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Storia: la corsa allo spazio
Astronomia: la Luna; la Terra senza Luna
L’importanza della Luna.
Percorso interdisciplinate di approfondimento
di
Del Colle Alice Maria
Esame di Stato A.S. 2010/2011
Introduzione
Fonte di ispirazione per compositori, poeti, cantanti, pittori e scrittori la luna è da
sempre tra i soggetti più suggestivi e coinvolgenti che hanno incantato non solo i più
appassionati conoscitori ma anche i profani. Questo corpo celeste, infatti, è stato
sempre oggetto di estremo interesse e curiosità da parte dell’uomo che, da un lato
si è adoperato per conoscerlo sempre più a fondo indagando la sua natura e le sue
funzioni, dall’altro ha visto in essa vari aspetti che lo hanno portato a creare
sculture, poemi, sonate e dipinti. Nel primo caso dunque, si sono da subito
teorizzate analisi e definizioni riguardo a questo satellite le quali hanno avuto un
carattere di scientificità affine all’epoca in cui si sono sviluppate; basti pensare che
nell’antichità alcune culture la pensavano in un continuo ricorrersi con il sole;
successivamente gli studi di Tolomeo, del II sec. d. C., la ponevano come uno degli
otto corpi celesti inseriti all’interno di altrettanti cieli, e nel medioevo si dibatteva
sul fatto che presentasse una superficie perfettamente liscia, come sosteneva la
teoria aristotelica, o che mostrasse la presenza di oceani, fino a quando Galileo non
puntò il suo cannocchiale verso quelli che riuscì a distinguere come monti, valli e
crateri che vanno a definire la superficie corrugata della luna. Per quanto riguarda la
luna come fonte di ispirazione e riflessione si consideri la presenza di divinità ad essa
legate in molteplici culti antichi (le greche Selene, Ecaede o Artemide, a seconda
della fase in cui si trova, la romana Luna, Nanna e Sin tra i popoli mesopotamici,
Thoth per gli Egiziani, il giapponese Tsuki-Yumi, l'etrusca Artume) e la presenza del
nostro satellite nelle opere di Dante, Petrarca, Ariosto, Hugo, Shakespeare e tanti
altri.
Il motivo che mi ha spinto a scegliere la luna come argomento di questo
approfondimento è l’ampia interdisciplinarietà che la caratterizza; la sua importanza
per il sapere umano va ad interessare i più disparati ambiti, dallo scientifico al
fantastico, dallo storico all’artistico – letterario, dal filosofico al quotidiano tanto da
divenire, spesso inconsapevolmente, parte integrante della vita di tutti, tanto che
molte volte la si da per scontata.
In questo approfondimento verranno trattati gli aspetti che hanno suscitato in me
maggior interesse e che personalmente ritengo più utili per comprendere appieno
l’importanza di questo corpo celeste che illumina la notte; verrà dunque presa in
considerazioni in vari modi che possono essere ricondotti a tre discipline studiate
durante l’anno. Inizialmente, in riferimento ad italiano, verrà analizzato il secondo
canto del paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri, in cui l' autore
considera l'argomento delle macchie lunari, successivamente si procederà
prendendo in esame la corsa allo spazio, in ambito storico, per poi giungere agli
aspetti astronomici, prima attraverso una breve ma attenta descrizione scientifica
dell’astro e successivamente con l’analisi delle conseguenze che la terra dovrebbe
affrontare nell’eventuale assenza di esso.
Mappa concettuale • Dante
• Divina Commedia,
Italiano Paradiso Canto II
• Analisi e
interpretazione
Storia • Corsa allo spazio
• Descrizione
Scienze • La Terra senza la
Luna
Sitografia:
http://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-ii.html
http://www.letturefantastiche.com/corsa_allo_spazio_conquista_della_luna_e_
prospettive_nel_xxi_secolo_1.html
http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/index.html
http://www.astrogeo.va.it/astronom/pianeti/selenolo/corsa.html
http://www.hq.nasa.gov/office/pao/History/apollo.html
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultur
a/2008/05/storie-storia-luna-1961.shtml?uuid=eef49ec8-2650-11dd-ad92-
00000e25108c
http://www.castfvg.it/luna/laluna.htm
http://astronomicamentis.blogosfere.it/2009/12/la-terra-senza-luna.html#more
Bibliografia:
A. Bosellini - T. Cavattoni, Corso di Scienze del Cielo e della Terra, Italo Bovolenta
editore
G. De Luna, M. Meriggi, G. Albertoni, La storia al presente, volume 3, Paravia
Paradiso, Canto II
Argomento del Canto
Monito di Dante ai lettori. Ascesa di Dante e Beatrice nel I Cielo della Luna. Beatrice confuta l'opinione di
Dante circa le macchie lunari e ne spiega la vera origine.
È il primo pomeriggio di mercoledì 13 aprile (o 30 marzo) del 1300.
Monito di Dante ai lettori (1-18)
Dante si rivolge ai lettori non in possesso di perfette conoscenze teologiche e li ammonisce a non mettersi
in mare seguendo la scia della sua nave, poiché rischierebbero di restare smarriti: la rotta seguita dalla
poesia dantesca non è mai stata percorsa da nessuno e il poeta è assistito dall'ispirazione divina. Solo
coloro che si sono dedicati per tempo allo studio della teologia possono seguirlo senza timore e, leggendo
il Paradiso, resteranno meravigliati non meno degli Argonauti quando videro il loro capo, Giasone, che
arava un campo come un contadino.
Ascesa di Dante e Beatrice al Cielo della Luna (19-45)
Spinti dal desiderio di giungere all'Empireo, Dante e Beatrice procedono verso l'alto e in un tempo minore
di quello in cui una freccia scoccata arriva al bersaglio ascendono al I Cielo della Luna, dove l'attenzione del
poeta è subito attirata dall'aspetto dell'astro. Beatrice intuisce la meraviglia di Dante e lo invita a
ringraziare Dio di averlo fatto salire in quel Cielo: esso appare al poeta come una nube spessa e
splendente, simile a un diamante illuminato dal sole. I due entrano all'interno del Cielo come un raggio di
luce attraversa l'acqua, cosa che stupisce Dante in quanto egli è in possesso del suo corpo mortale e non
comprende come possa penetrare all'interno di un altro corpo solido. Questo dovrebbe accendere in noi il
desiderio di arrivare in Paradiso, dove potremo comprendere il mistero dell'incarnazione del divino e si
conoscerà ciò che sulla Terra è oggetto di fede, non dimostrabile scientificamente.
Dante risponde a Beatrice di essere grato a Dio che lo ha ammesso in Paradiso, quindi le domanda quale
sia l'origine delle macchie lunari che è oggetto sulla Terra di varie leggende. Beatrice sorride, quindi
dichiara che se l'opinione degli uomini è viziata dal limite dei sensi, che non possono fornire loro una
spiegazione adeguata, Dante non dovrebbe stupirsi poiché sa che la ragione non può sempre basarsi
sull'esperienza sensibile. La donna invita poi Dante a esprimere la sua opinione circa le macchie lunari e il
poeta attribuisce il fenomeno alla maggiore o minore densità dell'astro. Beatrice preannuncia una
spiegazione che, con le sue argomentazioni, confuterà l'errata teoria di Dante.
Beatrice confuta l'opinione di Dante (64-105)
Beatrice spiega che nel Cielo delle Stelle Fisse vi sono tanti astri, che appaiono diversi per qualità e
dimensione: se ciò fosse dovuto alla densità, vorrebbe dire che in tutti è presente la stessa virtù distribuita
in modo diseguale. Invece le stelle possiedono virtù diverse, frutto di cause diverse, mentre ne avrebbero
una sola se il ragionamento di Dante fosse vero. Inoltre, se la Luna fosse più e meno densa, vorrebbe dire
che essa ha dei fori che la passano da parte a parte, oppure che la sua massa è distribuita in modo non
uniforme. Nella prima ipotesi, durante le eclissi solari la luce del sole attraverserebbe la luna e questo non
avviene; resta da verificare la seconda ipotesi e se anche questa venisse confutata lo sarebbe l'intero
ragionamento di Dante.
Beatrice spiega che, se la minore densità della luna non si estende per tutto lo spessore dell'astro,
dev'esserci un punto in cui la massa è densa e non lascia passare i raggi del sole. In quel punto i raggi
vengono riflessi, proprio come uno specchio riflette la luce, e la donna previene la possibile obiezione di
Dante, secondo cui nei punti di minor densità i raggi si riflettono da più lontano e fanno quindi sembrare la
superficie lunare più scura. Beatrice suggerisce un esperimento, che consiste nel porre due specchi alla
http://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-ii.html
stessa distanza dall'osservatore e uno più lontano, e di guardarli con un lume alle spalle: lo specchio più
lontano rifletterà la luce con minore dimensione, ma uguale intensità, dunque la teoria di Dante è errata.
Beatrice spiega la vera origine delle macchie lunari (106-148)
Ora che la mente di Dante è sgombra dalle sue errate convinzioni, Beatrice può darle nuova forma e
illuminarla con una luce vivida. La donna spiega che entro l'Empireo ruota il Primo Mobile, nella cui virtù è
contenuta la vita dell'intero Universo, mentre il Cielo delle Stelle Fisse distribuisce quella virtù nei vari astri
che sono in esso. I Cieli sottostanti ricevono questa virtù distinta e la dispongono per vari fini, dal più alto al
più basso, mentre il loro movimento è ordinato dalle varie intelligenze angeliche, così come il Cielo delle
Stelle Fisse riceve l'impronta dai Cherubini. E come l'anima umana si differenzia nelle diverse membra del
corpo, create per vari fini, così l'intelligenza dei Cherubini si dispiega per i vari astri: la virtù divina si lega in
modo diverso con la materia del corpo stellare e risplende attraverso di essa come la gioia splende nella
pupilla dell'occhio. La differenza nello splendore dipende dunque dalla maggiore o minore gioia
dell'intelligenza che si manifesta nelle varie stelle e nelle parti di uno stesso astro, come la Luna, e questa è
l'origine delle macchie scure su di essa, non la maggiore o minore densità.
Interpretazione complessiva
Il Canto descrive l'ascesa di Dante e Beatrice al Cielo della Luna ed è dedicato in gran parte alla spiegazione
dell'origine delle macchie lunari, con una pagina che a molti commentatori è sembrata un arido esercizio
didascalico e intellettuale, una sorta di pausa filosofica prima dell'incontro con i beati. In realtà tale
spiegazione è significativa, in quanto è una sorta di introduzione preliminare al Paradiso ed è infatti posta
all'inizio della Cantica, poiché deve preparare il lettore al modo corretto di interpretare ciò che sarà
descritto in seguito: non a caso l'inizio del Canto è una sorta di severo ammonimento ai lettori in piccioletta
barca, ovvero non in pieno possesso delle conoscenze teologiche necessarie ad affrontare il viaggio in
Paradiso, che sono invitati a tornare a riva per evitare il rischio di perdersi nel pelago affrontato dal poeta.
Solo chi si è nutrito per tempo della dottrina può seguire la scia della nave dell'ingegno dantesco (la stessa
immagine dell'esordio del Purgatorio), che solca un mare non mai percorso da nessun altro, per cui Dante
rivendica con orgoglio il fatto di essere il primo ad affrontare una simile materia poetica e afferma il
carattere ispirato della sua opera, dal momento che Minerva soffia i venti favorevoli, Apollo regge il
timone, le Muse indicano la giusta rotta. Chi leggerà il Paradiso vedrà cose mai viste prima d'ora e si stupirà
tanto quanto gli Argonauti quando videro Giasone trasformato in contadino, con un significativo
riferimento ad Argo che nel mito era la prima nave a solcare il mare e la cui apparizione stupì tutte le
divinità marine, come ad esempio Nettuno (cfr. anche Par., XXXIII, 94-96).
In effetti l'ascesa al Cielo della Luna è un primo esempio del carattere incredibile delle cose narrate, a
cominciare dal fatto che Dante, dotato di un corpo solido, penetra nella materia dell'astro in modo
incomprensibile alla ragione umana: di ciò non è fornita una spiegazione fisica o scientifica, ma si dice solo
che questo e altri misteri ci saranno svelati quando saremo in Paradiso, dove ciò che tenem per fede sarà
spiegato non attraverso una dimostrazione ragionata, ma attraverso degli assiomi evidenti di per se stessi.
Questo è il punto centrale del Canto, ovvero la non dimostrabilità razionale dei misteri del divino e