Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 29
Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 1 Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 29.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina Pag. 26
1 su 29
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Introduzione Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina



L’argomento centrale della mia tesina di maturità è la Luna come silenziosa presenza ispiratrice. Dovunque mi trovi, infatti, in qualsiasi luogo della Terra io sia, lei mi accompagna col suo incessante viaggio. Da bambini siamo stati tutti ingannati dal fatto che viaggiando in automobile, ci sembrava che essa ci seguisse fiancheggiandoci nelle nostre peregrinazioni finché, una volta cresciuti, le leggi della fisica non ce ne hanno spiegati i motivi. Se tutto cambia, muta, si evolve, la Luna è , e sempre rimarrà, una sfera familiare nel buio, un viso noto che mai cambierà. La parola “Luna” deriva dall'antichissima radice indoeuropea “leuk”, che significa “splendere” trasformandosi poi nel greco “leucos”, lucente, chiaro, bianco, e poi nel latino “lux”, da cui “lumen”. Luna significa quindi “luminosa”. Fin dagli albori del tempo abbiamo cercato di raggiungere il cielo e di scoprirne i misteri: l’astronomia accompagna l’uomo fin dalle sue origini, sia perché l’osservazione del cielo si è rivelata essere un potente strumento di sopravvivenza e di sviluppo, sia perché la volta celeste è sempre stata al centro dell’ansia spirituale e conoscitiva del genere umano. Le costellazioni, i pianeti, il Sole e la Luna, ci forniscono un legame molto forte con le civiltà più antiche, una sorta d’eredità che ci accomuna tutti, ogni volta che guardiamo il cielo.
La Luna in particolare è stata al centro d’ogni mitologia fin dall’antichità e la sua importanza è da attribuire alle innumerevoli leggende tramandate di generazione in generazione con lo scopo di spiegare fenomeni un tempo considerati magici e misteriosi. I primi calendari segnavano il trascorrere del tempo, non con il Sole e le stagioni, bensì con l’alternarsi delle “Lune”. Ecco perché, nelle società umane di tutto il mondo, la Luna fu sempre considerata come un personaggio divino, adorata da molti popoli antichi. Fin dai tempi più remoti il suo culto è presente anche se in modi diversi, presso tutte le culture e le civiltà. Gli Egizi la adoravano col nome di Iside, per gli Assiri e i Babilonesi era considerata un dio che, come l’astro, cresce e decresce creando ed in seguito distruggendo se stesso. Il primo calendario, costruito in Mesopotamia osservando la regolarità delle fasi lunari, risale al III millennio a.C. In Grecia il culto degli astri fu introdotto dal vicino Oriente , venne così adorata Selene, la Luna sotto forma di donna. Presso i popoli germanici essa era una cacciatrice che cavalcava nella notte attraverso la foresta e di giorno in luoghi desolati sotto la forma di una bellissima donna. Grandi e piccoli templi furono innalzati in suo onore. Possiamo ricordare il tempio della Dea Caelestis presso Cartagine, il tempio di Diana sull’Aventino e il tempio di Efeso. Nel mondo classico i due figli di Latona, Apollo e Diana, erano identificati col Sole e la Luna. Nella mitologia romana in particolare la Luna, era la dea della fecondità, avendo avuto cinquanta figli dal pastore Endimione, culto perciò particolarmente praticato dalle donne. A Diana venivano offerti i doni della terra, cervi bianchi, arieti e buoi. Inoltre se il primo giorno settimanale era ed è tutt'oggi il dies lunae, lunedì, significa che la Dea Luna era almeno importante quanto gli Dei deputati ai giorni che seguono, e cioè Marte, Mercurio, Giove, Saturno, e infine il Dies solis, il giorno del Sole mutato poi nel Giorno del Signore, Domenica. Durante il medioevo, la venerazione della dea venne ripetutamente investita dalle condanne della Chiesa e demonizzata. Ma Artemide-Diana, in realtà, era una figura protettrice: puniva coloro che violentavano le vergini e si macchiavano di ogni altra sopraffazione, così come puniva coloro che esercitavano la caccia in modo selvaggio, compiendo una distruzione senza limiti. La dea assisteva le partorienti e le balie, presiedeva alla crescita di ogni genere. In questa epoca alcuni credevano che la Luna 2 fosse una sfera perfettamente liscia, come sosteneva la teoria tolemaico-aristotelica, ed altri che vi si trovassero oceani (a tutt'oggi il termine mare è impiegato per designare le regioni più scure della superficie lunare).
Quando nel 1609 Galileo puntò il suo telescopio sulla Luna, scoprì che la sua superficie non era liscia, bensì corrugata e composta da vallate, monti alti più di 8.000m e crateri. La Luna nella poesia fu spesso simbolizzata e trasformata, costituì spesso una presenza amica e consolatrice, una presenza rassicurante nell'angoscia generata dalla coscienza della realtà che si contrappone all'eterno. La sua immagine non godette più di buona fama nel Novecento; nell'epoca del trionfo della macchina infatti, i futuristi, protagonisti di una nuova corrente artistico-letteraria, le dichiarano guerra al grido di Marinetti “Fuciliamo il chiar di luna!”. Così la vecchia Luna scomparve in buona parte dalla poesia e dalla pittura; tuttavia, nonostante la volontà di abolire i sentimentalismi romantici, ancora alcuni autori sfruttarono la sua immagine per dar voce alle proprie emozioni. In tempo più recenti, infine, quella della Luna è stata la prima superficie non terrestre calpestata dagli uomini (20 luglio 1969). Alzando il volto al cielo notturno è difficile non cercare con lo sguardo il suo pallido chiarore. Ha ispirato poeti, musicisti, innamorati, ed è da sempre simbolo divino di bellezza celeste. L’astro notturno, domina la nostra sfera emotiva, il nostro lato oscuro. Sorella del Sole, a lei sono stati dedicati i canti più romantici, alla sua luce argentea gli innamorati hanno legato i loro incanti più potenti.
E' raro che un qualsiasi poeta non abbia dedicato a lei almeno qualche verso nella sua bibliografia. La Luna percorre il nostro immaginario in moltissimi modi. La semplice osservazione del comportamento vegetale e animale, nonché delle stesse maree ha fatto intendere già agli uomini dell'antichità come la Luna abbia una forte influenza sulla vita delle creature che popolano il nostro pianeta o il comportamento peculiare di molte specie animali. Se gli influssi della Luna accertati sono piuttosto ridotti, quelli che le vengono attribuiti sono infatti molto più numerosi. In molte culture, soprattutto contadine, è frequente la credenza di influssi sulle pratiche agricole secondo la regola: «Tutto ciò che deve crescere e svilupparsi deve essere fatto in Luna crescente, tutto ciò che deve arrestarsi e morire deve essere fatto in Luna calante». Le persone che ritengono verosimili tali credenze, probabilmente devono le loro convinzioni al fatto che, per tradizione, sono sempre state rispettate e, in genere, i risultati ottenuti sono stati buoni. Si tratta tuttavia di una "prova" tautologica priva di ogni valore. Nel passato molte patologie erano associate agli influssi lunari. L’esempio più noto è quello dell’epilessia, che veniva chiamata mal della Luna. Retaggi di queste antiche credenze si ritrovano ancora nel linguaggio attuale: un tipo instabile è detto lunatico e il cattivo umore viene indicato come Luna storta. Inutile dire che la medicina moderna ha destituito di ogni fondamento queste antiche credenze.
Tuttavia molte convinzioni FIG.1 La Terra e la Luna viste dallo spazio 3 riguardanti gli influssi lunari su alcuni aspetti della fisiologia umana sono tuttora diffuse. Un esempio è la credenza che la Luna influenzi i cicli riproduttivi. La periodicità del ciclo lunare e del ciclo mestruale femminile ha fatto immaginare una possibile correlazione. E da qui a pensare che le fasi lunari possano influenzare anche la frequenza delle nascite, il passo è breve. Molti studi statistici hanno dimostrato che non esiste tale correlazione. Ciò nonostante molte persone continuano a consultare il calendario lunare per prevedere il momento del parto. Altra convinzione radicata è quella secondo cui si ritiene che capelli e unghie crescano più rapidamente durante la fase di Luna crescente. Ma controlli scientifici rigorosi sembrano ridurre di molto il numero degli influssi che il nostro satellite eserciterebbe sulle vicende terrene e sulla nostra vita. Qualcuno, probabilmente, rimarrà dispiaciuto poiché l’astro d’argento perde, in tal modo, buona parte del suo fascino e del suo mistero. Il fatto che la tradizione e la cosiddetta "saggezza popolare" continuino a credere ciecamente in certi influssi esercitati dalla Luna dimostra che vi è sempre la tendenza a evidenziare i fatti che confermano certe credenze e aspettative e a tralasciare quelli che invece le smentiscono.
Quando parliamo di Luna si apre un mondo di culti, credenze, mitologia e aspetti di ogni tipo. Da sempre ad esempio, l'aspetto della Luna piena coincideva con festività cardine nei culti religiosi di moltissime popolazioni. Basti vedere che ancora adesso la Pasqua, sia quella cristiana che quelle ebraica cadono esattamente durante il plenilunio seguente la domenica delle Palme, divenendo così l'unica festività cristiana con una data variabile e collegata al moto sinodico. La consuetudine dei lupi di ululare alla faccia della luna ha fatto nascere e leggende sulla licantropia, o anche solo sullo stato mentale osservato in molti casi psichiatrici documentati ci porta al lato oscuro di noi, alla trasformazione. Il licantropo infatti era colui che era maledetto a doversi trasformare in un animale durante le notti di Luna piena per uccidere e nutrirsi delle carni dei suoi simili. Il primo ad essere afflitto da questa malattia fu il Re di Arcadia Licaone. Noto per essere uno sciagurato, ricevette la visita in incognito dello stesso Zeus che si voleva accertare delle voci che giravano sul suo conto. Per avere la prova che fosse davvero un dio, gli furono servite da mangiare le carni del nipote di Licaone. Infuriato Zeus lo maledì a trasformarsi in un lupo e a doversi nutrire di carne umana, come ci narra Ovidio nelle Metamorfosi. Nell'antica Roma il lupo mannaro era noto come versipellis ossia "pelle rivoltata" perché si riteneva che si rivoltasse la pelle per trasformarsi. Si crede anche che la Luna abbia influenza sulle menti deboli e che i casi di omicidi a sfondo passionale e violenze carnali siano più frequenti durante le fasi di plenilunio, come del resto ci fa notare anche lo stesso Shakespeare nell’atto V dell’Otello: "It is the very error of the moon. She comes more nearer earth than she was wont, and makes men mad” (che significa:”E' tutta colpa della luna. Quando si avvicina di più alla Terra fa impazzire tutti"). Plutarco invece sosteneva che l'uomo fosse composto di due parti distinte: anima e corpo. Ad ogni parte dell'uomo era associato uno dei due astri. Il Sole era associato alla mente, quindi lo spirito, l'anima mentre la Luna patrocinava il corpo, quindi la sfera sessuale e carnale, gli istinti stessi.
Vediamo quindi come la Luna ritrova un aspetto nella psicologia, nella nostra religione, nel nostro metodo di scandire il tempo, nella nostra cultura, nel nostro immaginario, nel folklore delle popolazioni, nelle coltivazioni, negli aspetti fisici stessi del nostro corpo e del pianeta stesso su cui viviamo... smette quindi di essere solamente un ammasso di roccia e residui che gira intorno alla Terra e comincia ad essere anche qualcosa di più complesso perché ci fa sentire la sua presenza ogni giorno. La tesina quindi permette anche dei vari collegamenti alle varie materie scolastiche.

Collegamenti


Luna, silenziosa presenza inspiratrice tesina



Latino -

La Luna, leggenda nella letteratura

.
Scienze -

La presentazione della Luna

.
Italiano- L’immagine della Luna in Dante, Leopardi e Pirandello.
Filosofia -

La Luna, simbolo dell’inconscio in Freud e Jung

.
English -

Symbolism in the Rime of the Ancient Mariner

.
Storia -

L'allunaggio

.
Estratto del documento

5. LATINO: LA LUNA, LEGGENDA NELLA LETTERATURA LATINA

La Luna, assieme al Sole, è uno degli astri che più hanno attirato l'attenzione

dell'uomo in tutti i tempi. Curiose e per certi versi terrificanti credenze la hanno

sempre accompagnata nel corso della storia.

Nelle più antiche religionie presso i primitivi la Luna è stata considerata addirittura

come una divinità; e ancora oggi non è raro trovare residui di credenze

fantastiche e superstiziose che le attribuiscono particolari influenze sulle vicende

umane; si giunge anche a credere che la Luna influenzi il decorso di determinate

licantropia

malattie o addirittura che provochi la .

Per la medicina la licantropia è una rara

affezione di natura isterica, e gli individui

colpiti simulerebbero, solitamente nei

periodi di luna piena, il comportamento e

l'ululato tipico di un lupo. Questo

riconoscimento da parte della scienza

ufficiale dimostra soprattutto due cose: in

primo luogo che, qualunque sia la

spiegazione che se ne voglia dare, un

fenomeno "licantropia" esiste; in secondo

luogo che tale fenomeno deve essersi

manifestato nella storia con una certa

frequenza, se si è arrivati a contemplarlo

nei manuali di medicina. Testi scritti e

leggende tramandate oralmente facenti

riferimento ai cosiddetti "lupi mannari"

abbondano in tutti i periodi storici e in

tutte le aree geografiche e non possiamo

dimenticare che per valutare l'attendibilità

di un mito non si può prescindere dalla

sua diffusione in periodi e contesti diversi.

Tra gli autori latini che rimasero più

affascinati dal mito della Licantropia

Una

ricordiamo Petronio, che inserisce " FIG.9 Lupo mannaro di Lucas Cranach il

storia di Licantropia Satyricon

" nel suo . vecchio, 1512 circa, incisione, Gotha,

Herzogliches Museum.

5.1 Una storia di licantropia

Trimalcione Nicerote

Provocato da , un tal racconta una storia terrificante. Le vicende

risalgono a quando questi era ancora uno schiavo, mente ora, come molti dei

partecipanti alla cena, è un uomo libero. A quei tempi era solito intessere una

Melissa

relazione con , la moglie dell’oste Terenzio, attratto non tanto dalla fisicità della

donna ma dalla sua onestà. Volle il caso che il padrone fosse partito per Capua per

forte come un demonio

affari e cogliendo l’occasione al volo, convinse un soldato “ ” ad

accompagnarlo. Partirono all’alba e arrivarono a un cimitero dove il soldato si mise a

orinare tra le tombe. Inaspettatamente il soldato si sveste e depone tutti gli abiti al

margine della strada. Inutile descrivere la paura di Nicerote che per quella visione

aveva il cuore in gola ed era più morto che vivo. Il soldato orina in cerchio intorno agli

abiti e all'improvviso diventa lupo. Una volta che divenne lupo, incominciò ad ululare e

17

fuggì nelle selve. Intimorito dalla situazione surreale, il povero Nicerote va a

raccogliere gli abiti lasciati in terra, ma essi erano diventati di pietra. A questo punto,

munito di spada, Nicerote prende coraggio e si avvia verso il podere dell’amica. Ma

una volta arrivato, Melissa dapprima stupita per il suo arrivo in tale tarda ora, lo

informa che se fosse arrivato poco prima, avrebbe potuto aiutare lei e gli schiavi a

difendersi da un lupo che poco prima si era introdotto nel podere sgozzando tutte le

bestie. Tuttavia uno degli schiavi, prima che potesse fuggire impunito, gli aveva

trapassato il collo con la lancia. A questo punto, terrorizzato, Nicerote non riesce a

chiudere occhio e appena fatto giorno torna sui suoi passi, e una volta giunto in quel

luogo, dove gli abiti erano diventati di pietra, non trova altro che del sangue. Come

poi giunge a casa, trova il soldato che giace sul letto e un medico che gli cura il collo.

Gli fu allora chiaro che era un lupo mannaro, e da allora non si è più fidato di dividere

il pane con lui.

Nel racconto di Nicerote ci si offre un’interpretazione letteraria consapevole, una sorta

di simulazione letteraria su temi e linguaggi narrativi di tipo popolare. Petronio mira a

ricostruire l’effetto di una narrazione folklorica, e per questo sceglie una tematica

notissima al racconto orroroso di tipo popolare, quello dell’incontro con il lupo

mannaro. Numerosi sono gli elementi di cultura popolare che egli immette nella

narrazione dell’episodio. Innanzitutto vi si rintracciano numerosi riferimenti a credenze

magico-religiose tipiche di questo livello culturale: la presenza della Luna piena quale

lunam lucebat tamquam meridie”

presupposto per la trasformazione del licantropo (“ ),

il rituale magico dell’orinare attorno ai propri vesti, la trasformazione di questi in

pietra; e ancora: la credenza che di notte le strade siano percorse dagli spiriti dei

morti (per questo Nicerote “uccide le ombre lungo tutto il cammino”), probabilmente

connessa con l’abitudine antica di localizzare i cimiteri proprio lungo le principali

strade di accesso alle città, e infine il rifiuto di condividere la mensa con esseri

nec postea cum illo panem gustare potui”

“diversi” (“ , conclude il narratore).

Anche il linguaggio di cui fa sfoggio Nicerote è quello che possiamo attenderci da un

liberto; nel suo lessico abbondano volgarismi e grecismi, e vi ricorrono modi di dire e

proverbi di sapore popolare. Tuttavia, a uno sguardo più attento la composizione del

racconto appare condotta ad arte: l’intreccio è estremamente strutturato e

l’espressione è perfetta nella sua essenzialità: il racconto sul licantropo si articola

infatti su due sequenze bilanciate di tensione narrative: 1) il terrificante viaggio

notturno di Nicerote attraverso la campagna, fino al rifugio della casa di Melissa; 2) il

ritorno mattutino, al cui termine l’attesa del lettore –la verifica dell’identità de soldato

e del lupo –viene soddisfatta.

5.2 Il Satyricon

Il romanzo petroniano, sicuramente uno dei più grandi capolavori della letteratura

latina, ci è pervenuto ampiamente mutilo, al punto che non conosciamo l'intera trama

con precisione. Probabilmente il titolo sta per "Storie di Satiri" (figure mitiche,

personificazioni della fertilità e della forza vitale della natura, connessa con il culto

dionisiaco e generalmente raffigurati come esseri umani con caratteristiche animali).

Ignoriamo il numero complessivo dei libri di quest’opera di cui ci sono pervenuti in

gran parte il quattordicesimo e il sedicesimo libro e per intero il quindicesimo libro,

scoperto nel 1654 in una biblioteca di Traù, in Dalmazia, contenente la

Trimalchionis

celeberrima Coena («La Cena di Trimalcione»).

Encolpio

La vicenda è narrata in prima persona dal protagonista, , che racconta una

serie indiavolata di avventure e peripezie inizialmente in una greca urbs non meglio

18 Gitone

identificata, sullo sfondo di un viaggio compiuto insieme a , il giovane di cui è

Ascilto

innamorato. Ad avvicinarsi al protagonista dopo varie avventure ci sono prima

Eumolpo

e poi , un poeta vagabondo che presto si innamora di Gitone: quest’ultimo,

insieme ad Encolpio e ad Eumolpo costituirà un nuovo terzetto amoroso. Nell’ultima

parte i tre si ritrovano nella città di Crotone dopo esservi approdati a causa di un

Priapo

naufragio Encolpio tenta di recuperare la virilità perduta a causa dell’ira del dio .

L’ultima fase del racconto è per noi più difficile da seguire, per lo stato lacunoso del

testo di Petronio. Nella greca urbs della

Campania vengono invitati

Trimalcione

a cena da , un

liberto arricchito che si dà arie

da gran signore e ama

circondarsi di parassiti e

intellettuali per i quali

imbandisce un simposio da

favola. Agli antipodi della

società plebea di emarginati

che affollano le stradine della

città, troneggia nel romanzo

la domus Trimalchionis, la

quale più che una casa è una

vera e propria reggia. L'ex

schiavo padrone di casa è

originario dell'Asia e dimostra

FIG.10 costantemente un chiaro

complesso di inferiorità, perché vive la sua infima origine come una condanna: ed

ecco allora che per riscattare il suo ruolo sociale ha organizzato - da volgare

esibizionista - una cena talmente sfarzosa che si trasforma in un vero e

proprio spettacolo (figura 10).

Oltre che con portate suggestive e fantasiose, una più ad effetto dell'altra,

Trimalcione, instancabile animatore della festa, racconta delle storie bizzarre, seguito

dai commensali (tra cui il nostro Nicerote). Questa storia mostra come nei romanzi

antichi non fosse infrequente l’inserimento di racconti “neri” in modo da tener sempre

viva l’attenzione del lettore, che rimane rapito dall’immagine selvaggia e terrificante

della natura. La "storia di licantropia" è solo una delle molteplici storie inserite ed

incastonate all'interno del romanzo. La accompagnano la storia del vetro infrangibile,

quella di streghe, quella del ragazzo di Pergamo ed infine la fabula milesia della

Matrona di Efeso. In particolare la storia di streghe è la dimostrazione di quanto

Trimalcione non volendo essere secondo a nessuno, nemmeno nel racconto di fatti

strani ed insoliti, replica subito a Nicerote con una non meno inverosimile storia di

streghe alla quale i convitati fingono di credere per buona creanza.

19

6. FILOSOFIA: LA LUNA, SIMBOLO DELL’INCONSCIO IN FREUD E JUNG

Nel corso della storia, la Luna ha sempre esercitato un fascino particolare sull’uomo.

Una credenza molto particolare sul nostro satellite è quello secondo cui l'ora della

notte (più precisamente del mattino) durante la quale si sogna o la posizione della

Luna nella volta celeste influiscono sul mondo dei sogni. E la stessa apparizione in

sogno del nostro satellite assume aspetti molto curiosi.

Sin dall'antichità i sogni furono fonte di stupore e studio, spesso considerati come la

voce di dei o defunti, venivano (e vengono tutt'ora) interpretati e considerati come

previsioni e materializzazioni mentali di un futuro imminente . La Luna assume un

ruolo centrale nella loro genesi: come nella realtà evoca mistero ed incanto, e la sua

luce morbida e eterea emoziona e stupisce il sognatore che la ricorda, nei sogni

notturni provoca sensazioni forti e profonde che possono lasciare inquietudine,

stordimento e forte curiosità. Evoca il risvegliarsi di capacità sopite e non utilizzate

durante la vita diurna, espone il sognatore ad un insieme di visioni e riflessi, bellezza

e mistero, magia e buio. La Luna nei sogni può anche essere segnale di p

Dettagli
Publisher
29 pagine
11 download