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Sintesi
Introduzione Libro tesina


Tra immaginazione e conoscenza. Tesina sul libro. Il libro non è solo un insieme di pagine rilegate o uno strumento spesso considerato negativamente dagli studenti perché legato allo studio. E' soprattutto un mezzo che ci permette di viaggiare e di sognare a occhi aperti.

Collegamenti


Arte - la 'Donna con libro' di Pablo Picasso
Inglese - 'Non esiste un vascello veloce come un libro' di Emily Dickinson
Italiano - 'Se una notte d'inverno un viaggiatore' e 'Perché leggere i classici' di Italo Calvino + XXXIII canto del Paradiso di Dante e la definizione di Dio
Latino - Seneca e una delle lettere a Lucilio + l' 'Institutio Oratoria' di Quintiliano
Filosofia - Schopenhauer e la distinzione tra letture di intrattenimento e letture permanenti
Storia - Il Rogo dei libri in Germania del 1933
Greco - precedenti storici di roghi di libri: Biblioteca di Alessandria nel 642 d.C
Estratto del documento

Il libro come pratica ambivalente

Tra immaginazione e conoscenza

1 Il libro come veicolo di immaginazione

1.1 Rappresentazione artistica

Ora che ho terminato questo mio ciclo di studi, mi sono accorta che c’è sempre stato un elemento

costante che mi ha accompagnata in questo percorso e che sicuramente non abbandonerò mai: il

libro.

Spesso le persone non si rendono conto di quanto sia davvero importante e utile, e per esporre il

mio punto di vista ne sottolineerò due aspetti per me fondamentali: da un lato il veicolo di

immaginazione e dall’altro le possibilità di formazione e cultura che offre. Per analizzarli meglio

vorrei partire da un’ immagine di Picasso, la Donna con libro, opera del 1932, del periodo cubista.

Qui vediamo che la donna tiene un libro, ma la mano è rilassata, è quasi un tutt’uno con esso e non

lo tiene aperto ad una pagina particolare, non legge più, ha lo sguardo rivolto altrove, gli occhi sono

“catturati” dalle riflessioni che le pagine lette hanno suscitato in lei.

E’ rilevante quindi il messaggio trasmesso dall’artista, che sembra voler sottolineare il momento di

lettura come attimo in cui evadere momentaneamente dalla realtà e far viaggiare la mente

all’insegna dell’immaginazione, proprio “come un vascello” dice Emily Dickinson nella poesia

Non esiste un vascello veloce come un libro.

1.2 Rappresentazione poetica

(EN) (IT)

There is no frigate like a book Non esiste un vascello veloce come un libro

To take us lands away, per portarci in terre lontane

Nor any coursers like a page nè corsiere che superi al galoppo

Of prancing poetry. le pagine di una poesia.

This traverse may the poorest take Questa traversata può farla anche il più povero

Without oppress of toll senza oppressione di pedaggio

How frugal is the chariot tanto è frugale il carro

That bears a human soul. che trasporta l’anima umana.

L’autrice qui ci mostra che il viaggio più esaltate è quello dell’anima, intrapreso grazie alla fantasia

stimolata dal libro, che permette a ognuno di noi di viaggiare in un’infinità di modi e luoghi lontani

senza pagare pedaggio. Un libro per lei valeva molto di più di navi o carrozze, anche perché il

mondo che questi riuscivano a svelare era una piccolissima parte rispetto a quello che il libro invece

le poteva mostrare. Inoltre considerava la scomodità e la fatica dei comuni mezzi di trasporto, un

difetto che non riguardava minimamente la lettura, che invece le appariva come una via di fuga

discreta e a cui lei non rinunciava mai, anche se il padre, pur comprandole i libri, non voleva che lei

li leggesse per paura che turbassero la sua mente e la sua fede cucita attorno all’unico libro

consentitole: la Bibbia. Pagina 1 di 6

Nonostante questo, non rinunciava alla sensazione i libertà e ai mille viaggi che intraprendeva, nei

quali prima di tornare indietro “arricchita” di elementi nuovi però, la mente si perde sia per scoprire

le varie opportunità offerte dalla lettura, sia spesso per indagare sulle possibilità di conoscere la

realtà, quando non sia possibile.

2 L’importanza si saper scegliere

2.1 In Calvino

Naturalmente nessun libro e la lettura che ne ricavo mi può dare delle sicurezze in quello che cerco,

infatti quasi mai trovo una fine o una risposta vera e propria, come dimostra Italo Calvino nel

romanzo del 1979 Se una notte d’inverno un viaggiatore, che addirittura rappresenta un

metaromanzo, un romanzo che si interroga sulla sua stessa natura. Il protagonista dopo aver iniziato

un libro sia accorge che all’improvviso la storia ricomincia da dove era iniziata per un errore di

rilegatura, così via via ogni libro che gli viene dato in sostituzione si interrompe dopo l’incipit,

senza mai alcun riferimento a quelli precedenti. Il Lettore quindi è portato a non arrivare mai ad una

conclusione ed a rimanere in sospeso senza risposte. A mio parere Calvino, oltre a voler sottolineare

l’importanza del leggere con passione, implicitamente suggerisce come sia inutile la lettura di molti

libri, che di per sé può rivelarsi fine a se stessa in quanto non porta a farne propri i contenuti, ma a

disperdersi e a non avere neanche una formazione per lo meno solida.

2.1 In Seneca

Bisogna infatti seguire l’insegnamento che Seneca, coerentemente con il suo pensiero filosofico, dà

a Lucilio in una delle sue tante lettere. In relazione a ciò, afferma che dietro alla lettura c’è sempre

una base morale: si legge per non disperdere o sprecare, ma per assorbire e imparare qualcosa.

Quindi è utile concentrarsi su certi scrittori e nutrirsi di loro, se ne si vuole ricavare un profitto

spirituale duraturo, e non sfogliare tutto in fretta e furia, poiché troppi libri sono dispersivi e “ chi è

dappertutto, non è da nessuna parte”, dice Seneca. Non per questo disprezza le letture di svago, solo

che pensa che siano sprecate per la potenzialità che hanno il libro e la lettura, perciò non importa

quanto si legge, perché è molto meglio leggere poco, ma bene e sentirsi quindi soddisfatti. Tale

concetto lo trae dall’insegnamento di Epicuro (nonostante lui sia stoico) che dichiarava “ E’ nobile

cosa la povertà accettata con gioia”, al quale concetto lui aggiunge, che “se è accettata con gioia

non è povertà”. Non va dimenticato poi che il piacere della lettura non è dato solo dalle avventure di

cui possiamo fare esperienza, ma anche e soprattutto dal contenuto che grazie alle capacità dello

scrittore, riusciamo a rendere parte di noi e della nostra cultura che certamente non finisce mai di

arricchirsi, tanto che lo stesso Seneca alla lettura superficiale e di molti libri, trova come rimedio

quella come esercizio di virtù, utile non solo per vincere la curiosità, ma soprattutto per

approfondire le idee e come atto conoscitivo. Il libro infatti è anche questo: uno strumento di

formazione e cultura. Pagina 2 di 6

3 Il libro come veicolo di formazione e cultura

3.1 L’importanza dei classici

Con l’età contemporanea però alcune persone, quando fanno riferimento ad un libro da leggere sono

tentate ad indirizzarsi verso letture moderne, che utilizzano proprio per allontanarsi sia dal presente

sia da tutto ciò che può avere a che fare con il mondo scolastico. A pochi verrebbe in mente di

prendere in mano un classico e provare a leggerlo come se fosse stato scritto adesso, poiché ormai si

assiste ad un certo disinteresse dovuto ad una minore consapevolezza del loro valore e del

patrimonio che rappresentano.

Nonostante questo, per fortuna davanti a questa posizione, se ne pongo altre totalmente opposte e

un’esempio per tutti è rappresentato dalla raccolta di saggi, sempre di Calvino, che si intitola

proprio Perchè leggere i classici. Il classico, dice, è quel libro che sia che resti nella memoria, sia

che si dimentichi, esercita una grande influenza nel nostro inconscio. Esso non appartiene ad un

tempo stabilito, ma è eterno, “E’ un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire” e quindi,

riguardo a questo non si sente mai dire “ Sto leggendo…” ma “ Sto rileggendo…”. Come del resto

la cultura impressa all’interno di un classico non è mai passata, così non lo è neanche lo stesso

insegnamento di Calvino che naturalmente non è il primo a proporlo.

Già in età flavia, a Roma, Quintiliano da retore ma soprattutto da insegnante, scrive L’ Institutio

Oratoria, un’opera pedagogica e di retorica in 12 libri, che si delinea come programma di

formazione culturale, morale, scolastica e anche intellettuale, che il future oratore deve seguire sin

dall’infanzia per diventare il “perfetto oratore” e andare in contro alla decadenza dell’oratoria che

sta affliggendo il periodo. Nel X libro, quando insegna i modi di acquisire la "facilitas", cioè la

disinvoltura nell’espressione, considerando gli autori da leggere e da imitare, traccia un programma

di letture in cui mette in primo piano la scelta di classici greci e latini. Il buon oratore infatti per

essere tale ed avere una giusta formazione, ha bisogno non solo di una vasta cultura, ma soprattutto

necessita della lettura dei migliori autori antichi e di pochi ma buoni libri per farne propri i

contenuti, utili insegnamenti di vita.

3.2 Distinzione schopenhaueriana tra letture di intrattenimento e quelle permanenti

A proporre un’idea simile con uno stile che però è molto lontano da quello di un trattato

pedagogico, ma vicino invece ai toni dell’invettiva, è Schopenhauer, nel saggio Sulla lettura e sui

libri. Schopenhauer mette in guardia il lettore dal leggere troppo, suggerendo come rimedio la

rinuncia di letture nocive allo spirito, che lui identifica nelle letture di intrattenimento, molto di

moda nel 1800, e che accusa di essere il risultato di un complotto tra autore ed editore, all’unico

scopo di rubare soldi alle persone. Ad esse però contrappone le letture permanenti che considera

capolavori duraturi che rimarranno sempre vivi nei secoli e rispetto alle quali il riferimento ai

classici è quasi scontato, tanto che afferma: “Non c’è certamente un conforto più grande per lo

spirito che la lettura dei classici antichi”. Sono questi infatti che rispecchiano la buona lettura, in

quanto guidano il lettore a portare “in atto” ciò che lui ha dentro “in potenza” e non ci rendono dei

semplici imitatori, come invece fanno le altre, in cui qualcuno pensa al posto nostro e noi ripetiamo

solo il suo processo mentale, rendendo la nostra testa “un’arena di pensieri sconosciuti”.

Si può dire addirittura che nell’affrontare questo argomento, il filosofo rappresenti quasi un punto di

unione tra i due aspetti del libro che stiamo vedendo: da un lato infatti per lui la lettura potenzia la

nostra conoscenza e le nostre doti naturali soprattutto se si concentra sui classici, dall’altro dà

sollievo al lettore dal momento in cui libera la mente e la persona stessa dal “meccanico perpetuare

il ritmo imposto dalla volontà di vivere”. Pagina 3 di 6

4 La provocazione alla cultura

4.1 Rogo dei libri in Germania (1933)

Un nuovo aspetto che però già si può notare è l’intrusione di concetti altrui nel nostro pensiero

come unico rischio della lettura.

Proprio da questo concetto si è sviluppata l’idea del libro non come portatore di conoscenza ma

come pericolo per l’individuo, tanto da scatenare una provocazione alla cultura. In vari momenti,

anche nella storia contemporanea, le risposte a questo fenomeno si sono presentate sotto forma di

reazioni eccessive, come quella del 10 maggio 1933 in Germania, che ha visto protagonisti grandi

roghi di libri. In questa occasione uno dei più importanti gerarchi nazisti lanciò una campagna

propagandistica contro i libri non contenenti il così detto “spirito tedesco” e quindi non attinenti

all’ideologia nazista. Il suo intento era quello di eliminare ogni minima testimonianza del passato

della Repubblica di Weimar, dichiarando che il futuro uomo tedesco non sarebbe stato un uomo di

libri, ma un uomo di carattere. Secondo questo regime, instauratosi da poche settimane, tali libri

avevano corrotto la cultura tedesca e adesso, come non si doveva permettere che gli ebrei

contaminassero il popolo tedesco, così bisognava garantire che anche il loro pensiero fosse

eliminato.

4.2 Precedenti storici

Negli anni precedenti questa popolazione aveva contribuito molto ai successi culturali e scientifici

della Germania, quindi da un lato antisemitismo di Hitler ha causato una grave perdita in questo

campo, dall’altro è sfociato in una violenza personale e psicologica verso le persone, in quanto il

rogo dei libri ha assunto tratti di un annientamento simbolico dell’uomo, delle sue idee e della sua

conoscenza.

Tale violazione ha attraversato i secoli e dal momento in cui le idee hanno cominciato a circolare in

forma scritta, c’è stato subito chi ha sentito la necessità di controllarne la diffusione. Tanto per fare

degli esempi, due precedenti che hanno anticipato di secoli la rigidità e brutalità nazista nei

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