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La mia tesina di maturità presenta quella che secondo me è la magia della Walt Disney.
Il personaggio di Disney è riuscito, attraverso l'immaginazione e la fantasia, a narrare avvenimenti storici , naturali e morali nel modo più semplice e leggero possibile. In questo modo ha creato un mondo parallelo al nostro, dove sia bambini che adulti si perdono.
Filosofia= il gobbo di notre dame - la libertà in Hegel e Marx
Storia= Mulan- emancipazione femminile
Scienze= Wall-e- inquinamento
Fisica= Big Hero 6- robotica
Arte= Destino- collaborazione fra Dalì e Disney
Letteratura italiana= Pinocchio- Pinocchio di Collodi
Letteratura inglese= Alice in Wonderland- Alice in Wonderland Carroll
Questo preferendo prodotti non imballati
(comprando per esempio frutta e
verdura sfusa piuttosto che
impacchettata, o riutilizzando i
contenitori per i detergenti) o utilizzando, per la spesa, un sacchetto di
stoffa invece che comprarne ogni volta uno di plastica, anche se di
materiale biodegradabile.
Riguardo al Riutilizzo, sarebbe meglio orientarsi su prodotti di qualità, con
un lungo ciclo di vita, e sfruttarli fino a quando non diventano davvero
inutilizzabili. E, quando un oggetto non può più essere utilizzato per lo
scopo cui era predisposto, possiamo mettere in gioco la fantasia e dargli
nuova vita.Infine è necessario attuare anche il Riciclo, infatti, molti
materiali, di cui sono costituiti i vari rifiuti, possono essere recuperati per
dare vita a nuovi prodotti di consumo riciclati. Questo evita di sprecare
ulteriori risorse naturali per realizzarne di nuovi e di ridurre la quantità
complessiva di rifiuti destinati alle discariche.
Il Riciclo è importante perché previene lo spreco di materiali
potenzialmente utili garantendo maggiore sostenibilità al ciclo di
produzione e all’utilizzazione dei materiali, riduce il consumo di materie
prime, l'utilizzo di energia e l'emissione di gas serra associati.
La denuncia che la Walt Disney fa in questo film è importante. Noi tutti
dovremmo si, vivere il presente ma contemporaneamente guardare il
futuro, perchè niente ci salverà da
noi stessi.
La possibilità di riscatto, nel film, è
proprio nella presa di coscienza
dell'abuso perpetrato nei confronti
della natura; il giorno remoto in cui
essa stessa farà rinascere la vita
fra i rifiuti l'umanità avrà questa
possibilità di riscatto. Il film
racconta proprio di questa
possibilità, dal momento in cui
WALL-E scopre quel germoglio
verde dentro un frigorifero
abbandonato, segno della rinata abitabilità della Terra.
Fonti:
- Wikipedia
- Chimica ambientale (Colin Baird e Michael Cann)
Big Hero 6
Nell'ultimo film realizzato dalla Walt Disney si tratta un argomento
interessante e soprattutto proprio dei nostri giorni.
Nel film "Big Hero 6", (basato su un franchise Marvel, interamente
prodotto dai Walt Disney Animation Studios e distribuito dalla Walt Disney
Pictures in seguito all'acquisizione della Marvel da parte della Disney nel
2009) vi sono, infatti, molti riferimenti alla realtà tecnologica di questo
secolo. Approfondendo ho scoperto che i cineasti
si sono assicurati che tutto ciò che accade nel film
fosse conforme alla vera ricerca.
Non a caso, per ideare il personaggio di Baymax, sono state svolte varie
ricerche nel mondo robotico. Don Hall, il regista del film, ha trascorso
diverso tempo con i ricercatori della Carnegie Mellon University assistendo
alle ricerche sulla così detta Robotica "Soft" che prevede l’utilizzo di
materiali più morbidi, per sviluppare una nuova generazione di robot.
Relativamente nuovo, ma in crescita, questo nuovo settore necessita di
conoscenze provenienti da discipline diverse, non soltanto dalla robotica
ma da altre aree tecnologiche, come la scienza dei materiali, l’elasto-
dinamica, le scienze della vita e, per questo motivo, risulta necessaria e
utile un’azione di coordinamento. Robot soft, a rigidità variabile, possono
interagire con l’ambiente e con le persone in maniera più sicura e possono
trovare applicazione in ambito biomedico, in chirurgia, in riabilitazione o in
assistenza, come in situazioni di emergenza o nelle
esplorazioni. Da questo capiamo l'origine del film. in
quanto Baymax non è altro che un robot progettato, con
questo metodo, con lo scopo di essere un infermiere
personale e aiutare le persone. Una delle intenzioni
dell'università di Carnegie Mellon è infatti quella di
costituire, con queste tecnologie, strutture ispirate alla
biomeccanica di un corpo umano, che mimano non solo la
morfologia, ma anche la funzionalità biologica di tale arto fornendo
supporto attivo e assistenza senza aggiungere vincoli fisici a chi lo
indossa.
Questi dispositivi possono essere alimentati da un azionamento
pneumatico o elettromagnetico. Sono inoltre dotati di vari sensori
incorporati per misurare la biomeccanica di chi lo indossa. Si stanno
contemporaneamente sviluppando attuatori muscolari artificiali morbidi,
con lo scopo di fornire assistenza attiva, ma anche aumentare la
resistenza fisica di chi lo indossa. La iperelasticità dei materiali della pelle
e dei muscoli rendono il dispositivo facilmente indossabile e conforme alla
complicata anatomia dell'uomo, inoltre I muscoli artificiali sono stati
progettati per includere elementi sensibili incorporati in grado di rilevare
la contrazione del muscolo in tempo reale.
Quando il regista Hall e vari membri del team produttivo videro i progetti
a cui questa università stava lavorando, fra cui un
braccio di vinile gonfiabile, capace di fare cose
semplici come lavare i denti, ma dotato di
possibilità infinite, hanno individuato quella che
sarebbe stata l'unicità di Baymax.
non è finita qui però, infatti anche gli straordinari
microbot inventati da Hiro sono stati sviluppati
tramite la ricerca. Infatti il team ha osservato il
lavoro fatto alla UCLA con i nanobot, dei robot dalle
dimensioni molecolari, quello della Carnegie Mellon University e quello del
MIT, dove alcuni ricercatori studiano piccoli robot. I microbot del film si
sono evoluti e nonostante nessuno al mondo faccia ciò che fa Hiro nel
film, la tecnologia resta comunque proiettata verso quelle idee. La
nanorobotica è infatti una tecnologia emergente nel campo della
creazione di macchine o robot i cui componenti sono in corrispondenza o
vicino alla scala di un nanometro. Più specificatamente, nanorobotica
riferisce alla nanotecnologia, una disciplina ingegneristica di progettazione
e costruzione di nanobot, con dispositivi di dimensioni variabili da 0,1 a 10
micrometri. Questi ambienti hanno inoltre ispirato i laboratori del San
Fransokyo Tech (il laboratorio della città in cui è ambientato il film, un
incontro fra due città, San Francisco e Tokyo) e l'amore di Hiro per la
tecnologia s'ispira in parte ai ricercatori giapponesi, infatti tutti i
realizzatori si sono lasciati influenzare dalla cultura popolare giapponese e
dai robot da essi costruiti che risultano diversi da quelli occidentali,
proprio perché nati da un'intenzione diversa. In Giappone infatti i robot
sono la chiave per un futuro promettente e servono a rendere il mondo un
posto migliore.
Per la fine del film, in cui Hiro e Baymax
entrano in un portale di teletrasporto, i
realizzatori hanno consultato l'esperto Sean
Carroll, fisico teorico alla CalTech e lui stesso
ha sostenuto che tutto ciò che accade nel film è
conforme alla vera ricerca e che questo regala
credibilità al film.
Il team ha anche svolto delle ricerche
approfondite sul lutto, e su come una perdita possa influenzare un ragazzo
dell'età di Hiro. Diversi membri del reparto storia hanno trascorso tre ore
con la psicologa clinica Michelle Bilotta Smith la quale ha aiutato a capire
esattamente come Hiro avrebbe affrontato la perdita di suo fratello
maggiore, poiché gli adolescenti affrontano il lutto in modo diverso
rispetto agli adulti.
Anche qui la Disney non si smentisce, infatti notiamo come con l'avanzare
degli anni si adegui alla realtà prendendo ispirazione da cose sempre
diverse e sempre insolite.
Fonti:
- Agiscuola (Big Hero 6)
- Sito Carnegie Mellon University (Soft Robotics and Bionics Lab.)
- Wikipedia
Disney, Dalì e Destino
Walt Disney non si limitò
solo a trattare temi
importanti. Si dedicò
infatti alla collaborazione
con personaggi importanti
come Pamela Lyndon
Travers, scrittrice del
celebre libro Mary Poppins
(di cui si parla nel recente
film Sving Mr. Banks).
Nonostante tutto la collaborazione più ricordata nella storia della Walt
Disney è quella con l'artista spagnolo Salvador Dalì un genio surrealista
che Disney conobbe nel 1946 quando fu costretto a emigrare in America
per sfuggire alla seconda guerra mondiale. I due pensarono di unire i loro
talenti per realizzare insieme un'opera capace di portare avanti il discorso
artistico iniziato con Fantasia, un film senza una precisa funzione
narrativa, senza trama né dialoghi, si trattava di immagini astratte reali e
surreali. Probabilmente proprio per la precocità di uno sviluppo tale nel
cinema, il pubblico non lo accolse con entusiasmo, ma oggi viene
riconosciuto come un capolavoro d'animazione.
Questo film animato è un tassello fondamentale che permette di
comprendere da quali ambizioni sia nato il progetto di DESTINO. L'idea
sembrava promettere bene, mai fino a quel momento un artista aveva
collaborato con un animatore, in quanto le due attività comprendevano un
pubblico differente, ma i due personaggi avevano intuito che una simile
fusione delle due arti non sarebbe passata inosservata. Sembra che
l'obiettivo fosse quello di rappresentare una sorta di storia d'amore tra 2
amanti separati dal destino, cio si distacca dalla classica favola disneyana
a lieto fine e si avvicina di più alla mente paranoico-critica daliniana, la
storia infatti non è che una riflessione sull'incomunicabilità tra i sessi, sugli
errori della vita che portano a non capirsi ma ad aver ugualmente bisogno
gli uni degli altri.
Immerso in uno scenario onirico e allucinato, Destino avrebbe dovuto
rappresentare il grande incontro tra due geni dell'epoca ma il tutto si
concluse con un nulla di fatto. Il motivo non è chiaro, l'ipotesi più fondata
è che la creazione di questo corto venne interrotta per via dei problemi
finanziari che la Walt Disney incontrò in seguito alla seconda guerra
mondiale. Nel 1999 John Hench (fidato collaboratore di Disney, ormai
defunto nel 1966)riprese la creazione del cortometraggio. Sebbene
anziano ricordava bene le idee dei due uomini e si operò per la produzione
del corto, riprendendo i bozzetti realizzati dallo stesso Dalì. L’opera venne
ufficialmente pubblicata nel 2003 con l'intento di inserirla nel
lungometraggio "Fantasia 2006" che però
non venne mai realizzato per via dello
scarso successo degli altri due.
Destino è senza dubbio uno dei
cortometraggi Disney più leggendari, con
una storia alle spalle davvero unica. In quei
6 minuti e 47 secondi, Destino permette di
essere interpretato dal pubblico in modo
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