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Introduzione Manicomio, luogo di non ritorno tesina
Questa tesina di maturità descrive il manicomio. Durante l’anno scolastico abbiamo visto il film “C’era una volta la città dei matti”, che descrive la lotta di Franco Basaglia contro i metodi cruenti utilizzati nei manicomi. Viene ricordato appunto come colui che rivoluzionò la psichiatria italiana. In seguito alla visione di questo film ho deciso di intraprendere un viaggio nella storia dei manicomi, per approfondire questo tema molto delicato ed importante del secolo scorso. Studiando vari documenti ho capito la complessità di questo argomento che ha interessato psicologi, pedagogisti, letterati, medici, filosofi e fotografi. Proprio il lavoro di quest’ultimi mi ha affascinato ed incuriosito poiché sono un appasionato di fotografia. L’uso della fotografia in ambito psichiatrico aveva come scopo di individuare, osservare e classificare la malattia mentale pensando di riconoscerla poi sul campo e poterla reprimere. La tesina abbraccia inoltre anche altre materie di studio.
Collegamenti
Manicomo, luogo di non ritorno tesina
Psicologia - Il confine tra normalità e patologia
Igiene - Le principali malattie mentali.
Diritto - “pericoloso per sé e per gli altri e di pubblico scandalo”, la legge italiana dal 1904 al 1978; 3.2 Legge 180/78, Franco Basaglia.
Storia - Ausmerzen, vite indegne di essere vissute; Aktion T4, Programma nazista di eutanasia.
Statistica - Jean E. D. Esquirol; La diffusione dei disturbi mentali nella popolazione.
Pedagogia - Maria Montessori, I bambini speciali
Letteratura italiana - Italo Svevo, La coscienza di Zeno; Alda Merini, folle storia di una diversa.
Percorso
La nascita del manicomio
1. Psicologia …………………………………………………………………….7
Il confine tra normalità e patologia
2. Igiene …………………………………………………………………………11
Le principali malattie mentali
3. Diritto …………………………………………………………………….….15
3.1 “pericoloso per sé e per gli altri e di pubblico scandalo”, la
legge italiana dal 1904 al 1978
3.2 Legge 180/78, Franco Basaglia
4. Storia ………………………………..……………………………………...17
4.1 Ausmerzen, vite indegne di essere vissute
4.2 Aktion T4, Programma nazista di eutanasia
5. Statistica …………………………………………………………………….19
5.1 Jean E. D. Esquirol
5.2 La diffusione dei disturbi mentali nella popolazione
6. Pedagogia …………………………………………………………………….21
6.1 Maria Montessori
6.2 I bambini speciali
7. Letteratura ……………………………….………………………………….22
7.1 Italo Svevo, La coscienza di Zeno
7.2 Alda Merini, folle storia di una diversa 3
Francisco Goya, Casa de locos
La nascita dei manicomi
La parola manicomio viene dal greco mani-as che significa demente e
komion ospedale.
Nel 1547 a Londra Enrico VIII fece costruire una specie di ospedale, St.
Mary of Bethlehem, un posto dove si poteva andare, come allo zoo, a
vedere i matti.
L’idea che i folli dovessero essere rinchiusi in luoghi speciali, cominciò ad
avere grande diffusione nel XVII secolo tra il 1620 e il 1650, quando
sorsero i primi istituti che avevano lo scopo di internare “gli individui
asociali”: prostitute, vagabondi e malati di mente. La società e la morale
influenzano il concetto di malattia mentale. A mandare in manicomio le
persone, più di una diagnosi medica, era la cultura popolare, le
superstizioni e il folklore.
Sarà Philippe Pinel, nel 1792, in piena rivoluzione francese ad aprire le
porte di queste case decidendo che non funzioneranno più come una
prigione ma come un ospedale.
Libera un gran numero di persone, condannate più per motivi morali e
sociali e trattiene nell’ospedale solo quelli che riconosce come “malati di
mente”.
Una legislazione apposita per gli ospedali psichiatrici verrà varata in
Francia nel 1838, in Gran Bretagna nel 1844 e in Italia nel 1904.
Nel 1872 si inizia a parlare anche dei manicomi giudiziari, Cesare
Lombroso, esponente del positivismo e fondatore dell’antropologia
criminale, sostiene che il carcere non è giusto per i delinquenti folli e la
prigione è una ingiustizia e la libertà è un pericolo.
Essendo un luogo per gli emarginati non si è mai posta l’attenzione
dovuta, non è mai stato visto come un luogo di riabilitazione ma al
contrario le persone erano oggetto di punizioni, trattate da oggetti non da
persone ed utilizzate per sperimentazioni (elettroshock, lobotomia).
Nei manicomi venivano rinchiusi uomini donne e anche bambini.
Le testimonianze della vita nei manicomi si avranno solo dopo la loro
chiusura definitiva, ma anche col film “Qualcuno volò sopra il nido del
cuculo” che denuncia i metodi cruenti e brutali.
In Italia i principali manicomi trasformati poi in ospedali psichiatrici sono
stati:
- L'ospedale neuropsichiatrico provinciale S. Margherita di Perugia,
voluto dal Cardinale Rivalora nel 1824 e chiuso nel 1980
- Gli ospedali psichiatrici di Torino, gestiti dalla confraternita del S.
Sudario e della Vergine delle Grazie dal 1728 e chiusi nel 1981 5
- L'ospedale psichiatrico S. Maria della Pietà di Roma, fu inaugurato
ufficialmente da Vittorio Emanuele III il 31 maggio 1914 e chiuso nel 1999
- L'istituto Costante Gris di Mogliano Veneto, fondato nel 1882 dal sindaco
ing. Costante Gris
- L'ospedale psichiatrico di Volterra, nasce il 5 giugno 1884. Dal 1978, in
seguito alla legge n. 180, l’ospedale è in stato di abbandono 6
PSICOLOGIA
Il confine tra normalità e patologia
Anticamente gli Egizi ritenevano che tutte la malattie avessero
un’origine fisica e ponevano nel cuore la sede dei sintomi che oggi
chiamiamo psichici: non c’era distinzione tra malattia fisica e mentale.
Nella società greca e romana la follia aveva una forte connotazione
mistica, era ritenuta una punizione di origine divina. Solo con Ippocrate si
introdusse il concetto che la malattia e la salute dipendessero da
specifiche circostanze della vita umana.
Nel medioevo il folle era un posseduto di spiriti malvagi e il
trattamento applicato era l’esorcismo.
Grazie a Philippe Pinel nasce la psichiatria e i primi asili per gli alienati.
La malattia mentale era considerata inguaribile, progressiva e
incomprensibile. Fu Sigmund Freud, che criticava l’idea di incurabilità, a
introdurre il primo modello completo sulle malattie mentali e un approccio
psicoterapeutico per il loro trattamento.
Per poter definire un confine tra “normalità” ed “anormalità” sono stati
trovati ed applicati diversi criteri:
- Il criterio statistico, definisce “anormale” ciò che è raro, mentre è
“normale” ciò che è comune.
- Il criterio socio-culturale ha un’applicabilità ridotta perché la
normalità/anormalità si riferisce alle norme della società in cui il soggetto
vive.
- Il criterio sintomatico - descrittivo si concentra sulle manifestazioni
patologiche e comportamenti che risultano aggressivi per gli altri. Questo
criterio è seguito soprattutto dagli psicologi e dagli psichiatri di
7
orientamento comportamentista ed è alla base del DSM (Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders).
La malattia mentale viene considerata in modo diverso da psicologi,
psichiatri e psicoterapeuti a seconda dell’approccio comportamentista o
umanista.
L’approccio comportamentista si concentra solo sui sintomi, ovvero sui
fatti osservabili, e non prendono in considerazione le storie di vita. Per loro
eliminando il sintomo eliminano il problema.
Per gli specialisti di orientamento umanista invece la diagnosi può chiarire
qualcosa, ma non colgono l’aspetto relazionale, emotivo e affettivo del
soggetto.
Al modello medico si contrappone il movimento dell’anti-psichiatria (anni
’60-’70) tra cui in Italia il massimo esponente fu Franco Basaglia.
Sono state proposte varie teorie per spiegare le malattie mentali.
IL MODELLO PSICO-ANALITICO
In questo caso la malattia mentale è il risultato di conflitti interni non
risolti. Alla base della malattia mentale c’è la storia individuale passata in
cui si è prodotta qualche disfunzione della personalità. Secondo la psico-
analisi di Freud, l’ansia e le fobie si spiegano con un difettoso
funzionamento delle difese, facendo emergere i conflitti irrisolti.
L’obiettivo della terapia psico-analitica è quello di ristrutturare la
personalità dell’individuo per eliminare i sintomi che presenta. Il paziente
deve rafforzare l’IO, la componente razionale della personalità. Per fare
questo il paziente deve prendere coscienza dei conflitti che gli creano
disturbi e arrivare da solo, con l’aiuto del terapeuta, a controllare in
maniera razionale il suo mondo interiore. 8
Le tecniche usate dal terapeuta sono:
-l’interpretazione dei sogni
-l’analisi del transfert
-l’analisi delle resistenze
I tempi di questa terapia sono molto lunghi.
IL MODELLO COMPORTAMENTISTA
La patologia coincide con sintomi, e alla base dei sintomi c’è
l’apprendimento. Come si impara a parlare, cosi si impara ad avere paura,
ad andare in ansia.
La terapia comportamentale che si rifà a J.B. Watson si pone come
obiettivo di modificare i comportamenti disturbati sostituendoli con quelli
accettabili. Non si tratta quindi di una terapia ma di una modificazione del
comportamento. Le principali tecniche utilizzate:
- la desensibilizzazione - sistematica insegna al paziente di rilassarsi
mentre si ricorda una situazione di paura, in modo che quando questa si
ripresenta, assocerà alla paura un senso di tranquillità.
- inondazzione (floding), la paura del paziente viene amplificata dai terribili
commenti e dettagli che il terapeuta aggiunge. Alla fine il paziente si
accorge che in realtà non succede nulla e impara a non avere più paura.
- economia dei buoni gettoni, ad un comportamento vantaggioso per se o
per gli altri, il paziente riceve un buono o un gettone, creando cosi nel
paziente uno stimolo a riproporre questi comportamenti. 9
- uso dei modelli, tecnica utilizzata soprattutto da Bandura quando si
occupa delle fobie. Ad esempio nella fobia dei topi il paziente viene messo
in contatto con i topi di fumetti, peluche, cartoon in modo tale che il
paziente li maneggi senza problemi fino ad arrivare al superamento della
fobia, in presenza di uno vero.
IL MODELLO UMANISTICO ESISTENZIALE
L’essere umano è buono per natura, controlla l’esperienza della sua vita e
cosi si auto determina. Le persone stanno male quando non riescono ad
auto motivarsi e ad esprimere la potenzialità che portano in sé.
-la sofferenza psichica è il risultato della frustrazione e fallimento delle
aspirazioni.
-l’essere umano è il protagonista delle sue vicende sia quando sta bene sia
quando sta male.
La terapia è incentrata sul cliente (C. Rogers) e ha l’obiettivo di scoprire la
positività che c’è in lui e dargli la possibilità di accettarsi. 10
IGIENE
Le principali malattie mentali
Per comprendere veramente il significato di malattia mentale dobbiamo
partire dal concetto di relatività. Un mafioso che uccide il suo capo per
prenderne il posto difficilmente sarà ritenuto un pazzo mentre una
persona che ne uccide un’altra pensando di compiere un rito propiziatorio
per una divinità, sarà ritenuta di certo pazza nella nostra società ma non
nelle vecchie tribù degli Aztechi dove i sacrifici umani erano del tutto
normali. La devianza è qualcosa di relativo ed è la società a definirne i
confini.
Le malattie mentali si distinguono in psicosi e nevrosi. Le psicosi, tra cui
la schizofrenia, sono le forme più gravi di sofferenze psichica dove una
profonda lesione della personalità rende difficile il rapporto con se stessi e
col mondo esterno. Le nevrosi sono più frequenti e meno gravi in quanto
l’individuo riesce a mantenere un buon contatto con la realtà.
La nevrosi è sostanzialmente un disturbo dell’adattamento.
La nevrosi può essere:
- fobica, ovvero una paura irragionevole e incontrollabile legata a
situazione o oggetti specifici
- ossessiva, l’individuo è in continua lotta con idee che lo assediano
- isterica, conflitto interiore tra i bisogni effettivi e la capacità di realizzarli.
L’individuo sviluppa una serie di malattie psicosomatiche.
- d’ansia, è un modo di sentirsi impreparati, disorganizzati e non
all’altezza delle situazioni. Si manifesta con stati di tensione più o meno
forti, senso di fallimento, tachicardia, sudorazione e insonnia. 11
PSICOSI
Psicosi: "malattia mentale o follia"?
Termine ampio che comprende tutte quelle malattie mentali che alterano
profondamente la personalità. Le psicosi comprendono, tra le altre:
- Psicosi maniaco-depressiva (fasi cicliche di depressione e di eccitamento
maniacale)
- Schizofrenia
- Psicosi epilettiche
- Psicosi alcoliche
- Demenze
Le psicosi sono disturbi gravi, intensi e disgregativi, che tendono a colpire
tutti i campi della vita del paziente.
Molto importante, da un punto di vista prognostico e terapeutico, è la
diagnosi della psicosi rispetto ad una nevrosi.
La psicosi si distingue per il diverso atteggiamento del malato nei confronti
della malattia (lo psicotico ha un atteggiamento di negazione mentre il
nevrotico è cosciente del suo stato) e nei confronti di se stesso.
La schizofrenia è una forma di malattia psichiatrica caratterizzata,
secondo le convenzioni scientifiche, da un decorso superiore ai sei mesi
dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del
comportamento e dell'emozione, con una gravità tale da limitare le normali
attività della persona. 12
Il termine schizofrenia (letteralmente significa “frattura della mente”