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Sintesi
Introduzione Mafia e cultura dell'illegalità tesina


Questa tesina di terza media descrive il problema della mafia, le cui origini risalgono al periodo dell'Unità d'Italia. La tesina tratta i seguenti argomenti: in Storia i problemi dell'Italia unita; le origini della Mafia, in Italiano Leonardo Sciascia e "Il giorno della Civetta", in Geografia l'America Settentrionale e Centrale, in Scienze motorie il football americano, in Tecnologia la progettazione e la costruzione degli edifici, in Scienze l'energia elettrica nelle nostre case, in Inglese The ku klux Klan, in Francese les droits de l'homme et du citoyen , in Arte e Immagine i macchiaioli e in Musica: la musica leggera in Italia.

Collegamenti

Tesina terza media


Storia: I problemi dell'Italia unita; le origini della Mafia.
Italiano:Leonardo Sciascia e "Il giorno della Civetta".
Geografia:L'America Settentrionale e Centrale.
Scienze motorie: Il football americano.
Tecnologia: La progettazione e la costruzione degli edifici.
Scienze: L'energia elettrica nelle nostre case.
Inglese: The ku klux Klan.
Francese: Les droits de l'homme et du citoyen.
Arte e Immagine: I macchiaioli.
Musica: La musica leggera in Italia.
Estratto del documento

La Mafia non è affatto

invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e

avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un

fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si puo’ vincere

non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in

questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni…”

Giovanni Falcone STORIA E

CITTADINA

NZA ITALIANO

I problemi

Quando nel nostro paese si parla di illegalità, l’accento viene messo

dell'Italia (Antologia

unita

immediatamente sulla Mafia. La Mafia nacque in Sicilia poco dopo l’inizio

)

MUSICA Origini L.

La musica della Mafia

dell’Ottocento, come organizzazione segreta criminale in difesa dei privilegi

leggera SCIASCIA

siciliana

in

feudali. L’isola apparteneva allora al Regno delle Due Sicilie e nelle campagne

Italia Il giorno

della

dettavano legge i proprietari terrieri. civetta

Gli affiliati alla Mafia si sganciarono però presto da qualsiasi controllo esterno:

cosche,

organizzati in vale a dire in famiglie autonome, imposero le proprie

GEOGRAFI

ARTE E A

IMMAGINE

regole a tutti con il ricorso sistematico alla violenza. L'America

I

Nel Novecento la Mafia si è affermata come un vero e proprio potere parallelo

Settentrio

macchiaiol nale e

a quello dello Stato. Ha trovato appoggio presso i politici, cui garantisce voti in

i Centrale

LA MAFIA E

cambio di libertà di manovra e spesso i poteri finanziari ed economici, grazie ai

LA CULTURA

quali ricicla il denaro proveniente via via da contrabbando, racket sul

DELL'ILLEGA

'

LITA

commercio, appalti edilizi e traffico della droga.

Nonostante i gravi colpi subiti grazie all’azione coraggiosa di magistrati e

FRANCESE SCIENZE

Les droits MOTORIE

forze dell’ordine, la Mafia non è ancora stata sconfitta. Organizzazioni mafiose

de Il football

Ndrangheta Camorra

l'homme

simili a quella siciliana sono anche la in Calabria, la in

american

et du o

Sacra Corona Unita

Campania e la nelle Puglie.

citoyen TECNOLOGI

A

INGLESE La

progettazi

The Ku SCIENZE one e la

Klux Klan costruzion

L'energia e degli

elettrica edifici

nelle

nostre

case

STORIA

I PROBLEMI DELL’ITALIA UNITA: LA QUESTIONE MERIDIONALE E IL

BRIGANTAGGIO

Proclamato nel 1861 il Regno d’Italia, occorreva affrontare gli enormi problemi

che affliggevano il Paese. Da secoli l’Italia era

formata da Stati tra loro diversi, per tradizioni e

grado di sviluppo. Persino il modo di parlare, la

lingua, era diversa da Stato a Stato. La maggior

parte della popolazione italiana era analfabeta,

la rete ferroviaria era poco sviluppata, Il diritto di

voto era concesso solo a un piccolo numero di

maschi maggiorenni.

Il raggruppamento politico che per primo

Destra Storica.

governò l’Italia viene indicato con il termine di Per organizzare il

nuovo governo si preferiva uno Stato centralista che governasse l’Italia intera

con un forte potere centrale. Venne esteso a tutto il Regno d’Italia lo Statuto

Albertino e le leggi in vigore del regno di Sardegna. L’Italia venne così divisa in

province governate da un prefetto. Anche i sindaci dei comuni erano nominati

dal governo. Fu estesa a tutto il Paese la leva obbligatoria, cioè il servizio

militare. Questione

Un grave problema che la Destra storica dovette affrontare fu la

Meridionale Giustino

così chiamata da un grande studioso del Mezzogiorno,

Fortunato, per riassumere la situazione di povertà e di arretratezza di gran

parte delle regioni meridionali. La povertà del Mezzogiorno aveva molte cause:

Il territorio meridionale era meno fertile di quello della Pianura Padana.

 Nel sud dominato dai baroni, grandi proprietari terrieri, non si era mai

 formata una borghesia intraprendente capace di sviluppare l’industria ed

il commercio.

L’agricoltura era dominata dai latifondisti, i proprietari di terreni che si

 arricchivano sul lavoro dei contadini, utilizzati solo come braccianti.

Molti contadini poveri avevano sperato che il nuovo

Stato distribuisse in modo più equo le terre. Ciò però

non accadde, anzi, furono introdotte nuove tasse

tassa sul macinato,

come la imposta sul pane e sui

cereali, base dell’alimentazione dei poveri e,

soprattutto, fu reso obbligatorio il servizio militare a partire dal 1861. Esso

portò numerose giovani braccia lontano dal

lavoro dei campi perciò molti contadini si

ribellarono.Nacque così il fenomeno del

Brigantaggio .

Bande di briganti di campagna erano

sempre esistite nel Mezzogiorno; adesso

però il deposto re delle Due Sicilie,

Francesco II, assieme a una parte della

nobiltà, le aizzava contro il nuovo Stato. Le bande di briganti che cominciarono

a vagare per le campagne erano formate da persone che protestavano per

motivazioni diverse: contadini senza terra, giovani che non volevano fare il

servizio militare, soldati dell’ex esercito borbonico. Erano decine o centinaia i

briganti che commettevano atti di violenza. Lo Stato reagì con durezza,

inviando l’esercito, per stroncare tale fenomeno che prendeva sempre più

piede, grazie anche all’appoggio della popolazione. Il risultato fu una vera e

propria guerra, che durò dal 1861 al 1865.

Settemila furono i morti in combattimento, tra soldati e briganti ai quali vanno

aggiunti altri 2000 briganti fucilati e 20.000 arrestati e condannati.

Il Brigantaggio alla fine fu stroncato, ma non vennero risolte le cause che

l’avevano determinato: i troppi latifondi e le misere condizioni di vita dei

contadini del Sud.

Mentre si attuava la repressione del Brigantaggio nel resto dell’Italia

Meridionale, in Sicilia si sviluppava la mafia.

LA MAFIA SICILIANA: DALLE ORIGINI CONTADINE ALLA

GLOBALIZZAZIONE DEGLI AFFARI

Dalle origini alla seconda

guerra mondiale

La mafia è un’ associazione criminale nata in Sicilia nel XIX secolo,

trasformatasi in seguito in un’organizzazione affaristico-criminale diffusa in

mafioso

tutto il mondo. Il termine probabilmente deriva da e lo troviamo per la

I mafiosi della vicaria

prima volta nel dramma dialettale di Giuseppe Rizzotto,

(intorno al 1863). Oggi con il termine mafia si indicano associazioni criminali

operanti soprattutto in Turchia, in Russia, in Giappone, in Colombia e in altri

paesi del Sud America, spesso in associazione tra loro per la gestione di traffici

internazionali, quali quello della droga e delle armi, e nel controllo

dell’immigrazione clandestina nei paesi europei (i nuovi “mercanti di uomini”).

Il fenomeno mafioso si sviluppò nel sistema economico della Sicilia occidentale,

basato sullo sfruttamento del latifondo. Le leggi del nuovo Stato unitario

tendevano a ridurre l’espansione dei latifondi, di conseguenza, i grossi

latifondisti, che avevano detenuto il potere fino a quel momento, iniziarono ad

avere bisogno di qualcuno che garantisse loro il controllo della proprietà.

Questo ruolo venne assunto in Sicilia da alcuni personaggi che presero il nome

Campieri Gabelloti,

di (perché controllavano i campi) o poiché riscuotevano le

“gabelle”. Ma poiché lo Stato era lontano e staccato dalla situazione siciliana,

la mafia, usata in un primo momento come “braccio armato” dei baroni contro i

contadini, si trasformò diventando un’organizzazione che si sostituiva all’ordine

legale, ed interveniva nell’amministrazione della giustizia e nella gestione

dell’economia, avviando una serie di attività illegali dalle quali gli affiliati e le

loro famiglie traevano sostentamento. Da qui si sviluppò la struttura della

famiglie cosche.

mafia siciliana organizzata per o Lo spirito mafioso poggiava

su di un rigido codice d’onore e sull’omertà. Negli ultimi decenni del XIX sec., la

debolezza dello Stato unitario permise alla mafia di infiltrarsi negli apparati

pubblici e amministrativi e nel tessuto socioeconomico. Per molto tempo il

fenomeno mafioso fu sottovalutato dallo Stato, e un decisivo salto di qualità fu

compiuto dalla mafia tra il XIX e il XX secolo, grazie al controllo

dell’emigrazione in America; infatti la mafia gestì

l’emigrazione clandestina e procurò sistemazione e

lavoro agli immigrati, creando un forte

collegamento con il continente americano,

attraverso un serie di lucrose attività criminali.

Il primo a sferrare un vero e proprio attacco alla

Prefetto Cesare Mori,

criminalità mafiosa fu il

investito di potere eccezionali da Mussolini. I

metodi violenti del prefetto non servirono ad

eliminare le cause del fenomeno mafioso, anzi, favorirono ancor di più

l’alleanza con la politica che si sarebbe ancor più diffusa dopo il crollo del

fascismo. Infatti, dopo essere stata “esportata” negli Stati Uniti negli anni

dell’emigrazione, la mafia aumentò il suo potere durante la seconda guerra

mondiale, in occasione dello sbarco degli alleati in Sicilia nell’estate del 1943,

Lucky Luciano,

quando i servizi segreti americani chiesero aiuto al boss sia per

mantenere l’ordine tra la popolazione, sia per reprimere le proteste contadine e

l’ attività di comunisti e sindacati. Luciano, nei comuni “a rischio”, fece

eleggere sindaci mafiosi che ordinarono l’assassinio dei sindacalisti più in vista

Salvatore Giuliano

e incaricarono il bandito di mitragliare i contadini che

festeggiavano il primo Maggio a Portella della

Ginestra (1947).

Mafia e politica

Il rapporto tra mafia e mondo politico si

concretizzò dopo il secondo conflitto mondiale

quando la mafia decise di impadronirsi degli

appalti edilizi. Ma, per guadagnare sugli appalti,

era vitale la protezione della classe politica che li assegnava, e a questo scopo

fu elaborato la strategia dell’ “avvicinamento”. Quando un uomo politico

iniziava la sua campagna elettorale, veniva “avvicinato” e attirato nella rete. In

cambio di voti si legava al mafioso ed era poi costretto ad assicurargli il

controllo totale nel campo degli abusi edilizi. Grazie a questo legame a Palermo

furono distrutti quartieri storici, agrumeti, furono costruiti inoltre terreni agricoli

con materiali di scarto, privi di fogne, di strade e di scuole. In questo periodo la

mafia si dedica, oltre a questi intrecci con il potere politico, ad altre attività

illecite quali il contrabbando ed il racket, cioè le richieste di somme di denaro

pizzo)

(cosiddetto agli imprenditori in cambio di protezioni.

La mafia imprenditrice

Negli anni Settanta, la mafia siciliana si collegò a quella americana per entrare

nel traffico internazionale della droga, creando tra New York e Palermo un ponte

che fruttò cifre da capogiro. “Diventammo tutti miliardari. All’improvviso, in un

paio d’anni. Grazie alla droga”, dichiarerà poi un pentito ai magistrati. Poco

dopo, alla droga si aggiunsero altre iniziative e la “nuova mafia” siculo-

americana cominciò a controllare tutti gli affari illeciti

che era possibile condurre nel mondo.

La guerra di mafia negli anni ’80: gli eroi

dell’antimafia

Il decennio 1982-1992 fu il periodo nel quale la mafia

raggiunse il culmine del suo potere che si manifestò in

un’ accanita lotta contro lo Stato. In questi anni terribili

furono assassinati a decine magistrati, poliziotti, carabinieri, giornalisti, uomini

politici. Fu un periodo di grande paura ma anche di straordinario coraggio.

Dopo l’uccisione del deputato comunista Pio la Torre , avversario della mafia,

il governo inviò a Palermo il generale dei carabinieri

C arlo Alberto Della Chiesa

reduce dalla lotta vittoriosa contro il terrorismo. Il generale mostrò di voler

affrontare con fermezza la mafia, e per questo fu assassinato il 3 settembre

1982. Pochi giorni dopo, in Parlamento si decise di approvare la legge “La

Torre”, che il deputato aveva inutilmente presentato anni prima in Parlamento.

associazione

Essa introduceva per la prima volta nel codice penale il reato di

per delinquere di stampo mafioso e la possibilità di sequestrare i beni della

mafia.

A Palermo, per merito del giudice Rocco Chinnici, poi ucciso con un auto

pool antimafia,

bomba, venne organizzato il un

gruppo di lavoro guidato da Antonino

Caponnetto nel quale si distinsero i giudici

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 1984,

Falcone convinse a diventare collaboratore di

giustizia Tommaso Buscetta, un boss mafioso al

quale la mafia aveva ucciso il fratello, il cognato e

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