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E ancora ritroviamo riferimenti in Edgar Allan Poe, in Kafka, Calvino e
Buzzati.
Esempi poi tipici di come, soprattutto nella letteratura più recente si è
cercato di muoversi sempre più in direzione della matematica, sono
Flatland di Edwin Abbott, che descrive dettagliatamente la geometria di
Sphereland
un mondo piatto piano (il cosiddetto «planiverso»), di Dionys
I racconti scientifici
Burger, che descrive un mondo piatto ma sferico, di
Charles Hinton, che sperimentano invece un mondo quadridimensionale
Centomila miliardi di poemi
e di Raymond Queneau, basati sul calcolo
combinatorio.
LA COMMEDIA & I NUMERI
La Divina Commedia ha una complessa simbologia numerica: a partire
dalla struttura, che si divide in 3 cantiche(il tre è il numero perfetto, della
Trinità) composte ciascuna di 33 Canti (33 corrisponde all’età di Cristo
alla sua morte e alla sua risurrezione), a cui si aggiunge il I Canto
dell’Inferno che funge da prologo (e che rende il totale dei Canti uguale a
100, 10X10, quando 10 è il numero dei comandamenti), si nota infatti la
costante presenza dei cosiddetti numeri sacri o magici, il tre, che
connota la struttura(anche i Canti sono divisi in terzine), il suo multiplo
nove, che è il numero delle gerarchie angeliche, dei cerchi infernali e
delle zone del Purgatorio, il sette (forse perchè sette sono le virtù
cardinali e teologali sette i peccati capitali?).
Tantissimi sono poi i riferimenti numerologici in Dante, riguardanti
molteplici branche della matematica, dalla geometria
O cara piota mia, che sì t'insusi,
che come veggion le terreni menti
non capere in triangol due ottusi… Paradiso, XVII 13 - 15:
8
(che si riferisce al fatto che in un triangolo non possono esserci due
angoli ottusi)
Qual è ‘l geomètra che tutto tal era io a quella vista nova;
s’affigge veder volea come si convenne
per misurar lo cerchio, e non l’imago al cerchio e come vi
ritrova, s’indova
pensando, quel principio ond’elli
indige,
(il chiaro riferimento è qui all’annosa questione della quadratura del
cerchio)
alla probabilità,
Quando si parte il gioco della zara,
colui che perde sì riman dolente
repetendo le volte, e tristo impara… Purgatorio, VI, 1-3
Interessante è poi la questione del XXXIIIsimo Canto del Purgatorio, nel
‘nel quale un cinquecento diece e cinque
quale la frase ’ ha fatto
discutere.
Scrivendo infatti il numero con la notazione romana, si ottiene DXV,
ritenuto da molti un anagramma. Potrebbe infatti riferirsi a DUX, Arrigo
VII, al monogramma greco di Cristo, o ancora a Domini Xristi Vergatus, la
misteriosa figura del Veltro che ha lasciato molti dibattiti aperti, o a
Domini Xristi Vicarius, il Papa.
Facendo invece riferimento alla notazione araba, anche se non si ha la
sicurezza che Dante la conoscesse già, il DXV potrebbe diventare 515,
che i numerologi indicano come distanza tra Terra e Cielo, espressa in
anni, facendo riferimento ad Ezechiele, o ancora, considerando la lingua
greca, 515 ha come codificazione Parthenos, “Vergine”, mentre
considerando il latino 515 diventerebbe ‘Mather Christi’…coincidenza?
Ma esaminiamo degli esempi più concreti…
L’incendio suo seguiva ogni
scintilla;
ed eran tante, che ‘l numero
loro
più che ‘l doppiar delli scacchi
s’immilla.
Ci troviamo nel XXVIII canto del
Paradiso, in cui Dante tratta la 9
questione della funzione degli Spiriti Angelici e della loro eventuale
presenza, che è stata fulcro di molti dibattiti dei teologi medioevali.
Gli ordini angelici appaiono come nove cerchi di fuoco concentrici che
ruotano con una velocità che è proporzionalmente inversa alla loro
distanza dal centro, punto luminoso che rappresenta Dio.
I versi si riferiscono in particolare al numero degli angeli, argomento
affrontato anche in molti passi della Bibbia e dallo stesso Dante nel
Convivio, numero che l’autore ritiene particolarmente significativo, tanto
da utilizzare un paragone che lo mette a confronto con una cifra che,
data la sua enormità, è quasi impensabile.
Dante si rifà alla leggenda di Sissa Nasir, inventore degli scacchi
decapitato perché il sovrano a cui propose la sua invenzione si sentì
preso in giro dalla ricompensa richiestagli, che apparentemente
sembrava invece essere molto modesta.
Il furbo Nasir, mostrandogli la scacchiera 8 X 8 gli richiese infatti un
chicco di grano per la prima casella, due per la seconda, quattro per la
terza, otto per la quarta e così via fino alla 64esima, l’ultima.
Per comprendere meglio l’entità della cifra che ne sarebbe derivata si
ricorre spesso a un espediente, immaginare cioè di distribuire i chicchi di
Nasir sulla superficie terrestre, che oggi sappiamo pari a
cm2:
5,0995X10alla18 dato che i chicchi risulterebbero 18 446 744 073
709 551 615 otterremmo 3 chicchi e mezzo per ogni cm2 della superficie
terrestre; il numero a cui Dante accenna è però ancora più grande,
perché ‘più che raddoppiare di casella in casella’, ‘s’inmilla’, e con lo
stesso calcolo fatto precedentemente avremmo un numero immenso, 10
alla 189, di angeli per ogni cm2!
Ma come si ottiene un numero così elevato?
PROGRESSIONI GEOMETRICHE
Una progressione geometrica è una successione di numeri tali che il
quoziente tra due elementi consecutivi è sempre uguale a un numero
ragione
costante, detto della successione.
Un esempio può essere il seguente:
4; 8; 16; 32 ...
8/4 = 2
16/8 = 2
32/16 = 2
... 10
Il quoziente costante, che nell'esempio è 2, si chiama ragione della
progressione geometrica e si indica con q.
Il termine n-esimo di una progressione può quindi essere definito così:
a = a · q
n n-1
Il termine n-esimo di una progressione geometrica, noto il primo termine
e la ragione è:
a = a · q^
n 1 (n-1)
Quindi in una progressione geometrica:
se q > 0 i termini sono tutti o positivi o negativi
se q < 0 i termini sono alternativamente positivi e negativi.
Il termine di posto s di una progressione geometrica, noto il termine di
posto r e la ragione è:
as= ar · q^(s-r)
Il prodotto di due termini equidistanti dagli estremi di una progressione
geometrica è costante ed è uguale al prodotto dei termini estremi.
La somma dei primi n termini di una progressione geometrica di ragione
q è:
Sn =a (q^ – 1)
n
1 q-1
Il prodotto dei primi n termini di una progressione geometrica di
ragione q è uguale alla radice del prodotto del primo e dell’ultimo
termine, elevata all’indice di quest’ultimo. 11
E ancora… Come quando dall'acqua o da uno
Come quando da l'acqua o da lo specchio un raggio rimbalza verso
specchio la parte opposta, risalendo allo stesso
salta lo raggio a l'opposita parte, modo
saltando su per lo modo parecchio di com'era disceso, e si allontana
a quel che scende, e tanto si dalla perpendicolare per un tratto
diparte uguale, così come dimostrano
dal cader de la pietra in igual l'esperienza e la scienza;
tratta,
sì come mostra esperienza e arte; così mi sembrò di essere colpito da
una luce riflessa proprio davanti a
così mi parve da luce rifratta me; per cui la mia vista fu pronta a
quivi dinanzi a me esser percosso; sfuggirne.
per che a fuggir la mia vista fu
ratta. Purgatorio, XV
E sì come secondo raggio suole E come il raggio riflesso è determinato
uscir dal primo e risalire in suso, solitamente dal raggio incidente, e ritorna
pur come pelegrin che tornar alla sorgente come un pellegrino che
vuole, voglia tornare [come un falco pellegrino
che risale dopo essere piombato sulla
preda],
così de l'atto suo, per li occhi così da questo gesto di Beatrice,
infuso entrato nella mia facoltà immaginativa
ne l'imagine mia, il mio si fece, attraverso gli occhi, derivò il mio
e fissi li occhi al sole oltre sguardo e fissai gli occhi nel Sole in
nostr'uso. modo non consentito alle capacità
umane. Paradiso, I
In entrambi questi passaggi, che appartengono rispettivamente al XV
Canto del Purgatorio e al I del Paradiso, Dante accenna al fenomeno della
riflessione, uno dei più caratteristici effetti della luce.
Nel primo, Dante procede verso Ovest scortato da Virgilio, finchè una
luce abbagliante lo investe, impedendogli la vista e costringendolo a
voltarsi: la luce proviene dall’angelo della mansuetudine, che li accoglie
per condurli al girone superiore; nel secondo passo, Dante e Beatrice
sono in volo verso il Cielo della Luna, e Dante è stupito dal fatto che gli è
possibile fissare il Sole, cosa non normalmente consentita alle facoltà
umane.
E’ particolare, soprattutto nelle terzine del Purgatorio, l’attenzione
particolare che Dante ha nel descrivere minuziosamente il fenomeno, e
la più comune interpretazione attribuita a tale atteggiamento è il voler
evidenziare l’estrema armonia della natura, che attraverso la
particolarità delle sue leggi e dei suoi comportamenti ci mostra la
presenza di Dio.
RIFLESSIONE E RIFRAZIONE Francesco Maria Grimaldi,
De Lumine
La luce, emessa da sorgenti primarie, sole, lampadina, fiamma, si
propaga attraverso mezzi trasparenti e anche attraverso il vuoto. I
fenomeni quali riflessione, rifrazione etc si hanno quando le onde
luminose incontrano un ostacolo, o più in generale una discontinuità, e la
luce non viaggia così indisturbata dalla sorgente in poi.
Nella riflessione speculare, che avviene
quando la luce incide su superfici lucide, ad
ogni raggio incidente che colpisce la
suddetta superficie, corrisponde un solo
raggio riflesso. Chiamando angolo di
incidenza l'angolo formato dal raggio e la
normale alla superficie e angolo di riflessione
quello formato dalla normale e dal raggio
riflesso, si ottiene che l'angolo di riflessione è uguale all'angolo di
incidenza e che il raggio riflesso, quello incidente e la normale staranno
nello stesso piano.
Quando un raggio luminoso passa da un
materiale ad un altro la radiazione cambia
direzione di propagazione: questo fenomeno
si chiama rifrazione. L'entità della deviazione
dipende dalla differenza di indice di
rifrazione tra i due materiali.
Proprio questa deviazione è la ragione per
cui quando guardiamo in acqua vediamo gli
oggetti spostati rispetto alla loro posizione
reale e le aste sembrano spezzate. L'indice
di rifrazione di un materiale dipende alla
lunghezza d'onda della radiazione, e questo provoca il fenomeno della
dispersione.
…Non esiste cosa alcuna che l'arte non possa
esprimere… Oscar Wilde
Sono innegabili i rapporti che intercorrono fra matematica e arte, tanto
che la stessa matematica è stata più volte definita essa stessa una forma
d’arte, l’arte dei numeri.
Anche riferendosi alle arti figurative e all’architettura è inevitabile
imbattersi in legami con la matematica, da cui l’architettura non può
prescindere e che è presente spesso, anche se forse più velatamente, in
molte opere pittoriche.
A iniziare dalla prospettiva, che è la rappresentazione realistica di scene
spaziali su un piano, e che è stata ampiamente utilizzata da Brunelleschi
e da Piero della Francesca, dopo la teorizzazione di Leon Battista Alberti,
e continuando con Leonardo(di cui è celebre anche il motto “proibita la
lettura ai non matematici”, ripreso forse da Platone), il primo ad
introdurre, attorno al 1500, le anamorfosi, rappresentazioni che appaiono
corrette soltanto se osservate da un punto di vista particolare, che
ispirarono la geometria proiettiva, lo studio delle proprietà che sono
invarianti rispetto a proiezione(che si sviluppò in una delle branche
fondamentali della matematica), la matematica ha quindi costituito da
sempre un elemento importante per l’arte.
Ma oltre gli artisti più antichi, come Paolo Uccello, che venne addirittura
«accusato» dal Vasari di essere più un matematico che un artista, o
Albrecht Dürer, che scrisse un libro sulle figure piane e solide, e produsse
l'incisione Melanconia, in cui compaiono strani solidi ed un quadrato
magico, notiamo affinità con la matematica anche analizzando le
avanguardie del ‘900. Wassily Kandinsky, che fondò con Franz Marc
la corrente Der blaue reiter, (“Il cavaliere
azzurro”), può aiutarci a capire meglio il valore
ed il significato della matematica nell’arte, in
quanto teorizzò nell’opera ‘Lo spirituale
nell'arte’, la sostituzione dell'immaginazione