychedelic drugs, such as peyote, yage, and LSD. Much of
this usage can fairly be termed "experimental," in that they were
generally unfamiliar with the effects of these drugs, and there were
intellectual aspects to their interest in them as well as a simple
pursuit of hedonistic intoxication.
Collaboration
Collaboration and mutual inspiration were an important part of the
Beat Generation literary process. Allen Ginsberg was a promoter of
the works of a number of the other members of the Beat
Generation. He considered himself a “pro bono” literary agent for all
of his friends and for those with similar ideas.
Jack Kerouac incorporates many important Beat figures as
On the
characters in his novels. Two of his most important novels,
Road The Dharma Bums,
and feature characters based on Neal
Cassady and Gary Snyder, respectively, as their chief protagonists.
The Beats often provided titles for one another's work.
The beatniks San Francisco Chronicle
It was a journalist of the who created the
term “Beatnik” in 1958. The
“nik” suffix was borrowed from
“Sputnik”, a satellite that had
just been launched by the Soviet
Union, striking fear into the
hearts of many Communist-
fearing Americans. Beatniks
lived in dirty apartments, selling
drugs or committing crimes for
money, hitchhiking across the
country because they couldn’t
stay still without getting bored;
they acted on first impulse, did whatever they felt like doing,
explored nudity, sexuality and pushed their senses to the limits of
understanding; when they reached these limits, they used to take
hallucinogenic drugs and alcohol to expand their world and become
familiar with new landscapes.
They often attracted attention because of their being different,
disregarding the conventions of dress and personal cleanliness; in a
period in which there was the cult of “masculine” virtues in
America, the Beatniks used to wear their hair long, grow beards,
and wear worn-out jeans; old T-shirts and sandals were their almost
standard uniform. They advocated escapism and created a so-called
“underground culture”, which included jazz, highly appreciated