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Melodia dei mondi, tesina



Teorie Antiche e Moderne sulla melodia dei mondi.
Italiano - Dante: Armonia musicale delle sfere celesti
Filosofia - Schopenhauer
Artistica - Kandinskij: Lo spirituale nell'arte
Geografia Astronomica - Afelio e Perielio
Estratto del documento

Teorie antiche sull’Armonia del Mondo.

La musica delle sfere (o musica universale), è un antico concetto filosofico che riguarda

le proporzioni che caratterizzano i movimenti dei corpi celesti dell'universo. Musica quindi che non

è da intendersi nel senso letterale, ma piuttosto come un concetto di armonia matematica, od

anche filosofico/religiosa. La teoria della musica delle sfere continuò a essere seguita almeno fino

al XVII secolo da filosofi, musicologi e musicisti.

Pitagora, per primo, capì che l'altezza di una nota è proporzionale alla lunghezza della corda che

la produce, e che gli intervalli fra le frequenze sonore sono semplici rapporti numerici. Secondo

Pitagora, il Sole, la Luna e i pianeti produrrebbero, a causa dei loro movimenti

di rotazione e rivoluzione, un suono continuo, impercettibile dall'orecchio umano, e tutti insieme

produrrebbero un'armonia.

Conseguentemente, la qualità della vita sulla Terra sarebbe influenzata da questi suoni celesti.

Servendosi di un monocordo avrebbe inoltre determinato i rapporti numerici corrispondenti alle

consonanze musicali: 1/2 per l'intervallo di ottava, 2/3 per la quinta e 3/4 per la quarta.

La musica delle sfere incorpora il principio metafisico secondo il quale relazioni matematiche

esprimono qualità che si manifestano in numeri, forme e suoni, tutto connesso in un enorme

modello di proporzioni.

Nel mondo greco il cosmo era paragonato a una scala musicale, dove i suoni più acuti erano

assegnati a Saturno e alle stelle fisse. Il Sole era indispensabile per la realizzazione dell'armonia in

quanto, secondo i greci, corrispondeva alla nota centrale che congiunge due tetracordi.

Per Filolao, matematico e astronomo pitagorico, il mondo è armonia e numero, e tutto è ordinato

secondo proporzioni che corrispondono ai tre intervalli fondamentali della musica: 2:1 (ottava), 3:2

(quinta) e 4:3 (quarta).

In seguito, Platone descrisse l'astronomia e la musica come studi gemellati per le percezioni

sensoriali: astronomia per gli occhi, musica per gli orecchi, ma entrambe riguardanti proporzioni

numeriche. Egli, inoltre, appoggiò l'idea di musica delle sfere nel dialogo La Repubblica, nel quale

descriveva un sistema di otto cerchi e orbite: stelle

fisse, Saturno, Giove, Marte, Mercurio, Venere, Sole e Luna, che si distinguono in base alle loro

distanze, al colore e alle velocità di rivoluzione.

Keplero: Il Suono dei Pianeti.

Giovanni Keplero, nel XVII secolo, influenzato dagli argomenti di Tolomeo, scrisse il

libro Harmonices Mundi, nel quale vengono descritte le consonanze fra percezioni ottiche, forme

geometriche, musica e armonie planetarie. Secondo Keplero, il punto d'incontro

fra geometria, cosmologia, astrologia e musica è rappresentato dalla musica delle sfere. Keplero,

però, superò il modello statico delle sfere di concezione copernicana in favore di un modello

dinamico, trasformando le orbite circolari in ellissi, che i pianeti percorrono a velocità variabili.

Inoltre, attribuì a ogni pianeta non un singolo suono, ma un intervallo, la cui nota più grave

corrispondeva alla velocità minima che il pianeta teneva durante la rivoluzione, e quella più acuta

alla velocità massima. 4

Spiegazione: I pianeti non suonano un bel niente. Perché il

suono si diffonda c’è bisogno di un mezzo

come l’aria o l’acqua o altro ancora che è

assente nel vuoto cosmico. Si parla invece di

rapporti numerici, condivisi dal moto dei pianeti

e dalla scala musicale occidentale.

Keplero individuò un intervallo musicale nel

moto di un pianeta mettendo in rapporto le

velocità angolari all'afelio e perielio (per

esempio in marte è 2/3 cioè un rapporto di

quinta come fa-do)

In particolare Keplero constatò che il rapporto

numerico tra la velocità massima e minima

(afelio e perielio) dei pianeti vicini generava una

consonanza armonica sorprendente spiegabile

solo con una volontà divina per l’ armonia

nell’universo.

Afelio e Perielio. L'afelio e il perelio sono i due punti dell'orbita

in cui la Terra si trova rispettivamente alla

massima e alla minima distanza dal Sole.

L'orbita terrestre è un'ellisse e il Sole occupa

uno dei due fuochi. Di conseguenza la distanza

della Terra dal Sole non è costante ma varia nel

corso dell'anno.

Afelio e perielio non si riferiscono solo alla Terra

ma anche a qualsiasi pianeta e oggetto del

Sistema Solare in orbita ellittica attorno al

Sole.

In generale, i due punti si

chiamano apsidi dell'ellisse.

Da qui deriva l'espressione linea degli apsidi,

che sta a indicare la retta congiunge l'afelio e il perielio, passante per l'asse maggiore dell'ellisse. 5

In particolare, per l'orbita della Luna, si parla di apogeo e perigeo come i punti di massima e

minima distanza rispetto alla Terra. Talvolta però, come retaggio di un visione geocentrica, si

utilizzano i termini apogeo e perigeo anche per indicare i punti dell'afelio e del perielio sull'eclittica,

rappresentata sulla sfera celeste.

K. mise su un pentagramma questa sua constatazione indicando le note che venivano generate

dal moto dei pianeti. In realtà i Pianeti nel loro moto variano la velocità in modo costante e il suono

generato sarebbe un "glissato". K. invece voleva dare una prova della musicalità di questi pianeti e

allora converte questo suono in una scala molto più piacevole da ascoltare. Si può notare che a un

moto lento (come Saturno) corrispondono note gravi, a un moto quasi costante a causa di un’orbita

quasi circolare (come per Venere) corrisponde una sola nota fissa. Viceversa si vede che mercurio

ha un’orbita molto schiacciata con una grande variazione di velocità angolare a cui corrisponde

una scala musicale molto estesa. Nel video che segue, la musica generata dai pianeti è stata

associata agli spartiti di Keplero. (Video Mogi Vicentini. Musica Arcangelo Di Donato su Notazione

di Keplero.) 6

Teorie Filosofiche sull’Armonia del Mondo.

A fianco della tradizione pitagorica, si sviluppa la visione magico-ermetica dell'armonia che culmina

nella concezione del monocordo di Robert Fludd. Le sfere dei quattro elementi, dei pianeti e degli

angeli sono disposte verticalmente sul monocordo accordato dalla mano divina. Si stabilisce così

una corrispondenza precisa tra livelli della realtà e consonanze musicali.

Un modello analogo era stato delineato da Franchino Gaffurio, che aveva collocato i pianeti attorno

a un'ideale corda musicale, secondo una scala eseguita dalle nove muse, accompagnata dalle tre

Grazie e diretta da Apollo.

L'"uomo-monocordo" risuona sulla base di occulte simpatie con il cosmo. I suoni ben proporzionati

contribuiscono alla salute dell'anima e del corpo ristabilendo l'equilibro tra le passioni e

temperando gli umori. L'equilibrio perfetto è ottenuto sia grazie all'ascolto della musica, sia

attraendo l'influsso dei pianeti con composizioni musicali corrispondenti alla struttura armonica del

concerto celeste.

Arthur Shopenauer, Musica: Essenza del mondo.

Considerando così l’influsso positivo sulla vita dell’uomo il filosofo tedesco Shopenauer considera

l’arte, con la musica quale espressione più alta, come prima tappa di un processo con a scopo la

liberazione dal dolore, dolore che pervade ogni cosa e presupposto della vita umana. Per

Schopenhauer essa rappresenta un’autentica liberazione, seppur, al contrario dell’ascesi

(compimento finale della liberazione dal dolore), momentanea. Ciò non toglie, che proprio alla

filosofia dell’arte e alla filosofia estetica Schopenhauer, esperto ed appassionato d’arte e, in

particolare di musica, abbia dedicato alcune della più belle e profonde pagine del suo capolavoro:

“In tutta questa trattazione intorno alla musica mi sono sforzato di mostrare che essa esprime, con

un linguaggio universalissimo, l’intima essenza, l’in sé del mondo, che noi, partendo dalla sua piú

limpida manifestazione, pensiamo attraverso il concetto di volontà, e l’esprime in una materia

particolare, cioè con semplici suoni e con la massima determinatezza e verità; del resto, secondo il

mio punto di vista, che mi sforzo di dimostrare, la filosofia non è nient’altro se non una completa ed

esatta riproduzione ed espressione dell’essenza del mondo, in concetti molto generali, che soli

consentono una visione, in ogni senso sufficiente e applicabile, di tutta quell’essenza; chi pertanto

mi ha seguito ed è penetrato nel mio pensiero, non troverà tanto paradossale, se affermo che,

ammesso che si potesse dare una spiegazione della musica, completamente esatta, compiuta e

particolareggiata, riprodurre cioè esattamente in concetti ciò che essa esprime, questa sarebbe

senz’altro una sufficiente riproduzione e spiegazione del mondo in concetti, oppure qualcosa del

tutto simile, e sarebbe cosí la vera filosofia.” (Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971,

vol. XIX, pagg. 690-691)

Tramite l’arte, che esprime e oggettiva l’essenza delle cose, le idee, riusciamo a scorgere i modelli

delle cose: le essenze che sono al di fuori dallo spazio, dal tempo e dalla causalità. Grazie all’arte

l’uomo può elevarsi al di sopra del dolore e del tempo. L’arte, conducendo l’uomo all’universale, lo

libera dalle lotte proprie del particolare e dell’individuazione ponendolo di fronte alle idee, in tal

modo diviene pur temporaneamente puro soggetto cosciente. 7

La tradizione cristiana scorge inoltre nell'ordine armonico delle sfere la possibilità di intraprendere

un percorso di ascesa verso il Creatore.

L'armonia delle sfere diviene così principio unificatore della realtà.

Dante: Ordine ed Armonia Musicale delle Sfere Celesti.

Dante infatti trattando dell’aldilà non potrà che citare, nella terza e più sublime cantica in modo più

approfondito, la musica. Infatti, anche se già nel Purgatoria (canto XXX) Dante accenna agli angeli

che cantano sempre accordandosi all’armonia delle sfere celesti, “li etterni giri”, i cieli che

eternamente ruotano, il Paradiso della Commedia è descritto come un universo etereo di luce e

musica. La cantica si apre, infatti, su una grandiosa luce, immagine di Dio e della salvezza eterna,

evidenziata dalla perifrasi “la gloria di colui che tutto move”.

Questo diffondersi della luce divina non è l’unico argomento degli ultimi trentatré canti dell’opera,

anzi, lo spazio, reso saturo dalla luce e quindi sensorialmente occupato dalla vista, nel Paradiso,

vedrà subentrare l’udito, rappresentato dai suoni che derivano dal ruotare delle sfere celesti

Luminosità e musicalità non sono semplicemente caratteristiche del Paradiso dantesco, ma

possono diventare indice della presenza di rapporti armonici, basati su proporzioni numeriche, che

con l’udito, si avvicinano ai sensi.

Il paradiso di Dante è composto da una serie di sfere concentriche, esso ha la configurazione del

cosmo di Tolomeo, un universo chiuso, nove cieli dal moto perenne compresi nell’ultimo immobile.

Là, nell’Empireo, il Dio di Dante accorda e distribuisce i suoni delle sfere creando la sublime ed

eterna armonia.

Quando la rota che tu sempiterni

desiderato, a sé mi fece atteso

78 con l'armonia che temperi e discerni,

parvemi tanto allor del cielo acceso

de la fiamma del sol, che pioggia o fiume

81 lago non fece alcun tanto disteso.

La novità del suono e 'l grande lume

di lor cagion m'accesero un disio

84 mai non sentito di cotanto acume. (Passo tratto dal Paradiso, I Canto)

È l’armonia delle sfere della scuola pitagorica, di Platone, di Cicerone e di altri filosofi e scienziati.

Così fui senza lagrime e sospiri

Anzi ‘l cantar di quei che notan sempre

93 dietro a le note de li etterni giri. (Passo tratto dal Purgatorio, XXX Canto) 8

Vasilij Vasil'evič Kandinskij

Uno dei più famosi artisti che parlò di armonia musicale e artistica come armonia del cosmo fu

Kandinskij. Egli scrisse “Lo spirituale nell’arte”, un libro profetico che ha segnato la poetica artistica

di un intero secolo. L’idea centrale del prezioso documento è quella di considerare l’armonia che

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