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Sintesi
alimentazione- morbo di Crohn, Rettocolite Ulcerosa, Nemo, Dietologia
inglese- Coeliac Disease
diritto- legge 104/92, Invalidità Civile
italiano-analisi del testo
Estratto del documento

In sintesi possiamo dire che alla base delle MICI c’è una predisposizione genetica a sviluppare una

risposta immunologica esagerata che, combinata con fattori ambientali e stress, causerebbe lo

scatenarsi dei sintomi di allarme di tipo intestinale con complicanze locali ed extraintestinali.

IL MORBO DI CROHN

Un breve accenno di storia: la malattia di Crohn è stata scoperta e

descritta per la prima volta nel 1932 dal dottor Burril Bernard Crohn.

Egli tenne una conferenza a New Orleans al congresso dell’American

Medical Association, dove descrisse gli studi fatti evidenziando che tale

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malattia era localizzata nella parte finale dell’ileo (infatti è chiamata anche ileite terminale). Solo

con il tempo e numerosi altri studi si è potuto scoprire che questa malattia colpisce diversi tratti

dell’apparato gastrointestinale (più frequentemente ileo e cieco). Burril Bernard Crohn (1884-1983)

Definizione: la malattia o morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino

(MICI) che può colpire qualsiasi tratto dell’apparato digerente dalla bocca all’ano. Essa è

considerata una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario aggredisce il tratto intestinale

provocando infiammazione. Anche se può manifestarsi a qualsiasi età, la malattia di Crohn tende

sempre più spesso a manifestarsi negli adolescenti e nei ventenni.

I sintomi: non è facile riconoscere il morbo di Crohn, dal momento che i sintomi possono essere

spesso confusi con quelli causati dalla colite ulcerosa e dalla celiachia.

Molte perone presentano i sintomi per anni prima che venga formulata una diagnosi accusando

periodi cronici ricorrenti di acutizzazione degli stessi e periodi di remissione.

Il sintomo iniziale è il dolore addominale, spesso accompagnato da flatulenza, gonfiore e diarrea,

specialmente in coloro che hanno appena subito un intervento chirurgico. Infatti le MICI possono

insorgere anche in seguito a un trauma subito dal corpo, come appunto interventi chirurgici o, più

comunemente, parti.

Si possono presentare perdite ematiche nelle feci (anche se molto meno frequenti che nella colite

ulcerosa), che variano di consistenza e quantità a seconda del tratto dell’intestino tenue o del colon

coinvolti. Le scariche intestinali di sangue sono tipicamente intermittenti e possono essere di colore

rosso vivo o scuro. Nei casi più gravi di colite di Crohn il sanguinamento può essere abbondante.

I sintomi causati da stenosi intestinale sono comuni anche in questa malattia. Il dolore addominale

spesso è più acuto nelle zone in cui la malattia è presente. A lungo andare i sintomi come stenosi,

vomito e nausea possono indicare la presenza di un’ostruzione a livello dell’intestino tenue.

Sorgono anche disagi nella zona perianale accompagnati da incontinenza fecale e piaghe della

bocca che non guariscono (ulcere aftose).

È raro vedere coinvolti in questa malattia esofago e stomaco ma,

se colpiti possono causare difficoltà nella deglutizione (disfagia),

dolore addominale superiore e vomito.

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Molti possono essere poi i sintomi a livello sistemico. Nei bambini ad esempio è presente il

rallentamento o addirittura la mancata crescita. Questo infatti è uno dei “campanelli di allarme” che

spingono il gastroenterologo a diagnosticare la malattia di Crohn. Può essere presente febbre anche

se raramente può superare i 38,5°C di temperatura. Tra gli individui più anziani invece, il morbo di

Crohn può manifestarsi con la perdita di peso legata anche alla mancanza di assunzione di cibo dal

momento che i pazienti affetti da questa malattia si sentono meglio quando non mangiano. Le

persone colpite dalla malattia in ampie zone dell’intestino tenue possono anche registrare

malassorbimento di carboidrati o lipidi, con l’aggravarsi della perdita di peso. Il deficit nutrizionale,

dovuto al ridotto apporto dietetico per anoressia o autorestrizione, determina steatorre,, anemia

microcitica o megaloblastica, ipoprotidemia, edema, demineralizzazione ossea e disidratazione.

Oltre al coinvolgimento sistemico e gastrointestinale, la malattia può colpire anche altri organi.

L’infiammazione della parte interna dell’occhio, uveite, che provoca un forte dolore quando

l’occhio è esposto alla luce (fotofobia). L’infiammazione può coinvolgere anche la parte bianca

dell’occhio (sclera), una condizione chiamata episclerite. Tutte e due possono portare alla cecità se

non trattate.

Infine viene associata a questa malattia la spondilo artropatia sieronegativa, cioè una

infiammazione di una o più articolazioni o delle inserzioni muscolari. L’artrite può interessare

articolazioni più grandi come ginocchio o spalla o solo ed esclusivamente piccole articolazioni di

mani e piedi. L’artrite può coinvolgere anche la colonna vertebrale, portando a spondilite

anchilosante se l’intera struttura viene coinvolta o semplicemente sacroileite se solo la porzione

inferiore di colonna vertebrale è coinvolta.

Nella malattia di Crohn possono essere coinvolti anche pelle (eritema nodoso, pioderma

gangrenoso), sangue (coaguli, trombosi venosa profonda, embolia polmonare, anemia emolitica che

provoca stanchezza, pallore), ossa (osteoporosi e conseguenti fratture ossee) e il sistema endocrino.

La malattia di Crohn può anche causare complicanze neurologiche, riportate da più del 15% dei

pazienti. Le più comuni sono convulsioni, ictus, miopatia, neuropatia periferica, cefalea e

depressione.

Complicanze: in sintesi la malattia di Crohn principalmente porta complicanze a livello intestinale

quali ostruzioni provocate da stenosi o aderenze e sviluppo di fistole e ascessi. Essa porta anche

all’aumento del rischio di cancro nella zona di infiammazione, soprattutto del cancro del colon. Le

malnutrizioni sono all’ordine del giorno per la diminuzione dell’assunzione di cibo e il

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malassorbimento. Il rischio aumenta dopo la resezione del piccolo intestino (intervento di

rimozione).

Per tali individui può essere necessaria l’assunzione di integratori per aumentare l’apporto calorico,

o nei casi più gravi, la nutrizione parenterale totale (TPN).

La malattia di Crohn può risultare problematica durante il

periodo di gestazione dal momento che alcuni farmaci

potrebbero causare eventi avversi per il feto o la madre. È

indicata la consultazione di un ostetrico e un gastroenterologo

circa la malattia e tutti i farmaci assumibili. In alcuni casi la

malattia è remissibile. Alcuni farmaci possono avere un

impatto sugli spermatozoi o possono comunque influenzare negativamente la fertilità di un uomo.

Diagnosi: formulare una diagnosi del morbo di Crohn, come accennato prima spesso risulta molto

impegnativo. Anche una serie di test, tra cui la colonoscopia e l’introduzione della capsula

endoscopica, non sono sufficienti a certificare la presenza della malattia.

Epidemiologia: la malattia di Crohn è diffusa in tutto il mondo e raggiunge la massima incidenza

nelle nazioni occidentali. Tra le più colpite troviamo il Nord America, la Scandinavia e la Gran

Bretagna. Persino alcuni gruppi etnici, come gli ebrei ashkenaziti, ne sono colpiti particolarmente.

In alcune famiglie invece, è stata notata una maggiore presenza della malattia. Infatti si pensa a una

predisposizione genetica collegata in special modo all’antigene HLA-B27. Ciò però non è provato,

quindi questa ipotesi risultara al momento ancora incerta. Proprio per questo motivo si tende a

considerare l’insieme dei fattori ambientali e genetici.

Quello che sappiamo di certo è che le mutazioni nel gene CARD15 presente sul cromosoma 16

sono direttamente associabili alla malattia di Crohn. Nel corso del tempo infatti, grazie allo sviluppo

delle ricerche in questo settore, si è potuto potuto constatare che più di trenta geni giochino un ruolo

in questa malattia come testimoniano le anomalie del gene XBP1 identificate come fattori causali

delle malattie infiammatorie intestinali. 7

LA RETTOCOLITE ULCEROSA

Definizione : la Rettocolite o Colite Ulcerosa è una malattia a carattere genetico caratterizzata da

un’infiammazione cronica dell’intestino, che colpisce sempre il retto e può eventualmente

espandersi fino a coinvolgere tutto il colon. Quindi a differenza del Crohn, è limitata al solo

intestino crasso. L’infiammazione provoca delle lesioni ulcerose responsabili dei sintomi intestinali.

L’andamento della malattia è caratterizzato, come per il morbo di Crohn, dall’alternarsi di episodi

acuti seguiti da periodi di remissione clinica. La frequenza degli attacchi può variare fino a quasi

susseguirsi senza periodi di benessere. 8

I sintomi: la malattia esordisce solitamente con una serie di attacchi di diarrea e dolori addominali

(coliche), associate a scariche di muco e sangue prendendo così il nome di diarrea ematica. Spesso

questi dolori si risolvono con l’evacuazione. I sintomi sono acuti e violenti accompagnati da febbre

ed emorragie ed intervallati da periodi

asintomatici. Iniziano a manifestarsi in maniera

insidiosa con tenesmo rettale e dolori crampiformi

alla parte bassa dell’addome e conseguente

emissione di sangue con le feci. Dove la malattia si

presenta esclusivamente nel retto, può essere

presente, al posto della diarrea, una stitichezza

anche severa. Nelle forme invece, dove la parte malata è più estesa, possono presentarsi perdita di

peso, febbre, tachicardia, disidratazione, anemia. I sintomi extraintestinali sono pressoché simili a

quelli del morbo di Crohn come artrite periferica, spondilite anchilosante, uveite, eritema nodoso e,

nei bambini ci può essere ritardo nello sviluppo fisico, talvolta anche mentale. Buona parte di tutto

ciò è causata dal mancato assorbimento (malnutrizione) dei principi nutritivi.

Complicanze: alla persistenza dei sintomi di disidratazione e febbre è necessario un ricovero

urgente (in ospedale) al fine di praticare la terapia adeguata a base di cortisonici,

immunosoppressori, antibiotici e supporto nutrizionale in vena. Solo in casi rari è necessario

intervenire chirurgicamente tramite colectomia totale (rimozione chirurgica del colon). Nella fase

conclamata con grave infiammazione si possono osservare numerose e ampie ulcerazioni della

mucosa del colon. La peristalsi può essere compromessa in quanto la dilatazione del lume del colon

ne impedisce il regolare funzionamento. A volte si incorre in perforazioni dell’intestino che sarà poi

da rimuovere. Infine l’infiammazione cronica può provocare nel’arco di anni delle lesioni

precancerose con un aumentato rischio di sviluppare un carcinoma intestinale o una progressiva

perdita della funzione muscolare con conseguente gangrena e dilatazione dell’organo che porterà al

cosiddetto megacolon tossico.

Diagnosi: già dall’anamnesi e dall’esame delle feci si può sospettare la presenza della Rettocolite

Ulcerosa, sospetto che va comunque confermato tramite l’esecuzione di una rettosigmoidoscopia o

di una colonoscopia. Così facendo avremo una visione diretta dell’infiammazione all’interno

dell’intestino crasso. 9

Epidemiologia: la malattia risulta più frequente nei paesi maggiormente industrializzati. Si

manifesta entro la terza e la sesta decade di età senza escludere i casi pediatrici. Non ci si spiega

come l’appendicectomia sia un fattore protettivo nei confronti della Rettocolite Ulcerosa.

Nonostante le cause di questa malattia non siano ancora ben definite, si pensa che alcuni geni del

DNA si combinino facendola scatenare. Esistono poi fattori immunologici e infettivi ritenuti capaci

di scatenare la malattia. “NEMO”

Non soltanto un pesciolino, ma una speranza per una

vita migliore

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Negli ultimi tempi la medicina ha cercato di

espandere il suo campo tramite ricerche, riguardanti

le proteine, che sembrano portare dei risultati.

Infatti, una équipe di medici e ricercatori tra cui

Arianna Nency, della Mouse Biology Unit

dell’European Molecular Biology laboratory

di Monterotondo e Manolis Pasparakis,

dell’istituto di genetica dell’Università di Cologne - in collaborazione con Silvio Danese, dell’Unità

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